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Interventi di miglioramento sismico e riparazione del danno

4. Analisi delle carenze strutturali 1 Metodo impiegato

4.5. Interventi di miglioramento sismico e riparazione del danno

Partendo dall’analisi di vulnerabilità effettuata con l’ausilio della “scheda di vulnerabilità GNDT di II livello per edifici in muratura” è stato determinato per ogni edificio un progetto di intervento basato in maggior parte sull’utilizzo di presidi sismici minimi di elevata efficacia tenuto conto che le cause del danneggiamento rilevato sono da attribuire per la maggior parte all’assenza di presidi contro il ribaltamento delle pareti, alla presenza di murature non ammorsate, all’assenza di collegamenti di piano efficaci e alla presenza di orizzontamenti rigidi e pesanti spesso accostati ad altri più leggeri e deformabili.

Il modello di intervento determinato consente di diminuire le vulnerabilità principali evitando di effettuare interventi diffusi ed invasivi, spesso previsti nell’ottica di un miglioramento sismico globale della struttura, che si basa sulla riduzione controllata della vulnerabilità.

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In linea generale gli interventi devono essere progettati ed realizzati dando priorità a quelli, generalmente poco invasivi e di costo contenuto, che permettono di eliminare o ridurre le principali carenze costruttive e le vulnerabilità degli edifici. Per conseguire tale obbiettivo con i finanziamenti a disposizione, non sempre sufficienti, devono essere eseguiti inevitabilmente gli interventi che, con un costo contenuto, permettano la maggiore riduzione della vulnerabilità.

A tale proposito si elencano in ordine di priorità i principali interventi eseguibili. Una speciale attenzione deve essere rivolta agli edifici che presentano interventi di recente costruzione che hanno introdotto rilevanti vulnerabilità e masse aggiuntive. Emblematico, ma purtroppo frequente, è il caso della sostituzione di tetti in legno con coperture in cemento armato e la realizzazione di cordoli longitudinali in cemento armato poggianti sul paramento interno della muratura.

Si possono suddividere gli interventi in: - Interventi di riparazione

- Interventi di miglioramento-adeguamento sismico.

Fanno parte del primo gruppo gli interventi su:

Pareti: risarcitura delle lesioni, cuci e scuci e ricostruzioni parziali;

Solai: risarcitura delle lesioni, sostituzione di parti di solai fortemente danneggiati o crollati;

Piattabande: risarcitura lesioni e ricostruzione dello schema strutturale originario o introduzione di nuovi elementi strutturali;

Strutture voltate e ad arco: risarcitura lesioni, ricostruzione parziale o totale di volte crollate utilizzando gli stessi materiali previa messa in sicurezza e rimozione delle parti pericolanti;

Elementi secondari non strutturali: eliminazione degli elementi che indeboliscono le strutture (canne fumarie da posizionare all’esterno delle pareti perimetrali) e collegamento degli aggetti alle strutture con efficaci dispositivi di ancoraggio.

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Fanno parte del secondo gruppo:

Realizzazione dei collegamento di piano con elementi in acciaio disposti lungo tutte le pareti portanti dell’edificio collegati sia alle pareti perimetrali che all’esterno con piastre o paletti;

Controllo dei meccanismi fuori del piano delle pareti da eseguire prevalentemente mediante il collegamento dei pannelli murari con catene (libere di scorrere e ancorate alla muratura con paletti o piastre metalliche), la realizzazione di cerchiature estese e/o cordoli in acciaio, in muratura rinforzata con FRP, in materiale compositi, con cucitura armata attiva con nastri di acciaio inox per strisce (altezza circa 100 cm) o altra soluzione compatibile con le caratteristiche del manufatto. Tali presidi dovranno essere posizionati nei punti di controllo dei meccanismi.

