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4.4 INTERAZIONE TRA INTERNET E MASS MEDIA

CORRUZIONE: VOCI UFFICIALI E FONTI D’INFORMAZIONE ALTERNATIVE

4.4 INTERAZIONE TRA INTERNET E MASS MEDIA

In seguito all’apertura dei media al mercato, i mezzi di comunicazione tradizionali hanno iniziato a preoccuparsi degli interessi del pubblico e, in una certa misura, a indebolire l’unica funzione che essi ricoprivano, ovvero quella di propaganda del Partito. Tuttavia, il controllo e la censura rimangono rigidi, quindi è inevitabile che i media continuino a seguire la linea ufficiale del governo nel tentativo di guidare l’opinione pubblica nella giusta direzione e garantire la fiducia nei confronti delle autorità.

All’interno del contesto cinese, caratterizzato dal controllo sui media tradizionali e dal divieto di manifestazioni pubbliche spontanee e non autorizzate, l’aumento del dibattito su Internet è particolarmente significativo, nonostante possa essere interpretato come attività di dissenso, in quanto offre alle persone un canale alternativo attraverso il quale esprimere, in modo relativamente sicuro, opinioni e problemi articolati. La Rete viene vista come quella parte di “sfera pubblica” in cui è possibile affrontare dibattiti, discussioni, e confrontarsi sulle problematiche del Paese con spirito critico. Internet e i media tradizionali si stanno avvicinando, dal momento che le società mediatiche “di vecchio stampo” creano i propri siti Web e, soprattutto, raccolgono informazioni da Internet. Infatti, al giorno d’oggi, anche i giornalisti professionisti tendono ad informarsi sul Web prima di scrivere un articolo o diffondere una notizia, per avere una visione dei fatti più ampia e dettagliata. In questo modo, inoltre, sono legittimati a spingersi anche un po’ oltre le barriere imposte dal controllo autoritario, in quanto viene loro concesso di trattare temi

108 sensibili se sono già stati esposti in precedenza e hanno suscitato molta attenzione nel pubblico151.

I netizen non solo espongono le loro lamentele e opinioni sociali e politiche su Internet, ma commentano anche in generale i notiziari che provengono dai media tradizionali e dai portali web. La discussione online ha il potere di animare in modo significativo l’opinione pubblica. Questo fenomeno potrebbe portare a un effettivo riscontro dei media tradizionali, che sentono così il dovere di rispondere a una forte voce collettiva piuttosto che ai punti di vista di individui isolati. Ciò aumenta il potenziale impatto della discussione pubblica sulla scelta e sui contenuti dei programmi di notizie. Pertanto, Internet fornisce ai netizen meccanismi di feedback più efficaci rispetto a quelli tradizionalmente consentiti dai media tradizionali. Riporto di seguito, come esempio, un caso verificatosi nel 2009 che aveva l’obiettivo di infangare Google. Il 18 giugno di quell’anno, la CCTV ha sfruttato tre dei suoi programmi principali per lanciare dure critiche al noto motore di ricerca, accusandolo di reindirizzare gli utenti a materiali osceni. Durante il programma Topics in Focus è stato intervistato uno studente di nome Gao Ye, che ha affermato che un suo compagno di università era stato letteralmente stregato da Google e dai siti pornografici che esso offriva. Le critiche della CCTV hanno subito suscitato polemiche. CCTV è la principale emittente televisiva in Cina con il più vasto pubblico e ciò le consente di essere un canale molto influente. Al momento dell'incidente di Google, le autorità stavano cercando di introdurre un nuovo regolamento che richiedeva l'installazione obbligatoria di un software di filtraggio su ogni nuovo

