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Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

L’ACCESSO A SISTEMI DI ENERGIA ECONOMICI, AFFIDABILI, SOSTENIBILI

SDG 7.3.1 Intensità energetica misurata in termini di energia primaria e Pil

L’Agenda 2030 prevede, tra gli obiettivi del Goal 7, il raddoppio del tasso globale di miglio-ramento dell’efficienza energetica. Il tema dell’efficienza energetica è divenuto sempre più rilevante rispetto all’esigenza di ottimizzazione del rapporto tra fabbisogni energetici e livel-lo di emissioni, al fine di ridurre gli impatti sul clima legati all’uso dei prodotti energetici. Il target 7.3.1 dell’Agenda trova elementi di convergenza con le politiche dell’Unione Euro-pea per l’efficienza energetica11, intesa come mezzo di sostenibilità ambientale, ma anche di promozione economica e occupazionale.

Nel contesto italiano, gli orientamenti delle politiche europee sono stati recepiti, tra gli ultimi, dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2020, che ha ribadito come l’ef-ficienza energetica rappresenti una delle dimensioni - trasversale e propedeutica alle altre12 - del percorso di raggiungimento degli obiettivi di Parigi, prevedendo un target indicativo di risparmio energetico al 2030 del 43%13 dell’energia primaria rispetto allo scenario PRIMES presentato nel 2007 dalla Commissione Europea14.

11 Uno degli Obiettivi 20-20-20 prevede infatti di incrementare del 20% l’efficienza energetica ai fini della diminuzione del fabbisogno di energia primaria (Direttiva 2012/27/Ue), un obiettivo successivamente innalzato al 27% entro il 2030 (Quadro per il clima e l’energia 2030) e, ancora, al 32,5% (Direttiva (Ue) 2018/2002). Il “Clean Energy for all Europeans package” propone inoltre un modello di governance dell’energia focalizzata sull’efficienza energetica (“putting energy effiency first”).

12 Il PNIEC è strutturato secondo le cinque dimensioni dell’Unione dell’Energia: decarbonizzazione; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell’energia; ricerca, innovazione e competitività.

13 Il PNIEC prevede un obiettivo di risparmio di consumi di energia finale di almeno lo 0,8% annuo (con trasporti) nel periodo 2021-2030, con un consumo energetico complessivo atteso al 2030 pari a 132 tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep).

14 Si tratta di uno scenario baseline per l’Ue e i suoi Stati Membri, elaborato sulla base del modello PRIMES, un modello di rappresentazione del sistema energetico che simula il consumo di energia sulla base di misure e politiche implementate in campo energetico.

80 85 90 95 100 105 110 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

UE 28 Germania Spagna Francia Italia Regno Unito

Figura 7.10 - Consumo interno lordo di energia, per Paese. Anni 2000-2018 (numeri indici, 2009 = 100)

Nel 2018, in Italia, il consumo interno lordo di energia (CIL) è stato pari a 157,0 milioni di tonnellate equivalenti petrolio (Mtep), in calo rispetto al 2017 di 2,5 Mtep, (-1,6%). Dopo la diminuzione avviatasi con la doppia crisi economica terminata nel 2014, i consumi di ener-gia sono tornati ad aumentare nel 2015 (155,7 Mtep), per poi manifestare una tendenza po-sitiva negli anni successivi. Nell’ultimo decennio, l’Italia registra una contrazione di CIL pari a -9.0% (Figura 7.10), mentre gli altri Paesi sono tornati su livelli vicini a quelli del 2009. Nel settore residenziale, l’Italia nel 2018 ha registrato un consumo finale di energia pro capite pari a 531 chilogrammi equivalenti petrolio (Figura 7.11), un valore leggermente inferiore alla media dell’Ue28 (552), pari alla metà della Finlandia e comunque nettamen-te inferiore al pro capinettamen-te di Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Austria, Estonia e Belgio. A spiegare un così elevato campo di variazione, sono certamente abitudini di consumo differenziate ma, soprattutto le diverse condizioni climatiche, considerato che la maggiore quota dei consumi domestici è devoluta alle funzioni di climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento). Rispetto al 2009, l’Italia vede decrescere il livello pro capite dei consumi energetici residenziali dell’8% (-9% per l’Ue).

Il target 7.3 dell’Agenda adotta l’intensità energetica primaria (rapporto tra il consumo in-terno lordo di energia e il prodotto inin-terno lordo; CIL/Pil) come indicatore del consumo di energia di un’economia e della sua efficienza energetica complessiva. L’indicatore, seppure parziale15, misura l’efficienza con cui un’economia è in grado di utilizzare l’energia per ge-nerare output produttivi, tenendo conto anche dell’efficienza con cui il settore residenziale consuma energia.

15 L’intensità energetica costituisce un indicatore parziale di efficienza energetica, in quanto influenzato da una serie di fattori, come quelli meteo-climatici, la struttura dell’economia, la natura delle attività economiche, le abitudini di consumo, ecc. 0 200 400 600 800 1.000 1.200 Malta Bulgaria Grecia Cipro Polonia Italia UE 28 Croazia Regno Unito Ungheria Repubblica Ceca Belgio Austria Danimarca Finlandia

Figura 7.11 - Cosumi finali di energia del settore residenziale. Anno 2018 (Kgep pro capite)

