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FINO A OGG

Allegato 7. Intervista al vice coach e mediatore culturale/interprete, aprile

8. Intervista a Coppia genitoriale 1, giugno

1. Cosa sapete del progetto Resettlement?

Non sappiamo niente del progetto, abbiamo abitato in Giordania 5 anni e poi siamo arrivati in Svizzera. Prima di arrivare in questo paaese, non abbiamo sentito il nome “Resettlement” e non so come si chiami in lingua araba. In Giordania c’è UNHCR solo che ha un altro nome in arabo.

Quando siamo arrivati in Giordania abbiamo registrato i nostri nomi presso UNHCR, 5 anni dopo ci hanno convocati presso il loro ufficio e abbiamo fatto due incontri con loro.

Successivamente è avvenuto un incontro con la delegazione svizzera e 3 mesi dopo è arrivata la lettera che hanno accettato la loro richiesta di andare in Svizzera.

Quando sono stati fatti i due incontri con UNHCR, il primo è avvenuto con l’intera famiglia presente e successivamente uno dei due genitori usciva e l’altro restava con loro e viceversa dando luogo a incontri individuali. Questi sono i due incontri che sono avvenuti di cui si parlava prima: entrambi nello stesso giorno ma in orari differenti. Per quanto riguarda i figli la bambina non l’hanno convocata perché era troppo piccola ma il bambino sì. Quando un figlio ha 15 anni può partecipare all’incontro.

Sappiamo come il progetto è diviso: prima siamo arrivati al CRP per 1 mese qui in Svizzera ad Altstatten, successivamente siamo arrivati in Ticino dove siamo stati accolti in un centro con tante persone, uno di quei Centro di accoglienza asilanti di CRSS dove siamo rimasti per 5 mesi. Una volta trascorsi questi mesi ci siamo trasferiti in un appartamento. Noi genitori studiamo italiano a Lugano mentre i nostri figli vanno a scuola.

2. Quanto tempo è passato prima di avere una risposta da loro?

8 mesi. Tutta la procedura dalla prima convocazione è durata 8 mesi. La data di partenza è avvenuta nel 9° mese. Abbiamo volato per due ore e il volo è andato bene, mio marito ha avuto un pochino paura ma si è coperto il volto ed è andata tutto bene.

3. Come avete accolto la proposta di reinsediamento in Svizzera?

Mentre si aspettava abbiamo un po’ perso la speranza di poter partire perché per 5 anni nessuno ci ha contattati, invece a tante famiglie è capitato che dopo 2 anni sono stati contattati e poi sono partiti. Il primo anno in Giordania ho iniziato a muovermi per le varie ambasciate e fare richiesta di immigrazione. Loro mi dicevano che non era questa la giusta procedura e che dovevo aspettare notizie dai responsabili di UNHCR e ricevere una convocazione da parte loro.

Non sapevamo che saremmo arrivati in Svizzera, siamo rimasti sorpresi quando ce l’hanno comunicato ma eravamo tutti molto contenti anche perché nessuno era partito per la Confederazione (questa famiglia fa parte del primo Resettlement).

4. Vi hanno dato delle informazioni prima di partire? Di che tipo?

Ci hanno spiegato dove avremmo abitato, della scuola e del futuro dei bambini, del dottore dei bambini (pediatra) e quello per me e mia moglie… tutte queste cose importanti. Ci hanno spiegato la cultura e i vestiti che vengono indossati qui in Europa: che possono essere un po’ scollati quelli delle donne.

Prima di partire abbiamo imparato qualche parola in italiano ma tipo una decina, le più basiche. 5. Quando avete ricevuto il permesso B che avete adesso?

Quando eravamo già in Ticino.

6. Come siete stati preparati alla partenza dalla Giordania? E all’arrivo in Svizzera?

Quando siamo arrivati in Svizzera c’erano 5 persone ad aspettarci e una di queste era un signore che parlava arabo. Siamo andati a mangiare qualcosa con loro e poi ci hanno portato al Centro di Altstätten con il pullman.

7. Come sono stati i primi giorni in Svizzera? Eravate al CRP?

I primi giorni in Svizzera sono stati tristi: questo centro era molto restrittivo, avvenivano molti controlli e c’era una rigida sicurezza che ci ha fatto vivere un periodo duro. C’erano tanti ragazzi giovani algerini che creavano tanti problemi e disagi. Per i primi 15 giorni ho avuto paura perché non mi sentivo sicuro, e come me nemmeno la mia famiglia, perché loro litigavano e facevano casino. Facevano ricorso a coltelli e talvolta si sono feriti con essi.

