1946, era fi glio unico. Della sua infanzia ci
L’Accademia dei Rozzi ricorda
Mario Specchio
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sarà un’amicizia fondamentale, da lui ricor-data e vissuta ben oltre la prematura scom-parsa dell’amico. Sono, anche, quelli gli anni in cui Mario comincia ad affermarsi come traduttore, con poesie e racconti di Hermann Hesse. Tutti pubblicati tra il ’78 e il ’79.
La competenza di Mario nella lingua italiana e la sua passione nel diffonderla lo portò ancora ad insegnarla, tra la fi ne degli anni ’70 e i primi anni ’80, alla Scuola di Lingua e Cultura italiana per Stranieri di Siena, di cui fu più volte direttore dei corsi. Poi trasferì di nuovo questa sua professio-nalità all’estero come Visiting Professor al Darthmouth College di Hanover, nel New Hampshire, dove tenne un corso sulla lette-ratura italiana del ‘900.
Di ritorno, divenne ricercatore di Lingua e letteratura tedesca ad Urbino, dove rimase fi no al 2002. Non lasciò mai Siena e furono anni da pendolare, cui però Mario si assog-gettò in maniera certosina. Il perché, oltre alla sussistenza di rapporti familiari profon-di, ce lo confi da Mario stesso quando, nel racconto La fontana e la conchiglia, scrive a proposito di Siena “È una città bizzarra que-sta, abitata da creature scontrose, generose e avide, ottuse e geniali, una città che sembra nata da un sogno perenne, sempre sul punto di trasformarsi in un incubo. Ma chi è nato tra queste mura non può vivere altrove e se è costretto ad allontanarsene sanguina come un albero scerpato e non ha pace fi nché non vi ha fatto ritorno.”
Sono anni, quelli di Urbino, che atte-stano l’intensa attività scientifi ca di Mario, che continua comunque a far convivere il suo spirito di studioso con quello di poeta e creativo. Nel 1987 le edizioni di Barbablù di Siena pubblicano una sua plaquette di rac-conti, Memoria di amici, con note critiche di Carlo Fini e Ferruccio Masini. Nel 1989 la Rivista di Filologia Italiana dell’Università di Ankara pubblica il poemetto Nostalgia
di Ulisse, dieci poesie che saranno poi
ripub-blicate nella raccolta del 1999 che da questo prende il nome.
Il volume, intitolato, appunto, Nostalgia
di Ulisse, oltre al poemetto, comprende
po-esie del periodo 1981-1999 e costituisce il
continuum spirituale di A piene mani. Mario
portante, la presenza fra i professori di Don Martino Ceccuzzi, il poeta Idilio Dell’Era. All’ultimo anno di liceo, il ’64, risale la pri-ma sua poesia di cui abbiamo datazione,
Nell’aria ondeggia. Nell’aria ondeggia
come incenso in fumo, vago, un sentore di promesse antiche. Si accendono e si spengono tremando, lungo le strade gli ultimi lampioni
e i cieli non conoscono confi ni. Tu vivi in alto, forse
al nostro incanto
non resta che la grazia di morire, e poi saremo come siamo sempre, viandanti che si tendono la mano.
È una poesia bellissima. È la prima, ma potrebbe essere anche l’ultima e di fronte a tale realizzazione non ci viene di parla-re di “poesia giovanile”. Denota un occhio abituato ad osservare e una mente che sa trasformare le immagini visive in immagini poetiche senza sovrabbondanze, ottenendo l’effetto con l’essenziale. C’è perizia poeti-ca matura nel passaggio che ci guida dallo spegnersi dei lampioni al cielo, anzi ai cieli, sconfi nati. Questa poesia apre il primo vo-lumetto di lavori poetici di Mario, A
pie-ne mani, pubblicato pie-nel 1979, che raccoglie
scritti dal ’64 al ’78. Il libro porta la preziosa introduzione di Mario Luzi, cui Mario fu legato per tutta la vita da profonda amicizia. Testimonianza di questo sono le due opere:
Luzi, leggere e scrivere, del ’93 e Colloquio, un dialogo con Mario Specchio, del 1999.
Mario si era laureato in Lettere moder-ne a Firenze e aveva insegnato per alcuni anni l’italiano a Colonia. Anche il periodo fi orentino e quello tedesco li ritroviamo in molte poesie di Mario e, ancor più, in due suoi bellissimi racconti: L’ungherese e Due
amici contenuti, come gli altri nominati, nel
volume Morte di un medico.
Dopo l’esperienza a Colonia Mario colla-borò per diversi anni con il germanista Fer-ruccio Masini, alla Facoltà di Lettere di Siena. Anche quella con Ferruccio Masini, poeta e pittore, oltre che insigne studioso e fi losofo,
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Lo studio e gli animali: un amore immutato nel tempo
Mario Specchio sul palcoscenico del Teatro dell’Accademia dei Rozzi in occasione dello spettacolo per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia
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teraria: nel 2008 il Premio speciale dell’As-sociazione Peter Russel “Una poesia per la Fraternità,” e, ancora nel 2008, il Fiore d’ar-gento per l’eccellenza artistica.
Del 2007 è la sua terza raccolta di poe-sie, Da un mondo all’altro, poesie 2000-2006. Per questo lavoro Mario ricevette il Premio Caput Gauri, a Codigoro, nel 2009. È un volume ricco e intenso, dove, accanto alle tematiche che da sempre hanno costituito il mondo poetico di Specchio, ne troviamo altre, d’occasione, tutte di altissimo livello.
Nel 2011 viene pubblicato Paesaggio
sen-za fi gure, quattro saggi su Rainer Maria
Ril-ke, un autore a Mario assai caro, di cui ave-va già tradotto e pubblicato, nel 2007, Das
Marien-Leben, Vita di Maria. Mario si rivela
un saggista raffi nato, al punto da apparire un tutt’uno con il traduttore, il narratore e il poeta. Infatti Mario sembra estrarre da sé l’esperienza poetica di Rilke e raccontarcela con un linguaggio che è poesia.
Ed è proprio sulla tematica mariana che Mario scrisse una serie di quindici poesie, un poemetto dal titolo Passione di Maria che è stato pubblicato postumo e presen-tato nella primavera del 2013 ad opera del-la Comunità di S. Leolino, con il sostegno di amici, associazioni e gruppi di persone che hanno voluto in questo modo rendere omaggio all’Amico.