MILITARI E CIVILI LUNGO IL VALLUM HADRIANI RACCONTI DI VITA QUOTIDIANA DAL SITO DI VINDOLANDA.
14 karissima et haue Retro
15 M1 Sulpiciae Lepidinae 16 Cerialis 17 a S[e]uera
284 Aelius Brocchus (menzionato per es. in Tab. Vindol. II, 233; cfr. nota 280), deve essere il medesimo personaggio, prefetto di cavalleria, che si incontra quale curatore di una dedica in onore di Diana da Arrabona (Pannonia
Superior), in CIL, III, 4360.
285
Tab. Vindol.II, 291 (A.K. Bowman, Life and Letters,op. cit., p. 153 plate VI)
Il testo, composto in apprezzabile ed elegante corsivo, quasi certamente per mano della stessa Severa, potrebbe dunque segnalarsi anche per il fatto di essere uno dei primi documenti in latino scritti da una donna di cui si abbia testimonianza.
Alcune ricorrenze, pubbliche e private, dovevano essere particolarmente sentite e, di conseguenza, celebrate con enfasi. Sono noti per esempio i festeggiamenti che ovunque nel mondo romano avevano luogo in occasione del Capodanno, e le tavolette di Vindolanda non mancano di documentare il caloroso scambio di auguri che in questa circostanza si effettuava anche sulla frontiera britannica dell’Impero: Hostilius Flavianus, forse a sua volta un prefetto, invia a Flavius Cerialis un messaggio auspicando per lui un annum
nouom faustum felicem; in un’altra tavoletta, sempre all’indirizzo di Cerialis, il prefetto di Vindolanda è informato del fatto che, secondo le sue raccomandazioni, il dies Kalendarum
è stato opportunamente salutato con un sacrificio propiziatorio286.
Anche il giorno del compleanno aveva la sua importanza nella sfera del privato, e diventava occasione di festeggiamenti che coinvolgevano quanti erano legati al diretto interessato da sentimenti di affetto, come testimoniato dal famoso invito di Claudia
Severa: l’11 settembre, Lepidina, chiamata variamente dall’amica soror, anima mea e karissima, è attesa con trepidazione perché la sua presenza possa rendere quel dies natalis
286
ancor più lieto e gioioso. Non mancano gentili riferimenti ad un vincolo d’amicizia che si estendeva evidentemente anche al resto delle rispettive famiglie: Severa porge i suoi saluti al marito di Lepidina, Flavius Cerialis, e sembra aggiungere che si uniscono a lei negli omaggi, il “suo” Aulus (Brocchus) e il filiolus.
La delicatezza e il realismo della scena che si offrono ai lettori moderni, non sono naturalmente gli unici aspetti sui quali valga la pena soffermarsi, sebbene siano stati forse proprio questi gli elementi di maggior fascino e i motivi che hanno poi indotto ad annoverare la tavoletta del compleanno di Claudia Severa tra i documenti più suggestivi che gli scavi di Vindolanda abbiano mai (fino a questo momento almeno) restituito.
Altri spunti di riflessione giungono, per esempio, dal richiamo al filiolụs; in riga 10: in realtà Birley solleva qualche dubbio a proposito di questa lettura fornendo, sulla scorta di una serie di puntuali osservazioni soprattutto paleografiche, un’interpretazione diversa della parola in questione e della frase nel complesso, che dovrebbe dunque intendersi come segue:
Alius meus [te] et filios salutat287.
Il riferimento sarebbe comunque alla presenza di bambini nel sito di Vindolanda, presenza d’altra parte variamente documentata, per esempio, attraverso il rinvenimento di calzature di ridotte dimensioni e naturalmente ricondotte ai piccoli ospiti della zona del
praetorium288. Un’allusione ai figli di Cerialis e Lepidina sembra contenuta anche in un’altra tavoletta, nella quale Justinus, che si qualifica nelle righe finali della missiva come
col(lega) del praefectus, chiede a Cerialis di salutare i suoi pueri289. Infine, una testimonianza forse più indiretta del fatto che il praetorium fosse frequentato anche da
287 Cfr. A.R. Birley, “Vindolanda: Notes on Some New Writing Tablets”, art. cit., p. 101. 288 Cfr. A.K. Bowman, J.D. Thomas, “New Texts From Vindolanda”, art. cit., p. 130.
