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Gli indicatori chiave di prestazione (ICP) o key performance indicators (KPI) costituiscono una parte importante delle informazioni necessarie per determinare e spiegare come un’organizzazione progredisce verso i suoi obiettivi economici e finanziari. Costituiscono delle misure quantificabili per determinare l’andamento delle performance puntuali dei singoli distributori che si è preso in esame, ma anche per confrontare gli andamenti delle imprese tra loro e con il sistema economico a cui appartengono.

[12] Nel dettaglio ora vedremo quali sono gli indici presi in considerazione per l’analisi economica e finanziaria dei distributori appartenenti al mercato post vendita automobilistico indipendente IAM.

1. Il Valore della Produzione.

Per valore della produzione si intende la produzione economica di un’azienda, ovvero di quanto questa riesca a produrre nel corso dell’esercizio, dell’incremento di valore dei semilavorati in corso di produzione o delle prestazioni di servizi, oltre che delle immobilizzazioni effettuate con mezzi propri, indipendentemente che tali beni siano o meno venduti, vale a dire che si traducano in ricavi o no.

Da non confondersi con il fatturato che è, invece il valore dei beni venduti nel corso dell’esercizio (prodotto dei beni venduti per i rispettivi prezzi). Siamo in presenza di una vendita, caratteristica che distingue nettamente il fatturato dal valore della produzione. I due valori coincidono unicamente quando la produzione dell’anno viene interamente venduta e non sono presenti variazioni nette nelle rimanenze di magazzino.

2. Il Margine Commerciale e il Margine Operativo Lordo.

Il calcolo del margine commerciale è un importante indice utilizzato dalle imprese che operano nel mercato della distribuzione. È una delle molteplici tecniche atte a rilevare la profittabilità di un prodotto e può essere calcolata anche in riferimento a più unità di prodotto, cioè famiglie merceologiche, reparti e categorie prodotto.

Il margine commerciale viene sempre espresso in percentuale ed è uguale al rapporto tra il prezzo di vendita meno il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita, al netto dell’IVA (imposta sul valore aggiunto), moltiplicato per cento.

𝑀𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑒 𝐶𝑜𝑚𝑚𝑒𝑟𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒 =(𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎 − 𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑖𝑠𝑡𝑜)

𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎 × 100

Se un’impresa vende o distribuisce più prodotti, il margine commerciale complessivo può essere desunto dalla differenza tra il fatturato totale di acquisto, a sua volta rapportata al fatturato totale, sempre moltiplicato per 100.

Se al margine commerciale vengono sottratti tutti gli altri costi variabili sostenuti, si ottiene il margine di contribuzione, particolarmente utile per il calcolo del punto di break even che vedremo in seguito. Il margine di contribuzione esprime, invece, il prezzo di vendite al di sopra del quale il prodotto diventa profittevole per l’impresa produttrice o distribuisce.

Il margine operativo lordo e un indicatore che misura la redditività di un’azienda, ovvero misura la capacità di realizzare margini di guadagno. Il margine operativo lordo (MOL) è anche conosciuto per il suo acronimo inglese EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization). Esiste una differenza tra il MOL e l’EBITDA, in quanto a quest’ultimo vengono dedotti anche gli accantonamenti

Viene usato per comparare i risultati di diverse aziende che operano nello stesso settore.

Il calcolo del MOL può essere effettuato in diversi modi, qui di seguito ne viene presentata una versione sintetica:

𝑀𝑂𝐿 = 𝑉𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝐴𝑔𝑔𝑖𝑢𝑛𝑡𝑜 − 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑃𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 − 𝐴𝑙𝑡𝑟𝑖 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑆𝑡𝑟𝑢𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎

Per altri costi di struttura si intendono i costi dei materiali ed altri servizi acquistati.

3. Il ROI e il Rendimento Lordo del Capitale Investito.

Il Return On Ivestment, o indice di redditività del capitale investito o ritorno sugli investimenti, è un indice di bilancio che indica la redditività e l’efficienza economica

della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate. Esprime quanto rende il capitale investito in quella determinata azienda. È uno degli indici di più frequente utilizzo nell’analisi di redditività aziendale.

