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Nei capitoli precedenti è stata sviluppata un’analisi descrittiva dell’oggetto di studio, illustrando l’applicazione e l’evoluzione delle pratiche di enterprise risk management nell’ambito delle istituzioni finanziarie, attraverso l’esame delle carenze del risk

management e della risk governance evidenziate dalla crisi finanziaria e soffermandosi

poi sui principali contributi normativi che spingono verso l’implementazione di sistemi integrati di gestione del rischio all’interno degli enti creditizi.

La ricerca empirica di seguito presentata ha l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di una relazione tra l’adozione di buone pratiche di risk management e il livello di

performance e rischiosità delle banche, contribuendo quindi a capire se

l’implementazione dell’ERM possa portare ad effetti positivi da questo punto di vista; l’ipotesi principale su cui si basa l’analisi è che le banche caratterizzate da una funzione di risk management solida, integrata ed efficiente abbiano, a parità di altre condizioni, un livello di rischio più basso e una performance migliore di quelle che, invece, si limitano a gestire i rischi secondo un’ottica tradizionale. Si combinano quindi diversi temi tra loro interconnessi: l’ERM, la corporate governance, la performance e il rischio bancari.

Nel prosieguo del lavoro saranno indicate, in primo luogo, le basi teoriche ed empiriche della ricerca; successivamente saranno descritti il campione di riferimento, le variabili prese in esame e il modello di analisi seguito. Infine, si analizzeranno i risultati dell’analisi empirica.

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4.1.2 La letteratura di riferimento

In seguito alla recente crisi finanziaria, la dottrina aziendalistica ha mostrato un crescente interesse per il ruolo svolto dalla funzione di risk management delle banche; infatti, tra le principali criticità della governance bancaria emerse durante la crisi, si annoverano le carenze relative alla risk governance, intesa come controllo dei rischi da parte del board e del management e come presidio della configurazione dei sistemi di controllo interno per l’identificazione, misurazione e gestione del rischio340. Tuttavia,

se, da un lato, sono numerosi gli studi di tipo teorico/concettuale che trattano delle interrelazioni tra sistemi di risk management, corporate governance, esposizione ai rischi e performance degli istituti finanziari341, dall’altro lato gli studi empirici in materia sono pochi e indirizzati prevalentemente verso il settore bancario statunitense. Uno dei principali studi di riferimento dell’analisi svolta è quello di Ellul e Yerramilli del 2010342; in esso, gli autori si propongono, analizzando un campione di 74 grandi banche quotate statunitensi, durante il periodo 2000-2008, di verificare se la presenza di una funzione di risk management particolarmente autorevole ed indipendente abbia influito sul rischio e sulla performance degli intermediari. In particolare, la qualità del sistema di gestione del rischio viene misurata attraverso uno specifico indicatore costruito dagli autori, il risk management index (RMI), basato su sei variabili di risk

governance343; l’analisi evidenzia una relazione negativa tra tale indice e il rischio assunto dalla banca: gli intermediari in cui era presente, già da prima della crisi, una funzione di risk management più robusta e integrata (quindi con un RMI più elevato) hanno manifestato una minore tendenza ad acquisire rischi aggiuntivi, nonché una

340 P. Capuano, La crisi finanziaria internazionale: Il ruolo della funzione di risk management delle banche, 2013.

341 Si ricordano, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i seguenti contributi:

- J. Hinrics, Creating synergy by integrating enterprise risk management and governance, in

Journal of risk management in Financial Institutions, 2008;

- P. Mottura, Crisi bancarie: un problema di governance?, in Bancaria, 2008;

- P. Honohan, Risk Management and the Costs of the Banking Crisis, Institute for International Integration Studies, Trinity College Dublin and CEPR, Discussion Paper n. 263, 2008.

- R.C. Anderson, Risk Management & Corporate Governance. Consultant report for the OECD, 2009;

- G. Kirkpatrick, The Corporate Governance Lessons from the Financial Crisis, in Financial

Market Trends, OECD Journal, 2009.

