Capitolo 4 Studio 1
5.1 Introduzione
Il presente studio ha come obiettivo quello di indagare la tematica della solitudine e analizzare alcune delle variabili che definiscono lo stato socio-emotivo prendendo in considerazione una specifica fascia d’età: l’adolescenza. Verranno messi a confronto quattro gruppi di soggetti: un gruppo di adolescenti con Disturbi Specifici di Apprendimento che aderiscono a uno specifico intervento di potenziamento in un Centro di Ricerca e Apprendimento; un gruppo di adolescenti con Bisogni Educativi Speciali che partecipa al medesimo intervento; un gruppo di adolescenti a sviluppo tipico; infine un gruppo di adolescenti con Disturbi Specifici di Apprendimento che non partecipano ad attività specifiche di potenziamento. Focalizzare l’attenzione sulle relazioni interpersonali e sulla solitudine in questa specifica fascia d’età risulta fondamentale; il gruppo dei pari si presenta, infatti, come un sostegno strumentale ed emotivo in grado di influenzare la costruzione della propria autostima, della propria reputazione e della propria visibilità sociale. La capacità di costruire e mantenere i legami di amicizia sembra presupporre una vasta gamma di risorse e abilità personali e richiede l’acquisizione di specifiche competenze sociali. D’altra parte consente di soddisfare il bisogno di appartenenza e di non sentirsi isolati, e di conseguenza, di pervenire ad una percezione di sé positiva sul piano sociale. In breve, soddisfacenti relazioni con i pari, in adolescenza, costituiscono un indicatore di benessere e adattamento sociale (Collins, Gleason, & Sesma, 1997; Gossens, 2006). Dalla letteratura emerge che gli adolescenti affetti da Disturbo Specifico di Apprendimento presentano notevoli difficoltà all’interno della sfera relazionale. Infatti, i pochi studi specifici sull’argomento sottolineano come questi ragazzi, tendano
a percepirsi più soli rispetto ai propri coetanei in quanto si sentono maggiormente rifiutati dal gruppo; inoltre a questo sarebbero correlate la percezione di una bassa autostima di sé e l’incapacità di costruire rapporti con i propri coetanei. Sobornie (1994) ha esaminato diverse dimensioni socio-emotive nel suo studio tra cui la solitudine, il concetto di sé, l’integrazione, la vittimizzazione e la partecipazione ad attività sociali in due gruppi di fanciulli: uno con Disturbi Specifici di Apprendimento, che aveva partecipato a programmi speciali di educazione (resource classrooms) e uno senza. I risultati hanno messo in evidenza come esistano delle sostanziali differenze socio-affettive tra i gruppi di soggetti con e senza Disturbi Specifici di Apprendimento. In particolare, per quanto riguarda la tematica della solitudine, i partecipanti con Disturbi Specifici di Apprendimento che frequentavano le resource classroom, hanno dichiarato di sentirsi più soli rispetto ai coetanei senza Disturbi Specifici di Apprendimento frequentanti classi regolari. Essi hanno riportato di sentirsi meno integrati nella scuola, di essere maggiormente vittimizzati e di partecipare a meno attività rispetto ai propri coetanei senza DSA.
Successivamente a questo studio, Valas (1999) ha preso in considerazione la solitudine in adolescenti con Disturbi Specifici di Apprendimento nell’ambito di una più ampia ricerca sulla regolazione emotiva. Partendo dal presupposto che un soggetto con disturbi specifici di apprendimento affronti con più difficoltà le sfide in ambito scolastico e che gli adolescenti diventino maggiormente consapevoli delle differenze individuali (Renick & Harter, 1989), l’autore ha ipotizzato che gli adolescenti con Disturbi Specifici di Apprendimento siano meno accettati dai coetanei, siano più solitari e sviluppino un concetto di sé più basso. Si è posto dunque come obiettivo di indagare la condizione di benessere psicologico anche attraverso lo studio della solitudine in adolescenti con Disturbi Specifici di Apprendimento. I risultati ottenuti hanno messo in luce come gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento siano risultati essere meno accettati dai coetanei, abbiano riportato più alti livelli di solitudine e una più bassa autostima sia rispetto ai ragazzi senza Disturbi Specifici di Apprendimento sia rispetto ai loro compagni con
generiche difficoltà scolastiche. Questi risultati sono stati confermati anche dallo studio di Tur-Kaspa (2002), il quale, prendendo in considerazione diversi aspetti dell’esperienza socio-emotiva, ha indagato la solitudine in adolescenti con e senza DSA di nuovo all’interno del contesto scolastico israeliano.
Di nuovo nel contesto israeliano, più recentemente Lackaye e Margalit (2008) si sono posti due obiettivi: innanzitutto esaminare le differenze tra studenti con e senza Disturbi Specifici di Apprendimento rispetto a varie dimensioni, tra cui, oltre alle credenze riguardo alle proprie capacità, i risultati accademici, le aspettative per il futuro, anche il sentimento di solitudine; in secondo luogo, indagare la solitudine dei ragazzi con Disturbi Specifici di Apprendimento in prospettiva evolutiva. Prendendo in esame i risultati relativi alla solitudine, lo studio ha confermato quanto già individuato dalla maggior parte delle ricerche: gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento provavano più alti livelli di solitudine rispetto al gruppo dei coetanei senza Disturbi Specifici di Apprendimento. Tuttavia, tale differenza era significativa soltanto per i ragazzi del primo anno della scuola media e non negli anni successivi. Gli autori hanno interpretato questo dato ipotizzando che la differenza significativa al primo anno di scuola media potesse essere imputabile al passaggio da un ambiente più protettivo, quale quello della scuola primaria, ad uno meno protettivo e più saliente rispetto al confronto sociale quale quello della scuola media. Nel successivo passaggio alla scuola superiore le differenze tra ragazzi con Disturbi Specifici di Apprendimento e senza tenderebbero a smorzarsi. Nel tempo rimanevano invariati i dati relativi alla percezione delle proprie capacità e alle aspettative per il futuro, che continuavano a rimanere inferiori rispetto a quelle dei compagni senza Disturbi Specifici di Apprendimento.
Nel contesto italiano lo studio di Majorano, Corsano, Morelli e Tagliazucchi (2016), utilizzando uno strumento di valutazione multidimensionale della solitudine (LACA, Marcoen, Goossens, &
Caes, 1987), e confrontando e adolescenti con DSA e a sviluppo tipico, hanno rilevato, nei primi, più alti livelli di sentimento di solitudine verso i pari, una maggiore propensione allo stare soli e una
bassa qualità relazionale. Proseguendo su questa linea di ricerca, Majorano, Brondino, Morelli e Maes (2017) hanno confermato la condizione di maggiore solitudine e difficoltà nelle relazioni sociali nei ragazzi con DSA, pur evidenziando il ruolo moderatore che una buona relazione con gli insegnanti può avere sulle variabili considerate.
Tuttavia in questo studio non era stata considerata la variabile trattamento. Si ritiene, invece, anche alla luce degli studi effettuati nel contesto italiano che essa possa essa possa svolgere avere un significato.
A partire da tali premesse si ritiene opportuno indagare ulteriormente queste tematiche all’interno del contesto italiano.