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Katsushika Hokusai: l’origine dei manga

4. I GRANDI MAESTRI DELL’EPOCA EDO

4.4. Katsushika Hokusai: l’origine dei manga

Nato nel 1760 a Edo da un produttore di specchi a diciotto anni inizia a sviluppare un certo interesse per la pittura e per la stampa e decide quindi di entrare nella scuola di Katsukawa Shunshō, artista ukiyoe, pittore e stampatore, con il nome di Katsukawa Shunrō. Sebbene fosse un allievo di Shunshō studiò le tecniche di molte altre scuole quali la Kanō, la Tosa e la Kōrin. Trasse inoltre ispirazione sia dalla pittura cinese che da quella occidentale per arrivare più tardi a creare un suo stile personale prendendo il nome di Katsushika Hokusai. Fu un artista versatile sia per quanto riguarda i soggetti delle sue stampe (paesaggi, bijin, shunga, ecc.) sia per il fatto di essere allo stesso tempo pittore, stampatore e intagliatore. Era costantemente coinvolto in diverse attività data la sua bravura: come illustratore per libri, disegnatore di album senza aggiunta di testo scritto, stampatore, creatore di stampe singole che trattavano qualsiasi aspetto della natura, delle attività umane e degli aspetti leggendari del Giappone. I suoi libri, forse più di ogni altro artista, sono considerati essere lo specchio della cultura della nazione.87 Egli è forse l’artista giapponese più conosciuto al mondo soprattutto per le sue Trentasei vedute del

monte Fuji (Fugaku sanjūrokkei 富嶽三十六景). La rappresentazione della montagna

sacra da una varietà di punti di vista usando ogni volta diverse tecniche di composizione è il suo lavoro ukiyoe più importante per quanto riguarda il tema dei paesaggi.88

Tra le molteplici opere di Hokusai quella che ci interessa maggiormente in quanto libro illustrato è Hokusai manga, il più popolare, influente e amato ehon della sua generazione. Il libro era considerato sia un manuale per chi volesse cimentarsi nell’arte sia un album di schizzi disegnati senza grandi pretese89: l’obiettivo di Hokusai era che i lettori disegnassero in modo che anch’essi potessero sperimentare quella stessa esperienza che provava lo stesso Hokusai. Questo è il motivo per cui sottotitolò il libro “condividere lo spirito libera le mani” (denshin kaishu 伝神開手).

Hokusai disegnò dieci differenti volumi di manga tra il 1814 e il 1819 ognuno con un tema differente: paesaggi, miti, armi, architettura, persone, ecc. In queste raccolte di schizzi l’artista volle rappresentare tutto ciò che attirava la sua attenzione. Nel progetto originario l’opera avrebbe dovuto concludersi con il primo tomo (quello del 1814) ma riscosse un tale successo che Hokusai pianificò immediatamente una serie di dieci volumi.

87 Jack HILLIER,The art of Hokusai in book illustration, Berkeley, University of California Press, 1980. 88 Gabriele FAHR-BECKER (a cura di), Japanese Prints, Köln, Taschen GmbH, 2007, p. 21.

89 In origine i manga erano immagini disegnate senza uno scopo preciso, in modo casuale.

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A partire dall’anno successivo ne sarebbero stati stampati due all’anno. Dato il trionfo si pensò a una nuova serie che arrivasse fino al ventesimo volume questa però si interruppe al quindicesimo e ultimo volume, apparso solo nel 1878 a distanza di trent’anni dalla morte di Hokusai.

Il fascino esercitato dai manga di Hokusai deriva dallo sforzo dell’artista di catturare nel dettagli gli aspetti di tutte le cose presenti in natura e di tutte le fuggevoli molteplicità di espressioni delle più svariate tipologie di persone. La dinamicità di queste immagini cela un metodo rigoroso in cui l’artista riduce qualsiasi soggetto a forme geometriche di base come cerchi, rettangolo, quadrati e triangoli. Questo modo di disegnare fu già spiegato in un altro libro dello stesso Hokusai intitolato Corso accelerato

di disegno semplificato (Ryakuga haya oshie 略画早押南) che contiene esempi di disegni

con compasso e righello che spiegano come creare volumi sovrapponendo cerchi e come ottenere la piattezza policentrica disponendo cerchi in fila (fig. 66-67). In ogni pagina del manuale il disegno compare due volte: da un lato troviamo l’immagine completa, quella finale, dall’altro troviamo l’immagine divisa in diverse forme geometriche che serviva appunto agli aspiranti artisti come metodo d’insegnamento. A differenza di altri manuali didattico-pittorici:

“[…] nel Ryakuga haya oshie le parti concernenti le spiegazioni tecniche risultano piuttosto estese e puntuali; accanto a queste Hokusai esorta l’allievo a non abbattersi alle prime difficoltà e a non lasciarsi trascinare dalla “volontà” del pennello nell’esecuzione del disegno. In questo modo l’apprendimento, punteggiato da giochi di parole e immagini spiritose, raramente si rivela noioso o ripetitivo. Anche chi, acquistava questi manuali, non solo con lo scopo di imparare l’arte del disegno o della pittura, ma per puro godimento estetico, si trovava in possesso di un’opera assai gradevole e piena di spunti stimolanti.”90

Lo stile innovativo di Hokusai acquisì vigore spirituale attraverso l’utilizzo di forme a S nascoste, cariche di dinamismo visivo. Come si può notare sia in Hokusai

manga sia in Ryakuga haya oshie egli realizzava forme a S unendo archi di cerchio rivolti

in direzioni opposte. I punti in cui rotazioni in senso opposto entrano in contrasto generano un’atmosfera di tensione permanente fra due forze, in cui nessuna però cede in favore dell’altra. Questa tecnica, basata sull’assemblaggio di molteplici cerchi e altre

90 Silvia VESCO,Geometria e Pittura: il primo volume del Ryakuga haya oshie di Katsushika Hokusai

(1760-1849), in Annali di Ca' Foscari, XXXIII, 3, Venezia, 1995, p. 370. 80

figure geometriche dimostrata in Ryakuga haya oshie è volta a indirizzare l’attenzione del lettore sui dettagli policentrici. Ad esempio, nel disegno del millepiedi (fig. 68), costruito sulla ripetizione di piccoli archi di cerchio, il punto di vista macroscopico che accoglie il tutto e quello microscopico che analizza ogni dettagli si fondono insieme permettendo al lettore di percepire sempre la propria posizione.

Fig. 66 Schizzi91, Ryakuga haya oshie,

Katsushika Hokusai, 1812-14

91 “Disegnare il personaggio attraverso il sistema dei triangoli e dei cerchi, ma trattandosi di un cavaliere

diventa una cosa piuttosto complicata. Per quanto riguarda il larice e non solo Setchū [o il paesaggio della neve] mettete qua e là dei cerchi, l’ideogramma di dieci e per il tronco scrivete tre volte il bishi a due righe parallele” traduzione tratta da Silvia VESCO,Geometria e Pittura: il primo volume del Ryakuga haya

oshie di Katsushika Hokusai (1760-1849), in Annali di Ca' Foscari, XXXIII, 3, Venezia, 1995, p. 385. 81

Fig. 67 Schizzi92, Ryakuga haya oshie, Katsushika

Hokusai, 1812-14

Fig. 68 Schizzi 93, Ryakuga haya oshie, Katsushika

Hokusai, 1812-14

92 “Metodo per disegnare un paesaggio in mezzo alla neve e un asino. [oppure]: Metodo per disegnare il

poeta Su Dungpo e l’asino. Metodo dell’unione di quadrati, triangoli, rombi e trapezi [trapezi: lett. forma a guscio di tartaruga]” traduzione tratta da Silvia VESCO,Geometria e Pittura: il primo volume

del Ryakuga haya oshie di Katsushika Hokusai (1760-1849), in Annali di Ca' Foscari, XXXIII, 3,

Venezia, 1995, p. 384.

