Capitolo II. La ricerca
II.IV. Le interviste
Prima di procedere al lavoro di illustrazione dei risultati ottenuti e della loro rielaborazione (Capitolo III.) è necessario fornire qualche dettaglio tecnico-metodologico relativo alla con- duzione delle interviste nei due contesti.
In particolare, come precedentemente esposto (Capitolo II.I.), le interviste sono state som- ministrate a un totale di 18 professionisti, comprendenti psicologi, assistenti sociali, educa- tori e operatori sociali, di cui 10 kenioti e 8 italiani. A Nairobi sono stati intervistati 5 opera- tori per ciascun Centro in cui è stata svolta l’osservazione – trattano minori con problemi sia di alcol che di tossico dipendenza – , mentre a Milano sono stati incontrati 3 professionisti attivi nei Nuclei Operativi Alcologia (NOA) territoriali e 5 occupati nei Servizi per la Tossicodi- pendenza (SerT). Il range d’età degli intervistati va dai 25 ai 62 anni, con livelli di anzianità di servizio e precedenti esperienze professionali molto varie.
Sono stati intervistati tutti gli operatori dei Centri kenioti – che, come ricordato, non com- prendono al loro interno personale medico-infermieristico – a esclusione di tirocinanti, per- sonale di sicurezza (presente solo a Boma Rescue) e dell’insegnante di acrobatica, che svolge attività di sport-terapia con i minori. Per quanto riguarda, invece, la scelta dei professionisti milanesi da intervistare è stato utilizzato un metodo di selezione non-campionario casuale cosiddetto a cascata: infatti, dopo aver contattato alcuni operatori conosciuti che risponde- vano ai criteri di ricerca, è stato loro chiesto di indicare persone di loro conoscenza che aves- sero le stesse caratteristiche richieste (ovvero essere operatori psico-sociali in NOA o SerT della Città Metropolitana di Milano).
Si è scelto di utilizzare uno strumento di raccolta semi-strutturato in profondità; infatti cia- scuna intervista contava 24 domande a risposta aperta, utili per impostare la discussione con
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gli operatori. Le domande poste servivano, dunque, da guida per gli intervistati, affinché fosse possibile articolare un discorso complesso, che lasciasse il giusto tempo e spazio ai pro- fessionisti per esprimere le loro opinioni, idee e credenze. La durata del colloquio è stata molto varia, fluttuando da un tempo inferiore ai 30 minuti fino a superare l’ora.
Prima di iniziare la somministrazione delle domande sono stati dati a ciascun operatore dei riferimenti generali sul lavoro di ricerca e sui suoi obiettivi principali, invitando gli operatori a porre qualsiasi tipo di quesito in merito prima, durante o dopo l’intervista. Inoltre, si è rac- colto – in forma orale – il consenso informato relativamente alla registrazione audio degli in- contri, che è stato fornito da tutti gli intervistati.
Per ciascuna registrazione è stato garantito l’anonimato, attribuendo un codice alfanumerico per ogni operatore: le prime lettere – N o M – indicano il luogo di lavoro, rispettivamente Nairobi o Milano, mentre i numeri – 1 o 2 – nel caso della Capitale keniota indicano i due di- versi Centri dell’ONG Napenda Kuishi, mentre a Milano rispettivamente servizi NOA o SerT; le lettere alfabetiche successive distinguono invece ciascun professionista all’interno del medesimo contesto di lavoro. Accanto a ogni codice – nel corso dell’esposizione dei risultati (Capitolo III.) – verrà riportata l’età dei professionisti, ma non il loro genere o mansione spe- cifica perché sia garantita la riservatezza della loro identità personale, visto che - special- mente a Nairobi – in ogni Centro sono impiegati un solo psicologo e un solo assistente socia- le, mentre gli operatori sociali sono, per ogni struttura, due donne e un uomo; fattispecie della struttura del servizio che li renderebbe individuabili se venissero dati questi riferimenti in sede di discussione dei risultati.
Una volta raccolte e registrate, le interviste sono state trascritte nella lingua di conduzione, ovvero inglese in Kenya e italiano in Italia. Tuttavia, nella fase illustrativa dei risultati anche quelle tenutesi in inglese verranno tradotte in lingua italiana, pertanto la scelta dei termini è discrezionale, per quanto – ovviamente – si scelga sempre la versione più fedele all’originale. È importante sottolineare in questa sede come l’attività di osservazione sia stata fondamen- tale per l’impostazione delle interviste. Difatti – grazie anche alla conoscenza sviluppata tramite questo strumento di indagine relativamente ai professionisti, al contesto e alla inte- razione tra i due elementi – è stato possibile perfezionare le domande da rivolgere agli ope- ratori, perché fossero idonee sia per raccogliere dati sia sui servizi kenioti che su quelli italia- ni. In questo senso, particolare attenzione è stata posta anche nella scelta dei termini da uti-
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lizzare e nell’ordine di presentazione delle domande, affinché fossero il più chiare e il meno invadenti possibile. Si è scelto, per questa ragione, di articolare l’intervista in quattro argo- menti principali: il primo relativo alla posizione lavorativa e alle mansioni svolte all’interno del servizio; la seconda – centrale – relativa alla motivazione e all’esperienza professionale; la terza riguardante informazioni di carattere personale e l’ultima conclusiva di ricapitolazio- ne degli aspetti principali discussi. La scelta di anteporre alla raccolta dei dati personali - rela- tivi per esempio al salario percepito o alle condizioni abitative – argomenti come la posizione lavorativa e motivazione è stata fatta per preservare questi dati nel caso gli intervistati si fossero rifiutati di rispondere e concludere il colloquio. Difatti, grazie al periodo di osserva- zione, alcune delle questioni trattate in questa parte di colloquio sono state individuate co- me particolarmente delicate e potenzialmente avvertite come molto personali o riservate, specialmente nel contesto keniota. Tuttavia nessuno degli operatori nei due contesti ha de- ciso di non rispondere o ha interrotto l’intervista, rispondendo a tutti i quesiti posti; questo grazie anche al contatto prolungato e profondo che si è avuto con i professionisti dei Centri di Boma Rescue e Kisumu Ndogo.
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