Consolidamento dei solai. Per i solai i casi più frequenti sono quelli dei solai in legno, deformabili nel piano, dei solai in ferro e tavelloni a media deformabilità e solai in laterocemento rigidi nel piano. Nella esecuzione dell’intervento di consolidamento bisogna tenere conto della deformabilità dei solai in quanto questa influisce notevolmente sul comportamento globale della struttura. Nel caso in cui si passa da un sistema a solai deformabili ad un sistema a solai rigidi risulta essere modificata la distribuzione delle azioni taglianti sui maschi murari e si possono avere delle concentrazioni di azioni orizzontali negli angoli in conseguenza della deformazione dei piani (espulsioni angolate).

I solai in legno presentano solitamente il problema dello sfilamento delle travi e del degrado, pertanto l’intervento consigliato è quello di collegare le travi alle pareti perimetrali con piastre e tiranti in acciaio. Il parziale irrigidimento nel piano può essere eseguito con tavolato incrociato e collegamenti metallici alle murature. I solai in ferro e tavelloni, parzialmente rigidi, devono anche essi essere collegati alle pareti perimetrali con profili in acciaio ed, eventualmente, irrigiditi con un massetto alleggerito semistrutturale.

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I solai in cemento armato, rigidi nel piano, se gettati in opera, presentano il problema della corrosione delle armature e può risultare conveniente, sostituirli con solai con travi in ferro e tavelloni o in legno meno rigidi nel piano.

Miglioramento nel comportamento degli archi e delle volte mediante l’eliminazione di eventuali carichi concentrati, la razionalizzazione dei rinfianchi, l’esecuzione di frenelli in mattoni pieni, l’eliminazione delle spinte, da eseguire, preferibilmente, attraverso il montaggio di catene; l’eventuale miglioramento delle proprietà meccaniche può essere ottenuto con l’incollaggio di strisce di materiale composito FRP nelle due direzioni e il collegamento alle murature perimetrali. Sono da escludere la posa in opera di cappe in calcestruzzo armate con rete elettrosaldata. Particolare attenzione va rivolta ai casi in cui siano presenti strutture in cemento armato all’imposta delle volte, coperture molto rigide e quando le strutture voltate e ad arco sono già “consolidate” con cappe o cordoli in calcestruzzo armato. In questi casi occorre valutare la possibilità di rimuovere le parti di valore artistico; oppure consolidare la muratura a contatto e sottostante le parti in c.a. e migliorare i collegamenti all’imposta delle volte.

Razionalizzazione del comportamento della copertura attraverso l’eliminazione delle azioni fuori del piano nelle parti sommitali delle pareti, ove possibile, riducendo le azioni verticali nei casi in cui sono presenti coperture pesanti in c.a. Interventi consigliati sono l’esecuzione di controventature nel piano di falda, il montaggio di cordoli perimetrali in acciaio o muratura, il consolidamento della muratura sottostante i cordoli in c.a.

Interventi rivolti ad incrementare la resistenza dei maschi murari e delle murature attraverso il consolidamento parziale o totale da graduare, in base al livello di miglioramento sismico richiesto. Si può ipotizzare un primo livello di riparazione e risanamento del paramento murario, e livelli successivi di consolidamento con miglioramento sismico più consistente. L’esecuzione dei livelli successivi al primo deve essere accuratamente valutata e motivata, sia sul piano economico che di calcolo e può essere presa in considerazione nei casi in cui si hanno murature di cattiva qualità (formate, nella maggior parte dei casi, da due paramenti non

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ammorsati o debolmente ammorsati con sacco interno incoerente, con conci disposti in modo irregolare e malta di cattiva qualità), oppure quando sono presenti elevate tensioni di esercizio per carichi statici verticali per cui le pareti potrebbero essere sollecitate da forti azioni verticali o orizzontali. Tale situazione, generalmente è possibile quando gli edifici sono ubicati in zone ad elevata sismicità o in aree dove sono stati valutati effetti di amplificazione locale dell’azione sismica. Per il primo livello di risanamento gli interventi proposti sono la stuccatura profonda, la regolarizzazione del paramento, l’eventuale cuci e scuci che potrebbe essere limitato agli incroci murari, e la chiusura dei vuoti murari in corrispondenza di manomissioni di varia natura o di degrado. Tali interventi dovrebbero essere sempre eseguiti con malte compatibili con la muratura in opera e con conci dello stesso tipo di materiali e/o con mattoni pieni di argilla, utilizzato originariamente per la costruzione dell’edificio.