151 Castells, Manuel, “Communication, power and counter-power in the network society”,

109 computer venduto in Cina. La proposta non è stata accolta favorevolmente dal pubblico e ha suscitato numerose perplessità. Molti netizen hanno ritenuto che, in linea con il desiderio delle autorità, CCTV in quell’occasione stesse cercando di distogliere le critiche pubbliche dal regolamento e, al contrario, tentasse di spianare la strada alla sua applicazione. Allo stesso tempo, l’audience era abbastanza cinica riguardo le parole di Gao Ye. Così, in seguito a varie ricerche su Internet, si scoprì che l’intervistato in realtà era un impiegato interno al famoso programma della televisione cinese. Diversi utenti hanno riportato queste informazioni su Tianya e Mop, due dei maggiori siti Web cinesi: le notizie si sono diffuse rapidamente e CCTV è stata accusata di aver imbrogliato nei suoi report, intervistando un membro del personale. La vicenda ha suscitato molto scalpore e indignazione tra il pubblico, che si è mobilitato per attaccare il giovane stagista e l’intera produzione di Topics in Focus152. Lo scandalo è stato in seguito riportato anche dal Southern Metropolitan Daily il 20 giugno, uno dei giornali più influenti della Cina, con titoli ironici ma accusatori. La voce dei netizen in questo modo è stata ascoltata e i loro sforzi di indagare e ricercare la verità hanno avuto riscontri, destabilizzando l’agenda, la programmazione e la credibilità di CCTV e giustificando, dall’altra parte, il crescente scetticismo del pubblico nei confronti dei media tradizionali, considerati il più delle volte falsi e corrotti.

In conclusione, Internet rappresenta un canale alternativo efficace per gli utenti per articolare le loro opinioni e leggere i notiziari. Ancora più importante, fornisce uno

110 spazio in cui le persone possono discutere collettivamente questioni di interesse pubblico. Inoltre, gli utenti possono postare o condividere notizie molto velocemente, o scrivere commenti sui propri blog, in modo da ampliarne la risonanza sul pubblico e suscitare l’interesse di molti, fino a raggiungere l’attenzione dei “piani alti”. La formazione dell’opinione pubblica, che tradizionalmente è sempre stata affidata ai mass media ufficiali, influenzati dalla classe dirigente, ai giorni nostri può coinvolgere altri attori, il Web in primis. Nell'era di Internet, ciò che inizia come un "pensiero frammentato nella mente di singoli individui" può essere rapidamente trasformato in un forte messaggio pubblico. Anche nel contesto di mezzi di comunicazione fortemente censurati, i post in Rete vengono rilevati dai mass media e la successiva interazione tra le due fonti d’informazione può produrre un potente veicolo per la mobilitazione dei cittadini. Questo processo aumenta e approfondisce l'interesse del pubblico su questioni che, altrimenti, potrebbero venire ignorate o sottovalutate. Ciò ha la capacità di far crescere la pressione sui funzionari governativi, stimolando un intervento amministrativo dove necessario. Quest'ultimo aspetto è particolarmente auspicabile in Cina, Paese in cui il sistema legale dipende dall'autorità amministrativa.

L’interazione fra le diverse forme di comunicazione rappresenta una sfida per le relazioni di potere tradizionali. La partecipazione dei netizen alla selezione, impostazione e redazione delle notizie si pone a metà tra ciò che i media convenzionali sono autorizzati e tenuti a segnalare, su prescrizione delle autorità, e cosa, invece, dovrebbero proporre per soddisfare il pubblico. È dunque possibile affermare che, mentre il governo impiega assiduamente e tenta di fortificare una

111 struttura di controllo, sorveglianza e punizione per prevenire i problemi, Internet offre al pubblico un mezzo prezioso per testare continuamente i limiti di tale sistema e sfruttarne ogni debolezza o punto critico153.

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CONCLUSIONI

Le riforme economiche lanciate dalla classe dirigente cinese negli anni Novanta hanno contribuito alla grande crescita del Paese, che, con l’obiettivo di una maggiore apertura economica, ha abbracciato il concetto di “socialismo di mercato”. In particolar modo, l’appello di Deng Xiaoping del 1992 per un maggiore sviluppo del settore terziario ha favorito importanti trasformazioni nel settore dei mass media. Seguendo le logiche del decentramento e della commercializzazione, i media cinesi hanno acquisito un certo livello di autonomia gestionale e finanziaria. Infatti, col taglio dei sussidi statali, si sono lanciati sul mercato in cerca delle risorse necessarie alla sopravvivenza attraverso le inserzioni pubblicitarie. La pubblicità ha ricoperto un ruolo fondamentale nel processo di modernizzazione dei media, diventando l’industria col più rapido sviluppo in Cina, consentendo ai mezzi di comunicazione di acquisire autonomia finanziaria senza pesare sulle casse dello Stato. Tale processo ha causato un aumento del numero dei giornali in circolazione, nonostante il governo abbia tentato di imporre limiti chiudendo le testate non autorizzate o non concedendo le licenze. Hanno fatto la loro comparsa anche inserti ed edizioni speciali per ampliare il numero di pagine e ricavare uno spazio dedicato alle pubblicità e alle notizie di interesse del pubblico, come quelle commerciali, sportive, culturali, di cronaca o di intrattenimento. La riforma dei contenuti ha indebolito l’enfasi sugli avvenimenti politici e sulla propaganda, in favore di una

113 stampa più accattivante e vicina alla vita quotidiana dei lettori, i quali vengono ora considerati veri e propri consumatori che possono permettersi di usufruire di un servizio a pagamento, che deve quindi rispondere ai loro interessi e necessità. Anche se ancora non è permessa la creazione di testate private e il controllo e la censura risultano tuttora rigidi, il sistema dei media opera secondo una logica commerciale, immerso in un ambiente altamente competitivo sul mercato.

