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Istogrammi creati dagli allievi per ordinare i dati raccolti

21  Le nonne della nostra classe giocavano con le bambole.

 I nonni della nostra classe giocavano maggiormente a calcio e con il legno nei boschi.

Costruzione di una linea del tempo dei giochi di una volta

Prima di partire con la costruzione della linea del tempo e quindi favorirne una lettura logicamente ordinata della realtà36, ho chiesto ai ragazzi se sapessero a quanto corrispondeva un secolo. Una volta chiarito che si trattava di un periodo di 100 anni ho quindi domandato loro come potessimo creare una linea del tempo che prendesse in considerazione il periodo tra 1900 e il 2018 e come inserire i dati raccolti durante le interviste ai propri familiari.

A questo punto i bambini si sono suddivisi in piccoli gruppi composti da 4 membri, ognuno dei quali ha messo a disposizione il materiale raccolto e insieme hanno provato a creare una possibile linea del tempo con tanta inventiva e fantasia.

Durante la messa in comune i ragazzi si sono resi conto che le linee del tempo progettate da ogni gruppo presentavano un problema comune, in quanto esse non potevano essere generalizzate poiché troppo specifiche e riferite ad un numero limitato di dati presi in considerazione.

Si è quindi posto il problema di come creare una linea del tempo generale e anonima che potesse andare bene per tutti. Come suddividerla? Le ipotesi dei ragazzi sono state le seguenti:

 Segnare il 1900 e il 2000 e poi mettere il 1950 in mezzo, fare la metà, poi la metà della metà, e così via;

 Segnare il 1900 e il 2000, poi suddividere gli anni di 20 in 20;  A partire dal 1900 procedere a 5 a 5 anni;

 A partire dal 1900 suddividerla ogni 10 anni ma segnare con delle tacche ogni anno per esempio 1901, 1902, 1903, ….

La prima ipotesi è stata scartata subito in quanto, anche se matematicamente corretta, inserita nel contesto “anni e linea del tempo” non era funzionale.

Una volta stabilito come suddividere la linea del tempo, vale a dire con una tacchetta ogni 10 anni, si è poi trattato di capire come inserire le informazioni raccolte durante le interviste. Ho quindi proposto

36 Estratto dai materiali interni del laboratorio di storia distribuiti da Lisa Fornara, in occasione del corso di Educazione

ai ragazzi un atelier di analisi dei reperti iconografici portati dai compagni, rappresentati i diversi giochi praticati da genitori e nonni37. Gli allievi li hanno osservati con attenzione, riflettendo e

prendendo nota degli aspetti che hanno trovato interessanti; successivamente hanno espresso delle considerazioni basate sulla lettura delle fonti proposte: “Tra queste fotografie ce ne sono tante in bianco e nero”, “Sono fuori moda!”, “Alcuni sono a piedi nudi”, “Giocano all’aperto, mi ricorda il paesaggio che c’è quando vado in Kosovo d’estate”.

I ragazzi, mettendo in relazione gli elementi emersi dall’analisi delle fonti e dalla discussione collettiva, hanno capito che diversi giochi come nascondino, campana, il gioco con il pallone, le biglie venivano praticati sia dai nonni che dai genitori. Invece altri giochi come ad esempio la bambola Cicciobello o i lego sono arrivati solo più tardi.

Un buco temporale…come colmarlo?

Una volta realizzata la nostra linea del tempo con tanto di foto e riferimenti scritti grazie alle informazioni raccolte38, siamo dunque arrivati a ricostruire i principali giochi degli ultimi ottant’anni. Osservandola attentamente i ragazzi si sono resi conto che essa non era completa! Infatti tra il 1900 e il 1940 mancavano dati; nessuna delle interviste svolte ai propri familiari aveva dato indicazioni a riguardo. Come fare dunque per colmare questa lacuna? I ragazzi hanno espresso le seguenti considerazioni:

N: Possiamo guardare su internet, sicuro troviamo qualcosa.

S: Oppure andiamo in strada e chiediamo a chi passa, meglio se è un vecchietto, magari lui lo sa.

L: E se non passa nessuno? Io andrei alla casa anziani, mia zia mi racconta sempre che lì ci sono tante persone di una certa età.

M: Ma magari non stanno tanto bene e fanno fatica a risponderci… La classe rimane in silenzio per un momento.

L: Vicino alla casa anziani c’è un posto, dove va anche la mia prozia a fare delle attività con delle sue amiche.

