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Interazione tra costituzione litologica e onde sismiche

Nel documento Messina 1908: terremoto e ricostruzione. (pagine 62-69)

Il terremoto di Messina

2.4 Interazione tra costituzione litologica e onde sismiche

Per quanto riguarda i danni provocati dal sisma vi è un importante elemento da tenere in considerazione, fondamentale al fine della comprensione del tasso di distruzione raggiunto: la natura del terreno.

Risulta infatti che le rovine degli edifici non siano distribuite uniformemente sull’intera superficie cittadina, ma si concentrino di preferenza in certe zone. Zone che dal punto di vista della loro costituzione litologica si sviluppano su un terreno alluvionale, costituito

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dunque da sabbie, limi, ghiaie e materiale argilloso270.

Lungo le principali fiumare situate ai limiti delle valli peloritane i depositi alluvionali si congiungono con quelli presenti lungo la costa, costituendo così una specie di piccola piana costiera. Difatti tale deposito alluvionale forma la fascia pianeggiante in cui ha luogo lo sviluppo urbano. Non a caso il limite di tale area corrisponde esattamente al limite delle maggiori distruzioni subite ed un esempio ne è il Rione Boccetta, completamente distrutto271, il quale poggia esclusivamente su materiali alluvionali. Il motivo è che alcuni tipi di terreno amplificano le onde sismiche e tra questi spicca in particolare il terreno alluvionale272. Recenti studi hanno difatti verificato che i depositi

poco omogenei, come quelli prodotti dalle periodiche esondazioni di fiumi o trasgressioni marine sulle aree costiere, hanno una frequenza di risonanza molto vicina a quella delle

270 AMATO ALESSANDRA, MOSIANO DOMENICO, SOFI SONIA, SULFARO NINO, Analisi delle tecniche costruttive e dei materiali dell’edificio, in Il sisma. Ricordare, prevenire, progettare, a cura di Ornella

Fiandaca e Raffaella Lione, Alinea editrice, Firenze, 2009, p. 214

271 IOLI GIGANTE, Le città nella storia d’Italia: Messina, cit. p. 135

272 ESU FRANCO, D'ELIA BENIAMINO, L'influenza della natura dei terreni sugli effetti del terremoto del 13 gennaio 1915 nei centri abitati del Lazio meridionale, “Rivista Italia Geotecnica”, num. 4bis, Napoli,

1967, p. 309

FIG. 14 Indicazione area maggiormente devastata in uno schizzo di Mario Baratta

Da BARATTA MARIO, La catastrofe sismica calabro messinese. 28 Dicembre 1908: relazione

alla Società geografica italiana, Roma, Omaggio al X Congresso Geografico Internazionale,

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onde sismiche273. Il che significa che questo tipo suolo ha la proprietà di amplificare le

oscillazioni, aggravando di conseguenza i possibili danneggiamenti. Quando le onde sismiche, dopo esser passate attraverso le rocce, raggiungono il terreno superficiale e questo è costituito da depositi alluvionali, tali onde potenziano il loro effetto distruttivo, che può anche arrivare a decuplicarsi rispetto a quello prodotto su un terreno roccioso274.

Volendo analizzare più nello specifico tale fenomeno si può risalire al fatto che un'onda elastica, longitudinale o trasversale, venga riflessa e rifratta dalle superfici che separano mezzi di caratteristiche elastiche differenti. Ciò costituisce uno dei principali elementi da tenere in considerazione in caso di amplificazione di tali onde nelle aree il cui sottosuolo sia costituito da terreni sciolti275.

Inoltre se il periodo proprio di vibrazione del terreno superficiale coincide con uno dei periodi predominanti dell'onda sismica possono aver luogo fenomeni di risonanza. Si tratta di fenomeni particolarmente marcati nel caso in cui lo spessore del terreno sciolto

273 FORESTA MARTIN FRANCO, "Alcuni tipi di suolo amplificano le onde generate dal terremoto", Corriere della Sera, 01/11/1998

274 ESU, D'ELIA, L'influenza della natura dei terreni, cit. 306 275 Ibidem

FIG. 15 Amplificazione delle onde sismiche

Da INGEMI DANIELE, L’amplificazione sismica nello Stretto di Messina; ecco perché il capoluogo peloritano risulta così vulnerabile alle onde sismiche, www.meteoweb.eu/, 29 Agosto 2012

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superficiale sia della stessa lunghezza -decine o centinaia di metri- delle onde sismiche276.

La conseguenza più immediata consiste nell'aumento di ampiezza, velocità ed accelerazione delle suddette onde nello strato superficiale. Anche l'eventuale presenza di una falda idrica nel sottosuolo può essere causa di un'intensificazione degli effetti del sisma, e la zona del messinese ne è ricca.

Quando si verifica un terremoto il terreno e gli ammassi rocciosi presenti reagiscono differentemente all'impulso dato dalle scosse sismiche e dunque si producono danni irregolari e con variazioni areali277. Se in tali aree la tipologia delle strutture edilizie

è la medesima è facile ricondurre tali variazioni alle caratteristiche geomorfologiche e geotecniche dell'area stessa, nonché all'interazione tra terreno e azione sismica. Dunque ogni sito geografico risponde in maniera diversa a determinate sollecitazioni.

Sono tre i fattori cui bisogna far riferimento per individuare il comportamento delle costruzioni in caso di terremoto: le caratteristiche energetiche dell'azione sismica, le caratteristiche strutturali del manufatto e la risposta del terreno.

