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l’interpretazione di Ireneo di Lione

CAPITOLO I-Marcione e il problema dell’origine dell’eresia

Chi voglia accingersi allo studio dell’interpretazione ireneana della figura e della dottrina di Marcione dovrà, in primo luogo, soffermarsi su alcuni caratteri propri dell’interpretazione del fenomeno eretico in generale. Nell’Adversus Haereses∗, l’autore si prefigge il compito di smascherare la falsa gnosi,

esponendone i contenuti e opponendole la verità unica e stabile della Chiesa. La dottrina avversaria analizzata più nel dettaglio è quella valentiniana, riportata secondo il sistema di Tolomeo. Nella trattazione trova spazio, tuttavia, anche la polemica contro i marcioniti, gli encratiti, gli “gnostici”395 e, più in generale, contro l’insieme dei sistemi che l’autore costruisce e presenta come “eretici”. Molteplicità e dispersione sono tra i caratteri peculiari del fenomeno eretico secondo l’interpretazione che ne dà Ireneo: la varietà d’insegnamenti, il proliferare di maestri, la disomogeneità delle dottrine forniscono di per sé una prova di quanto l’eresia sia un fatto contrario alla Verità, che è invece unica e stabile. Le Boulluec osserva, del resto, come «la mise en valeur de différences, voire de contradictions, entre les doctrines professées par les hérétiques est un instrument fort commode qui renforce l’effet de la dénonciation mise au point par Irénée»396; lo studioso francese rileva che il vescovo di Lione si spinge fino a «inventer des différences dans l’expression de la pensée adverse en dédoublant selon une lecture linéaire et infidèle une doctrine cohérente et à en déduire, aussi indûment, l’existence de tendances divergentes à l’intérieur d’une seule école»397.

Accentuare la molteplicità e la disomogeneità del fenomeno eretico costituisce, dunque, uno strumento polemico assai potente. Esso comporta, tuttavia, la necessità di analizzare minuziosamente, punto per punto, la posizione che s’intende confutare. Un lavoro tanto capillare è svolto da Ireneo

Edizioni critiche dell’Adversus Haereses: I

RENEE DE LYON, Contre les hérésies. Livre IV. Édition critique d’après la version armenienne et latine, sous la direction de A. ROUSSEAU,avec la collaboration de B. HEMMERDINGER, L. DOUTRELEAU et C. MERCIER (SC100*-100**),Paris, Les Éditions du Cerf 1965 ; IRENEE DE LYON, Contre les hérésies. Livre V. Édition critique d’après la version armenienne et latine par A. ROUSSEAU,L.DOUTRELAU,C. MERCIER (SC 152-153), Paris, Les Éditions du Cerf 1969; IRENEE DE LYON, Contre les hérésies. Livre III. Édition critique par A. ROUSSEAU et L. DOUTRELEAU (SC210-211), Paris, Éditions du Cerf 1974; IRENEE DE LYON, Contre les hérésies. Livre I. Édition critique par A. ROUSSEAU etL.DOUTRELAU (SC 263-264), Paris, Les Éditions du Cerf 1979; IRENEE DE LYON, Contre les hérésies. Livre II. Édition critique par A. ROUSSEAU et L. DOUTRELEAU (SC 293-294), Paris, Éditions du Cerf 1982. Traduzioni in italiano: IRENEO DI LIONE, Contro le eresie e gli altri scritti. A cura di E.BELLINI e per la nuova edizione di G.MASCHIO (Già e non ancora 320. Complementi alla Storia della Chiesa. Testi), Milano, Jaca Book 19972; IRENEO DI

LIONE, Contro le eresie. Smascheramento e confutazione della falsa gnosi. I. Introduzione, traduzione e note a cura di A.COSENTINO (Collana di testi patristici 207), Roma, Città Nuova 2009.

395 multitudo Gnosticorum (Iren., haer. I 29,1). Tra questi, ad es., i Barbelioti (cf Iren., haer. I 29) e gli

Ofiti (cf Iren., haer. I 30).

