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L’abito da ballo nei figurini del “Fondo Gamba”

Simona Gori

I figurini presi in esame per lo studio sull’abito femminile da ballo nel periodo 1850-1870 fanno parte del “Fondo Gamba” che si conserva presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze. Tale Fon-do, di proprietà del conte Carlo Gamba, fu da lui donato alla Bi-blioteca nel 1954 e contiene più di 15000 figurini che vanno dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento. Gli abiti rappresentati nei figurini, per la maggior parte femminili, sono di diverse tipo-logie: da ballo, da teatro, da visita, da villeggiatura, sportivi, ecc.

Nell’Ottocento, infatti, ogni occasione richiedeva il suo particolare tipo di abito, il quale doveva distinguersi a seconda del luogo, delle circostanze e della società che si era soliti frequentare, e doveva es-sere cambiato almeno tre volte al giorno: al mattino, al pomeriggio e alla sera. Inoltre anche le stagioni, l’età, il fatto di essere nubili o maritate, influivano sulla scelta del giusto abbigliamento. Per non parlare delle occasioni particolari come fidanzamenti, matrimoni, battesimi e lutti.

Andando a descrivere più dettagliatamente i figurini di abiti da ballo del Fondo Gamba, possiamo dire che essi presentano quasi tutti due dame, entrambe in abito da ballo, oppure una in abito da ballo e l’altra in soprabito, o in abito da visita, o da sposa, ecc.

(fig.1a, b, c, d). Occasionalmente la dama in toilette da ballo è ri-tratta insieme al cavaliere che la accompagna, ma è raro, ed accade soprattutto nei figurini dei primi anni ‘50 (fig. 2 ).

La scena che fa da sfondo agli abiti proposti, dovendo indicare

l’occasione e l’ambiente in cui devono essere indossati, presenta di solito un arredo molto lussuoso in quanto il ballo era l’occasione mondana per eccellenza, nella quale era permesso fare sfoggio di tutta la propria ricchezza e opulenza (fig. 3a, b). Talvolta viene an-che rappresentato in un piccolo scorcio appena abbozzato sul fon-do del figurino, mostranfon-do però, in maniera nitida, almeno una coppia di danzatori intenti alle danze (fig. 4).

Per quanto riguarda più propriamente la moda, attraverso l’ana-lisi dei figurini selezionati possiamo constatare come il periodo pre-so in esame, 1850-1870, sia sintomatico per registrare l’evoluzione della sottostruttura della crinolina che gonfiava la gonna, e il suo definitivo tramonto in favore della tournure o sellino, che la gon-fiava solo sul retro. Come si può notare dai figurini presi in esame, durante gli anni ‘50 la gonna presenta una forma a cupola e mode-rata ampiezza, che aumenta nel corso di questo decennio. Successi-vamente, negli anni ‘60 si assiste ad uno spostamento dell’ampiez-za più sul retro della gonna, mentre il davanti tende ad appiattirsi;

la gonna assume così la cosiddetta forma ad uovo tipica degli anni

‘60. Dal 1867 si assiste ad un’inversione di tendenza per cui l’am-piezza della gonna via via diminuisce per poi tornare ad aumentare sempre di più sul dietro (fig. 5 a, b, c, d).

Per quanto riguarda le decorazioni, si può osservare che la gon-na, ad esempio, la quale negli anni ‘50 vede la netta preferenza per la decorazione a balze orizzontali arricciate che la ricoprono com-pletamente, (fig. 6a), si trova in seguito al centro di una moda che prevede la sovrapposizione di più gonne di colori diversi o dello stesso colore, tagliate e a volte drappeggiate, in modo da essere tutte contemporaneamente visibili (ripresa settecentesca) (fig. 6b). Inol-tre, mentre nel primo decennio preso in esame, si preferiva una de-corazione di mazzolini e fiori sparsi (fig. 7a), negli anni ‘60 si pre-feriscono tralci e ghirlande di fiori che scendono dalla vita all’or-lo della gonna (fig. 7b) in accordo con le tendenze della moda che mentre negli anni ‘50 vede una netta propensione per gli effetti di

orizzontalità, nel decennio successivo registra il formarsi di un gu-sto che tende alla verticalità.

La scollatura, per tutto il periodo, è molto ampia e va da spal-la a spalspal-la.

Il colore preferito per un lungo periodo di tempo risulta essere il bianco, soprattutto per le giovani non ancora sposate, a simbo-leggiare il loro candore e purezza verginali (fig. 8 a, b); in seguito, sul finire degli anni ‘60, e ancor più negli anni ‘70, verrà concesso più spazio anche agli altri colori. Si affacceranno allora anche quelle tinte più vivaci, che in precedenza erano state a lungo bandite in fa-vore delle nuances più tenui e delicate, anche perché nel frattempo erano nati i nuovi colori artificiali all’anilina (fig. 9 a, b).

