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È INSULTATO E SCHERNITO IN CROCE –

Nel documento Vita interna di Gesù Cristo (pagine 118-121)

ROVESCIA I SOLDATI A TERRA E LI RIALZA –

È INSULTATO E SCHERNITO IN CROCE –

Stando poi così fin croce, soffrendo tutti questi dolori, alzavo alle volte gli occhi, e vedendo tutti i miei nemici che mi schernivano. Da qualunque parte guardassi, trovavo materia di dolore e di pene. Tutti mi insultavano, mi bestemmiavano, mi ingiuriavano. I più mi dicevano: Va’ ora, e chiama il demonio, o perfido stregone, acciò ti liberi dalle pene, come tu hai liberato tanti dalle loro infermità e dolori! Vedi se operavi per opera del demonio; hai liberato tanti e non puoi liberare te stesso. perché ora stai nelle mani della giustizia! Altri mi dicevano Se sei figlio di Dio, come tu stesso ti chiami, scendi dalla croce e ti crederemo. Ed altri ancora: Va’ ora, chiama tutti quelli che hai risanato e tutte le turbe che ti seguivano, acciò ti vengano a liberare dalle nostre mani! Vedi, come tutti ti hanno abbandonato? Perché sono arrivati a conoscere che sei un infame seduttore. Solo una pubblica peccatrice, la tua Madre e i tuoi parenti, si trovano presenti alla tua morte! Vedi come da tutti sei abbandonato e fuggito? Anche dai tuoi più intimi discepoli! O come tutti si sono avveduti della tua infamia e dei tuoi inganni; Altri mi dicevano Va’, ora, millantatore, disfa il tempio, e poi riedificalo in tre giorni, come ti eri vantato! Tacevo

io, né mai dissi parola alcuna. E questi perfidi mi dicevano Dove sono andate la tua grande eloquenza, la tua dottrina, la tua attrattiva? Ora non sai più parlare, perché non hai più con te l’assistenza dei demoni. Tutte queste parole mi ferivano il Cuore, e mi facevano soffrire una grande amarezza, vedendo tanto oltraggiata, schernita e vilipesa la divinità, che sotto le spoglie dell’umanità stava nascosta (1).

Vedevo il divin Padre irato in atto di fulminare i perfidi sacrileghi. Ed io, gli dicevo: Ecco, o mio divin Padre, che io sono posto in mezzo, fra voi e l’uomo: perciò serva io di riparo ai castighi!

Rimirate, o Padre, la mia sofferenza, le pene, i miei dolori e tormenti! Tutti ve li offro in sconto delle offese che ora ricevete e riceverete da tutto il genere umano. Si plachi dunque il vostro giusto sdegno, e si scarichi tutto il flagello sopra di me, perché sono pronto a soffrire tutto, ed a dare al vostro giusto furore tutta la soddisfazione. A queste parole si placava il divin Padre, ed io restavo il bersaglio delle pene.

Nel sentire le ingiurie e le bestemmie, che quei perfidi vomitavano contro di me, si rappresentarono alla mia mente tutti coloro che per seguirmi ed imitarmi, sarebbero stati dagli empi calunniati, insultati, ed oltraggiati: ne intesi una grande amarezza. E rivolto al Padre lo supplicai di dare ad essi la sua grazia, la fortezza e la virtù per soffrire tutto con pazienza, per amor del mio Nome, per sua maggior gloria e per profitto delle loro anime. E vidi, che il Padre l’avrebbe fatto con grande amore. Di ciò gli resi grazie. Intesi però una grande amarezza nel vedere la moltitudine di coloro che non avrebbero voluto soffrire una minima ingiuria o parola di offesa; ed avendo io lasciato ad essi sì grande esempio di sofferenza, non mi avrebbero in modo alcuno voluto imitare. Perciò, rivolto al Padre, lo supplicai, per quella mia, sofferenza, di volersi degnare di illuminarli, facendo loro conoscere che devono anche in questo imitarmi perfettamente. Avendo sofferto tanto io, Re e Signore, per loro amore e per lasciare a loro gli esempi, devono anche essi soffrire per amor mio e per imitarmi, se vogliono essere partecipi degli onori e della gloria immortale che ho acquistato ad essi con tante pene. E vidi, che il Padre l’avrebbe fatto, e che molti si sarebbero approfittati dei lumi e della grazia, soffrendo poi con pazienza le ingiurie, le derisioni, gli insulti ed ogni altro maltrattamento, che dalle persone cattive e perverse sarebbe loro stato fatto. Di ciò resi grazie al Padre e lo supplicai di continuare verso i medesimi coi suoi aiuti e con la sua grazia: Intesi poi una più grande amarezza; quando vidi il grande numero di quelli che di tutto si sarebbero abusati, non facendo conto alcuno dei miei esempi, della grazia, dei lumi ed aiuti, che avevo loro impetrato dal divin Padre. E molto più si accrebbe la mia pena ed amarezza, nel vedere che questi avrebbero dovuto poi soffrire, per un eternità, gli insulti, le ingiurie, i mali trattamenti e molti strapazzi dai demoni, negli eterni abissi, perché sarebbero andati sempre tanto lontani dai miei insegnamenti, non volendomi imitare in modo alcuno. Essi non sarebbero mai arrivati al possesso della gloria da me loro acquistata, perché non mi seguono per la via che io ho calcato e ad essi insegnato con tanta carità ed amore.

