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Iscrizioni con datazione incerta

2.a)

Lapide riportante un decreto in dialetto genovese.

Nonostante la sua completezza la trascrizione di Zolotas (301, 19 e tav. 6 n. 19) contiene molte lacune dovute alle difficoltà di lettura; Hasluck (148-149, 8) la descrisse “coarse greyish marble block much worn 1.45 x 0.83 m., letters 0.06”.

Figura 24. Disegno da Hasluck 1909-1910, 148 fig. 6 (n. 8).

Nell’esposizione temporanea a Palazzo Giustiniani una foto mostrava l’epigrafe (a detta del sorvegliante attualmente ‘in repair’) nel cortile del museo e non più presso la ‘torre J’ dove la videro sia Zolotas sia Hasluck.

Appare impossibile effettuare una lettura attraverso la foto, e si riporta pertanto la trascrizione di Hasluck, nonostante alcun dubbi (ad esempio la data non compare nel suo disegno né in Zolotas, ma viene inserita nella trascrizione):

+ Sea manifesto a caura p(er)sona sicome e | decretao che arcuna p(er)sona de che | naiglio grande o veli (sic) prepposa ni osa | bu(t)a ni far buta dentro delo porto arcuna | sporc]ita e d(e)saora n’izeto sot[ame]n(d)a(?) de p(er)p(eri) | … CC [i]n arbitrio d(e) Meser [il Pod]esta e | dai g]ouernani asignai alo r[e]pairo [de]lo | dett]o po[r]to. MCCCC° (?) Georgius Panormius [no]tarius curie Chii scripsit.

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Figura 25. Foto esposta alla mostra ‘ΜΝΗΜΕΙΑ ΤΗΣ

ΓΕΝΟΥΚΡΑΤΙΑΣ ΣΤΗ ΧΙΟ (1346-1566) / Monuments of the Genoese Period on Chios (1346-1566)’ a Palazzo Giustiniani.

Nella foto si nota inoltre, nell’angolo inferiore sinistro, parte di un’iscrizione: TRANSIES[ - - -

Figura 26. Particolare della foto esposta esposta alla

mostra ‘ΜΝΗΜΕΙΑ ΤΗΣ ΓΕΝΟΥΚΡΑΤΙΑΣ ΣΤΗ ΧΙΟ (1346-1566) / Monuments of the Genoese Period on Chios (1346-1566)’ a Palazzo Giustiniani

Anche questa non era visibile e poiché non viene menzionata da altri autori, non è possibile fornire informazioni al di là della sua stessa esistenza.

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2.b)

Frammento di sarcofago con lo stemma dei Giustiniani che permette una datazione posteriore al 1413.

Hasluck (164, 36) lo vide nel giardino di M. Harémis, misurandolo 1.08 x 0.56 m; le foto in Pistarino 1992 (tav. XXVII, XXIX) e Toso 2004 lo ritrassero in museo, ma non risulta presente.

Figura 27. Foto da Toso 2004, 116.

Trascrizione da foto: + Egr[ dus I(?) [ Nico [ pn͞t [ b͞͞ti a[ MCCCC et laud[

È impossibile stabilire se alla quarta e quinta riga si tratti di sigle (e se siano complete) o di abbreviazioni all’interno di parole delle quali manca l’inizio e/o la fine.

Zolotas (297, 45 e tav. 9 n. 45) trascriveva: + Egre[gius Domi-] nus + I[ustinianus] Nicol[aus – inus ? - - - - - - MCCCC - - -

99 Hasluck: + Eg[regius et reveren –(?) dus . . . Nicol[aus . . . p(are)nt(?) . . . . MCCCC et laud . . .

Forse a causa della collocazione Hasluck raffigurò l’ultima riga parzialmente tagliata nella parte inferiore ed ipotizzò che la data continuasse in una seconda riga.

Io non escluderei la possibilità che dal lato opposto vi fosse un altro stemma e la data continuasse dopo questo, in maniera speculare al frammento a noi pervenuto.

2.c)

Tre frammenti di marmo di una stessa iscrizione riguardante Lanfranco e Raffaele Paterio. Zolotas (290, 10-12) ne annotò le misure: larghezza 0.017; lunghezza di 0.29 per il n. 10 e di 0.26 per i nn. 11 e 12. Pur disegnando tutti e tre i frammenti egli trascrisse solo i nn. 10 e 11: rarae .. pat. / erii MCCCC

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Hasluck (164, 37) dopo averli visti in museo corresse in questo modo: (12) L]anf(r)ancus [et] (10) Rafael Pat (11) erii MCCCC …

La data è incompleta, ma quasi sicuramente l’epigrafe è del XV secolo, quando vissero i personaggi ricordati: Lanfranco compare nel decreto sulle delibere relative all’amministrazione dell’isola del 1417, mentre entrambi, insieme ad altri fratelli, sono menzionati tra i Maonesi nell’atto di locazione di Focea Nuova nel 1427690.

Similmente all’epigrafe 1.e del 1440 le F sono scritte come R.

2.d)

Iscrizione elegiaca commemorante tre membri della famiglia Campi-Giustiniani.

