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L’analisi dei residui dell’Anagrafe Bovina 64

Nel documento CONTRIBUTI ISTAT (pagine 50-53)

7. L’analisi dei residui 56

7.3 L’analisi dei residui dell’Anagrafe Bovina 64

Come detto in precedenza, l’Anagrafe bovina costituisce la fonte primaria ai fini dell’aggiornamento dei dati sulla consistenza degli allevamenti. Le unità presenti nell’archivio non abbinatesi con nessun’altra fonte amministrative risultano pari a 34.710; di questi, quasi il 9% si abbinano, comunque, con il Censimento.

L’analisi svolta riguarda la distribuzione dei non abbinati per classi di capi allevati. Si osserva che la fornitura del Ministero della Salute relativa all’Anagrafe Bovina contiene lo storico degli allevamenti con le date di inizio e fine attività mentre il dato sulla consistenza aziendale fa riferimento alla situazione al 31-8-2004. Quindi, ai fini delle elaborazioni, non essendo disponibile l’informazione sul numero di capi allevati al 2001, si è utilizzato il dato sullo stock al 2004, essendo l’unica variabile dimensionale al momento disponibile. Come emerge dalla tabella 24, quasi il 62% dei residui si riferisce ad allevamento con nessun capo mentre un 16% circa detiene al massimo 2 capi. Per il resto è confortante vedere che il peso del mancato accoppiamento si riduce drasticamente al crescere della dimensione.

Tab. 24 - Distribuzione dei residui dell'Anagrafe Bovina per classi di capi (dati al 31/8/2004)65

classi di

capi N.ro allevamenti %

. 31 0,09 0 21.475 61,87 1-2 5.487 15,81 3-5 2.856 8,23 6-9 1.487 4,28 10-19 1.399 4,03 20-49 1.212 3,49 50-99 436 1,26 100-499 298 0,86 500-999 15 0,04 1000-1999 11 0,03 2000 e oltre 3 0,01 Totale 34710 100,00 8. Conclusioni66

Nella prima parte della sperimentazione sviluppata dall’Istat per la realizzazione del Registro Statistico delle unità agricole, ci si è concentrati in una approfondita verifica delle fonti amministrative specifiche per questo settore, analizzandone le potenzialità - e i limiti - del loro contributo informativo, la loro capacità di integrarsi - in termini concettuali e fisici -, la verifica della copertura dell’universo censuario.

Dalla sperimentazione sono risultati evidenti alcuni aspetti. In particolare è emerso come l’identificazione delle aziende agricole, a partire da dati di fonte amministrativa, non sia immediata. Problemi sussistono sia in relazione alle definizioni utilizzate dalle varie fonti, che solo parzialmente sono consistenti con quella censuaria, sia alla presenza di un numero non marginale di chiavi identificative, codici fiscali e partite IVA, mancanti o errate. Esiste quindi il rischio, da un lato, che il mancato matching di unità in ciascuna fonte e fra le varie fonti produca duplicati e quindi errori non marginali di over recording, dall’altro di inserire nell’archivio unità che non sono “aziende agricole” in senso statistico (si veda ad esempio le unità registrate nell’Anagrafe bovina) o unità che lo sono solo in maniera formale (esistono solo per garantirsi una integrazione al reddito).

E’ necessario, però, sottolineare come i problemi evidenziati abbiano un impatto soprattutto sulle unità di piccola e piccolissima dimensione (superficie agricola inferiore ad un ettaro) mentre al crescere della dimensione delle aziende migliora sia l’affidabilità delle fonti amministrativa, sia la qualità del processo di integrazione, sia, infine, il confronto con i dati del censimento. Ne sono una dimostrazione anche le analisi effettuate, nel paragrafo precedente, sui residui non abbinati (con nessuna altra fonte); questi residui si riferiscono nella quasi totalità dei casi a unità con caratteristiche “marginali”.

Da un punto di vista quantitativo i risultati emersi dal processo di integrazione evidenziano come sia possibile individuare circa 2 milioni di unità con forti segnali di attività agricola che rappresentano almeno (o sicuramente) oltre il 77% delle superficie agricola utilizzata censita.

65 La presenza di valori mancanti o pari a 0 è dovuto alla non coincidenza tra l’anno della fornitura e l’anno di riferimento; ad esempio, è il caso degli allevamenti che hanno cessato la loro attività dopo il 2001. Potrebbe derivare anche dalla definizione stessa di allevamento, inteso più come luogo fisico dove si detengono gli animali che come luogo dove si svolge una attività agricolo-economica di allevamento. In tal senso, allevamenti “non cessati” che alla data di riferimento dei dati sono senza capi, potrebbero presentare questa situazione.

Questo risultato deve essere considerato come un limite inferiore, anche in considerazione del fatto che la metodologia di identificazione adottata è ancora in una prima fase di realizzazione.

Risulta evidente come la sperimentazione sviluppata se, da un lato, dimostra la fattibilità dell’utilizzo integrato di fonti amministrative per la costruzione del registro statistico delle aziende agricole, dall’altro necessita di ulteriori approfondimenti.

In particolare, con riferimento alle fonti utilizzate, è necessario approfondire la conoscenza e il trattamento di alcune di esse, in particolare l’Anagrafe bovina e l’INPS. E’ fondamentale inoltre verificare quali saranno i problemi che si incontreranno con la nuova PAC con particolare riferimento sia ai contenuti informativi sia alla qualità dei dati raccolti. Infine è opportuno sia verificare il contributo che potrà dare il Catasto dei terreni, sia indagare i contenuti e l’utilizzabilità di archivi gestiti a livello territoriale (es. archivi regionali UMA) o contenenti informazioni su comparti speciali (apicoltura, florovivaismo).

Con riferimento al processo di integrazione due sono gli aspetti da approfondire. Il primo è legato alla necessità di sviluppare con maggiore attenzione l’integrazione logica fra le varie fonti con particolare riferimento alle definizioni delle unità presenti negli archivi amministrativi. Il secondo è legato alla necessità di migliorare l’integrazione fisica fra le varie fonti anche attraverso l’utilizzo di tecniche di link che utilizzino caratteri alfanumerici.

Infine è necessario sottolineare come sia necessario studiare e sviluppare le opportune metodologie statistiche che, da un lato, permettano una identificazione probabilistica, e non deterministica, dell’azienda agricola e dall’altro, garantiscano una stima delle variabili caratteristiche dell’archivio quali la SAU, il numero di giornate lavorate e l’occupazione.

Queste attività, che sono programmate a partire dalla seconda metà del 2005, permetteranno la realizzazione del primo archivio sperimentale nel corso del 2006 a cui dovrà necessariamente seguire una verifica per mezzo di una opportuna indagine di qualità che garantisca sia la stima degli errori di sovra e sottocopertura dell’archivio, sia una valutazione sugli errori che si commettono nelle stime dei principali caratteri.

Riferimenti bibliografici

Nel documento CONTRIBUTI ISTAT (pagine 50-53)