E: Si è vero, ci siamo andati anche per la notte del racconto qualche anno fa e c’erano degli anziani che raccontavano storie.

37 Vedi allegato 8: alcune fotografie dell’attività d’analisi delle fonti iconografiche. 38 Vedi allegato 9: Linea del tempo realizzata dai ragazzi sulla porta-lavagna.

23 I ragazzi hanno continuato ad interrogarsi a vicenda e da questo confronto tra pari è scaturita la richiesta di poter intervistare le persone che frequentano il Centro Diurno di Stabio ancor prima che io lo potessi suggerire.

Un pomeriggio speciale d’incontro intergenerazionale La preparazione dell’intervista39

Prima di recarci al Centro Diurno per intervistare gli anziani, gli allievi hanno dovuto riflettere su quali domande porre loro. Innanzitutto, dopo aver vagliato e identificato le esigenze informative rispetto al nostro oggetto d’indagine, abbiamo definito insieme l’obiettivo dell’intervista, vale a dire scoprire quali giochi erano praticati prima del 1940 e le abitudini dei bambini in quel periodo. Trasversalmente abbiamo trattato la regola giornalistica delle cinque W (Who: chi? What: che cosa? When: quando? Where: dove? Why: perché?) per redigere l’intervista al meglio.

Ho suddiviso la classe in 5 gruppi da 4 allievi, secondo la teoria dei gruppi d’apprendimento di Philippe Meirieu, in questo modo gli allievi hanno stilato una possibile lista di domande ed in una seconda fase è avvenuto il confronto delle varie proposte. Questa modalità didattica ha permesso poi a tutti di poter esprimere la propria opinione e apportare il proprio contributo. Durante la discussione collettiva sulle liste di domande è stato molto interessante ascoltare le argomentazioni dei diversi gruppi, i quali per esempio esprimevano soddisfazione per il risultato e hanno messo in evidenza la positività di un confronto tra i compagni.

Successivamente alla preparazione della lista delle domande, ho chiesto ai ragazzi quali potevano essere gli altri ingredienti fondamentali per la buona riuscita dell’intervista. Gli allievi hanno dimostrato di possedere un ottimo grado di rispetto ed attenzione verso il prossimo, proponendo interventi riguardanti40:

 Luogo dell’intervista

I bambini mi hanno spiegato che secondo loro gli anziani vanno messi a loro agio, “Possiamo dar loro un bicchiere d’acqua” o “Parlare su un divano o una poltrona che è più comodo”.

 La gentilezza

39 Vedi allegato 10: domande per l’intervista preparate dai ragazzi. 40 Competenze trasversali atte allo sviluppo del saper essere.

Si tratta di un aspetto che gli allievi hanno espresso già a partire dalla formulazione delle domande e che hanno esteso a comportamenti come “Se magari qualcuno non sente bene, ripetiamo con gentilezza la domanda”.

 L’ascolto

Qualcuno ha sollevato questa importante questione “Magari ci dicono già delle cose in più mentre raccontano”, in quanto hanno messo in relazione l’intervista informale svolta ai loro genitori e nonni. Come viene anche suggerito da Hilda Girardet nel suo libro41, abbiamo deciso di suddividere l’intervista in due momenti:

1. Porre le prime domande e lasciare raccontare all’anziano con una certa libertà.

2. Ascoltare con attenzione e rivolgere altre domande se queste non hanno già trovato una risposta.

Gli allievi mi hanno inoltre chiesto se potevano registrare l’intervista. Questa richiesta mi ha particolarmente colpita poiché mi ha fatto capire quanto i ragazzi fossero interessati ed entusiasti del nostro progetto.

La visita al Centro Diurno e l’intervista42

In collaborazione con il mio docente accogliente, ho suddiviso la classe a metà e a rotazione ci siamo recati al Centro Diurno. Gli allievi, curiosi e motivati, con grande autonomia si sono subito suddivisi a coppie o a terzetti, a seconda degli anziani disponibili per l’intervista.

Ho avuto modo di osservare gli allievi mentre parlavano con gli anziani e questo mi ha permesso di cogliere la curiosità e lo stupore dipinto sui loro volti. Inoltre alcuni ragazzi hanno dimostrato di essere in grado di cogliere le informazioni raccontate dall’anziano ed interrogarsi su queste, al fine di porre nuove domande senza averle preparate in precedenza. Si è dunque trattato di mettere in atto competenze tali da rielaborare, porre domande, formulare apprezzamenti e interloquire in rapporto ai contributi elargiti dagli anziani43. Al rientro in classe abbiamo scoperto che purtroppo diverse registrazioni non erano utilizzabili in quanto erroneamente cancellate o troppo disturbate dal brusio prodotto dagli altri utenti del Centro Diurno.