342 Ellul A., Yerramilli V., Stronger Risk Controls, Lower Risk: Evidence from U.S. Bank Holding Companies, 2010.

343 In particolare, le variabili considerate sono attinenti la presenza o meno del Chief Risk Officer, l’importanza del suo ruolo all’interno dell’organizzazione (misurata attraverso la sua posizione nella struttura gerarchica e il suo livello di remunerazione) e la qualità del monitoraggio del rischio della banca da parte del board.

152 migliore performance operativa e una redditività annua più elevata proprio negli anni in cui si è manifestata la crisi finanziaria (2007-2008).

Anche Aebi, Sabato e Schmid (2012)344 concentrano la loro attenzione sulle caratteristiche della risk governance345 di due campioni di banche USA durante la crisi finanziaria (nel periodo da luglio 2007 a dicembre 2008); in particolare, essi dimostrano che le banche in cui il Chief Risk Officer riporta direttamente al consiglio di amministrazione hanno ottenuto una performance superiore rispetto a quelle in cui tale figura organizzativa risponde al Chief Executive Officer, evidenziando come tra questi due soggetti esista un conflitto di interesse, presumibilmente dovuto al fatto che il secondo potrebbe non considerare prioritaria la gestione del rischio, avendo infatti maggiore interesse ad espandere il volume dei ricavi, degli attivi e dei profitti per aumentare il proprio prestigio personale. L’analisi indica, inoltre, che la costituzione, all’interno del board, di un comitato preposto al monitoraggio e al controllo del rischio complessivo della banca (Comitato rischi), peraltro auspicata dalle best practice in materia di risk governance346, non ha migliorato le performance delle banche durante la crisi, mentre queste ultime sono state influenzate positivamente dalla frequenza degli incontri di tali comitati.

Numerosi studi si concentrano sulla relazione tra alcune caratteristiche dei componenti del consiglio di amministrazione, quali l’indipendenza e l’esperienza in ambito finanziario, e la performance ed il rischio della banca. Tra questi si ricorda lo studio del 2011 di Minton, Taillard e Williamson347, nel quale si rileva che le banche348 in cui la percentuale di membri indipendenti del consiglio di amministrazione è più elevata

344 Aebi V., Sabato G., Schmid M., Risk management, corporate governance, and bank performance in the financial crisis, 2012.

345 Le variabili considerate sono espressive della posizione organizzativa del CRO (in particolare se esso appartiene o meno al comitato esecutivo del consiglio di amministrazione), dell’esistenza o meno di un comitato preposto alla gestione dei rischi all’interno del board, della dimensione del consiglio di amministrazione, della percentuale di membri indipendenti al suo interno e del’esperienza dei suoi componenti nell’ambito delle istituzioni finanziarie; inoltre, per un campione più ristretto di banche, si sono rilevate anche variabili connesse al numero di incontri e di componenti del risk committee, all’indipendenza di tali componenti e alla circostanza che il CRO riporti direttamente al consiglio di amministrazione.

346 Si veda, ad esempio, lo studio di Mongiardino e Plath pubblicato nel 2010, Risk governance at large banks: Have any lessons been learned?, in cui gli autori auspicano la creazione da parte delle banche di

un Comitato rischi autorevole ed indipendente nonché l’istituzione della figura aziendale del Chief Risk

Officer.

347 Minton A.B., Taillard J.P.A., Williamson R., Do Indipendence and Financial Expertise of the Board Matter for Risk Taking and Performance?, 2011.

348 Lo studio analizza un campione di grandi banche statunitensi (quelle con totale attivo superiore al milione di dollari) nel periodo 2003-2008.

