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L ISTA E NJOHJEVE

Còssovo* 1999-2019: la lunga transizione dei Balcani occidental

L ISTA E NJOHJEVE

hwww.mfa-ks.net/politika/484/lista-e-njohjeve/484

[Dati aggiornati al Marzo 2020, ndr]

Nr. Country Date of Recognition

1. Republic of Costa Rica 17 February 2008

2. United States of America 18 February 2008

3. French Republic 18 February 2008

4. Republic of Albania 18 February 2008

5. Republic of Turkey 18 February 2008

6. United Kingdom 18 February 2008

7. Islamic Republic of Afghanistan 18 February 2008

8. Commonwealth of Australia 19 February 2008

9. Republic of Senegal 19 February 2008

10. Federal Republic of Germany 20 February 2008

11. Republic of Latvia 20 February 2008

12. Kingdom of Denmark 21 February 2008

13. Republic of Estonia 21 February 2008

14. Italian Republic 21 February 2008

15. Grand Duchy of Luxembourg 21 February 2008

16. Republic of Peru 22 February 2008

17. Kingdom of Belgium 24 February 2008

18. Republic of Poland 26 February 2008

19. Swiss Confederation 27 February 2008

20. Republic of Austria 28 February 2008

21. Republic of Ireland 29 February 2008

22. Kingdom of Sweden 4 March 2008

23. Kingdom of the Netherlands 4 March 2008

24. Icelandic Republic 5 March 2008

25. Republic of Slovenia 5 March 2008

26. Republic of Finland 7 March 2008

27. Japan 18 March 2008

28. Canada 18 March 2008

29. Principality of Monaco 19 March 2008

30. Republic of Hungary 19 March 2008

31. Republic of Croatia 19 March 2008

32. Republic of Bulgaria 20 March 2008

33. Principality of Liechtenstein 25 March 2008

34. Republic of Korea 28 March 2008

35. Kingdom of Norway 28 March 2008

36. Marshall Islands 17 April 2008

37. Burkina Faso 23 April 2008

38. Republic of Nauru 23 April 2008

39. Republic of Lithuania 6 May 2008

Nr. Country Date of Recognition

41. Czech Republic 21 May 2008

42. Republic of Liberia 30 May 2008

43. Republic of Sierra Leone 11 June 2008

44. Republic of Colombia 4 August 2008

45. Belize 7 August 2008

46. Republic of Malta 22 August 2008

47. Independent State of Samoa 15 September 2008

48. Portuguese Republic 7 October 2008

49. Montenegro 9 October 2008

50. Republic of North Macedonia 9 October 2008

51. United Arab Emirates 14 October 2008

52. Malaysia 30 October 2008

53. Federated States of Micronesia 5 December 2008

54. Republic of Panama 16 January 2009

55. Republic of Maldives 19 February 2009

56. Republic of Palau 6 March 2009

57. Republic of Gambia 7 April 2009

58. Kingdom of Saudi Arabia 20 April 2009

59. Union of the Comoros 14 May 2009

60. Kingdom of Bahrain 19 May 2009

61. Hashemite Kingdom of Jordan 17 July 2009

62. Dominican Republic 10 July 2009

63. New Zealand 9 November 2009

64. Republic of Malawi 14 December 2009

65. Islamic Republic of Mauritania 14 September 2010

66. Kingdom of Swaziland 12 April 2010

67. Republic of Vanuatu 28 April 2010

68. Republic of Djibouti 8 May 2010

69. Federal Republic of Somalia 19 May 2010

70. Republic of Honduras 3 September 2010

71. Republic of Kiribati 29 October 2010

72. Tuvalu 18 November 2010

73. State of Qatar 7 January 2011

74. Republic of Guinea-Bissau 10 January 2011

75. Sultanate of Oman 4 February 2011

76. Principality of Andorra 8 June 2011

77. Central African Republic 22 July 2011

78. Republic of Guinea 12 August 2011

79. Republic of Niger 15 August 2011

80. Republic of Benin 18 August 2011

81. Saint Lucia 19 August 2011

82. Gabonese Republic 15 September 2011

83. Republic of Côte d’Ivoire 16 September 2011

84. State of Kuwait 11 October 2011

85. Republic of Ghana 23 January 2012

86. Republic of Haiti 10 February 2012

Nr. Country Date of Recognition

88. Brunei Darussalam 25 April 2012

89. Republic of Chad 1 June 2012

90. Democratic Republic of Timor-Leste 20 September 2012

91. Independent State of Papua New Guinea 3 October 2012