41 Girardet, H. (2004). Vedere, toccare, ascoltare. L’insegnamento della storia attraverso le fonti. Roma: Carrocci. (p.113) 42 Vedi allegato 11: alcune fotografie scattate durante l’intervista.

43 Estratto dai materiali interni del laboratorio di storia distribuiti da Lisa Fornara, in occasione del corso di Educazione

25 Dopo l’incontro con gli anziani

I ragazzi sono stati entusiasti della visita al Centro Diurno. Dopo qualche giorno ho chiesto loro che cosa li avesse colpiti maggiormente di quel pomeriggio speciale:

G: La gentilezza.

A: La pazienza nel risponderci!

L: A me ha colpito che scoppiavano a ridere come non so cosa mentre raccontavano. M: Non pensavo che giocavano al calcio.

Au: Come ci hanno accolto quando siamo arrivati.

E: A me ha fatto ridere quando ci hanno chiesto come ci saremmo ricordati tutto e noi li abbiamo ricordato che li avevamo registrati.

T: A me hanno colpito i ricordi sulla guerra.

In un secondo momento ho chiesto di rielaborare liberamente ma in modo scritto l’intervista, utilizzando nel possibile anche qualche registrazione, per poi in seguito raccontarla ai compagni per scoprire gli elementi emersi.

Durante la presentazione tutta la classe è stata molto attenta ed interessata, ha ascoltato con curiosità le interviste svolte dai compagni e hanno scoperto, oltre ai giochi, aspetti legati alla vita quotidiana che caratterizzavano le giornate di tanti bambini e che oggi si discostano dalla realtà a cui siamo abituati, ad esempio hanno incuriosito gli allievi temi come:

 Il ruolo delle suore nei diversi ambiti, infatti esse erano presenti a scuola e si occupavano delle bambine alla domenica.

 Il lavoro nei campi e a casa.

 La scuola (divisa, grembiule, le punizioni con la riga).

 Le famiglie numerose, un signore intervistato aveva 7 fratelli.

 Il ruolo della donna nella famiglia, una signora intervistata ha spiegato ai ragazzi che i suoi fratelli maschi a Natale ricevevano molte cose in più perché di sesso maschile.

 Le persone benestanti e povere; le persone più agiate avevano giochi come i pattini, la palla o la culla per le bambole.

Questi aspetti della vita passata ci hanno inoltre permesso di individuare parzialmente una struttura dell’organizzazione sociale di un tempo e hanno portato gli allievi a porsi ulteriori interrogativi. Attraverso le interviste svolte e i documenti redatti siamo riusciti a completare solo una parte del buco temporale della nostra linea del tempo44, in quanto gli anziani intervistati sono nati tra il 1933 e il 1940. Nonostante questo, abbiamo concluso che “Tanti giochi a volte sono ancora giocati adesso, tipo nascondino, l’altalena, …” e gli allievi hanno inoltre ipotizzato che “Forse anche molto prima del 1900 si giocava a queste cose”. Di conseguenza a questo proposito ho chiesto ai ragazzi come potevamo fare per scoprirlo; essi hanno pensato di informarsi utilizzando Internet, trovare altre fotografie, oppure visitare un museo dedicato ai giochi e qualcuno ha pure suggerito di cercare in quadri antichi. Infatti nel loro percorso scolastico hanno già avuto occasione di poter ricercare all’interno di dipinti dei dettagli riferiti in particolare ad abiti e oggetti.

Ho quindi raccolto lo spunto derivato dai ragazzi e ho proposto loro sotto forma di gioco il dipinto di Pieter Bruegel Il Vecchio (ca. 1525/30 - 1569), intitolato “Giochi di bambini” (1560)45.

Il compito assegnato agli allievi è stato quello di suddividersi a coppie e “andare a caccia” dei giochi praticati dai personaggi ritratti in quest’opera, individuandone e nominandone il maggior numero possibile. Agli allievi è piaciuta molto questa attività e hanno scoperto che davvero il gioco è un elemento che unisce i bambini di generazione in generazione in qualsiasi parte del mondo.