Riguardo quest’ultimo punto si possono distinguere due macro categorie: i terreni stabili e quelli instabili278. Poiché lo strato superficiale di buona parte del terreno messinese è

costituito da depositi alluvionali è necessario approfondire la categoria dei terreni instabili. A questa appartengono infatti i terreni in cui si possono verificare fenomeni di instabilità associati a grandi movimenti di massa o elevate deformazioni permanenti279.

Ciò avviene poiché a causa delle condizioni locali le onde sismiche in prossimità degli strati più superficiali possono subire notevoli trasformazioni relativamente all'ampiezza delle vibrazioni e alla loro durata. Con "condizioni locali" si fa riferimento ad un insieme di fattori naturali che, in caso di interazione con le onde sismiche, possono modificare le caratteristiche delle vibrazioni a livello superficiale.

Si tratta di fattori di natura:

•geologica: caratteristiche stratigrafiche, discontinuità tettoniche e litologiche;

276 ESU, D'ELIA, L'influenza della natura dei terreni, cit., p. 310 277 Ivi p. 312

278 Ivi p. 300 279 Ibidem

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•topografica: morfologia superficiale e sepolta;

•geotecnica: proprietà dei terreni in campo statico e dinamico.

Tuttavia l’amplificazione delle onde non avviene in misura uniforme per tutte le frequenze. I fenomeni amplificativi sono maggiori in corrispondenza delle frequenze prossime a quelle degli strati attraversati e sono quindi la conseguenza di fenomeni di risonanza280.

Il terreno messinese è prevalentemente cristallino nelle aree montuose, ma queste sono circondate da sabbie post plioceniche281. Tali sabbie derivano dalla distruzione del terreno

cristallino antico e sono dunque silicee, raramente contenenti materiale calcareo cementante. Sono perciò sabbie sciolte soggette a sconnessioni e franamenti la cui natura, come già illustrato, costituisce il punto debole di Messina, amplificando i danni sismici. Vi è dunque questa duplice natura geologica, di sabbie sciolte post plioceniche franose e labili specialmente lungo i pendii, verso il mare e nei torrenti ed i gneiss, i micascisti e i conglomerati miocenici compatti282.

L'analisi effettuata da Carlo de Stefani all'indomani del disastro illustra inoltre la debolezza caratterizzante le aree delle fiumare. Queste, parallele o gradatamente convergenti, vengono paragonate a lunghe muraglie basse e diroccate che sotto gli impulsi sismici manifestano periodi di vibrazione propri e oscillano secondo i piani di minima resistenza283, normalmente lungo i fianchi e i dirupi che scoscendono verso le

fiumare stesse. Sarebbe questa la causa delle fenditure parallele alle superfici osservate che vengono a formarsi in seguito alle scosse sismiche284.

Partendo da questi presupposti l'andamento delle distruzioni avvenute nel messinese trova una spiegazione logica. Infatti è stato recentemente rilevato tramite alcuni studi che in alcune sue zone l'amplificazione sismica raggiunga dei picchi decisamente elevati. I

280 ESU, D'ELIA, L'influenza della natura dei terreni, cit., pp. 308, 309

281 DE STEFANI CARLO, Riassunto delle osservazioni fatte dopo il terremoto calabro-siculo del 1908,

Tipografia della R. Accademia dei Lincei, Roma, 1909, p. 100

282 Ivi p. 102 283 Ivi p. 104 284 Ibidem

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maggiori dei quali sono collocati proprio nel centro della città, soprattutto sopra il vecchio alveo del torrente Portalegni285.

Difatti l'alluvione recente forma un sottile lembo che influenza la resistenza degli edifici che vi si elevano286. Nella porzione occidentale della città

la duplice presenza delle

formazioni plioceniche e

mioceniche287 illustrate ci fornisce un esempio importante per quanto concerne il rapporto intercorrente tra costituzione litologica e danni. Infatti dove sono presenti le formazioni plioceniche si sono avute grandi rovine mentre quelle mioceniche

hanno presentato danni

minori288. Nell'area sud-

occidentale, dove affiora la formazione cristallina, i danni sono stati ancora più ridotti. Ne è un esempio lo scisto cristallino su cui è edificato il forte Gonzaga, che ha permesso a quest'ultimo di restare quasi immune alle scosse rispetto al resto di Messina situato sull'alluvione recente, riportando solo danni lievissimi289.

285 BARATTA, La catastrofe sismica calabro messinese, cit., pp. 23, 24 286 Ibidem

287Ivi p. 24

288 DE STEFANI, Riassunto delle osservazioni fatte dopo il terremoto, cit., p. 101 289 BARATTA, La catastrofe sismica calabro messinese, cit., p. 24

FIG. 16 Mappa geologica dell'area messinese in uno schizzo di Mario Baratta

Da BARATTA MARIO, La catastrofe sismica calabro messinese. 28

Dicembre 1908: relazione alla Società geografica italiana, Roma,

Omaggio al X Congresso Geografico Internazionale, 1910, Tav. 1, figura 5

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La città può dunque essere suddivisa in due parti. Fermo restando che tutte le strutture siano state gravemente danneggiate dal sisma, si può individuare un'area maggiormente colpita dal medesimo. La zona più concussa è stata costituita dalla Via Porta Imperia con l'Ospedale Civico, il Corso Cavour, il Rione Boccetta, Via Cardines, Piazza del Duomo e Corso Vittorio Emanuele290.

Si evince dunque come la struttura morfologica in sé rappresenti una concausa determinante nell'intensità dei danni. E' questo un elemento fondamentale per la comprensione degli avvenimenti di quel 28 Dicembre 1908 in quanto, la natura alluvionale di buona parte del suolo messinese ha avuto un ruolo attivo nella determinazione della quantità di danni e della loro collocazione geografica.

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Nel documento Messina 1908: terremoto e ricostruzione. (pagine 62-69)