Inoltre, l’entrata della Cina nella World Trade Organization nel 2001 ha sancito l’effettiva apertura al mercato e al mondo e l’ingresso di investimenti privati ed esteri nel settore dell’informazione, che ha visto un forte sviluppo, rimanendo, tuttavia, di proprietà statale.

Partito e mercato, quindi, sono costretti a convivere, in quanto alla riforma strutturale dei media non è seguita una corrispettiva riforma del sistema politico, che ancora detiene il monopolio sul controllo e sulla gestione dei contenuti editoriali, soprattutto per quanto riguarda gli organi ufficiali del Partito. Pertanto, il nuovo modello di stampa, seppur parzialmente liberalizzato, non può garantire il pluralismo ideologico tipico dei Paesi democratici. Il settore mediatico risulta ambivalente, teso da una parte a svolgere la tradizionale funzione di propaganda in linea con le direttive del Partito e, dall’altra, a ricoprire la posizione di vera e propria industria culturale, sensibile agli interessi dell’audience, rispondendo simultaneamente a tre imperativi: il Partito, i lettori-consumatori e il mercato. È proprio nelle contraddizioni del processo di commercializzazione che si è radicato il fenomeno della corruzione, ormai largamente diffusa tra i vari mass media. L’illegalità all’interno della stampa può prendere varie forme, come il giornalismo a

114 pagamento, l’estorsione di notizie, le buste rosse, le “mazzette” per mantenere il silenzio, le fake news o i falsi reporter senza licenza. Quelle ritenute più innocue, come il sistema delle bustarelle (红包) consegnate come regalo o rimborso delle spese di viaggio, vengono comunemente accettate e non condannate, in quanto consistono in una piccola somma di denaro e, a detta della maggior parte dei giornalisti cinesi, non influenzano le scelte editoriali. Tuttavia, è ragionevole pensare che nel momento in cui stampa e aziende o individui hanno un legame fondato su interessi economici, una sorta di contratto o tacito accordo, il giornalismo che ne consegue non può essere del tutto oggettivo o realistico. E questa è proprio una delle peculiarità dell’informazione cinese, in quanto la particolare connessione tra notizie e affari nei media cinesi è rara da trovarsi altrove.

Nel tentativo di rispondere al quesito che mi ero posta in partenza, ovvero se per corruzione si intendesse un deterioramento morale dei professionisti del settore o se, invece, una problematica sistematica e istituzionale, ho analizzato una serie di fattori scatenati, ognuno dei quali ha contribuito in modo significativo allo stato di illegalità e immoralità in cui versa attualmente il mondo dell’informazione cinese. In generale, è possibile attribuire le colpe della nascita dei fenomeni di corruzione alla mancanza di formazione e competenze adeguate, bassi standard professionali, risorse finanziarie limitate, strutture controllate dallo Stato in modo non trasparente o quadri giuridici inadeguati. Per quanto riguarda il caso cinese, però, il quadro è più complesso.

In primo luogo, dal mio lavoro di ricerca si può dedurre che la corruzione è un problema sistematico in Cina, radicato nelle forti contraddizioni esistenti tra il

115 tradizionale modo di concepire i mass media e il nuovo ambiente commercializzato in cui essi operano. Infatti, nella transizione della stampa da strumento di propaganda a istituzione guidata dal mercato, il giornalismo di Partito non è stato sostituito da un nuovo modello completamente liberalizzato, bensì lo stesso sistema dei media è stato adattato alla commercializzazione. In questo modo, i mezzi di comunicazione sono costretti a seguire contemporaneamente due logiche, quella del Partito e quella del mercato. A causa del processo di “commercializzazione senza indipendenza”, l’imperativo del mercato non ha mai preso il sopravvento. I media in Cina, infatti, sono tutti affiliati al Partito o al governo, pertanto non costituiscono imprese indipendenti, anche se dal punto di vista finanziario vengono gestite come tali. Sotto il monopolio del Partito, chi lavora nei mass media è tenuto a fornire informazioni che siano in linea con le richieste delle autorità. Il sistema non incoraggia una stampa indipendente e vera, ma, al contrario, tollera false notizie e report “prefabbricati” purché siano conformi alle direttive politiche.

