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Intenti progettual

Il parco archeologico Capitolo

IV.1 Intenti progettual

Fig. 1 - Schema offerta turistica a livello territoriale.

Fig. 2 - Percorso cicloturistico integrato con l’area di Suasa.

relazione tra la nuova città di Castelleone e la sua antenata romana, rendendo l’area un luogo fruibile anche dai cittadini come spazio di aggregazione e svago.

Per venire in contro ad entrambi questi aspetti, abbiamo ritenuto opportuno rendere il parco archeologico un parco aperto che garantisse la possibilità di attraversare liberamente l’area della città romana e ne invitasse alla sosta al suo interno. La struttura del parco, infatti, diviene una struttura aperta e permeabile al pubblico che consente e favorisce il suo attraversamento grazie ad una serie di percorsi, che vanno ad integrarsi ai circuiti cicloturistici sopracitati, e fornisce anche una serie di aree di aggregazione e sosta inserite in un contesto di forte valore sia culturale che paesaggistico.

FAR RIVIVERE LA CITTÀ ROMANA

La scelta di non definire un limite preciso del parco, inoltre, trova una sua ragione anche nel non voler inserire un segno forte, come quello costituito da un limite fisico a restrizione del parco, che non è certo fosse presente, o per lo meno non è chiara dove questo fosse collocato, in epoca romana. E’ proprio questo uno dei presupposti su cui si fonda il progetto: la volontà di restituire un’immagine della città romana intervenendo sull’area con un atteggiamento il più fedele e coerente possibile con le tracce archeologiche presenti.

L’organizzazione del parco, infatti, richiama quella che era l’organizzazione della città romana, cercando di restituire al visitatore non tanto l’immagine precisa di una ricostruzione, ma la logica e la successione degli spazi che l’impianto urbano poteva assumere. Gli interventi sulle tracce rilevate dagli archeologi sono sempre quindi fedeli al significato che queste dovevano assumere all’interno della città e qualora questo non fosse possibile, per una scarsità di informazioni storiche, si è cercato di trasmettere l’incertezza del reperto con una maggiore astrattezza nell’intervento che va invece via via a definirsi maggiormente nelle emergenze archeologiche principali.

Questa diversificazione di interventi in relazione al grado di approfondimento degli scavi effettuati costituisce dunque per il visitatore un percorso progressivo di scoperta della città e dei suoi resti, rendendo possibile una conoscenza della storia via via sempre più approfondita, in base anche al livello di interesse e coinvolgimento del soggetto che si trova ad attraversare il parco. Inoltre, un approccio di questo tipo ben si presta allo sviluppo futuro degli scavi

archeologici. Inserendo, infatti, strutture più semplici e leggere nelle aree ancora poco indagate e lasciando le aree che circondano i resti rinvenuti dedicate a colture agricole, viene assicurata la massima libertà di espansione degli scavi e, con loro, quella del parco stesso.

Nell’ottica, dunque, di far percepire al visitatore quella che doveva essere la città antica si è scelto di intervenire sulle archeologie in modo da restituire la percezione dei volumi e la natura del manufatto, ma cercando di farlo mantenendo ben chiaro il binomio tra rovina e nuova costruzione. In altre parole, lo scopo degli interventi eseguiti è di tipo didattico nella sua volontà di rendere immediatamente e chiaramente percepibile le dimensioni, le proporzioni e gli spazi che costituivano gli edifici romani, ma allo stesso tempo questo obiettivo non vuole spodestare l’indiscusso ruolo educativo che la rovina stessa ha spontaneamente. L’intervento, quindi, diviene un frammento che si inserisce sulla rovina in modo riconoscibile e leggero, dichiarando subito la sua natura di “altro” rispetto al resto archeologico di cui diviene solo un mezzo per una più chiara lettura. Un frammento della nostra epoca tra i frammenti delle epoche precedenti, i quali collaborano per ricostruire un’immagine suggestiva nel visitatore.

Gli interventi sulle emergenze, quindi, sono realizzati seguendo una coerenza progettuale e materica volta a minimizzare l’impatto sull’archeologia e nel contesto.

FAR EMERGERE IL PAESAGGIO

“(Il paesaggio delle rovine) offre allo sguardo e alla coscienza la duplice prova di una funzionalità

perduta e di un’attualità massiccia” 1

Così come è apparso subito essenziale nella progettazione del parco il fatto di inserirsi con rispetto nei confronti delle rovine archeologiche, altrettanto chiaro è stato il valore straordinario del contesto paesaggistico attuale e di come questo richiedesse un’attenzione particolare. La relazione tra archeologia e paesaggio è imprescindibile e la definizione stessa di parco archeologico ne è subordinata. A livello legislativo, infatti, si definisce il Parco archeologico

come un “ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto in modo da facilitarne la lettura attraverso itinerari ragionati e sussidi didattici.”2

Non solo, anche nell’allegato al decreto3, contenente le linee guida per la progettazione di un

parco archeologico, al paesaggio è dedicato ampio spazio in tutti i suoi diversi aspetti come elemento necessario per identificare l’identità del luogo, della sua storia e della tradizione rurale. La vita dell’uomo è, ed è stata in tutte le epoche, in stretta connessione con il territorio con cui interagisce e non si potrebbe mai parlare della storia di Suasa senza prestare attenzione all’aspetto di questa valle.

Il progetto parte, dunque, da questa volontà di integrare in maniera decisa il paesaggio che caratterizza il contesto di Suasa e preservarlo il più possibile. Vedremo poi nei capitoli successivi come questo sia reso possibile, ma preme qui rendere chiara la volontà di tenere in considerazione l’evoluzione dell’ambiente attorno al sito archeologico. Rendere possibile al visitatore il fare esperienza con colture e caratteristiche del paesaggio romano, così come non negare le modificazioni subite dalla valle nel corso dei secoli e, anzi, enfatizzare questo mutamento così legato alla vita delle rovine stesse.

In considerazione di quanto detto, nel progettare gli edifici di nuova costruzione necessari come supporto delle attività del parco, si è scelto di adottare un atteggiamento che non entrasse in contrasto con l’aspetto della valle, facendo in modo che queste nuove strutture instaurassero un rapporto con il paesaggio e si mimetizzassero con esso.

Per fare ciò, si è scelto di sfruttare i punti con una maggiore pendenza del terreno per inserire gli edifici di nuova costruzione, che divengono quindi in parte ipogei, in modo da non turbare il paesaggio rurale ed anche per non inquinare l’immagine evocativa della città romana antica. Questo espediente consente anche di sviluppare i luoghi dell’offerta su differenti quote che

2 T.U. 490/1999 (art. 99, comma 2, lett. c). 3 Allegato al decreto del 18 Aprile 2012.

vanno ad enfatizzare zone significative dell’area e creano punti di vista agevolati per ammirare il fiume, il paesaggio e la città romana. Infine, questo tipo di intervento consente anche di avere un maggiore controllo sulle problematiche connesse al dissesto idrogeologico di cui l’area è moderatamente a rischio e permette anche lo sviluppo di un piano di gestione delle acque reflue.

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