289 Cfr. Tab.Vindol. II, 260. Justinus, autore di questa lettera, non è noto da altri documenti. Possiamo ipotizzare da alcuni riferimenti interni, come il domine frater delle rr. 4-5, e naturalmente il col(lega) della riga conclusiva, che si trattasse di un altro praefectus. Justinus domanda a Cerialis di salutare non solo i suoi pueri ma anche Vindex, definito “nostro”: neppure di questo personaggio si hanno altre menzioni. Si può pensare che fosse per esempio un membro dell’ entourage di Cerialis a Vindolanda e che avesse confidenza anche con l’autore di questo messaggio.
bambini, è quella stessa tavoletta, già sopra ricordata, recante assai probabilmente a scopo di esercitazione scolastica, un verso dell’Eneide virgiliana: per quanto non si possa affermare con assoluta certezza che gli autori del documento fossero proprio i figli (o le figlie) di Cerialis e Lepidina, il rinvenimento nella zona del praetorium di Vindolanda, la medesima di gran parte del carteggio del famoso praefectus, fornisce ragionevole supporto a questa ipotesi di identificazione.
Tornando al compleanno di Claudia Severa, l’auspicio calorosamente espresso nella tavoletta sopra riportata, riguardava una graditissima visita dell’amica Lepidina proprio in occasione della festa. Dove Lepidina era attesa? In un’altra lettera che permette tra le righe di dedurre ulteriori dettagli circa la notevole intensità dello scambio epistolare tra le due donne, del quale evidentemente è a noi pervenuta solo ridotta testimonianza, Severa comunica a Lepidina di avere ottenuto dal marito Brocchus il permesso di andare a trovarla. Nelle battute conclusive della missiva, prima dei saluti di rito al consorte dell’amica, Severa riferisce il nome del luogo nel quale sembra potersi intuire la base in cui era di stanza Brocchus e in cui dunque la stessa Claudia Severa forse abitava: Briga290. Rivet e Smith ipotizzano che il toponimo possa identificarsi con un insediamento romano a sud-est di Ashley, nell’Hampshire, dunque a grande distanza da Vindolanda: per questa ragione è assai difficile che sia questa la località cui si fa cenno nella tavoletta di Claudia
Severa291. D’altra parte gli stessi Rivet e Smith riferiscono che *Brĭgā è elemento molto frequente nei toponimi di origine celtica, nel significato di collina fortificata, cioè dotata, secondo gli usi difensivi in voga presso i Celti, di sistemi minimi di presidio. Dunque questo nome celtico poteva indicare un non meglio identificato forte, probabilmente nelle vicinanze di Vindolanda, del quale Brocchus, marito di Claudia Severa era comandante e del quale si conservava ancora presso i Romani sopraggiunti sul posto, l’uso dell’antico
290 Cfr. Tab. Vindol. II, 292. 291
nome comune celtico292. Altra questione è poi stabilire se il sito di Briga coincidesse effettivamente con il luogo in cui Claudia Severa e la sua famiglia abitavano stabilmente: se la donna si premura di usare l’espressione Brigạe m;ansụr;ạ, potrebbe voler dire che la località citata, non fosse esattamente la sua dimora abituale, altrimenti non avrebbe avuto molto senso farla presente ad una persona con cui aveva tanta confidenza e che presumibilmente conosceva bene il luogo in cui risiedeva.
Con la brevissima rassegna di queste pagine, si è cercato di offrire uno sguardo panoramico su alcuni aspetti della vita quotidiana di una comunità di militari e civili lungo la frontiera più settentrionale dell’Impero: le reciproche forme di influenza e i segni lasciati nel tempo da entrambe le componenti presenti a Vindolanda, sono in piccolo la straordinaria testimonianza delle modalità attraverso le quali Roma affermò anche in Britannia la propria conquista e il proprio modello di civiltà.