L’ambivalenza del settore dei media offre terreno fertile per la corruzione, alimentata anche dall’inefficienza di norme e campagne preventive o restrittive. Nella corsa al profitto, diventata necessaria in mancanza di sussidi statali, editori e giornalisti sono spinti a cercare qualsiasi mezzo per generare entrate, tanto che chi tenta di tener fede solo all’etica e alla qualità dei propri articoli rimane escluso in questa competizione. La pubblicità porta benefici sia ai media sia alle aziende che intendono farsi strada, perciò il giornalismo a pagamento, ovvero la redazione di notizie previo versamento di una quota, è diventata l’attività più diffusa.

116 Inoltre, un altro fattore responsabile del fenomeno della corruzione consiste nel vecchio meccanismo di controllo. Nella tradizionale stampa di Partito l’unico criterio di valutazione adottato per accettare o promuovere i giornalisti era il “politicamente corretto”, senza conferire importanza alla qualità del lavoro e ai valori professionali. In questo modo, l’etica è sempre stata sottovalutata, in quanto la fedeltà politica e ideologica storicamente hanno ricoperto la posizione predominante. Questa tendenza è evidente anche nel fatto che il primo codice etico dei giornalisti è stato formalizzato solo nel 1991.

Infatti, la carenza di norme professionali e di valori, così come la mancanza di protezione dei diritti e degli interessi dei giornalisti, ha alimentato lo stato di corruzione del Paese.

Nonostante il governo abbia tentato più volte di incolpare l’adorazione del denaro e la corruzione morale dei professionisti del settore, esistono altri motivi per cui le attività di corruzione sono dilagate nella comunicazione. Ad esempio, è importante sottolineare che il giornalismo in Cina è sempre stato un’istituzione repressiva, controllata rigidamente, in cui le competenze, la creatività e l’autonomia professionale sono sempre state fortemente limitate. Anche chi spiccava per doti professionali o politiche non aveva modo di realizzarsi, cadendo spesso nella tentazione di praticare un giornalismo “malato”. Considerando anche il basso livello di remunerazione percepito e l’insoddisfacente status sociale riconosciuto alla professione, i giornalisti rappresentano in molte occasioni una categoria di scoraggiati, che si accontenta di svolgere il lavoro che viene loro richiesto senza sforzi extra, che, anzi, potrebbero costare loro gravi ripercussioni, come la censura,

117 il licenziamento o la revoca della licenza. Risulta quindi normale che la dedizione si sia affievolita di fronte all’impossibilità di fare carriera o, semplicemente, di esporre le proprie idee. Un gran numero di giornalisti, di conseguenza, ha preferito dedicarsi al business, trovando meno restrizioni e maggiori opportunità per crescere.

Inoltre, è importante analizzare anche la base culturale da cui è partito il forte sviluppo del Paese. La Cina storicamente è una società basata sul sistema di relazioni e favori. L’importanza attribuita alle guanxi e allo scambio di favori è riscontrabile anche nell’attribuzione di denaro, spesso utilizzato proprio per creare connessioni. Se applicato al contesto giornalistico, questo implica che i soggetti che offrono soldi ai giornalisti instaurano con essi un legame e si aspettano qualcosa in cambio. I reporter coinvolti, di conseguenza, sono tenuti a ricambiare con pubblicità o notizie positive. In questo processo entra in gioco anche il concetto di “conformità”, per cui se tradizionalmente è dato comportarsi in tal modo, tutti sono tenuti a uniformarsi al tacito accordo che si instaura tra le parti. È proprio questa la “regola” a cui si appellano i giornalisti nel giustificare le proprie attività di corruzione, sintomo di un sistema radicato nella tradizione e nella cultura del Paese. Le norme nascoste e informali, quindi, tendono a prevaricare, se non a sostituire del tutto, quelle istituzionali, che risultano invece inefficienti e inadeguate.