In Italia, nel 2018, l’intensità energetica ammonta a 93 tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro (Tep/M€), in diminuzione del 2,1% rispetto al 2017, che era stato invece segnato da un incremento (Figura 7.12). Il rapporto tra consumo interno lordo di energia e Pil ha subito, tra il 2009 (104 Tep/M€) e il 2018, una contrazione dell’11%. L’andamento de-crescente si deve, in parte, all’effetto combinato delle dinamiche del prodotto interno lordo e del consumo interno lordo. Il calo dell’intensità energetica italiana è però principalmente da ascrivere all’effetto delle politiche di incentivazione - finanziaria e fiscale - dell’efficienza energetica, che, tra il 2011 e il 2018, hanno dato luogo ad un risparmio energetico di 10,4 Mtep/anno, pari al 67% dell’obiettivo nazionale al 2020 previsto dal Piano nazionale di Azione per l’Efficienza Energetica 2014 e confermato nel PAEE 201716. Grazie agli incentivi, i target attesi al 2020 sono stati superati dal settore residenziale (che ha realizzato l’obiettivo nella misura del 137%), mentre risultano più indietro il settore industriale (54%), i trasporti (42%) e, ancor più, il terziario (26%)17.

L’intensità energetica dell’industria mostra nel periodo considerato un trend decrescente accentuatosi negli ultimi due anni, caratterizzati da una elevata contrazione dell’indicatore, che passa da 79,8 Tep per milione di euro del 2016 a 76,8 del 2017 (-3,8%) fino a raggiun-gere i 73,0 Tep/M€ del 2018 (-4,9%), toccando così il minimo storico dal 2000. Nel periodo 2000-2018 l’intensità si è ridotto dal 20%.

E’ importante sottolineare che la riduzione dell’intensità energetica è proseguita anche in presenza della ripresa della produzione industriale avviatasi dal 2015. Nel settore servizi, invece, si osserva un andamento in crescita, non solo negli ultimi due anni - in cui

l’inten-16 Tra le misure previste, hanno dato luogo ai maggiori risparmi energetici i Certificati bianchi (2,79 Mtep/anno), che hanno interessato in particolar modo il settore industriale, e le detrazioni fiscali (Ecobonus, Bonus Casa), utilizzate soprattutto nel residenziale (2,76). Ulteriori risparmi sono attesi per i prossimi anni dalle detrazioni fiscali delle spese sostenute per gli interventi di riqualificazione edilizia, ristrutturazione edilizia e acquisto di mobili ed elettrodomestici a basso consumo, prorogate dalla Legge di Bilancio 2020.

17 Cfr. ENEA, “Rapporto Annuale Efficienza energetica” 2019.

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 0 20 40 60 80 100 120 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Intesità energetica dei Servizi (scala destra) Intesità energetica totale Intesità energetica dell'Industria

Figura 7.12 - Intensità energetica, per settore. Anni 2000-2018 (tonnellate equivalenti petrolio per milione di euro, valori concatenati)

sità energetica è salita del 16,6% nel 2017 e del 5,5% nel 2018 - ma anche rispetto al 2009 (+10,4%).

L’andamento dell’intensità energetica risente di numerosi elementi: le condizioni climatiche, la struttura economica e la relativa diffusione di attività di produzione a maggiore o minore intensità di energia, e altri ancora. Tali fattori agiscono sui fabbisogni energetici dei vari settori di attività, così come dei vari Paesi, condizionandone le prestazioni. L’indice ODEX, che misu-ra i progressi nei vari settori depumisu-rati da effetti struttumisu-rali e congiuntumisu-rali e da altri fattori non connessi all’efficienza, conferma il positivo andamento per l’Italia. Assumendo pari a 100 il valore dell’indice dell’intera economia nel 2000, nel 2016 l’Italia raggiunge un valore di 85,118

Rispetto all’Unione Europea, l’Italia si caratterizza per una bassa intensità energetica, che ammonta, nel 2018, all’83% del valore medio dell’Ue28 (Figura 7.13). Il nostro Paese si po-siziona al quinto posto della graduatoria internazionale dopo Irlanda, Danimarca e Lussem-burgo. Contribuiscono invece consistentemente a innalzare il livello medio i Paesi dell’Eu-ropa centro-orientale, soprattutto la Bulgaria, con un valore di intensità energetica pari 3,5 volte la media Ue, e l’Estonia (quasi il triplo), ma anche Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia e Romania. Molto elevati anche i livelli registrati da Malta. Il livello di intensità energetica rilevato condiziona, com’è ovvio, le possibilità di ulteriore progresso. In questo senso, il buon posizionamento del nostro Paese rispetto alla media Ue28 ha influenzato gli andamenti temporali, delineando, per l’Italia, una traiettoria di svi-luppo caratterizzata da performance inferiori ai Paesi dell’Unione con cui siamo soliti con-frontarci, che hanno mostrato livelli iniziali più alti e risparmi più consistenti (Figura 7.14). Il tasso di variazione medio annuo dell’intensità energetica italiana nell’intervallo 2009-2018 è stato pari a -1,2%, superiore a quello della Spagna (1,0%), ma inferiore alla Francia (-1,6%), all’Unione Europea19 (-1,9), alla Germania (-2,4%) e, soprattutto al Regno Unito (-3,0%).

18 http://www.odyssee-mure.eu/.

19 Ai progressi dell’Ue hanno contribuito in particolar modo Irlanda, Lituania, Romania, Regno Unito, Slovacchia e Lussemburgo. I Paesi che invece presentano minori avanzamenti rispetto a dieci anni fa sono Grecia, Estonia, Finlandia e Portogallo. UE 28 0 50 100 150 200 250 300 350 400

Figura 7.13 - Intensità energetica, per Paese. Anno 2018 (numeri indici, Ue28 = 100)

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