92. Republic of Burundi 16 October 2012

93. Republic of Fiji 19 November 2012

94. Federation of Saint Christopher and Nevis 28 October 2012

95. Commonwealth of Dominica 11 December 2012

96. Islamic Republic of Pakistan 25 December 2012

97. Co-operative Republic of Guyana 16 March 2013

98. United Republic of Tanzania 29 May 2013

99. Republic of Yemen 11 June 2013

100. Arab Republic of Egypt 26 June 2013

101. Republic of El Salvador 29 June 2013

102. Kingdom of Thailand 24 September 2013

103. Grenada 25 September 2013

104. State of Libya 25 September 2013

105. Kingdom of Tonga 15 May 2014

106. Kingdom of Lesotho 11 February 2014

107. Togolese Republic 2 July 2014

108. Solomon Islands 5 August 2014

109. Cook Islands 18 May 2015

110. Antigua and Barbuda 19 May 2015

111. Niue (°) 23 June 2015

112. Republic of Suriname 8 July 2016

113. Republic of Singapore 1 December 2016

114. People’s Republic of Bangladesh 27 February 2017

115. Republic of Madagascar 24 November 2017

116. Barbados 15 February 2018

(°): Stato autonomo in libera associazione con la Nuova Zelanda [ndr].

novembre 2019. L’azione del comando italiano è stata improntata all’imparzialità, alla pro- pensione alla cooperazione ed al dialogo, ma anche alla fermezza e determinazione quando necessario. Nonostante il miglioramento generale delle condizioni di sicurezza nel Paese, il Còssovo rimane un crocevia dei nuovi scenari di crisi che oggi minacciano la Comunità internazionale, come evidenziato dall’emergere del radicalismo giadista e dai flussi migratori che hanno investito la Penisola balcanica3. Proprio il Còssovo ha avviato un progetto di

riabilitazione unico, nel panorama europeo, per famiglie rimpatriate dell’ISIS, coinvolgendo psichiatri, psicoterapeuti familiari, imam e predicatrici donne. Mensur Hoti, direttore del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Còssovo, ha spiegato che «I bambini sono la mo- tivazione più importante per proseguire il programma di riabilitazione. I bambini non sono colpevoli né di esser andati in Siria né di esserci nati e, se venissero lasciati in Siria, tra dieci anni avremmo un altro ISIS»4. La scelta della Repubblica del Còssovo nella gestione di que-

sta sfida è un caso esemplare rispetto alla titubanza di altri Paesi europei incerti su come affrontare il ritorno degli ex combattenti e i minori.

La KFOR fonda la sua legittimità sui compiti assegnati dalla Ris. 1244 e sul Military Te-

chnical Agreementsiglato con la Serbia (9 giugno 1999). I compiti essenziali di KFOR, il cui

Quartier Generale è a Camp Film City a Prishtinë, consistono oggi in: - garantire un am- biente sicuro e consentire la libertà di movimento; - sostenere l’affermarsi di un Còssovo stabile, democratico, multietnico e pacifico; - assistere su richiesta le organizzazioni di si- curezza cossovare; - bonificare eventuali ordigni inesplosi; - proteggere, nelle vesti di first

responderil Monastero di Visoki Deçani; - fornire protezione su richiesta ed in determinate

situazioni, attraverso aggiornamenti e scambio d’informazioni, a tutte le organizzazioni in- ternazionali, EULEX, OSCE, ONU ed Unione Europea.

La situazione, sotto il profilo della sicurezza, è sostanzialmente stabile, con il numero degli incidenti tra le etnie albanese e serba che è diminuito, tanto che solo il sito del predetto Monastero continua ad essere vigilato dai militari italiani di KFOR, mentre gli altri siti re- ligiosi della Chiesa serbo-ortodossa considerati a rischio sono protetti oggi dalla polizia cossovara. La presenza militare, come ricordato dal Generale Michele Risi

è gradualmente diminuita nel tempo, a riprova del miglioramento complessivo della situa- zione dal punto di vista della sicurezza, ma non solo. KFOR oggi esprime una presenza capillare sul terreno grazie ai team di collegamento e monitoraggio, gli occhi e le orecchie della missione5.