153 registrano anche un livello di rischio inferiore349; inoltre, si evidenzia che l’esperienza

dei componenti del board è negativamente correlata con la performance della banca mentre è positivamente correlata con il rischio della stessa (in contrasto rispetto alla visione dei regolatori internazionali, per i quali una maggiore esperienza finanziaria del

board dovrebbe ridurre il profilo di rischio dell’intermediario).

Capuano (2013) trae spunto dagli studi empirici sopracitati e sviluppa un’analisi finalizzata a valutare gli effetti della risk governance sulla performance e sul rischio delle banche durante la crisi finanziaria, concentrando però l’attenzione sul contesto dell’Unione Europea; l’indagine empirica condotta dall’autore contribuisce quindi alla letteratura esistente ma inserisce un aspetto di originalità derivante dal campione di riferimento350, essendo infatti la maggior parte delle analisi relative alla funzione di risk

management delle banche focalizzate sul contesto bancario statunitense. Le misure di risk governance che vengono prese in considerazione fanno riferimento alle unità

organizzative del Chief Risk Officer e del board, attraverso variabili che esprimono, da un lato, l’importanza attribuita al ruolo del CRO e, dall’altro, la qualità del monitoraggio del rischio complessivo della banca da parte del board attraverso il Comitato rischi351. Con riferimento all’influenza delle variabili di risk governance sul profilo di rischio complessivo dell’intermediario, l’analisi rileva che la sola presenza del

CRO all’interno dell’organizzazione non è sufficiente a ridurre il livello di rischiosità

della banca (anzi concorre ad aumentarlo), mentre il fatto che tale soggetto sia anche un membro esecutivo del board consente di mitigare la tendenza della banca ad acquisire rischi eccessivi. Sia la dimensione della remunerazione del CRO che il livello di esperienza professionale dei membri del Comitato rischi non sembrano essere utili per il contenimento del rischio aziendale, tendendo piuttosto ad aumentarlo; il grado di operosità di tale comitato consente invece di aumentare la stabilità della banca, riducendo il livello di rischio. Passando all’analisi degli effetti della funzione di risk

349 Lo stesso risultato è ottenuto anche da Pathan nel suo studio Strong board, CEO power and bank risk- taking, del 2009.

350 L’analisi di Capuano considera un campione composto dai 40 maggiori gruppi bancari europei in termini di totale attivo relativo all’esercizio 2010, con un periodo di riferimento che comprende gli esercizi finanziari dal 2005 al 2010.

351 Le variabili appartenenti alla prima categoria, in particolare, esprimono la presenza del CRO all’interno della banca ed il peso ad esso attribuito (valutando se esso è o meno un membro esecutivo del consiglio di amministrazione e misurando la dimensione della sua remunerazione rispetto a quella del

Chief Executive Officer e degli altri membri del board). La variabili appartenenti alla seconda categoria

mirano invece a verificare alcune caratteristiche del consiglio di amministrazione (come la percentuale di membri indipendenti che lo compongono) e del comitato interno al board, preposto al controllo del rischio complessivo della banca (quali il grado di operosità dello stesso o l’esperienza professionale dei suoi membri).

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management sulla performance aziendale, lo studio sembra indicare che la presenza del CRO sia in grado di migliorare la redditività delle banche (espressa in termini di return on equity), mentre esiste una relazione negativa tra la dimensione della remunerazione

del CRO e la performance. Anche il numero di incontri del Comitato rischi (misura del grado di operosità dello stesso) si riflette in modo negativo sulla performance delle banche del campione, in contrasto con lo studio di Aebi et al. (2012); si rileva invece una relazione positiva tra il grado di indipendenza del consiglio di amministrazione e la

performance della banca.

Lo studio empirico che si propone nel presente lavoro trae spunto da quelli precedentemente elencati, in particolar modo dall’analisi di Capuano, con l’obiettivo di valutare gli effetti delle medesime variabili di risk governance sulla performance e sul rischio dei gruppi bancari quotati italiani, per evidenziare eventuali analogie o differenze rispetto ai risultati descritti sopra.