I principali metodi per quantificare l’economia irregolare riguardante l’imposta sul reddito delle persone fisiche sono:
l’approccio macroeconomico che è attualmente quello maggiormente impiegato e stima l’evasione mediante la differenza tra i dati della contabilità nazionale e i dati fiscali.
l’approccio microeconomico invece prevede il confronto tra i redditi che i contribuenti dichiarano al fisco e quelli rilevati dalle autorità di controllo o dalle indagini campionarie.L’Italia, come gli altri paesi europei, ha recepito il Regolamento europeo 2223/96 in linea con le altre direttive internazionali24 e che riguarda la stima del Pil e dell’economia sommersa. Tale normativa prevede che assieme al Pil sia contabilizzato anche ciò che rientra nella definizione di economia non osservata descritta nel capitolo precedente. Proprio perché il fenomeno non è osservabile, l’Istat ne stima un valore massimo e un valore minimo25
. Il valore più basso rappresenta parte della ricchezza prodotta in Italia attribuibile sicuramente all’economia non osservata, mentre il valore più alto è la stima del prodotto interno lordo italiano che si presume attribuibile al sommerso perché di difficile determinazione (guardia di finanza 2008).
Come si nota dalla tabella 3.1.1., nel 2008 la parte di Pil attribuibile sicuramente al sommerso era pari a 255,365 miliardi di euro, mentre quella presunta era pari a 275.046 miliardi di euro. Ciò significa che l’economia non osservata nel 2008 produceva tra il 16,3% e il 17,5% del prodotto interno lordo italiano.
Nel 2000 invece il valore del sommerso oscillava tra i 216.514 e i 227.0994 milioni di euro ossia tra il 18,2 e 19,1% del Pil.
24 Si fa riferimento alle Nazioni Unite, al Fondo monetario internazionale, all’Ocse e alla Banca Mondiale. 25
Si ricorda che, per determinare l’incidenza dell’economia sommersa sul Pil, l’economia criminale viene esclusa dalla stima.
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Tabella 3.1.1.Valore aggiunto prodotto dall’area del sommerso economico dal 2000 al 2008.
Fonte: Istat 2010.
La figura 3.1.2. permette di vedere l’andamento dell’economia non osservata sul prodotto interno lordo tra il 2000 e il 2008: in generale il valore, in percentuale, è diminuito. Nel 2001 si è avuto un forte aumento della percentuale sommerso/Pil (l’ipotesi massima arriva al 19,7%) seguito da un periodo in cui la percentuale si è ridotta (dal 2002 al 2007) per avere un nuovo incremento nel 2008 (pari al 17,5%).
Figura 3.1.2. Quota valore aggiunto prodotto dall’area del sommerso economico negli anni 2000-2008.
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La stima dell’economia non osservata si basa sui controlli dei comportamenti illeciti dei soggetti economici rispetto alla normativa fiscale e contributiva. Tali controlli vengono classificati in tre categorie, la prima riguarda:
a) i controlli di coerenza sui micro dati d’impresa,
b) i controlli di coerenza sui costi intermedi a livello macro, c) la locazione in nero di immobili,
d) parte del valore aggiunto creato dalle attività edilizie abusive.
La seconda categoria riguarda il lavoro “nero” e si riferisce a quei lavoratori che sono occupati ma che non vengono dichiarati dalle imprese, mentre la terza categoria riguarda il riavvicinamento tra le stime dell’offerta e della domanda di beni e servizi. Tutte le categorie contribuiscono al calcolo del valore massimo dell’economia sommersa mentre solo le prime due contribuiscono alla stima del valore minimo (Istat 2010).
Tabella 3.1.3. Valore aggiunto prodotto nell’area del sommerso economico per categorie di controlli dal 200 al 2008.
Fonte: Istat 2010.
Come si vede dalla tabella 3.1.3., l’incremento dell’economia non osservata per il 2001 è maggiormente dovuto alla prima categoria che passa dal 10,6% al 10,9% sul Pil e alla terza categoria che passa dall’1% all’1,2% sul Pil.
Nel 2002 grazie alla sanatoria della legge Bossi-Fini (n. 189 del 30 luglio 2002) si è provveduto a regolarizzare la posizione lavorativa di molti extracomunitari portando a un significativo calo della ricchezza prodotta dai lavoratori irregolari sia in termini assoluti che relativi. Tale effetto si protrae
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fino al 2004 ma l’utilizzo di lavoratori non in regola è un fenomeno che continua a esistere sia nelle imprese sia nelle famiglie.
Dal 2003 al 2007 si assiste all’aumento, in termini assoluti, dell’economia irregolare ma in rapporto al Pil risulta in calo poiché ha avuto una crescita meno rapida.
Nel 2008 l’aggregato del sommerso cresce sia in termini assoluti che relativi e tale crescita è imputabile esclusivamente alla prima categoria che passa dal 9,3% del 2007 al 9,8% mentre le altre categorie rimangono per lo più invariate.
Se si prende in considerazione la ricchezza prodotta dall’economia sommersa ripartita per settori di attività produttive (tabella 3.1.4.), l’agricoltura è l’unico settore che tra gli anni 2000 e 2008 è aumentato. Probabilmente la diminuzione avvenuta tra il 2002 e il 2003 è attribuibile alla regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari di cui il settore agricolo generalmente si avvale. Negli stessi anni (2000-2008) il settore dell’industria e dei servizi diminuiscono di due punti percentuali.
Nel 2008 il settore agricolo spicca per l’impiego dell’economia non osservata (32,8%) segue il settore dei servizi (20,9%) e infine quello dell’industria (12,4%).
Tabella 3.1.4. Valore aggiunto prodotto dall’economia sommersa per settore di attività tra il 2000 e il 2008.
Fonte: Istat 2010.
Per un’analisi più approfondita nel 2005 è stata stimata la ricchezza prodotta dall’economia irregolare in sedici settori produttivi (tabella 3.1.5). Ovviamente la scomposizione sempre più dettagliata dei settori porta anche a una variabilità elevata all’interno di essi.
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Nell’ambito dell’industria, il settore delle costruzioni detiene il valore più alto di ricchezza prodotta dall’economia sommersa (28,4%), dove è più facile trovare imprese di piccole e piccolissime dimensioni e che spesso si avvalgono del lavoro “nero”. Al contrario nei settori di produzione di coke, petrolio e prodotti chimici (6%), della metalmeccanica (5%) e dell’elettricità, gas e acqua (1,8%) le imprese sono di grandi dimensioni e quindi più facili da sottoporre a controllo fiscale. Il settore dei servizi è ancora più soggetto alla variabilità interna: si passa dal 6,4% del credito e delle assicurazioni al 56.8% degli alberghi e pubblici servizi. E’ da sottolineare che quest’ultimo settore è molto diversificato al suo interno poiché comprende alberghi, campeggi, bar, ristoranti, mense (Giovannini 2011).
Tabella 3.1.5. Valore aggiunto prodotto nel 2005 nell’area del sommerso economico per sedici settori produttivi.
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