In conclusione, la corruzione non è un comportamento avulso dalla realtà, ma una peculiarità insita nel “socialismo di mercato con caratteristiche cinesi”, una degenerazione morale dell’intera società cinese; sistematicamente radicata anche nella professione giornalistica, viene considerata un modus operandi comune e accettata dalla gran parte di giornalisti ed editori. L’attività di giornalismo a

118 pagamento si è ampliata, trasformandosi da una semplice pratica individuale a una consuetudine collettiva, passando da piccoli regali a ingenti somme di denaro e titoli negoziabili.

Poiché i media detengono il potere specifico di raccogliere e trasmettere informazioni, hanno una straordinaria capacità di dirigere e influenzare l'opinione pubblica. Di conseguenza, il danno maggiore causato dalla corruzione consiste nel fatto che i giornalisti non solo denigrano se stessi, ma sono anche in gran parte responsabili dell'estinzione dell'onestà e della fiducia all'interno della società. La situazione attuale in cui si trovano i media cinesi non può far altro che scoraggiare e sfavorire la loro credibilità e la fiducia che il pubblico vi ripone. Per questo motivo, infatti, la gente tende ad affidarsi a fonti alternative in cerca di notizie vere e dettagliate, che riescano a sfuggire, anche solo per breve tempo, al controllo politico e alla censura. Non c’è da stupirsi, infatti, che il mondo di Internet abbia acquisito così tanta importanza, in quanto rappresenta un canale valido e diverso per dar voce e risposte al pubblico, che in questo modo tenta di rivendicare il proprio diritto all’informazione e di colmare il vuoto lasciato dai media ufficiali nell’esposizione di temi sensibili.

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TESTATE GIORNALISTICHE CITATE

21 Shiji Jingji Baodao (21 世纪经济 报道 ): 21st Century Business Herald – quotidiano commerciale fondato nel 2001 dal Southern Media Group. Testata molto influente a livello nazionale per il suo giornalismo investigativo, fino alla sua chiusura forzata nel 2014 per corruzione.

Beijing Qingnian Bao (北京青年报): Beijing Youth Daily – giornale ufficiale del comitato della Lega dei giovani comunisti cinesi di Pechino, fondato il 21 marzo 1949, con sede a Pechino. È la testata metropolitana più diffusa nel Paese.

Beijing Ribao (北京日报): Beijing Daily – quotidiano organo del Partito comunista cinese di Pechino, fondato l’1 ottobre 1952, con sede a Pechino. Con una circolazione di 400.000 copie al giorno, è uno dei più diffusi sul territorio nazionale. Dal 2000 appartiene al Beijing Daily Group. Composto da sedici pagine, riporta notizie locali, internazionali, politiche, economiche, sportive e di società.

Beijing Wanbao (北京晚报): Beijing Evening News – tabloid fondato il 15 marzo 1958 a Pechino, il cui titolo fu scelto da Mao Zedong nel 1964.

120 Guangzhou Ribao (广州日报): Guangzhou Daily – quotidiano ufficiale del comitato del Partito di Guangzhou, fondato nel 1952, pubblicato dal Guangzhou Daily Newspaper Group.

Nanfang Dushi Bao ( 南 方 都 市 报 ): Southern Metropolis Daily – quotidiano metropolitano di Guangzhou, fondato nel 1997, noto per il carattere investigativo, i commenti provocatori e lo stampo liberale.

Nanfang Ribao (南方日报): Southern Daily – giornale ufficiale del Partito comunista del Guangdong, fondato nel 1949.

Nanfang Zhoumo (南方周末): Southern Weekend – periodico commerciale di Guangzhou fondato nel 1984, stimato per i report investigativi e gli articoli scomodi, che spesso hanno causato la censura e vari provvedimenti da parte delle autorità. È il settimanale col più alto numero di copie vendute a livello nazionale, con una circolazione di più di 1.6 milioni al giorno.

Renmin Ribao (人民日报): People’s Daily – testata ufficiale del Comitato Centrale del Partito comunista cinese, fondato il 15 giugno 1948, con sede a Pechino. Con una circolazione di tre milioni di copie al giorno, presenta anche versioni in più di dieci lingue straniere. Rappresenta la voce nazionale del Partito, di cui

121 riporta le informazioni politiche più importanti. Nel 1997 è stata aperta la versione online, il People’s Daily Online (人民网).

Tianjin Ribao (天津日报): Tianjin Daily – giornale principale della municipalità di Tianjin, insieme al Jin Wan Bao.

Xin Jing Bao (新京报): The Beijing News – quotidiano metropolitano di Pechino fondato nel 2003. Famoso per le inchieste sociali e le pagine di commenti, è