Il ROI è un indicatore di efficienza nell’uso delle risorse a disposizione dell’impresa per produrre utili mediante la sua attività caratteristica.

Si ottiene facendo il rapporto tra il risultato operativo e il capitale investito operativo netto.

𝑅𝑂𝐼 = 𝑅𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑂𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜

𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑜 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑂𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜

Al numeratore è presente il risultato della gestione caratteristica, escludendo eventuali proventi e oneri relativi alla gestione straordinaria.

Al denominatore si inserisce la somma impiegata nei soli investimenti caratteristici dell’attività d’impresa al netto degli ammortamenti e degli accantonamenti, quindi l’Attivo Totale Netto meno gli Investimenti Extracaretteristici (investimenti non direttamente legati all’attività d’impresa).

Il ROI può anche essere scomposto nel prodotto di due fattori: il margine operativo sulle vendite (il ROS, Return On Sales) e il tasso di rotazione del capitale investito (il ROT). Il primo è dato dal rapporto tra il Risultato Operativo e i Ricavi dalle Vendite, mentre il secondo è dato dal rapporto tra i Ricavi dalle Vendite e il Capitale Investito.

𝑅𝑂𝐼 = 𝑅𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑂𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜

𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒×𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒

𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑜 = 𝑅𝑂𝑆 × 𝑅𝑂𝑇

Nella nostra analisi andremo a verificare il rendimento lordo del capitale investito dall’impresa, perché è necessario andare a verificare l’economicità della gestione ma anche quella degli investimenti accessori che fanno comunque parte delle attività imprenditoriali delle aziende.

𝑅𝑒𝑛𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝐿𝑜𝑟𝑑𝑜 𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝐼𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑜 = 𝑅𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑂𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 𝐿𝑜𝑟𝑑𝑜

𝑃𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑜+𝑃. 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑎

Questo indice economico fornisce le informazioni sull’efficienza e sulla redditività degli investimenti e dei capitali di un’azienda. Spiega come un’impresa stia utilizzando i capitali per generare reddito.

Il Risultato Operativo Lordo (ROL), anche conosciuto come EBIT (Earning Before Interest and Taxes) è la differenza tra le entrate e le uscite delle operazioni caratteristiche. Da questo calcolo vengono esclusi gli interessi attivi, le rivalutazioni, le entrate o le uscite straordinarie, l’importo dell’ammortamento e le rate di leasing.

Un ROL positivo indica che l’azienda riesce ad ottenere guadagni con le attività caratteristiche della ragione sociale, mentre un valore negativo indica che le attività lucrative sono diverse da quelle della gestione caratteristica. Da non confondere il Reddito Operativo Lordo (EBIT) con il Margine Operativo Lorda (EBITDA), in quanto quest’ultimo è considerato come l’utile prima di sottrarre gli interessi, le tasse e gli ammortamenti, mentre il ROL è l’utile prima della sola sottrazione del valore degli ammortamenti.

4. Il BEP normalizzato.

Nel campo della gestione aziendale il BEP (Break Even Point), Punto di Pareggio, è quel livello di fatturato che riesce a coprire i coti totali (costi fissi e variabili) o quel livello di prodotti da produrre e vendere che permette di coprire, come prima, i costi totali e quindi assicura il risultato di parità

In formula il BEP viene espresso come:

𝐵𝐸𝑃 = 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝐹𝑖𝑠𝑠𝑖 1 − 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑉𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝐹𝑎𝑡𝑡𝑢𝑟𝑎𝑡𝑜

In alternativa, come detto precedentemente, si può utilizzare il valore del Margine di contribuzione per calcolare il punto di pareggio. Si prendono i Costi Fissi Totali e li si divide per il margine di contribuzione del singolo prodotto.

𝐵𝐸𝑃 = 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝐹𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑇𝑜𝑡𝑎𝑙𝑖 𝑀𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒𝑖

Il punto di pareggio è da ritenersi un ottimo strumento di calcolo economico con cui si possono individuare informazioni utili per il controllo di gestione, soprattutto nelle prime fasi dell’analisi.

Con il BEP, nasce la Break Even Analysis, che è il metodo che permette di conoscere come modificare i livelli di output per raggiungere il punto di pareggio, ha validità solo nel breve periodo perché considera costanti i livelli di prezzo e non tiene conto delle regole di attualizzazione dei flussi finanziari.