396LE BOULLUEC, La notion..., I, 158. 397LE BOULLUEC, La notion..., I, 159.

nella polemica contro il solo sistema valentiniano, probabilmente perché esso costituiva la minaccia maggiore per la comunità di Lione, della quale Ireneo, in quanto vescovo, era responsabile398. Quanto alle restanti dottrine cui il vescovo fa riferimento e di cui pure desidera arginare il potere suggestivo, esse non possono essere confutate con la medesima minuzia: «La tâche de la réfutation risque [...] d’être infinie s’il faut s’attaquer à chacune des doctrines professées par cette multitude d’écoles»399. È pertanto necessario individuare un denominatore comune che, riducendo a unità il proliferante numero di correnti eterodosse, garantisca alla confutazione l’opportuno carattere universale. Come ha osservato Le Boulluec, «pour que l’erreur puisse être maîtrisée, il faut la doter elle aussi d’une forme d’unité»400.

La necessità di un denominatore comune alle diverse correnti eterodosse: il tema dell’origine dell’eresia

Dunque, essendo vario e molteplice lo

smascheramento e la confutazione di tutti gli eretici ed essendoci noi proposti di combatterli tutti secondo il carattere proprio di ciascuno, riteniamo necessario esporre prima la loro radice e la loro fonte (referre fontem et radicem eorum), affinché [...] tu

398 «Pourquoi les Valentiniens plutôt que les autres? Sans doute parce qu’en fait Irénée les

rencontre à Lyon, mais aussi parce qu’ils représentent le danger le plus immédiat, par le fait de leur habileté à se déguiser en chrétiens» (F.–M.M. SAGNARD, La Gnose valentinienne et le témoignage de Saint Irénée (Études de Philosophie Médiévale 36), Paris, Librairie philosophique J. Vrin 1947, 95). La scelta di Ireneo di dirigere la propria confutazione specialmente contro quella specifica corrente avversaria può essere stata dettata anche dal fatto che su di essa egli fosse particolarmente ben documentato. In questo senso, sembra del tutto fededegna la notizia, fornita dallo stesso Ireneo in haer. I praef. 2, secondo cui egli avrebbe avuto a propria disposizione dei documenti valentiniani (ἐντυχὼν τοῖς ὑπομνήμασι τῶν ὡς αὐτοὶ λέγουσιν Οὐαλεντίνου μαθητῶν / cum legerim commentarios ipsorum, quemadmodum ipsi dicunt, Valentini discipulorum), sulla base dei quali egli avrebbe certamente potuto svolgere un’analisi più specifica di quel preciso sistema e costruire più dettagliatamente la propria confutazione. In questa direzione è orientato Einar Thomassen: «The Valentiniens are the chief target of Against the heresies. In the Preface to Book I Irenaeus explains his intentions, and tells us a little about his sources. [...] We learn that Irenaeus has used original Valentinian documents, and that he has personally interviewed some of the Valentiniens» (E.THOMASSEN, The Spiritual Seed. The Church of the "Valentinians" (Nag Hammadi and Manichean Studies 60), Leiden – Boston, Brill 2006, 10- 11). Ireneo conosce anche un Vangelo di Verità, da lui attribuito ad alcuni discepoli di Valentino (cf Iren., haer. III 11,9). Sull’identità di questo scritto con il testo valentiniano ritrovato a Nag Hammadi (o con una della sue versioni) si sono espressi gli editori del Vangelo (cf A.MALININE, H.C.PUECH,G. QUISPEL,W.TILL, Evangelium Veritatis, Codex Jung F. VIIIv-XVIv (p. 16-32) – F.

XIXr-XXIIr (p. 37-43) (Studien aus dem C.G. Jung-Institut 6), Zürich, Rascher Verlag 1961,

Introduzione, XII. Cf anche L’Évangile de vérité, par J.-É.MÉNARD (Nag Hammadi studies 2), Leiden, E.J. Brill 1972; Evangelium Veritatis. A cura di T. ORLANDI (Testi del Vicino Oriente antico 8; Letteratura egiziana gnostica e cristiana 2), Brescia, Paideia 1992).

399 LE BOULLUEC, La notion..., I, 165. 400LE BOULLUEC, La notion..., I, 167.

comprenda qual è l’albero da cui sono derivati tali frutti401.

