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Per la risposta ufficiale del MAE si dovette aspettare fino all’8 maggio 1950. Zhang riferì in forma orale che Pechino non si era ritenuta soddisfatta della risposta inglese del 17 marzo.

1) Per quanto riguarda il voto all’ONU, Zhang sottolineò, il punto non stava nella quantità di voti favorevoli, ma nell’attitudine dei singoli membri. I Paesi, a cominciare dal Regno Unito, dovevano dimostrare con “azioni concrete” un’attitudine amichevole nei confronti della RPC e la sincera intenzione di voler troncare ogni contatto con la cricca di Chiang Kai-shek.

2) Per quanto riguarda la questione CAT, il governo comunista criticava il fatto che il Regno Unito non avesse ancora dimostrato “concretamente” pieno rispetto per i diritti spettanti alla RPC di gestione e controllo delle sue proprietà .93

Hutchinson rispose personalmente alle critiche mosse da Zhang 1) chiedendo se davvero Pechino ritenesse più importante una dimostrazione di attitudine espressa attraverso il voto piuttosto che la possibilità concreta di ottenere un sostegno di maggioranza al Consiglio di Sicurezza, e 2) definendo la controversia CAT come una “questione legale” e che occorreva avere pazienza . 94

Zhang aggiornò la seduta con la richiesta di ulteriore chiarezza da parte di Londra.

KAUFMAN, The United States…, op. cit., p. 105 e sgg. 91

MARK, The everyday…, op. cit., p. 24. 92

Ibidem e XU, Zou xiang…, op. cit., p. 97. 93

“A legal question”. MARK, The everyday…, op. cit., p. 24. 94

Nel frattempo, posto di fronte all’intransigenza americana e alle continue pressioni sulla controversia CAT, il Gabinetto decise di emanare un Ordine in Consiglio (Order in Council), il quale avrebbe modificato la legge esistente ed impedito il trasferimento dei velivoli alla Cina. Il 10 maggio Sua Maestà re Giorgio VI firmò l’Ordine: alla CAT vennero garantite tre settimane entro cui intentare una nuova causa; in caso in cui si fosse deciso di non procedere con l’azione legale gli aerei avrebbero potuto essere restituiti alla RPC .95

Il 22 maggio 1950, in un documento pubblicato dal MAE e consegnato da Zhang a Hutchinson, la RPC rese pubblica la propria opinione nei confronti dei negoziati con il Regno Unito. Il documento criticava il governo britannico di non aver ancora chiuso i rapporti con il PNC e di essere responsabile in prima persona (attraverso l’Ordine in Consiglio) della detenzione dei settantuno aeroplani a Hong Kong: erano queste chiare dimostrazioni dell’attitudine “estremamente ostile” e ambigua del Regno Unito . 96

Il 17 giugno Hutchinson comunicò la risposta del suo governo al MAE. In primo luogo Hutchinson fece presente che erano ormai trascorsi cinque mesi dal suo arrivo a Pechino, ed espose i dubbi del governo britannico sul fatto che la RPC fosse davvero intenzionata ad instaurare relazioni ufficiali con il Regno Unito il prima possibile. In secondo luogo ribadì che la questione ONU andava risolta in modo concertato solo dopo essersi assicurati una maggioranza nella votazione; infine rifiutò le accuse cinesi sull’inadeguatezza della protezione data agli aerei CAT fermi ad Hong Kong. In risposta al ritardo di cinque mesi nominato da Hutchinson, Zhang Hanfu criticò il Regno Unito per aver detenuto aeroplani di proprietà cinese per più di sei mesi e per essersi astenuto dal voto all’ONU per cinque mesi. I negoziati erano giunti a un punto in cui ambo le parti si criticavano a vicenda per lo stallo venuto a crearsi. Il Regno Unito decise comunque di proseguire gli sforzi e di tentare di sbloccare la situazione all’ONU alla prima occasione utile, ossia a inizio luglio. Tuttavia il 25 giugno 1950 esplose il conflitto in Corea, e i negoziati sino-britannici per il momento si interruppero . 97

KAUFMAN, The United States…, op. cit., p. 106. 95

“A most unfriendly attitude”. MARK, The everyday…, op. cit., pp. 24-5. 96

Ibidem, pp. 25-6. 97

Capitolo 2: dalla guerra di Corea all’instaurazione dei primi rapporti diplomatici ufficiali.

Come si è visto nel capitolo precedente, lo scoppio della guerra di Corea il 25 giugno 1950 determinò l’interruzione dei negoziati diplomatici tra Regno Unito e RPC. Nonostante il Regno Unito avesse riconosciuto il governo di Pechino come l’unico governo cinese legittimo e avesse inviato un chargé d’affaires ad interim a Pechino (anche se i comunisti non avevano reciprocato), le relazioni diplomatiche, oltre a non essere ancora state ufficialmente instaurate, erano ben lungi da un’eventuale normalizzazione a livello ambasciatoriale. Il conflitto coreano rappresentava la punta dell’iceberg: gli attriti tra la posizione britannica e quella cinese si erano già manifestati su due punti.

1) Il Regno Unito continuava a supportare Taiwan astenendosi dalle votazioni in sede ONU alla mozione che prevedeva l’espulsione del PNC dal Consiglio di Sicurezza e mantenendo aperto il consolato britannico di Danshui, attraverso il quale perduravano relazioni de facto con le autorità taiwanesi;

2) la RPC non era soddisfatta dell’atteggiamento britannico in situazioni particolari quali la controversia dei velivoli CAT o il sostegno al suo ingresso all’ONU, e in generale del suo comportamento “ambiguo”, attendista: da un lato l’impegno nella ricerca di tutela e protezione dei propri interessi politico-economici, concretizzatosi nel tentativo di sviluppare le relazioni diplomatiche con la RPC; dall’altro i continui tentativi d’ingraziarsi Washington e di ottenerne l’appoggio (atteggiamento da “fence-sitter”, nei testi cinesi qiqiang taidu 骑墙态度) . 1

Nelle Parti I e II si fornisce un panorama generale degli eventi che videro coinvolti RPC e Regno Unito negli anni che vanno dal 1950 al 1954. La Parte III invece è dedicata ai progressi ottenuti da RPC e Regno Unito in ambito diplomatico alla Conferenza di Ginevra.

Parte I: gli anni della guerra di Corea. Taiwan, Hong Kong e le difficoltà incontrate dal Regno