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Allʼepoca del primo viaggio di Schliemann in Grecia le Isole Ionie erano da poco parte integrante della giovane nazione ellenica, dopo la loro cessione da parte del governo britannico nel 1864. La notizia della riunificazione aveva dato allʼarcipelago un nuovo momento di celebrità, facendovi accorrere numerosi altri viaggiatori e studiosi114. Ma anche tra molti degli appassionati e degli accademici che non si erano

avventurati personalmente in territorio ellenico la topografia e le antichità delle isole furono ben note e oggetto di acceso dibattito dopo la popolarità delle riflessioni su Omero del filellenico William Edward Gladstone, nominato High Commissioner per le Isole Ionie nel 1858, e soprattutto dopo la pubblicazione dellʼarticolo di Rudolf Hercher, Homer und das Ithaka der Wirklichkeit, apparso nel 1866. Alla difesa dellʼautenticità di Omero e dellʼattendibilità storica dei poemi perpretata da Gladstone, con cui non a caso Schliemann era in ottimi rapporti, facevano indirettamente eco le argomentazioni di Hercher, che si scagliava contro le “allucinazioni antiquarie” di Gell e lo scarso senso critico dei suoi successori che, come il connazionale Friederich Thiersch, con il Poeta “mehr im Herzen als im Kopfe” ne avevano sostanzialmente seguito le tracce sullʼonda di un poco scientifico sentimentalismo, individuando corrispondenze inesistenti tra i versi dellʼOdissea ed il paesaggio itacese115.

La stessa esigenza di scientificità manifestata da Hercher, produceva su un più ampio orizzonte positivista la scissione del filone dei resoconti di viaggio, che pure proseguì con i suoi cliché e immagini stereotipate, dalla letteratura specialistica, che per le Isole Ionie si incanalò in due linee: il trattato storico-geografico-archeologico e

114 Così ad esempio T.D. Ansted, nella prefazione al proprio resoconto sulle isole: “When it became

probable that the islands forming the Septinsular Republic of Ionia after having remained under the protection of the British Crown since the Peace of 1815, were likely soon to become a part of Greece, I felt that it would be interesting, in every way, to visit them before so great a change should take place”, Ansted 1863, iii.

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quello per così dire ʻomericoʼ, che in qualche misura teneva insieme filologia e archeologia.

Abbiamo già avuto modo di insistere sullʼimportanza rivestita dallʼindagine scientifica del paesaggio greco, che nel caso delle Isole Ionie trovava ulteriori stimoli non solo nei nessi con la filologia omerica, ma anche, per quanto concerne le scienze naturali, nella peculiare caratterizzazione geologica (unʼarea dalla forte sismicità, interessata da numerosi fenomeni carsici) e nella varietà di specie animali e vegetali presenti116. Nella seconda metà del Settecento vedono così la luce i trattati di Othon Riemann su ciascuna isola (1879-1880), di Eustathios Libieratos e di Georg Biedermann su Cefalonia (nel 1880 e nel 1887, rispettivamente), di Bernhard Schmidt sulla topografia di Corcira (1890), di Eugen Oberhummer su Acarnania e Leucade (1887), lʼisola che sia politicamente sia geograficamente (visto il reiterato insabbiamento e successivo ripristino del dioryktos attribuito da Strabone ai colonizzatori corinzi) fu alternativamente legata o separata dal continente117. Riemann, che si occupa essenzialmente di resti archeologici, non manca di sottolineare che, se Corfù presenta qualche antichità di rilievo, frutto di scavi relativamente recenti, le altre isole non offrono che qualche rimasuglio di muro, alcune tombe, porzioni di cinte fortificate e le rare iscrizioni rimaste dopo le spoliazioni di Veneziani e Inglesi118. Tali antichità costituiscono tuttavia uno strumento utile per la ricostruzione della topografia antica, attività cui si dedica infatti Schmidt, nel tentativo di far corrispondere la descrizione tucididea delle vicende corciresi con la topografia dellʼisola. Di impronta marcatamente geografica sono le monografie di Joseph Partsch (1887-1891), la cui accuratezza e precisione le

116 Le Isole Ionie insistono sul punto di incontro tra le placche tettoniche di Eurasia, Africa e del Mar

Egeo, i cui movimenti determinano i meccanismi focali responsabili dei numerosi terremoti della regione.

117 Sia per Riemann che per Biedermann e Schmidt il trattato fu il risultato di un soggiorno nelle Isole

Ionie (rispettivamente nel 1876, nel 1886 e nel 1878); Biedermann dice esplicitamente di aver scelto di costruire “ein selbständiges Urteil”, evitando il semplice resoconto di viaggio. Anche Oberhummer visitò le regioni oggetto del proprio studio, ma a lavoro già avviato. Per il cosiddetto dioryktos vd. Strabo 1. 3. 18; 10. 2. 8.

118 Riemann 1879a, 1: “Ces restes antiques sont en général peu considerable; si Corfou possède des

antiquités importantes, mais déjà plusieurs fois décrites, dans les autres îles Ioniennes on ne rencontre guère que des débris de murs, des tombeaux, et surtout des restes dʼenceintes fortifiées, appartenant en général au système de contruction connu sous le nom de cyclopéen ou de pélasgique, et marquant lʼemplacement de villes anciennes. Les incriptions, les monuments figurés sont rares et presque toujours insignifiants. Tout ce qui avait quelque valeur et qui pouvait être déplacé a dû être emporté par les Vénitiens ou par les Anglais”.

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rende tuttora valide per molti aspetti. Lʼopera di Partsch costituirà la base di partenza per le voci di Ludwig Bürchner nella Realenzyklopedie (1916-1922) e per il lavoro di Ernst Kirsten (1956) sulla geografia antropica delle isole, sulla linea di quella Landeskunde già impostata scientificamente dallo stesso Partsch.

Al di là di questi sviluppi, nel XX secolo non vi saranno altri tentativi per una ricostruzione della storia antica delle Isole Ionie (per quanto analizzate singolarmente e per semplice giustapposizione di sezioni distinte, dedicate a geografia, archeologia e raccolta delle fonti); le isole come entità geografica, persa ormai la loro identità di arcipelago con la riunificazione alla Grecia, non rappresenteranno più il punto di partenza o il centro focale per degli studi storici almeno fino ad anni molto recenti.

Rimane invece saldissima lʼ ‘identità ʻomericaʼ delle isole, forte di unʼassociazione, quella con Omero, cui le polemiche suscitate dalla cosiddetta ‘Ithaka Frage’ avevano dato nuovo vigore: tale connessione rappresenterà dunque il volano per le indagini archeologiche e per i principali studi della prima metà del Novecento e in molti casi fino ai nostri giorni.