Il principio unificatore fondamentale delle diverse eresie è costituito, secondo Ireneo, dalla loro fons o radix; in una parola, dalla loro origine comune. Come osserva Le Boulluec, «se retourner vers l’origine commune, c’est devenir capable de rejeter d’un seul geste toutes les sectes qui en sont issues»402. Nella tattica polemica dell’autore, questo principio unificatore è duplice: il fenomeno eretico presenta, infatti, sia una radice propriamente umana, costituita dall’eresiarca Simon Mago, sia, ancora più a monte, una radice angelica, individuata nell’angelo apostata.

a) La radice umana dell’eresia: la discendenza da Simon Mago

La dichiarazione programmatica di haer. I 22,2 è seguita dall’introduzione nella polemica del personaggio di Simon Mago, una figura che Ireneo pone all’origine dell’eresia, proponendo del fenomeno, in prima istanza, una prospettiva prettamente umana.

Ecco la dottrina della setta di Simone il Samaritano, dal quale sono sorte tutte le eresie403.

La concezione di Simone di Samaria come padre di tutte le eresie, tema che diverrà un vero topos dell’elaborazione eresiologica cristiana, affonda le sue radici nella descrizione di tale personaggio fornita dagli Atti degli Apostoli canonici404, dove l’aspetto sensazionalistico della magia di quest’uomo, così come il suo desiderio di acquistare con il denaro i doni dello Spirito, viene nettamente contrapposta alla semplicità e alla gratuità dell’insegnamento donato dagli apostoli. La tradizione su Simon Mago ebbe, poi, ampio sviluppo tra i cristiani dei primi secoli, in una duplice direzione: in quanto avversario di Pietro, di Simone parlano specialmente gli scritti pseudo-clementini405, gli Atti di Pietro406 e le opere da quelli derivate; in quanto eresiarca e prototipo degli eretici, la figura di Simone fu probabilmente fissata da Giustino407, dal quale

401 Iren., haer. I 22,2.

402LE BOULLUEC, La notion..., I, 165. 403 Iren., haer. I 23,2.

404 Cf Ac. 8,9-11.18-24.

405 Cf Clem. recogn. II 1-69; III 12-48. Sul tema dello scontro tra Simone e Pietro nelle fonti

pseudo-clementine, si rimanda allo studio di Dominique Côté: D.CÔTÉ, Le thème de l'opposition entre Pierre et Simon dans les Pseudo-Clémentines (Collection des études augustiniennes. Série Antiquité 167), Paris, Institut d'études augustiniennes 2001.

406 Cf A. Petr. 12; 23-28.

407 Nè gli Atti degli apostoli canonici, né gli scritti pseudo-clementini, né, infine, gli Atti di Pietro,

infatti, avevano presentato Simone come il capostipite delle eresie; nessuno di questi scritti, d’altra parte, si poneva il problema dell’eresia come di un fenomeno universale, del quale fosse possibile e utile indicare un punto di origine. Sembra del tutto probabile, invece, che sia stato

attinse Ireneo, erede, in questa sezione della propria opera, di molti caratteri propri dell’eresiologia giustinea.

Se, dunque, Simone viene indicato come il punto di origine dell’eresia secondo una prospettiva prettamente umana del fenomeno, ne consegue che tutti i personaggi successivamente implicati in dottrine eterodosse siano posti in relazione con il mago di Samaria, con il quale intrattengono un rapporto di tipo didascalico, secondo un modello di trasmissione della dottrina di maestro in discepolo408. Anche Marcione, infatti, è messo in rapporto con il mago di Samaria: nella rielaborazione del vescovo di Lione, la discendenza dell’eresiarca del Ponto da Simone passa attraverso la figura di Cerdone409.

