finanziario, spesso ci si concentra su un itinerario ragionevolmente
omogeneo dal punto di vista etico. Così, ogni banca etica si specializza in
un prevalente indirizzo di finanziamento dell’impegno etico-sociale (che
può essere, per esempio, il Terzo settore
152, oppure può trattarsi del
151 La prima banca al mondo a effettuare prestiti ai più poveri basandosi non già sulla solvibilità, bensì sulla fiducia, è stata la Grameen Bank, fondata nel 1976 da M. Yunus. Questi è stato l’ideatore e realizzatore del microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati a imprenditori troppo poveri per ottenere credito dal sistema bancario tradizionale. Yunus, per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il premio Nobel per la pace 2006. Il 12 luglio 2014, ha tenuto in Italia, presso la Camera dei deputati, una lectio magistralis sul social business. La Grameen Bank ha implementato la sua offerta, realizzando soluzioni diversificate per il finanziamento delle piccole imprese e offrendo oltre al microcredito, anche mutui per la casa nonché servizi di consulenza nella gestione dei capitali di rischio e, alla stregua di ogni altra banca, di gestione dei risparmi. Il successo della Grameen ha ispirato numerose altre iniziative del genere nei Paesi in via di sviluppo e anche in alcune economie avanzate, ove l’attuale crisi economica ha ampliato il bacino di utenti di tale finanziamento sociale. Sul microcredito si segnalano: L.
BECCHETTI, Il microcredito, il Mulino, Bologna, 2008; C. LAPI, Libertà religiosa ed economie
alternative. Spunti di ricerca, in AA.VV., Libertà di espressione e libertà religiosa in tempi di
crisi economica e di rischi per la sicurezza, cit.,
p.
245 ss.; nonché MECC - Microcredito per l’economia civile e di comunione, che è un soggetto di finanza etica per l’attività di microcredito, strutturato nella forma di società cooperativa e nato grazie alla collaborazione tra le più importanti reti dell’economia civile e solidale italiane ed europee. MECC opera secondo quanto previsto dagli artt. 1, 2 e 4 del D.M. 17 ottobre 2014, n. 176 “Disciplina del microcredito, in attuazione dell’articolo 111, comma 5, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385” (Testo Unico Bancario): da www.mecc- italia.eu.152 In proposito si segnala, emblematicamente, la pregevole esperienza condotta da “Terzo Valore” con “Banca Prossima”. «Banca Prossima è la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata esclusivamente al mondo Nonprofit laico e religioso. […] La rivoluzione di Terzo Valore nasce proprio dalla spinta di Banca Prossima per aumentare le risorse del Terzo Settore: mettendolo in rete e premiando i progetti più sostenibili con l’accesso a un credito mai pensato prima, quello dei Sostenitori, per la prima volta diventati “banchieri sociali”. […] “Banca Prossima ha come fine la creazione di valore sociale [...]. A tale scopo sosterrà con il credito le migliori iniziative Nonprofit per i servizi
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Rivista telematica (www.statoechiese.it), n. 34 del 2017 ISSN 1971- 8543
Welfare civile
153o di quello di Seconda generazione
154), che codifica nel
alla persona, la diffusione della cultura e dell’istruzione, la fruizione e la protezione dell’ambiente e dell’arte, l’accesso al credito e al lavoro” (Art. 4 dello Statuto di Banca Prossima). Banca Prossima vuole assicurare il massimo livello di servizio e una capacità nuova di far crescere le migliori iniziative, spesso penalizzate dai criteri convenzionali di valutazione bancaria: per questo si è dotata di uno strumento innovativo, un modello di rating che considera le peculiarità delle organizzazioni Nonprofit. È stato creato un Fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale al quale si versa ogni anno almeno la metà degli utili. Il Fondo ci consente di erogare credito ai progetti più belli ma più difficili. Sulle linee guida di utilizzo del Fondo è chiamato a esprimersi un Comitato di Solidarietà e Sviluppo formato da personalità appartenenti al mondo Nonprofit: autorevoli, rigorose, indipendenti»: da www.terzovalore.com/terzovalore/banca-prossima. Cfr. S. STANZANI, La dimensione etica e il problema della specificità del Terzo Settore, in Sociologia e politiche sociali, 2016/1, p. 161 ss., secondo cui le relazioni sociali vissute nel c.d. Terzo settore sembrano potenzialmente capaci di generare attitudini etiche.
153 Tale nuovo welfare che affianca il welfare-State dovrebbe concorrere a realizzare una società che, nell’essere più giusta, “non umilia i suoi membri distribuendo loro benefici anche generosi, ma negando al tempo stesso la loro autonomia. La via societaria al welfare postula che si pensi ai cittadini come ad agenti responsabili e pertanto che compito irrinunciabile di un welfare declinato in forme civili sia non solo assicurare la fornitura di beni e servizi, ma anche promuovere tutte quelle forme di azione collettiva che hanno effetti pubblici; postula cioè il superamento dell’errata concezione che identifica la sfera del pubblico con quella dello stato. È per questa ragione di fondo che il modello di welfare cui tendere - il welfare civile - abbisogna che la società civile si organizzi (e si acconci) per diventare un attore credibile nel disegno e nella erogazione dei vari istituti del benessere. Da qualche tempo la Fondazione Zancan va meritoriamente insistendo sulla necessità di transitare da un welfare redistributivo, quale è stato finora il nostro welfare state, a un welfare generativo. Quest’ultimo, attraverso la responsabilizzazione e la valorizzazione dei portatori di bisogni è in grado, per un verso, di rigenerare le risorse necessarie e, per l’altro verso, di superare il paternalismo assistenzialistico, tipico del tradizionale welfare state”: S. ZAMAGNI, L’evoluzione dell’idea di welfare: verso il welfare civile, Short Paper 2015/8, in www.aiccon.it, che segnala T. VECCHIATO, Verso un welfare generativo: da costo a investimento, in Prospettive Sociali e Sanitarie, 2013/3; FONDAZIONE ZANCAN, Rigenerare capacità e risorse. Rapporto 2013, il Mulino, Bologna, 2013. In argomento si segnala, da ultimo, il D.Lgs. 3 luglio 2017, n. 117, recante il “Codice del Terzo settore, a norma dell’articolo 1, comma 2, lettera b), della legge 6 giugno 2016, n. 106”.
154 Sulle plurime iniziative sintetizzate col nome di “Secondo welfare” si vedano: AA.
VV., Secondo rapporto sul secondo welfare in Italia. 2015, a cura di F. Maino, M. Ferrera,
Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, Torino, 2015; CARITAS ITALIANA, Dopo la crisi, costruire il welfare, Rapporto 2015 sulle politiche contro la povertà in Italia, presentato il 15 settembre 2015 a Roma, presso la sede di Caritas italiana; M.
CONCLAVE, Crescono le prospettive del secondo welfare, in www.nuovi-lavori.it, newsletter n.
164 del 9 dicembre 2015, secondo cui il SW si distingue «da altre categorie quali welfarecomunity, welfare mix, per un connotato di maggiore generalità (si riferisce a più ambiti previdenza, sanità, assistenza, formazione), di immediata e chiara correlazione con il normale concetto di primo welfare state, quello pubblico (interviene sui fabbisogni dove questo è più lacunoso), di confini dinamici del proprio “territorio” (sempre pronto ad allargarsi a realtà privatistiche in grado di dare risposte ai sempre mobili bisogni sociali),
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