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Quovis Vexel

1. Ispirazione naturale

Nelle fasi iniziali della nascita di un nuo- vo prodotto, in particolare nella fase di concept, il designer vede posto il suo ruolo in maniera centrale rispetto al progetto, in quanto è richiesta la visualizzazione formale di quella che fino a quel momento è stata soltanto un’idea, una visione scaturita da un’insieme di fattori contingenti, magari dopo un lungo periodo di brainstorming tra entità professionali completamente diverse tra loro e molto spesso estranee al mondo della progettazione nel suo significato più pratico.

A questo punto, il designer ha il compito di conciliare opinioni, ricerche, pensieri, suggerimenti, e tutti quegli elementi eviden- ziati come fondamentali per la riuscita del progetto finale, e unirli con la sua personale visione del mondo che lo circonda.

E’ un lavoro nel quale l’esperienza per- sonale e il bagaglio di conoscenze che ogni progettista è riuscito ad accumulare nel corso degli anni fanno la differenza e riescono a concretizzare l’idea e congelarla in una forma che sia coerente e innovativa. L’ispirazione è la parola che viene utiliz- zata per definire questo insieme di fattori in maniera semplice e diretta, e l’oggetto dell’ispirazione può essere qualsiasi: è assolutamente fisiologico al processo creativo in atto nella fase concettuale di un progetto, riferirsi ad ambiti completa- mente estranei a quello in cui ci si trova ad operare.

E’ usuale quindi, nel progettare un’automo- bile, chiamare in causa il mondo dell’orol- ogeria di precisione, con la sua attenzione per i dettagli minimi e l’intricato lavoro dei meccanismi, oppure isolare certi elementi

tipici dei veicoli militari, in particolar fascinante mondo dell’aeronautica e superfici esterne lisce e gli abitacoli cen attorno al pilota, o ancora lasciarsi influe zare dal mondo della narrativa a fumetti, utilizzando gli scenari futuristici disegnati su carta come la base sulla quale costruire la rappresentazione visiva dell’idea.

Tuttavia il migliore, e il più abusato, rifer- imento che ogni progettista può e deve prendere in considerazione è e sarà sem- pre la natura.

Il mondo naturale è il luogo nel quale ogni “progetto” viene costantemente modificato per adattarsi al suo ambiente, ed è cost- retto a farlo, se vuole sopravvivere il più a lungo possibile, e convivere insieme agli altri “progetti”.

In natura, il concetto di estetica fine a se stessa non esiste: l’estetica è un concetto inventato dall’uomo per definire gli aspetti percepibili di un oggetto o di un’entità, riducendolo ai minimi termini potremmo definire l’estetica come un giudizio dell’uo- mo.

La natura al contrario, si basa esclusiva- mente su ciò che funziona per ogni singolo progetto, su ciò che permette a quel particolare progetto di utilizzare il minimo energetico, materico e spaziale possibile, e riuscire a vincere la resistenza dettata dall’insieme dei fattori ambientali che lo circondano.

In poche parole, la natura applica u tante e infinito lavoro di miglioria progetti, per permettere loro d senza mai raggiungerla, all male e funzionale, ria ottimizza costante

La prova ch lavoro i

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noi, sebbene ne siamo ormai assuefatti. Basta infatti guardare fuori dalla finestra, e vedere come un albero si sia ramificato in una particolare direzione e ad un par- ticolare angolo, in modo da poter soste- nere il suo peso, il peso dei suoi frutti e di contrastare allo stesso tempo la forza del vento che cerca costantemente di piegarlo. Possiamo notare come per rompere il gus- cio di un uovo, dobbiamo esercitare una forza concentrata in un punto, sebbene si tratti di una struttura con uno spessore di una piccola frazione di un millimetro: nell’uovo il materiale è stato ridotto al minimo, ma la sua rigidità viene proprio dal modo in cui questo materiale viene dis- tribuito.

L’esempio più vicino a noi è sicuramente quello della struttura ossea, che cresce, si sviluppa e si modifica in maniera differente a seconda degli sforzi che l’individuo com- pie, e anche in questo caso, il materiale osseo tende al minimo possibile per non appesantire lo scheletro.

La dimostrazione di questo processo di continua modifica può essere trovata nelle ossa degli astronauti che hanno passato un periodo piuttosto prolungato a gravità vicina allo zero: essendo il loro scheletro sottoposto ad uno sforzo tendente allo zero, la loro struttura ossea si indebolisce, in quanto il loro fisico non ritiene necessaria ed ottimale la quantità di materiale osseo presente a gravità normale.

Il lavoro costante della natura possiede sicuramente una forte caratterizzazione estetica, ma è l’uomo stesso a conferirglie- la e ad identificarla come “bella” o “piace- vole”, semplicemente perchè si tratta della migliore forma possibile per l’applicazione specifica.

Tornando al problema iniziale, ovvero quello di un designer, che in fase concet- tuale deve dare una forma ad un’idea, la lezione della natura è sicuramente il modo migliore per affrontare in maniera completa la progettazione di un prodotto, in maniera particolare per la progettazione di un’auto-

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mobile, che in sostanza risulta essere una struttura in movimento, soggetta quindi a forze ambientali che incidono molto sulla sua rappresentazione formale.

Sebbene il designer possa osservare il pro- dotto della natura, analizzarne le caratter- istiche che hanno portato alla sua evolu- zione, e ispirarsi alla sua esemplificazione formale, è molto più complesso utilizzare lo stesso metodo che la natura utilizza per giungere alle sue stesse conclusioni.

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