Simone, Cerdone e Marcione: la diadochè dell’eresia

Di fatto, si può osservare che il Cerdone descritto da Ireneo sembra essere privo di una fisionomia ben definita. Le notizie fornite su di lui sono le

Giustino – forse dopo essere venuto a conoscenza, a Roma o in Samaria, di un gruppo di eretici simoniani e avendo desunto dalle notizie fornite negli Atti canonici che Simone era stato contemporaneo degli apostoli – ad aver concluso che il mago di Samaria fosse il capostipite delle eresie, nell’ambito della propria riflessione sull’eresia come fenomeno da inquadrare nella storia universale (cf NORELLI, Marcione e la costruzione...). Per Le Boulluec, «“Simon, le père de toutes les hérésies”: ce thème hérésiologique, si répandu par la suite, semble en effet être esquissé déjà chez Justin» (LE BOULLUEC, La notion..., I, 81). Lo studioso francese ha puntualizzato che «dans le passage de la “première” Apologie (26) où Justin mentionne son Traité contre toutes les hérésies, c’est Simon de Samarie qui ouvre la liste. C’est encore lui qui est retenu comme exemple, en Apol. I, 56 [...]. À l’évidence, le Traité donnait la première place à Simon. [...] Que la thèse hérésiologique faisant de Simon la source de toutes les hérésies, thèse énoncée explicitement par Irénée (I 23,2), ait été esquissée par Justin, c’est un fait que l’on peut déduire d’une part de la place accordée à Simon dans les œuvres conservées de l’apologète, et d’autre parte des emprunts d’Irénée au Syntagma de Justin, qui a servi à rédiger les notices de la “première” Apologie et du Dialogue sur les hérétiques» (LE BOULLUEC, La notion..., I, 81.83-84). Sull’importante ruolo della figura di Simone in rapporto all’eresia, cf K. BEYSCHLAG, Simon Magus und die christliche Gnosis (Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament 16), Tübingen, Mohr 1974; G. LÜDEMANN, Untersuchungen zur simonianischen Gnosis (Göttinger theologische Arbeiten Bd. 1), Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht 1975; S. HAAR, Simon Magus: The First Gnostic? (Beihefte zur Zeitschrift für die neutestamentliche Wissenschaft und die Kunde der älteren Kirche Bd. 119), Berlin, Walter de Gruyter 2003. Sul tema si veda anche quanto già osservato supra, pp. 95-96.

408 Ireneo sembra ereditare questo elemento dall’eresiologia di Giustino (sul tema della

trasmissione dell’eresia di maestro in discepolo nella riflessione giustinea, cf supra, pp. 95-98 e LE BOULLUEC, La notion..., I, soprattutto 39-48). Si osservi, però, che, a quanto si ricava dall’Apologia, Giustino non presenta chiaramente Marcione come discepolo diretto nella linea proveniente da Simone: il presunto rapporto tra i due è solo suggerito in modo implicito; di contro, nell’interpretazione di Ireneo, l’eresiarca del Ponto è posto in chiara successione con il mago di Samaria. Certo, è possibile che questa discendenza diretta fosse già presente ed esplicitata nel Syntagma di Giustino, ma è quanto mai opportuno essere molto prudenti nel formulare ipotesi sul contenuto di quell’opera perduta. D’altra parte, è altresì possibile che sia stato Ireneo a trasformare un tratto solo implicitamente suggerito nell’Apologia, quale il presunto rapporto tra Simone e Marcione, in una esplicita relazione di discendenza.

seguenti: «Un tale Cerdone prese le mosse dai discepoli di Simone», una notazione che ha lo scopo di assicurare la trasmissione dell’errore di maestro in discepolo; «venne a Roma al tempo di Igino, che aveva l’ottavo posto della successione episcopale a partire dagli apostoli», una notizia che, nel collocare cronologicamente il personaggio, introduce allo stesso tempo il tema della successione dagli apostoli ai vescovi, e – ininterrottamente – di vescovo in vescovo, come garanzia della tradizione genuina della dottrina, contrapposta alla trasmissione dell’errore; «insegnò che il Dio annunciato dalla Legge e dai profeti non è il Padre del Signore nostro Gesù Cristo: perché quello è stato conosciuto, questo è ignoto; quello è giusto, mentre questo è buono»: sono qui raccolti i tratti dottrinali attribuiti nel testo a Cerdone. Colpisce, tuttavia, quanto essi siano generici e poco sviluppati: probabilmente Ireneo, o la sua fonte, non aveva a propria disposizione molte informazioni sul pensiero di Cerdone e, una volta stabilito d’instaurare tra di loro un rapporto maestro-discepolo, ha ovviato a questa carenza di notizie presentando la sua elaborazione dottrinale in stretta correlazione con quella marcionita, su cui doveva essere ben più informato. L’eresiarca del Ponto, dunque, avrebbe “ampliato” la dottrina del proprio maestro, a sua volta ripresa dai discepoli di Simone:

Marcione del Ponto, che fu suo successore, ampliò l’insegnamento bestemmiando senza pudore il Dio che fu annunciato dalla Legge e dai profeti410.