Sentiva la mia diletta Madre tutti gli improperi e gli scherni che facevano contro di me, e ne veniva trafitta dal dolore per le offese divine; ed anche da questa parte si accrescevano a me le pene, perché la vedevo tanto tormentata nell’anima. Lei conosceva che anche io per questo soffrivo dell’amarezza; e ciò le accresceva il dolore, in modo che Lei serviva a me di maggior pena, ed io a Lei di maggior dolore.

Furono tante le ingiurie, i dispregi, gli scherni, gli improperi che ricevetti da tutto il popolo, mentre stavo in croce, che più non ne seppe ritrovare ed inventare la malizia farisaica, come anche la malizia delle furie infernali. Su questo monte, fui saziato di obbrobri e di scherni, e la fame e la sete che avevo di più patire, trovò un pascolo sufficiente ad estinguerla e renderla sazia appieno, perché furono molti e di ogni sorta: ed il contraccambio che io resi a questi perversi, fu di pregare il divin Padre di saziare le loro anime e riempirle di consolazioni e di

grazie, ogniqualvolta, pentiti e ravveduti dei loro errori, fossero ricorsi a Lui. Ed il Padre si mostrò pronto a farlo; ed io stesso mi determinai di voler saziare ed inebriare del mio amore tutte le anime che, con cuore umile e contrito, fossero ricorse a me per il perdono, e si fossero poste a seguirmi con fedeltà e con buona volontà.

ESORTAZIONE ALLA SUA SPOSA –

Hai inteso ciò che io operai stando in croce: come invitai tutti a venirmi a contemplare, e molti anche ad inchiodarsi in croce, e vivere crocifissi al mondo. Una di queste invitate sei tu, sposa mia; perché per mezzo dei voti ti sei inchiodata alla mia croce ed hai determinato di vivere crocifissa, e perfettamente imitarmi, come mia vera e fedele sposa. Sta’ perciò attenta nell’osservare perfettamente, quanto mi hai promesso. E per farlo, guardami attentamente sulla croce, e pensa che quello è l’originale, di cui devi ricopiare in te stessa un perfetto modello. Corrispondi agli inviti della grazia, per arrivare allo stato, al quale sei chiamata e destinata. Né vi porre alcun ostacolo con la tua incorrispondenza, altrimenti, misera te, perché essendo tanto favorita e graziata, devi di tutto rendere stretto conto. Ma te felice e beata, se corrisponderai e custodirai nella tua mente le mie divine parole, e metterai in pratica quanto io ti insegno! Sappi, che se ti corre l’obbligo di assomigliarti a me, come mia sposa, ti corre anche l’obbligo di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che io ti do, come mia discepola. Perché quanto sono di maggiore scienza i maestri, tanto riescono virtuosi i discepoli. Quale dunque deve essere la virtù in te, che hai la sorte di avere sì buono e perfetto Maestro! Si paziente nel soffrire le ingiurie e gli scherni; e quando l’animo si vuol risentire, dà un occhiata a ciò che io soffrii stando in croce, e pensa a ciò che dissi e feci contro quelli che mi insultavano,bestemmiavano ed oltraggiavano. Allora vedrai come ti devi portare anche tu, come devi ricevere tutto in silenzio, e pregare per quelli che ti oltraggiano e scherniscono.

Maria! sta bene attenta! perché io voglio che tu si mia perfetta discepola! E se tanta carità e tanto amore ho io per te, che sei creatura vilissima, quanta ne devi aver tu verso di me, che sono il Re della gloria ed il Padrone assoluto di tutto il creato? Come devi corrispondere a tanta carità, a tanta liberalità, a tanto amore? Infine, sta’ bene attenta a vivere in modo, che io possa prendere in te le mie delizie, regnando sempre in te, e tu possa continuare a godere delle grazie, che io con tanta liberalità e con tanto amore, vado partecipando all’anima tua. E regnando io in te, nella presente vita, puoi star certa, che verrai a regnar meco per tutta l’eternità nel mio Regno.

Nel documento Vita interna di Gesù Cristo (pagine 118-121)

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