Per i livelli successivi gli interventi proposti e consigliati, sono rivolti al collegamento dei paramenti murari e al miglioramento del comportamento flessionale (verticale e orizzontale) della muratura; essi consistono nel confinamento della muratura attraverso la cucitura armata attiva con nastri in acciaio inox, la posa in opera di diatoni artificiali in acciaio (tiranti antiespulsivi, tubi valvolati…), l’applicazione di nastri orizzontali e verticali di materiali compositi in FRP e l’iniezione a bassa pressione di malte o resine compatibili con la muratura in opera. Tali interventi possono essere eseguiti anche in modo combinato tra di loro in base al tipo di risposta strutturale che sono in grado di offrire. Sono comunque da escludere l’uso sistematico delle perforazioni armate con barre di acciaio iniettate con miscele cementizie e il placcaggio con rete elettro saldata e betoncino cementizio.

Interventi in fondazione da attuare sulla base di specifiche indagini geologiche; interventi possibili sono l’esecuzione di micropali, il consolidamento del terreno di fondazione, l’allargamento della base di fondazione.

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Coperture, cordoli e parti in c.a.: demolizione e sostituzione, ove possibile senza arrecare danno alle strutture murarie e ai beni di valore artistico e architettonico, con strutture sismo resistenti (acciaio, legno, muratura armata, FRP) di peso contenuto.

Tutti questi presidi sono stati codificati, suddivisi in categorie e correlati ai parametri della scheda di vulnerabilità GNDT che risultano essere arricchiti dalla realizzazione degli stessi. La tabella è divisa in 5 categorie, le prime 4 raggruppano gli interventi semplici e di minor costo distinti a seconda della porzione di struttura sulla quale operano: copertura, fondazione, collegamenti di piano, orizzontamenti. Con il secondo livello di consolidamento si raggruppano, invece, gli interventi più costosi e invasivi.

Intervento Codice intervento Parametro scheda GNDT II livello Collegamenti di piano Catene di piano ME P1 - P5 Catene binate MF P1 - P5

Collegamento del solaio alle pareti con cordolo in acciaio

7N P1 - P5 - P8 Irrigidimento leggero di solaio OG P1 - P5 Rifacimento solai con putrelle e tavelloni OD P5 Rifacimento travi solai in legno OL P5

Consolidamento murature

Stilatura sistematica dei giunti IN P1 - P2 - P3

Cuci e scuci MB P2 - P3 - P11

Chiusura vuoti (nicchie, canne fumarie,

porte, finestre…) MC P1 - P3

Consolidamento e/o rifacimento architravi MD P1 Esecuzione di diatoni trasversali in acciaio 3N P2 - P3

Rinzaffo strutturale MN P2 - P3

Ispessimento muratura MP P2 - P3

Realizzazione di nuovi muri MP P3 – P8 Fondazioni

Interventi in fondazione MO P4

Realizzazione di micropali di sottofondazione

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Cordoli in acciaio in copertura 11N P9 Irrigidimento copertura in legno più cordolo CA P9 Eliminazione della spinta del tetto CL P9 Rifacimento copertura con putrelle e legno CF P9

II livello di consolidamento Iniezioni di malte compatibili con le murature

MH P2 - P3

Applicazione di rete elettrosaldata e

betoncino su entrambe le facciate delle pareti

ML P2 - P3

Cerchiatura esterni di piano con materiali compositi

ED9 P1

Consolidamento con materiali compositi 5N1 P2 - P3

Rifacimento solai in c.a. OA P5

Tabella 4.5.II: Correlazione tra gli interventi e i parametri GNDT [10].

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