Merenda con gli anziani e …giochi di una volta!46

La proposta di ritornare al Centro Diurno, per una merenda con gli anziani intervistati è piaciuta molto ai ragazzi, i quali si sono attivati subito proponendo di portare dei dolci casalinghi e rispolverare giochi che avevano in cantina come ad esempio le biglie, la corda per saltare, la fionda, le bocce, … per poter giocare con gli anziani.

Dopo aver programmato l’incontro è iniziata l’avventura! Fin dal primo momento gli allievi hanno saputo coinvolgere con grande gioia gli utenti del centro con sfide alle biglie e a campana, con gare di abilità con cerchio e bastone, giocare mosca cieca e a nascondino.

Quest’ultimo li ha letteralmente sorpresi vedendo come gli anziani si sono trasformati in bambini, nascondendosi dietro alberi e altri posti impensabili. Inoltre molto apprezzato e rivalutato dai ragazzi è stato il “saltare la corda” e il gioco delle bocce.

44 Vedi allegato 13: Linea del tempo finale.

45 Vedi allegato 12: Dipinto di Pieter Bruegel, “Giochi di bambini”.

27 Il momento di convivialità offerto dalla merenda preparata dagli allievi ha permesso un’ulteriore momento d’amicizia tra generazioni. A fine dell’incontro gli anziani ci hanno regalato un gioco47 da

poter utilizzare in classe, realizzato da loro e composto da una tavola illustrata creata con diversi ritagli di giornale, le cui regole ricalcano un moderno gioco chiamato Kaleidos48. Questo pensiero tanto apprezzato dai bambini, ci ha permesso di riflettere sul fatto che il valore dei giochi di una volta è dovuto essenzialmente alla semplicità dei materiali con cui erano costruiti, la quale lasciava grande spazio alla fantasia.

Qualche giorno dopo, abbiamo condiviso tutti insieme i momenti dell’esperienza vissuta e ogni allievo si è dimostrato entusiasta del pomeriggio trascorso. In seguito abbiamo pensato di scrivere dei pensieri per ringraziare gli anziani dei bei momenti trascorsi insieme che a detta di un allievo “Mi resteranno per sempre nei ricordi”49.

47 Vedi allegato 15: Gioco realizzato dagli anziani.

48 La regola del gioco è quella di riuscire a trovare a squadre, su apposite tavole illustrate, quanti più soggetti possibili

che abbiano come iniziale la lettera estratta a sorte da un giudice esterno.

5. Conclusioni

5.1 Riflessione sui risultati ottenuti

Trattandosi, in ispecie, di una ricerca qualitativa, la raccolta dei dati è avvenuta essenzialmente attraverso due strumenti; la mia osservazione – con annessa la stesura di un diario di bordo – e l’analisi dei protocolli raccolti durante i momenti di riflessione e discussione con gli allievi50.

In primo luogo ho osservato come gli allievi, mediante la tipologia delle attività proposte, hanno sviluppato la capacità di “pensiero collettivo”. È infatti attraverso il confronto orale in seno alla classe, uno degli obiettivi del progetto iniziale, che sono state costruite le conoscenze. In merito a questo primo risultato, sebbene ritenga – così come Girardet (cfr. capitolo 2.5) – che il lavoro a gruppi costituisca uno strumento di lavoro prezioso, ho appurato che nell’ottica di una ricerca non è funzionale in quanto non permette una modalità precisa di raccolta dati. Pur consapevole di questo aspetto posso comunque affermare che l’analisi dei protocolli e la scrittura diaristica mi hanno permesso di raccogliere sufficienti dati qualitativi e significativi per poter rispondere alla domanda che mi sono posta: Come promuovere la curiosità dei bambini nei confronti del patrimonio storico locale, in particolar modo attraverso testimonianze di un viaggio nel tempo tra generazioni? Come ipotizzato inizialmente, partire dalla realtà dei bambini chiedendo loro di portare i propri giochi preferiti è risultata essere una scelta efficace e coinvolgente. Tanto efficace che anche l’allievo che soffre della sindrome di Asperger, normalmente difficile da motivare nelle varie attività proposte, ha avuto modo di entrare in relazione con più facilità con i suoi compagni. Il fatto di permettergli di esporre il suo gioco preferito, argomento a lui molto caro, gli ha permesso di abbassare in parte le barriere erette a causa dello spettro di autismo. A conferma, questo, che il gioco è un tema che permette a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro origine, lingua o difficoltà, di relazionarsi l’un l’altro.