5. Il Tasso di Rotazione del Magazzino.

Il tasso o indice di rotazione del magazzino è uno degli indicatori utilizzati da un’azienda per una gestione efficiente delle scorte.

Esprime il numero delle volte per cui un dato articolo si rinnova nell’arco del periodo considerato, di solito coincidente con l’esercizio (un indice di rotazione annuale pari a 3 significa che il materiale ruota tre volte in dodici mesi).

Un elevato indice di rotazione significa che le scorte ruotano molte volte (o velocemente), al contrario significa che le scorte sono molto più ferme.

Per quanto riguarda il calcolo, basta rapportare le vendite all’interno di un determinato periodo con lo stock medio a magazzino nello stesso periodo.

𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑀𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑖𝑛𝑜 = 𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒𝑡 𝑆𝑡𝑜𝑐𝑘 𝑀𝑒𝑑𝑖𝑜𝑡

Parlare di indice di rotazione ci porta immediatamente a parlare di tempo di giacenza media di un articolo. Conoscendo infatti l’indice di rotazione si può sapere quanto tempo un articolo rimane in media nel magazzino, dal suo ricevimento fino alla vendita. È sufficiente fare il rapporto tra i giorni dell’anno e l’indice di rotazione:

𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑚𝑒𝑑𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑔𝑖𝑎𝑐𝑒𝑛𝑧𝑎 = 365

𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑀𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑖𝑛𝑜

Questo indice è fondamentale per l’organizzazione dello stoccaggio, per allocare in magazzino i materiali in maniera tale da minimizzare gli spostamenti per i prelievi, riducendo la movimentazione delle merci e di approvvigionamento dai fornitori.

6. I Tempi di Incasso e Pagamenti.

Il tempo di incasso esprime in quanti giorni dall’emissione della fattura viene ricevuto il pagamento per un determinato bene che viene venduto.

Il tempo di pagamento, invece, esprime in quanti giorni dalla ricezione di una fattura per un bene comprato si effettuerà il pagamento.

Il dato interessante non è il valore di questi due indici presi singolarmente, ma la differenza tra il tempo di incasso e di pagamento. Questo sta ad indicare quanto un’impresa possa disporre di liquidità che può essere utilizzata al suo interno per svariati motivi.

Di conseguenza la situazione ideale porterebbe ad avere brevissimi tempi di incasso e tempi di pagamento il più lunghi possibili.

I valori ideali dovrebbero essere quindi minori o uguali a zero.

𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝐼𝑛𝑐𝑎𝑠𝑠𝑜 − 𝑇𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑑𝑖 𝑃𝑎𝑔𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜

7. L’Indipendenza Finanziaria.

L’indice di indipendenza finanziaria (IIF) o indice di autonomia finanziaria viene costruita rapportando la posizione finanziaria netta con il patrimonio netto dell’impresa.

𝐼𝐼𝐹 = 𝑃𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑃𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜 𝑁𝑒𝑡𝑡𝑜

La posizione finanziaria netta è determinata dalla differenza tra il totale dei debiti finanziari aziendali (a prescindere dalla loro scadenza) e le attività liquide (cassa, c/c attivi, titoli e crediti finanziari). Mette in luce l’indebitamento finanziario complessivo e, specularmente, il saldo finanziario totale dell’azienda. Il patrimonio netto rappresenta le fonti di finanziamento interne, ossia quelle fonti provenienti

direttamente o indirettamente dal soggetto o dai soggetti che costituiscono o promuovono l’azienda (o utili reinvestiti).

Questo indice è un indicatore di struttura, infatti è uno dei determinanti della solidità dello stato patrimoniale di un’impresa.

È un indice molto usato dalle banche italiane per il monitoraggio del rischio finanziario delle aziende.

Più il valore dell’indice di indipendenza finanziaria è basso, più l’impresa sarà indipendente dalle fonti di finanziamento esterne e quindi si potrà affidare maggiormente alle fonti di autofinanziamento per reperire fondi da investire nelle attività aziendali. Viceversa, più è alto, più la dipendenza dalle fonti di finanziamento esterne è determinante nello svolgimento delle funzioni aziendali e per gli investimenti.

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