La KFOR – operazione che vede impegnati circa 3.400 militari (di cui più di 500 italiani), forniti da 28 nazioni alleate – agisce come ultima risorsa, tecnicamente come third responder, per garantire la sicurezza del Paese e della Comunità internazionale. La prima forza preposta all’ordine pubblico sono le forze di polizia cossovare, i first responder che, in caso non fossero in grado di gestire e contenere le emergenze, vengono supportate dall’intervento dell’Eu-

ropean Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX), la missione dell’UE, creata il 16 feb-

braio 2008, per sostenere l’istituzione della legge. Gli attuali assetti, dal punto di vista del personale, si configurano come un’unione tra forze cinetiche, ovvero reparti con compiti prettamente militari, e non cinetiche, destinate prevalentemente al collegamento e alla coo- perazione con le istituzioni e le comunità locali6. Nella sua visita in Còssovo, lo scorso no-

vembre 2019, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha evidenziato come «la normalizzazione richiederà ancora tempo e purtroppo non mancheranno occasioni per far rallentare o fermare questo processo». Il ministro ha poi ribadito la convinzione dell’Italia nella necessità di un percorso di allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dei Balcani oc- cidentali, affermando che «occorre un dibattito dentro l’Europa per far capire a tutti che l’integrazione è interesse stesso dell’Europa.

Il rischio è di aiutare altri attori internazionali»7. Non è infatti un mistero che una delle

cause dell’instabilità della regione balcanica è da imputarsi al parziale offuscamento della prospettiva europea dovuta sia alle affermazioni dell’ex Presidente della Commissione Eu- ropea, che nel 2014 annunciò che l’Unione Europea non avrebbe previsto ulteriori allar- gamenti nei successivi cinque anni, sia al veto posto dal Presidente francese Emmanuel Macron all’ingresso di Albania e Macedonia del Nord8. Una scelta che può produrre peri-

colosi contraccolpi di riflesso anche alla Serbia, al Montenegro e al Còssovo e che, come commentato dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, può aprire un vuoto geopolitico che potrà essere colmato da altri attori aventi interessi non corrispondenti con quelli europei9.

Analoghe preoccupazioni sono state manifestate anche da parte italiana che, con il Vice Ministro degli Esteri Emanuela Del Re, ha evidenziato come questa decisione

non sia al passo con la storia e ripropone un atteggiamento paternalistico di una Unione Europea che deve invece tener conto delle nuove dinamiche globali, in cui i due Paesi sono pienamente inseriti. Peraltro, la motivazione di voler ridiscutere i criteri delle adesioni è in- consistente perché sono anni che vengono portate avanti riforme nei due Paesi nel rispetto delle condizionalità previste che rispecchiano un modello assolutamente ancora attuale. Se non riconosciamo il grande impegno profuso finora, mettiamo in difficoltà i Paesi stessi che devono dimostrare di aver ottenuto risultati concreti all’opinione pubblica interna, con una popolazione logorata dal restare confinata ai margini degli equilibri mondiali. Albania e Macedonia del Nord vogliono restare orientate verso quell’UE in cui credono fermamente – e questo non solo ci fa onore in questi tempi di messa in discussione del sistema UE, ma costituisce un bacino politico di riferimento positivo e a favore dell’Unione molto impor- tante – anche perché le loro diaspore contribuiscono da anni allo sviluppo dei Paesi europei in cui si trovano. Promuoviamo una UE inclusiva e aperta che offra opportunità di sviluppo e non che lo precluda, considerato che siamo interconnessi, e la condivisione di visioni oggi è un imperativo, soprattutto per le nuove generazioni, che in futuro ci chiederanno il perché di un simile ostruzionismo e ci presenteranno il conto della nostra mancata assun- zione di responsabilità verso di loro10.