Il linguaggio della diadochè (διαδεξάμενος δὲ αὐτὸν / succedens autem ei)411 si accompagna, in questo passaggio, all’idea di una progressiva evoluzione dell’errore dottrinale in senso deteriore. Questo stesso motivo è desumibile da un altro passo dell’opera, nel quale Ireneo presenta più nel dettaglio l’attività di Cerdone: «Cerdone, il predecessore di Marcione, [...] dopo essere venuto nella Chiesa e aver fatto pubblica penitenza, continuò così, ora insegnando di nascosto, ora facendo di nuovo pubblica penitenza, ora essendo denunciato per i cattivi insegnamenti che dava ed essendo allontanato dalla comunità dei fratelli»412. Qualora da questa notizia si potesse desumere un qualche dato

410 Cf Iren., haer. I 27,2.

411 L’impiego del linguaggio della diadochè in questo passo potrebbe costituire un rimando al

genere letterario delle diadochai, o “successioni dei filosofi”, «ouvrages de l’époque hellénistique qui établissaient des filiations entre les philosophes d’une même école et éventuellement entre plusieurs écoles» (M.-O.GOULET-CAZE, Introduction générale in DIOGENE LAËRCE, Vies et doctrines des philosophes illustres. Traduction française sous la direction de M.-O. GOULET-CAZE; introduction, traduction et notes de J.-F.BALAUDE [et al.]; avec la collaboration de M. PATILLON, Paris, Librairie générale française 1999, 18). Un esempio di questa forma letteraria si ritrova in Diogene Laerzio (Diog. Laert. I 13-15). Difficile stabilire se Ireneo conoscesse questo genere letterario; è stato osservato, tuttavia, che l’eresiologo sembra qui dipendere marcatamente da Giustino, il quale aveva probabilmente integrato nella propria eresiologia il concetto di hairesis con il significato di “scuola filosofica” (cf supra, p. 97 e nota 319).

storico, esso consisterebbe nel fatto che Cerdone non fosse apparso come “eretico” a tutti e senza alcuna incertezza: il modo in cui Ireneo ne descrive l’attività, infatti, lascia intendere che egli possa essere stato un maestro cristiano la cui dottrina fosse stata accolta non unanimamente ma in modo oscillante all’interno della comunità; se una rottura tra Cerdone e la Chiesa di Roma occorse, essa dovette avvenire dopo un lungo periodo d’incertezze. Di contro, Marcione, suo discepolo, è presentato da Ireneo come ἀπηρυθριασμένως βλασφημῶν / impudorate blasphemans413: dunque, evidentemente, come incarnazione della vera essenza dell’eretico e autore di uno strappo netto rispetto alla comunità dei cristiani. L’operato delle due figure è posto dal vescovo di Lione in un climax ascendente: Cerdone avrebbe oscillato nella formulazione di insegnamenti che lo avrebbero separato dalla Chiesa; Marcione, portando all’estremo la posizione del maestro, avrebbe invece operato la rottura definitiva414. Osserva Le Boulluec che «le catalogue acquiert sa structure définitive et son pouvoir d’intégration décisif quand Marcion est donné comme le “successeur” de Cerdon, et comme le paroxysme de l’hérésie, selon un mouvement qui rappelle le progrès dans l’audace reproché aux gnostiques»415.

Ora non abbiamo potuto fare a meno di ricordarlo [Marcione] perché tu sappia che tutti quelli che in

qualunque modo corrompono la verità e

oltraggiano la predicazione della Chiesa sono discepoli e successori di Simon Mago Samaritano. Sebbene non confessino il nome del loro maestro per sedurre gli altri, ne insegnano tuttavia la dottrina416.