Le uniche notizie provengono da Hasluck (159, 28) che la studiò nel giardino dell’arcivescovado latino. Si trattava di grandi frammenti di un monumento sepolcrale in marmo bianco che misurava intero 1.95 x 0.94 m, ma mancavano l’angolo sinistro inferiore del rilievo con tre mezze figure femminili e il corrispondente angolo superiore dell’iscrizione. Sotto le figure vi era un pannello alto 0.70 m nel quale era posta l’iscrizione elegiaca (lettere alte 0.025 m.) e sotto questa lo stemma dei Giustiniani.

Trascrizione di Hasluck:

… peregit … q(ue) qui(n)q(ue) [omnes abripuere ?] dies G]racia Garor(um) cl[ara ? de sangu]i(n)e creta Iustinia(n)o oli(m) ju(n)cta [Ma]ria viro.

Domi(ni)ci antistes Divi ven(e)randa soror(um) Co(n)dit hoc tum(u)lo la(n)guida me(m)bra brevi: Qui sibi p(er) cu(n)ctos sociisq(ue) sororib(us) annos His certa titulis lege dicatus erit.

Iustinia(n)e, tua, Antoni, e(st) pia cura, Iohannes Marmor(e) quod tegimur hoc, Catocina, tua.

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ROVERE 1979, 312-317, 340-348 docc. 95, 109. Da HASLUCK 1909-1910, 164: “the persons referred to flourished 1416-1436 and 1416-61 respectively.”

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Figura 29. Foto da Hasluck 1909-1910, tav. X n. 28.

Hasluck propose una datazione intorno al 1475 ed un’attribuzione a Giovanni Antonio Giustiniani, lo stesso della cappella e del tabernacolo (1.g; 1.j): egli infatti sposò in seconde nozze Catochina, figlia di Valeriano Longo, ed ebbe una sorella di nome Mariola691.

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La prima moglie fu Teodora figlia di Francesco Forneto; Mariola sposò, senza aver figli, Ottaviano Forneto figlio di Raffaele, vedi RHODOKANAKES 1900, 759.

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2.e)

Lastra di marmo vista da Hasluck (154, 15) nel portico della moschea della cittadella (Eski Djami692) con misure 0.09 x 0.45 m. Egli è l’unico che ne dà notizia e trascrizione:

Figura 30. Da Hasluck 1909-1910, 154.

La S finale di –etus è in realtà scritta come un 3 in numeri arabi (o forse come la zeta greca). La famiglia del Carretto è effettivamente una casata nobile che si affermò fin dal XII secolo in area ligure-piemontese e non risulta pertanto strano che alcuni esponenti fossero emigrati e stabiliti a Chio693.

2.f)

Fronte di sarcofago con iscrizione in tabula ansata.

Zolotas (295, 3 e tav. 1 n. 3) e Hasluck (162-163, 34) lo videro incorporato nella casa di Patronas nella via chiamata Ατσική. Dalla foto di Pistarino risulta al museo, ma anche in questo caso non è stata possibile un’osservazione diretta.

Figura 31. Foto da Pistarino 1992, tav. XXVI.

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La moschea è stata ricostruita dopo il 1881, ma in origine si trattava della chiesa di San Giorgio, BOURAS 1988, 42.

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Vedi ad esempio ARGENTI 1958, III, 587-588, 613, 651-652, 748-750 nn. 114, 145, 209, 267 e ROCCATAGLIATA 1982, 41-43 n. 30. Sulla famiglia vedi SCORZA 1924, 58.

103 Trascrizione da foto694:

D(eo) O(ptimo) M(aximo)

Summa corporis et ingenii | dexteritate virtute et sua precessor(um)q(ue) | suor(um) nobilitate ditato Ioanni Apleceio | Borgonierie d(omi)no cohortis peditum | militu(m) p(re)fecto p(re)mature extremo vite suae | die fu(n)cto Antonius Escalinus Aseimarious | Gardie baro bine meritus vice regias in | exercit(u?) maritimo et terrestri gerens.

Sono presenti alcuni errori: vite invece che vitae, diefuncto al posto del più corretto defuncto e bine anzichè bene.

Hasluck non trovò menzione di “Joannes a Pleceio (Duplessi?)”. A proposito di Antoine Escalin des Aimars, barone di La Garde, capitano della flotta francese sotto Francesco I e poi Enrico II, riportò invece che svernò a Chio tra il 1552-1553 nell’ambito delle operazioni dell’alleanza franco-turca in chiave anti-asburgica.

È questa notizia che ci permette di dare una datazione di massima dell’iscrizione intorno alla seconda metà del XVI secolo.

2.g)

Frammento di marmo bianco menzionato solo da Zolotas (298, 48) che ne annotò la provenienza (cimitero dell’antica chiesa dei Santi Apostoli nella zona chiamata Ἐπάνω Καπέλλᾳ) e l’incisione chiara e leggibile delle lettere.

Figura 32. Disegno da Zolotas 1908, tav. 9 n. 48.

Trascrizione di Zolotas: CXM dies prima Mai

La sigla iniziale presenta difficoltà di scioglimento. Qualora si trattasse di una data la M finale non avrebbe senso, forse frutto di un errore del lapicida o della trascrizione. Altra ipotesi è che possa essere Cx(ristu)m.

Da segnalare inoltre la ξ greca maiuscola (Ξ) al posto della S in dies.

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