4. Le recenti elezioni e le sfide future

Con le elezioni politiche anticipate del 6 ottobre del 2019 si è registrata l’affermazione del partito nazionalista di sinistra Levizja Vetëvendosje!11 a fronte della sconfitta del Partito

Democratico del Còssovo (Partia Demokratike e Kosovës, PDK) del presidente Hashim Thaçi e di Alleanza per il Futuro del Còssovo (Aleanca për Ardhmërinë e Kosovës, AAK) del premier dimissionario Ramush Haradìnaj. L’elevata affluenza alle urne e l’affermazione di candidati dell’opposizione ha segnato il cambiamento più significativo nel panorama politico del Còssovo. In ambito ONU sono emerse diverse letture del recente processo elettorale del Còssovo. Zahir Tanin, rappresentante speciale del Segretario generale e capo della missione di amministrazione provvisoria della Nazioni Unite in Còssovo (UNMIK), ha evidenziato come le aree a maggioranza serba del Paese abbiano registrato la più alta affluenza di elettori negli ultimi tempi, confermando una tendenza della partecipazione attiva in Còssovo alle elezioni.

Nonostante una positiva valutazione complessiva sull’andamento delle elezioni da parte degli osservatori internazionali, confermata anche da una campagna elettorale competitiva ma non esasperata e da un’elevata partecipazione delle donne, si sono registrate intimida- zioni e pressioni nei confronti degli elettori soprattutto nelle aree a maggioranza serba. Le principali questioni evidenziate in ambito ONU, per favorire la ripresa del dialogo Bel-

grado-Prishtinë, vedono da un lato la richiesta alla Repubblica del Còssovo di rimuovere le sue tariffe sui prodotti di Serbia, Bosnia-Erzegovina e alla Serbia di interrompere la cam- pagna volta a sollecitare altri governi a ritirare il loro riconoscimento della Repubblica del Còssovo. Di non minore importanza per una politica di riconciliazione sono gli sforzi in- trapresi per identificare le persone scomparse in Còssovo e le iniziative tese a valutare i danni causati dalle violenze sessuali, risalenti agli anni del conflitto12. I temi centrali della

campagna elettorale sono stati la lotta al crimine, alla corruzione, l’assistenza sanitaria e l’istruzione.

La popolazione si aspetta molto e gli slogan e le promesse potrebbero non placare più un elettorato sempre più frustrato per i mancati progressi economici. Soprattutto una forte azione in materia di anticorruzione rappresenterebbe un forte messaggio alle istituzioni in- ternazionali e andrebbe a confermare la serietà dell’impegno di Prishtinë su un tema così centrale anche nelle relazioni con Belgrado. Sia Levizja Vetëvendosje! che il secondo partito risultato vincitore, la Lega Democratica del Còssovo (Lidhja Demokratike e Kosovës, LDK), hanno condiviso nella precedente legislatura l’ipotesi di ridefinizione dei confini con la Ser- bia. Le relazioni con quest’ultima sono ai minimi termini, anche alla luce dei dazi del 100% sui prodotti serbi, imposti da Prishtinë in reazione al blocco diplomatico serbo per impedire al Còssovo di entrare nell’INTERPOL.

La nuova amministrazione dovrà porsi l’obiettivo del pieno riconoscimento del Paese e l’inclusione in tutte le principali organizzazioni internazionali, condizioni essenziali per ga- rantire la stabilità nella regione. Gli Stati Uniti, inviando l’ex ambasciatore in Germania Ri- chard Grenell quale inviato speciale per la normalizzazione del dialogo Belgrado-Prishtinë, hanno confermato l’intenzione a normalizzare i rapporti tra i due Stati e l’interesse per la regione, con la nomina di Matt Palmer a inviato speciale per i Balcani occidentali. Matthew Palmer ha auspicato un ritorno delle parti al negoziato, promettendo un ruolo attivo degli Stati Uniti per la ricerca di un accordo accettabile, permanente ed equo per tutte le parti che aiuterebbe la Serbia nel suo cammino verso l’Unione Europea13. Non è escluso, tuttavia,

che Mosca possa muoversi, anche nominando un proprio inviato speciale di pari grado, per neutralizzare o far deragliare qualsiasi iniziativa americana che porti all’adesione del Còssovo alle Nazioni Unite e al riconoscimento da parte della Serbia14.