Ho inoltre notato come gli allievi si siano sentiti valorizzati durante la condivisione dei risultati delle interviste svolte ai propri familiari. Questa attività ha infatti rappresentato un momento in cui è stato possibile riconoscere e valorizzare, attraverso forme espressive, la propria storia personale e familiare51. Sono stata anche sorpresa in maniera positiva dalla ricchezza dei materiali portati in

50 Vedi i diversi protocolli allegati. 51 Vedi traguardo focus al capitolo 3.1.

29 classe dagli allievi, ciò mi ha permesso di comprendere la curiosità dei ragazzi nei confronti della tematica proposta.

Un altro aspetto che mi ha molto colpita durante questo itinerario sono state le molteplici riflessioni degli allievi in merito al tema dell’influenza del contesto storico e sociale su aspetti della vita quotidiana. Sfruttando la tematica del gioco, a loro famigliare, essi hanno quindi potuto percepire e comprendere come a dipendenza della regione di provenienza o del contesto storico- sociale cambino anche le abitudini52.

Dopo aver appurato quanto precede, ovvero le differenze sul piano spaziale o sociale, gli allievi sono poi stati anche in grado di formulare delle ipotesi sui motivi delle differenze.

Come primo fattore essi hanno infatti formulato l’ipotesi che le abitudini possano essere influite dalla guerra e dalla povertà. Mettendo in relazione questi aspetti con il vissuto di alcuni di loro, provenienti dallo Sri Lanka e dal Kosovo, hanno potuto confermare le loro ipotesi. Questi allievi hanno infatti potuto raccontare le condizioni di vita presenti nei loro paesi d’origine e le conseguenze che ne derivano sulle usanze dei loro abitanti.

Proseguendo, ho quindi esteso il campo d’analisi alle differenze sul piano temporale. Un altro pilastro costituente la mia domanda iniziale, infatti, era il coinvolgimento di generazioni passate. Anche questo passo, come ho potuto osservare, si è dimostrato una scelta didattica che ha entusiasmato gli allievi e li ha spinti a formulare altri quesiti ed istaurare un rapporto diretto con la storia.

In proposito ho potuto appurare come la scelta di far realizzare ai ragazzi una linea del tempo si sia dimostrata particolarmente utile per aiutarli a conoscere meglio, osservare in modo logicamente ordinato la realtà53 e percepire il passato in modo più concreto. Ritengo che questo strumento sarà loro utile anche in vista della scuola media.

Posso infine affermare che durante l’itinerario svolto l’approccio degli allievi nei riguardi delle fonti storiche proposte ha subito un’evoluzione. I ragazzi, infatti, hanno iniziato a destreggiarsi e a sentirsi a loro agio nell’analisi delle fonti, sviluppando abilità che hanno permesso loro di assumere un approccio critico e migliorare nella formulazione di domande atte a comprendere i reperti storici. Esercitare regolarmente l’analisi delle fonti ha permesso ad alcuni allievi di sviluppare una flessibilità cognitiva, la quale ha acconsentito loro di svolgere delle riflessioni più approfondite in merito al tema

52 “Capire alcune differenze tra gli esseri umani come risultato dell’adattamento culturale alle varie condizioni ambientali

nel mondo”, estratto dai materiali interni del laboratorio di storia distribuiti da Lisa Fornara, in occasione del corso di Educazione al patrimonio storico e culturale.

53 Estratto dai materiali interni del laboratorio di storia distribuiti da Lisa Fornara, in occasione del corso di Educazione

trattato. Altri allievi invece necessitano ancora di ulteriore tempo per esercitare maggiormente questa padronanza.

5.2 Limiti del progetto e possibili sviluppi

Mi ritengo soddisfatta del lavoro e dei risultati ottenuti, ciononostante non posso esonerarmi dall’esprimere alcune critiche. Innanzitutto, come già accennato in precedenza, un limite a questa ricerca è stata la rilevazione difficoltosa dei dati di ogni singolo allievo. A mio avviso, sarebbe stato utile in questo senso poter essere un osservatore esterno in modo da rilevare ulteriori aspetti come la partecipazione attiva di tutti gli allievi e altre dinamiche che possono sfuggire al docente, essendo parte integrante della classe.

Inoltre è doveroso sottolineare gli aspetti legati alla tempistica. L’itinerario si è svolto sull’arco di

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