Anche le acconciature seguono gli andamenti della moda che vogliono per un lungo periodo l’assoluta preminenza delle forme orizzontali, mentre in seguito andranno anch’esse alla ricerca di ef-fetti di verticalità. I capelli sono pettinati per molti anni, in due bande (o bandeaux), che all’inizio vengono acconciate gonfie ai lati del viso, mentre in seguito sono raccolte in uno chignon sulla nu-ca, (fig. 10 a, b). In un periodo ancora successivo lo chignon si spo-sterà sulla sommità del capo, dalla quale penderanno sempre più spesso lunghi boccoli, ed al posto della scriminatura centrale e del-le due bande apparirà una corta frangina di ricciodel-letti, detti frisons.

fig. (11a, b).

Le decorazioni per il capo, in prevalenza costituite da fiori, ma anche da trine, nastri, piume, gioielli, ecc., nei primi anni ‘50 ven-gono poste ai lati del viso o sulla nuca, per poi spostarsi decisamen-te verso la frondecisamen-te, spesso accompagnati da tralci di fiori o foglie pendenti. Tra i vari tipi di ornamenti troviamo anche le tiare, i fili di perle, i pettini-gioiello, gli spilloni, ecc. (fig. 12 a, b, c).

Accessorio fondamentale erano i guanti e le signore uscivano sempre di casa inguantate, anche perché le mani dovevano essere sempre bianche e morbide.

I guanti da abbinare alle toilettes da ballo erano corti, di colore

rigorosamente bianco, o tutt’al più crema in qualche raro caso, ed erano chiusi al polso da due o tre bottoni. Generalmente erano re-alizzati in raso di seta, ma potevano essere anche di pelle.

Il fazzoletto ed il ventaglio, assieme ai guanti, costituivano gli accessori indispensabili per una dama, soprattutto in occasione dei balli in cui dovevano servire a dare un sollievo alla calura provocata dalle danze; inoltre, erano entrambi preziosi elementi di civetteria.

Il fazzoletto, che di solito era bianco, in fine batista o in altri tes-suti leggeri di lino, era spesso ricamato (specialmente con le iniziali del possessore), contornato di merletti di vario genere e soprattut-to profumasoprattut-to.

I ventagli potevano essere realizzati in vari materiali, soprattutto a seconda della mise a cui dovevano accompagnarsi: quelli da gior-no eragior-no più semplici, mentre quelli per la sera eragior-no autentiche opere d’arte e di artigianato. La pagina, poteva essere di carta dipin-ta, di cotone per il giorno o di seta per la sera, dipinti o ricamati, di piume, o interamente di merletto, mentre la struttura era di solito in pregiati legni dorati o dipinti, spesso incisi o intagliati, quando non veniva addirittura realizzata in avorio, madreperla, tartaruga o in metalli preziosi ornati da gemme.

Altri accessori della dama al ballo erano il carnet, su cui appun-tava le richieste di danza dei cavalieri, e spesso un piccolo bouquet di fiori talvolta corredato da un prezioso portabouquet. (fig. 13 a, b, c).

Insieme agli abiti da ballo a volte sono mostrati anche eleganti soprabiti, detti sorties de bal, di varie fogge e lunghezze, ma in ge-nere sempre ampi, senza avvitatura e spesso senza maniche. L’am-piezza della crinolina infatti aveva reso necessario l’uso di sopravve-sti molto ampie, fra le quali la preferenza era data ai mantelli (fig.

14 a, b).

Essendo le gonne molto lunghe, calze e scarpe non si vedevano quasi mai, sebbene in occasione dei balli fosse più facile scorgerle a causa dei movimenti delle ballerine e del fatto che spesso le gonne

degli abiti da ballo erano un po’ accorciate sul davanti proprio per facilitare le danze. Comunque, sia calze che scarpe erano piuttosto semplici, prive di grandi ornamenti, anche se spesso realizzate in pregiati tessuti di seta.

Le calze erano per lo più bianche a volte impreziosite da ricami.

Le scarpe erano scollate, dapprima basse, poi con un modesto tacco e avevano forma appuntita, oppure squadrata o trapezoidale.

I colori prescritti per la sera erano di solito il bianco o il nero, qua-lunque fosse il colore dell’abito a cui si abbinavano (fig. 15 a, b, c).

APPENDICE