Oltre alle relazioni con la Serbia, il nuovo esecutivo dovrà fronteggiare la disoccupazione, la corruzione, l’inquinamento così come l’approvvigionamento di servizi quali acqua po- tabile, rete fognaria ed energia elettrica15. Proprio sul fronte energetico la Repubblica del

Còssovo si sta avviando verso un innovativo programma per la realizzazione di un parco eolico, grazie al prestito di 58 milioni di Euro da parte della Banca Europea per la ricostru- zione e lo sviluppo BERS. Un programma che consentirà al Còssovo di raddoppiare la ca- pacità di energia rinnovabile e ridurre sempre di più la dipendenza dal carbone. Sul fronte della crescita economica, sebbene vi sia stato un trend positivo di aumento del Pil di circa 4% su base annua tra il 2015 ed il 2018, confermato anche nel 2019, il potere d’acquisto è rimasto al di sotto del 30% della media europea, risultando inferiore rispetto all’Albania e leggermente più alto dell’Ucraina. Il tasso di disoccupazione nel Paese, pari a circa il 35%, resta particolarmente alto, soprattutto tra i giovani, dove il 65% dei senza lavoro avrebbe

un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni. Il modello di crescita dell’economia del Còssovo si è basato in questi anni prevalentemente sulle rimesse che rappresentano il 15% del Pil anche se, negli ultimi anni, gli investimenti pubblici e privati hanno favorito uno sviluppo econo- mico più sostenibile. Per rafforzare la competitività del Paese sarebbe di particolare im- portanza aumentare la capacità di esportazione e rafforzare il settore privato. Il Còssovo dovrà inoltre concentrare la sua azione sull’aumento dei settori dei servizi ad alta produt- tività, come ricerca e sviluppo a fronte di una realtà del Paese caratterizzata, seppure con un trend in espansione, da servizi a bassa produttività. Sebbene l’impatto dei servizi abbia generato il 71% del valore aggiunto del Pil del Còssovo e stia crescendo in modo dinamico, i principali settori dei servizi risultano essere: manutenzioni al dettaglio e all’ingrosso nel settore automobilistico con un 13% del Pil totale del Còssovo, pubblica amministrazione con un 12%, edilizia con un 7% e settore immobiliare con un 7%.

Il Còssovo potrebbe definire politiche di sviluppo dei servizi nazionali attraverso un mi- gliore accesso ai finanziamenti per le startup16. La Repubblica del Còssovo è inoltre entrata

nei circuiti turistici grazie al suo Museo Etnografico, il Museo Nazionale la Biblioteca del- l’Università di Prishtinë. Non vi è dubbio che ad incidere sulle prospettive economiche del Paese abbia contribuito l’incertezza politica e il fatto che gli ultimi governi non siano stati in grado di portare a termine i loro mandati. Gli stessi dazi sulle merci importate da Serbia e Bosnia-Erzegovina hanno ridotto il volume dell’interscambio da circa 450 milioni di euro a 388 milioni nel 2019. Le sole importazioni della Serbia, a luglio 2019, sono scese a 3,7 milioni mentre quelle della Bosnia-Erzegovina a 1,8 milioni. Parallelamente, la riduzione di importazioni da Serbia e Bosnia-Erzegovina è stata compensata da altri Paesi, in parti- colar modo quelli europei. L’Unione Europea è, nel suo insieme, il principale partner com- merciale del Còssovo (con quote di importazione pari al 40-50% e quota di esportazione intorno al 25%). La Germania con il 12% è il più importante importatore per il Còssovo, segue la Turchia, la Cina, la Macedonia del Nord, l’Albania la Grecia e l’Italia. Sebbene gli effetti dei dazi sulle importazioni dalla Serbia e dalla Bosnia-Erzegovina siano gestibili, l’Unione Europea si aspetta che vengano compiuti sforzi per contenere gli effetti politici negativi di questa contrapposizione, in un’ottica di ripresa del dialogo Belgrado-Prishtinë17.

Molte sono le aspettative sulla formazione del prossimo governo della Repubblica del Còssovo che, forte del successo elettorale e del profondo cambiamento rispetto al recente passato, si appresta a rafforzare il cammino del Paese verso l’integrazione europea.

Note

1Michel Roux, La population de la Yougoslavie en 1991. Inventaire avant le chaos, in «Méditerranée», N. 1-2,

1995, p. 40.