93 “Utilizzando il compasso [fare] un millepiedi. [Esempio di] un modo di fare un serpente con il

compasso. Quando si tratta di disegnare cose lunghe attraverso la scomposizione di cerchi facendo così risulterà semplice” traduzione tratta da Silvia VESCO,Geometria e Pittura: il primo volume del Ryakuga

haya oshie di Katsushika Hokusai (1760-1849), in Annali di Ca' Foscari, XXXIII, 3, Venezia, 1995, p.

397.

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Oltre a contenere bozzetti e immagini di animali, paesaggi e persone Hokusai

manga racchiude un certo numero di frasi idiomatiche, proverbi e insegnamenti buddhisti,

trasformati in schizzi e impiegati come sorta di guida al disegno.

Fig. 69 Ciechi che accarezzano un elefante, Hokusai manga (volume 8), Katsushika Hokusai, 1814-78

Uno dei più famosi di questi disegni è quello intitolato Ciechi che accarezzano un

elefante (Gunmō zō wo naderu 群盲象撫でる) in cui sono raffigurati undici ciechi

mentre toccano il corpo di un pachiderma, così grande da occupare due intere pagine (fig. 69). Ognuno di loro tasta una parte diversa, chi una zanna, chi una zampa, chi la proboscide, altri si aggrappano sulla schiena e qualcuno gli stringe la coda. Il contrasto tra le enormi dimensioni dell’elefante e quelle minuscole degli anziani, insieme all’espressione irritata dell’animale, contribuiscono al fascino di questa illustrazione. Il proverbio sui ciechi che accarezzano l’elefante spiega che “proprio come quando un gruppo di ciechi misura un elefante, ognuno di loro deduce le dimensioni complessive dell’enorme mammifero basandosi unicamente sulla parte che ha toccato, così le persone ottuse non sono in grado di apprezzare i grandi uomini e le grandi imprese”. Ogni uomo infatti crede solamente in quello che riesce a toccare ed è scettico su tutto ciò che non capisce. Alcuni studiosi ipotizzano che l’elefante non sia altri che Hokusai stesso: il

mondo del pittore era infatti così incredibilmente vasto che era difficile coglierne l’intera portata.94

Hokusai manga è considerato il capostipite dei moderni manga, i fumetti

giapponesi e anche il primo libro illustrato a raggiungere un’ampia attenzione da parte del pubblico occidentale che utilizzava questi schizzi come riferimenti per le proprie creazioni. Per esempio Félix Bracquemond (1833-1914) incise le immagini dei pesci e delle conchiglie presenti nel secondo volume su un servizio di porcellana.

A giudicare dalle numerose edizioni che sono state stampate e dal numero di copie che sono sopravvissute, il Manga fu il più popolare ehon della storia giapponese. Infatti, solamente il primo volume fu stampato talmente tante volte tra il 1814 e il 1820 che le matrici si consumarono e ne dovettero incidere di nuove. Si dice che i blocchi degli ultimi volumi (quelli stampati nel 1878) esistano tutt’oggi.95

94 Kazuya TAKAOKA,Hokusai manga, traduzione italiana a cura di Fabio ZUCCHELLO,Milano,

L’ippocampo, 2011

95 Roger S. KEYES, Ehon: The Artist and the Book, Seattle, University of Washington Press, 2006; pp.

188-189.

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CONCLUSIONI

Come si è potuto vedere nel corso di questa tesi, la creazione dei libri illustrati era il frutto di un processo per nulla semplice né tanto meno veloce dato il gran numero di persone che potevano partecipare alla stesura di un unico libro. Tutto, dalla carta fino all’inchiostro, dalla lavorazione della rilegatura ai materiali usati per quest’ultima, era pensato nei minimi dettagli e più questi erano raffinati e ricercati più i libri acquistavano valore. Si consideri per esempio i libri prodotti a Saga, i sagabon, essi sono tra gli ehon più belli e costosi di sempre e rappresentano un modello di perfezione mai raggiunto nel corso degli anni per il modo con cui essi venivano rilegati e intagliati. Come si può supporre, questi, non erano libri che tutti potevano permettersi ma erano piuttosto destinati solo ad alcune determinate classi sociali, in particolare quella dei chōnin che stava nascendo in quegli anni.