Nella conclusione del passo, Ireneo – passando dal particolare al generale – mostra che il fine di una simile costruzione eresiologica è «rattacher toutes les hérésies – même si fait défaut la moindre apparence de relation – à une même source [...], qui est “Simon de Samarie, de qui dérivent toutes les hérésies” (I, 23,2)»417.

Il tema della diadochè, che ha un’importanza strutturale in questa sezione dell’Adversus Haereses, è stato studiato a fondo da Alain Le Boulluec, il quale ha osservato che «le terme “succession” n’apparaît pas hors des chapitres I, 23-27. Les mots signifiant “école” (scholè ou didaskaleion), “disciple” (mathètès) et “maître” (didaskalos) figurent dans le reste du livre I, mais la diadochè en est

413 Cf Iren., haer. I 27,2.

414 Per Tertulliano, in realtà, anche Marcione sarebbe stato caratterizzato da una certa

oscillazione tra adesione e rottura rispetto alla vera Chiesa (cf Tert., praescr. 30,1-2).

415LE BOULLUEC, La notion..., I, 169. 416 Iren., haer. I 27,4.

absente»418. Si può osservare, ancora, come nel resto dell’opera il tema della successione da Simone sia un topos generalmente trascurato o trattato in modo piuttosto generico419. Viceversa, è stato rilevato quanto profondamente questa terminologia e questa concezione eresiologica permeasse l’opera conservata – e probabilmente, anche il perduto Syntagma – di Giustino420. L’insieme di tali osservazioni orienta a considerare haer. I 23-27 come una sezione profondamente segnata dall’influenza della produzione giustinea e del modello eresiologico del filosofo cristiano; del resto, tale prototipo permea profondamente la concezione del vescovo di Lione: lo studio delle fonti dell’Adversus Haereses ha evidenziato quanto sia stata forte l’influenza della produzione di Giustino sulla composizione dell’opera421.

Una possibile difficoltà: Simone, contemporaneo degli apostoli

Considerare Simone come punto d’inizio delle eresie avrebbe potuto suscitare, nella nascente eresiologia cristiana, un certo imbarazzo. Secondo gli Atti degli Apostoli canonici, infatti, questa figura era cronologicamente contemporanea agli apostoli: attribuire a questo personaggio il ruolo di padre di tutte le correnti ereticali poi sviluppatesi implicava, di fatto, l’ammissione che il fenomeno eretico fosse antico almeno quanto la Chiesa; un simile assunto, tuttavia, è a più riprese negato da Ireneo, il quale, in altri passi dell’opera, insiste sul carattere tardivo dell’eresia rispetto alla tradizione ecclesiastica422.

418 LE BOULLUEC, La notion..., I, 164.

419 La menzione di Simone come padre di tutti gli eretici ricorre ancora in Iren., haer. III praef.:

«Ci avevi prescritto, o carissimo, di rendere pubbliche le dottrine segrete, come essi dicono, dei discepoli di Valentino, di mostrarne le diversità e di aggiungerci un discorso confutatorio. Ci siamo accinti, smascherandoli a partire da Simone, padre di tutti gli eretici, a far conoscere le loro dottrine e le loro successioni e a contraddirli tutti»; haer. III 12,12: «Tutti coloro che hanno false concezioni [...] essendo, dunque, privi dell’amore del Padre e inorgogliti da Satana, si sono rivolti all’insegnamento di Simon Mago, e in tal modo con i loro pensieri si sono separati dal vero Dio».

420 Cf supra, pp. 95-98.

421 Sul problema delle fonti in Ireneo, cf la sintesi di Norelli e il suo apporto alla questione in

NORELLI, Il problema delle fonti ecclesiastiche... È stato osservato a più riprese, del resto, che la più antica opera che abbia conservato frammenti di uno scritto di Giustino passabile di identificazione con il perduto Syntagma cui è fatta menzione in Just., 1apol. 26,8 sia proprio l’Adversus Haereses di Ireneo (cf Iren., haer. IV 6,2; V 26,2. Cf NORELLI, Marcione e la costruzione...,

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