2European Council on Foreign Relations, Kosovo turns ten, , https://www.ecfr.eu/debate/kosovo_10_years_on 3 Matteo Bressan, I Balcani occidentali al bivio. La NATO, KFOR e il ruolo dell’Italia, Informazioni della

Difesa (Ministero della Difesa) Roma, 2018, p. 99

4Sara Manisera, After ISIS: how Kosovo is rehabilitating women and children repatriated from Syria, in “The Na-

tional”, 25 luglio 2019, in www.thenational.ae/world/mena/after-isis-how-kosovo-is-rehabilitating- women-and-children-repatriated-from-syria-1.890533

5Stefano Giantin, Il generale triestino in Kosovo: nel Paese fatti molti progressi. Preoccupa l’economia, ne “Il Pic-

colo”, 16 dicembre 2019.

6Mario Renna, KFOR 2019 e il ruolo leader dell’Italia, in «Informazioni della Difesa» (Ministero della Di-

fesa) N. 4, 2019, Roma, pp. 14-15.

7Francesco Grignetti, Per la nostra sicurezza è decisivo allargare la Ue a tutti i Balcani, ne “La Stampa”, 20

novembre 2019.

8In base all’accordo di Prespa (12 giugno 2018) tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia atto a ri-

solvere la controversia sul nome di quest’ultima, dal 12 febbraio 2019 si adotta la denominazione Repub- blica della Macedonia del Nord (macedone: Republika Severna Makedonija, albanese: Republika e Maqedonisë

së Veriut).

9Riccardo Sorrentino, Perché la Francia dice no ai Balcani e «apre» alla Russia, ne “Il Sole24 Ore”, 23 no-

vembre 2019, www.ilsole24ore.com/art/perche-francia-dice-no-balcani-e-apre-mosca-ACHEzj0

10Balcani-Ue: Del Re, stop negoziati adesione per Tirana e Skopje “non al passo con la storia”, Agenzia Nova 18

ottobre 2019, www.agenzianova.com/a/5db1b69d9de201.49815029/2655068/2019-10-18/balcani-ue- del-re-stop-negoziati-adesione-per-tirana-e-skopje-non-al-passo-con-la-storia

11Boiken Sinaj, Il Kossovo e il fenomeno “Vetëvendosje!”, in «Affari Esteri», Trimestrale patrocinato dal Mi-

nistero degli Affari Esteri, N. 191, Anno LXI, Gennaio 2020, pp. 215-224.

12Recent Kosovo Election Marks Most Significant Change to Political Landscape in 12 Years, Special Representative Tells Security Council, United Nations, 31 ottobre 2019, www.un.org/press/en/2019/sc14008.doc.htm

13 Muhamer Pajaziti, Palmer: Agreement between Belgrade and Pristina is possible, in “Independent Balkan

News Agency”, 10 settembre 2019, https://balkaneu.com/palmer-agreement-between-belgrade-and-pristi na-is-possible/

14Janusz Bugajsky, What’s next for Prishtina, in “Center for European Policy Analysis (CEPA)”, 16 ottobre

2019, www.cepa.org/kosovas-crucial-crossroads

15Giorgio Fruscione, Elezioni in Kosovo: vincono le opposizioni, probabile svolta politica, in «ISPI», 7 ottobre

2019, www.ispionline.it/it/pubblicazione/elezioni-kosovo-vincono-le-opposizioni-probabile-svolta-politic a-24095

16Shqipe Jashari-Sekiraqa, Kosovo can improve its approach to economic economic services – Here’s how, in “Kosovo

2.0”, 25 novembre 2019, https://kosovotwopointzero.com/en/kosovo-can-improve-its-approach-to-econ omic-services-heres-how/

17Valbona Gjeka, Kosovo: Solid growth despite a ‘trade war’ unwelcome in Brussels, in “Emerging Europe”, 20

settembre 2019, https://emerging-europe.com/voices/kosovo-solid-growth-despite-a-trade-war-unwelco me-in-brussels/

Non starò a ridire cos’abbia rappresentato l’episodio della Corazzata Potëmkin nella storia universale. I lettori lo conoscono alla perfezione. Però non posso fare a meno di descrivere il caso e l’emozione di quando