292
CONCLUSIONI
L’analisi condotta nelle sezioni distinte di questo lavoro, lungi dal considerarsi esaustiva, ha tentato di fare il punto della situazione su alcune delle modalità attraverso le quali si attuò il complesso processo di romanizzazione della Britannia, cercando di focalizzare l’attenzione su aspetti della conquista con esiti di particolare impatto sotto il profilo sociale.
Lo stesso Vallo di Adriano, come articolato sistema di frontiera dotato di annesse fortificazioni, diventa non solo emblema oggettivo di un mutamento intervenuto negli orientamenti di Roma in materia di espansione, ma anche struttura di riferimento per lo sviluppo di insediamenti civili e militari, con tutte le conseguenze cui tale prolungata dialettica potè dar luogo, in termini economici, culturali e umani in generale. La funzione storica del Vallum connessa con la materializzazione del limes, si carica dunque di risvolti collaterali, portatori di significative conseguenze e in grado di offrire la versione britannica di una realtà che, mutatis mutandis, aveva paralleli nelle altre province dell’Impero: la Britannia, infatti, pur recando impresso un sigillo di originalità riconducibile alla propria particolare natura di terra fisicamente lontana e proiettata in una dimensione geografica e culturale molto diversa da quella con cui i Romani avevano familiarità, finì col tempo per diventare semplicemente un’altra appendice dell’Impero, mutuando in ultima analisi i modi e le consuetudini riscontrabili almeno nelle altre regioni di frontiera dell’Impero stesso.
Molte questioni sono ancora al centro di controverse opinioni, come nel caso delle caratteristiche strutturali, dell’effettiva natura giurica e dell’evoluzione degli insediamenti civili connessi con i presidi militari dislocati in modo particolare nella zona del Vallo di Adriano. In questo caso specifico, come si è cercato di puntualizzare, la difficoltà maggiore è legata all’oggettiva penuria di testimonianze certe, ragione per la quale ci si domanda se
si possano trarre conclusioni rilevanti e se sia effettivamente significativo che le pochissime iscrizioni che documentano la presenza di vici in Britannia siano per lo più relative a stazioni militari o se, in ogni caso, la ridotta quantità di occorrenze non renda comunque questa coincidenza degna di particolare considerazione. Restano sospese anche molte questioni riguardanti la componente strettamente militare della provincia, per esempio per quel che riguarda il reclutamento a livello locale e le modalità con le quali si procedeva a queste forme di arruolamento. Di estremo interesse sono poi gli scenari aperti dal rinvenimento di documenti che consentono di effettuare confronti tra i dati acquisiti da fonti già note circa, per esempio, i nomi degli insediamenti militari lungo il limes e la relativa cronologia, e dati nuovi che integrano i precedenti o li pongono in discussione.
Con tutti i limiti dovuti al taglio specifico della ricerca, e i molti argomenti evidentemente aperti ad ulteriori approfondimenti, questa panoramica, prendendo in considerazione a livelli diversi soprattutto alcuni risvolti sociali della romanizzazione della Britannia, ha cercato di porre in luce il carattere vivo e il pieno fermento di questo settore di studi relativi all’antichità, con l’ausilio delle diverse discipline che cooperano variamente alla completezza dell’indagine: dall’epigrafia, all’archeologia, alla storia sociale.
In questo senso, lo spettacolo del Vallum che taglia ancora oggi da costa a costa l’antica Britannia del nord, non è semplicemente la muta testimonianza di una potenza che prendeva coscienza dei propri i limiti e li rendeva effettivi attraverso la costruzione di una barriera: le pietre del Muro parlano, e restituiscono assieme alle altre testimonianze considerate in questo excursus, uno spaccato di storia e di vita nella provincia più settentrionale dell’Impero.