La caduta della stamperia, probabilmente dovuta al costo eccessivo delle opere, provocò un calo dell’estetica nella lavorazione e per i dettagli. I grandi artisti che precedentemente si occupavano delle illustrazioni per questi libri, iniziarono a svalutare questa pratica e il lavoro passò ad autori minori e quindi meno costosi per l’editore. Per queste ragioni, se da un lato si evidenziò un declino estetico delle opere, dall’altro si verificò un aumento di lettori, di libri (dato che le tecniche di stampe si erano evolute permettendo così una maggior creazione di copie) e, di conseguenza, un arricchimento della cultura classica giapponese. Dato l’abbassamento dei costi per lo sviluppo di questi libri le case editrici di Edo, Ōsaka e Kyōto colsero l’occasione e iniziarono la produzione in serie di vari tipi di ehon: guide turistiche, libri sulla cultura urbana, recensioni di cortigiane e attori, novelle satiriche, libretti per il teatro nō ecc. creando in pochissimo tempo un nuovo stile di vita e una nuova realtà chiamata ukiyo o mondo fluttuante.96

Come già spiegato nell’introduzione di questa tesi sono stati scelti quattro dei più grandi autori di ehon perché in qualche modo essi hanno influenzato l’arte giapponese delle stampe riuscendo ad arrivare fino ai giorni nostri come nel caso paradigmatico di Hokusai.

Con questa tesi si è voluto dare un piccolo contributo a quello che è, al giorno d’oggi, lo stato dell’arte giapponese in Italia. Si sente parlare spesso d Hokusai e di

96 Ovviamente ci sono stati altri fenomeni che hanno portato alla nascita dell’ukiyo ma gli ehon sono

sicuramente uno dei più importanti mezzi della sua diffusione.

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Hiroshige ma molti altri artisti di uguale importanza sono stati spesso trascurati in ambito accademico e per questo si è voluto dar voce ad alcuni di questi autori, spesso poco conosciuti, perché adombrati dal successo dei grandi maestri.

Sicuramente questo argomento meriterebbe un ulteriore approfondimento con un focus su autori e opere che, purtroppo, non ho potuto analizzare nel corso di questa dissertazione a causa dei limiti di fruibilità di molti testi in Italia. Sarebbe quindi auspicabile proseguire in loco lo studio di questo tipo di lavori, certamente affascinanti per il modo in cui l’arte e la letteratura giapponese si fondono e coesistono in un unico microcosmo chiamato ehon.

GLOSSARIO

aobanagami 青花紙

Carta speciale di colore blu.

asa 麻

Pianta di canapa.

benibana 紅花

Noto con i nomi comuni di cartamo o zafferanone, è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteracee.

bijin 美人

Termine usato per indicare le “belle donne”, uno dei temi principali delle stampe ukiyoe.

bodhisattva

Colui che, ottenuta l’illuminazione, rinuncia a entrare nel nirvāna per aiutare gli altri uomini a salvarsi. Il nono dei dieci stadi dell’esistenza, un gradino al di sotto della condizione di buddha. Il termine giapponese è bosatsu 菩薩.

chanoyu 茶の湯

Cerimonia del tè, rito spirituale e sociale praticato in Giappone fin dal sedicesimo secolo. È anche conosciuto con il nome di chadō o sadō 茶道.

chōnin 町人

Letteralmente “cittadino”, classe sociale che emerse in Giappone durante il periodo Edo (1603-1868), la maggior parte di loro erano mercanti ma vi erano pure alcuni artigiani.

gampi 雁皮

Gruppo di arbusti giapponesi.

haikai 俳諧

Chiamato anche haiku 俳句 è un componimento poetico di diciassette sillabe suddivise nel seguente modo: 5-7-5. Questa forma poetica ebbe origine dal renga 連歌, la poesia a catena di trentun sillabe (5-7-5-7-7-7).

ikebana 生け花

Arte giapponese della disposizione dei fiori recisi. Nell’antichità era conosciuta anche come kadō 花道.