In camera eravamo tutti insieme, noi della famiglia, a dormire in una stanza. Anche durante la notte avvenivano molti controlli.

8. Dopo quanto tempo siete stati mandati in Ticino?

Dopo 24 giorni di permanenza ad Altstätten siamo arrivati in Ticino.

9. Avevate delle idee su come fosse la Svizzera o il Ticino prima di arrivare qui? E dei desideri?

Non conoscevamo il Ticino, la Svizzera a livello generico un po’ sì. Abbiamo guardato attraverso internet e la tv per ottenere informazioni, abbiamo visto dei documentari o delle foto sulle montagne, i laghi. Tuttavia, quello che abbiamo visto in televisione ancora non abbiamo avuto modo di vederlo dal vivo (ridono). Abbiamo saputo che saremmo arrivati in Ticino durante un incontro con UNHCR in Giordania. 10. Com’è stato l’arrivo a CRS? Eravate a Cadro o Paradiso?

Quando siamo arrivati in Ticino abbiamo iniziato a stare meglio, la situazione è migliorata. Siamo stati portati al centro di accoglienza di Cadro dove siamo rimasti 5 mesi circa. Quando siamo arrivati una persona del centro ci ha spiegato com’era la vita al suo interno e quali sono i regolamenti, ma non era difficile vivere lì. L’unica difficoltà era la lingua.

11. Avete riscontrato delle difficoltà con l’accompagnamento da parte del progetto Resettlement? E dei punti forti? C’è qualcosa che secondo voi andrebbe migliorato?

Avrei preferito studiare o fare dei corsi giornalieri di lingua italiana più intensivi, un po’ come i bambini a scuola. Mi sarebbe piaciuto anche cominciare a fare qualche lavoro, anche perché secondo me anche fare un mestiere può essere utile al fine di imparare una lingua nuova.

12. Avreste voluto un maggior aiuto in alcuni aspetti? Se sì: di che tipo?

All’inizio abbiamo avuto un po’ di difficoltà ma successivamente la cosa è andata migliorando. All’inizio non c’era la scuola e questo è stato un problema, invece i bambini erano sempre a scuola fin da subito.

Noi adulti abbiamo fatto un po’ di lezioni di italiano mentre eravamo alla CRSS ma ci ha permesso di acquisire poca conoscenza della lingua.

13. Come vi trovate con i ticinesi? Siete riusciti a creare delle relazioni con qualcuno? O ci sono delle difficoltà (culturali, religiose, comunicative, comportamentali…)?

Ci sono persone chiuse e persone aperte, tutto il mondo è così. Non abbiamo avuto problemi per quanto riguarda l’aspetto culturale perché quando stavamo in Siria abitavamo vicino a delle persone

cristiane/cattoliche ed eravamo amici. Conoscevamo tante altre persone cristiane perché a Damasco ve ne erano molte.

A livello comunicativo non abbiamo avuto problemi, eccezione fatta dai limiti della conoscenza linguistica italiana.

14. Come si trovano i bambini in Ticino? Volete argomentare?

Pensiamo che i bambini sono troppo contenti (ridono) non si sentono stranieri in questo paese e a scuola gli insegnanti sono contenti di loro. Anche i nostri figli sono contenti della scuola e degli amici che non li fanno sentire degli stranieri. Hanno tanti amici, quando c’è un compleanno vengono invitati. Noi genitori invece non abbiamo fatto molte amicizie a causa del problema dato dalla lingua. Con gli altri genitori c’è un rapporto di primo approccio e ci salutiamo ma purtroppo non è possibile approfondire.

15. Ci sono delle differenze rilevanti tra la cultura ticinese e quella siriana che vi potrebbero mettere un pochino in difficoltà?

Non ci sono mai stati problemi per quanto riguarda mia moglie e la cultura differente tra il vestiario e la religione. Né per me.

16. Partecipate a degli eventi e/o attività con persone che non hanno a che fare con il progetto Resettlement? Ad esempio vicini di casa, genitori e bambini che frequentano le scuole dei figli o le vostre, punti di ritrovo a Caslano?

C’è una signora anziana che ci fa delle lezioni di italiano presso la scuola di nostra figlia. Poi c’è un’altra signora che porta tutti gli stranieri presenti in questo paese a fare un giro da qualche parte.

Secondo noi mancano dei punti di incontro qui a Caslano: non ci sono dei posti come le palestre dove fare un po’ di sport, parchi per i bambini dove conoscere un po’ di persone nuove… Andiamo a feste del paese o sagre quando avvengono, capita che avvengano anche lungolago.