Itsuki no miko 斎の皇女

Chiamate anche saiō 斎王 erano le donne, parenti dell’imperatore e non sposate, che venivano inviate nel santuario di Ise per diventare sacerdotesse e servitrici della dea Amaterasu.

kabuki 歌舞伎

Forma di teatro sorta in Giappone durante il periodo Edo (1603-1868) in cui l’azione scenica è accompagnata da musica e danze.

kakemono 掛物

Dipinto o calligrafia giapponese, su seta, cotone o carta, organizzato a guisa di rotolo e destinato ad essere appeso. Il kakemono si apre in verticale ed è concepito come decorazione murale per interni.

katsura 桂

Albero della famiglia delle Cercidifillacee proprio dell’Asia orientale (Cina e Giappone).

kikyō 桔梗

Campanula a fiori grandi.

kōzo 楮

Gelso della carta.

mitsumata 三椏

Arbusto dell’ordine delle Malvali.

mon 紋

Emblema utilizzato in Giappone per decorare e identificare un particolare individuo o una famiglia.

monogatari 物語

Genere letterario nato in Giappone durante il periodo Heian (794-1185). Si tratta di una lunga narrazione in prosa paragonabile all’epica. Riguarda quasi sempre storie immaginarie o eventi storici descritti però in maniera fantastica e non realistica. I più importanti sono il Genji monogatari e l’Ise monogatari.

nō 能

Forma di teatro giapponese sorta nel quattordicesimo secolo e caratterizzata dall’uso delle maschere.

oiran 花魁

Cortigiane d’alto rango, si differenziano rispetto alle altre prostitute perché sono più delle intrattenitrici che delle concubine.

pagoda

Edificio sacro buddhista a forma di torre caratterizzato da un numero di piani per lo più dispari e un tetto molto sporgente e concavo verso l’alto.

rattan

Nome usato per indicare diverse specie di palme. Con il loro legno si fabbricano mobili, bastoni, ombrelli e si eseguono lavori d’intreccio.

rōnin 浪人

Samurai decaduto, rimasto senza padrone perché quest’ultimo è morto o per aver perso la sua fiducia.

shamisen 三味線

Strumento musicale giapponese a tre corde con la cassa quasi quadrata ricoperta di pelle di gatto o di cane suonato con un plettro d’avorio o di legno.

shunga 春画

Stampa erotica.

susuki 薄

Piuma delle pampas.

sutra

Nel buddhismo il termine si riferisce esclusivamente ai testi presenti nel canone della scuola buddhista. Anticamente stava a significare un insieme di insegnamenti sapienziali espressi in modo breve e conciso.

tekake 手掛け

Cortigiane di fascia media.

tororoaoi とろろ青い

Pianta della famiglia delle Malvacee usata in Giappone per la produzione della carta.

tsuyukusa 露草

Nome giapponese della commelina, fiore dai petali blu originario dell’asia meridionale.

ukiyoe 浮世絵

Letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, è un genere di stampa artistica giapponese su blocchi di legno fiorita nel periodo Edo (1603-1868). Il termine ukiyo si riferisce alla cultura giovane e impetuosa che fiorì durante quegli anni nella città di Edo, Ōsaka e Kyōto e che rappresentavano una realtà a parte.

ukiyozōshi 浮世草子

Letteralmente “racconti del mondo fluttuante”, è un genere letterario che si sviluppò in Giappone, soprattutto a Ōsaka e Kyōto, tra il 1680 e il 1770. Sono considerati testi di letteratura popolare che hanno i chōnin come protagonisti.

washi 和紙

Anche chiamata “carta giapponese” è un tipo di carta fatta a mano, di buona consistenza, resistente e traslucida. Grazie alle sue caratteristiche può essere utilizzata per molte cose: stampe, origami e calligrafia.

yamatoe 大和絵

Stile pittorico nato in Giappone durante il periodo Heian (794-1185) ispirato dalla dinastia cinese Tang ma evolutosi grazie alla volontà dei pittori giapponesi di creare delle opere prettamente nipponiche con un loro stile identificativo (colori più vivaci e temi giapponesi).

yotaka 夜鷹

Sono le prostitute di rango inferiore, le più economiche, giravano le strade di notte nascondendo il proprio volto con un cappuccio. Il termine tradotto significa succiacapre dato che esse si muovevano solamente con il buio come i medesimi uccellini.

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