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3.1 Nucleare, il nuovo petrolio

3.1.3 L’antagonista americano

L’Iran è considerato dai policy-makers statunitensi potenzialmente la nazione più ostile del Medio Oriente.

“The US State Department considers Iran the world’s “most active state sponsor of terrorism” “207.

Nel momento in cui gli USA conducono una guerra globale al terrorismo l’Iran viene visto come paese attivo e favorevole alla cultura del terrore. Quando a questo si aggiunge la dimensione nucleare, l’Iran sembra diventare un paese antagonista e aggressivo impegnato nella sfida con gli Usa nel Medio Oriente.

La posizione americana, sotto l’amministrazione Bush, fu piuttosto dura verso il regime Iraniano. La cooperazione iraniana dopo gli eventi dell’11 settembre 2001 venne apprezzata ma fu di breve durata. Etichettando l’Iran insieme a Nord Corea e Iraq come “asse del male” gli Stati Uniti assegnarono il ruolo di nemici a tali paesi, posizione che non è mutata a tutt’oggi.

Il dibattito americano riguardo il programma nucleare iraniano si è inserito anche nel dibattito presidenziale. Mentre si è registrata una forte ostilità verso le sospette ambizioni nucleari iraniane, il partito democratico nominò Obama come negoziatore principale con Tehran.

Ma l’Iran ha ambizioni nucleari?

Il governo americano appare molto sicuro riguardo alla velata ambizione dell’Iran nell’avere un proprio arsenale nucleare. Le valutazioni americane si basano sul fatto che l’Iran continua ad avere tre tipi di attività distinte che permettono la costruzione di bombe nucleari, ovvero l’accumulo di materiali fissili208, il possesso di un sistema di commercio in continuo miglioramento e infine l’attuale sviluppo tecnologico di testate.

207 Alam, Iran and Post-9/11 world order, Cit.,p.23 208

“Notwithstanding protestation to the contrary, the Iranian regime has a clear and intense interest in acquiring nuclear weapons. Nuclear power are located to its North, East and West, and the US military is positioned on all its land and sea borders. The lesson of the Iraqi and North Korean experience is that pursued antagonistic policies toward the US are much less likely to face military intervention if they possess nuclear weapons. Moreover, Iran’s hegemonic ambitions in the Persian Gulf and wider Middle East fuel a desire to possess the ultimate weapon. At a minimum, this leads the Iranian regime to want to keep the door open to a nuclear capability and maintain ambiguity about its nuclear program.”209

Lo scenario preoccupante che alimenta il dibattito americano sottolinea la presenza di diversi aspetti che rendono ancor meno desiderabile uno sviluppo nucleare dell’Iran.

In primo luogo rappresenterebbe un duro colpo per il mantenimento del sistema di sicurezza nella regione. I paesi limitrofi non vogliono affrontare il Paese temendo un possibile confronto diretto con gli Usa sulla questione nucleare. In secondo luogo si potrebbe innescare una competizione a livello regionale per l’acquisizione di capacità nucleari. In terzo luogo, senza alcun dubbio, un Iran nucleare sarebbe un attore assertivo in ambito regionale e negli affari internazionali. Infine una già ostile leadership in Iran, che sta minando gli interessi USA in Medio Oriente, costituirebbe una minaccia ancora più pesante dopo aver acquisito un controllo delle armi nucleari.

Il dibattito americano riguardo il programma nucleare si manifesta in tre diversi gruppi di pensiero denominati “Hawks, doves and owls”210

. Non vi è infatti un’unanime visione riguardo l’ostilità dell’Iran e una sua politica post- nucleare. Significativo è il fatto che tutti e tre questi gruppi concordano sul fatto che sia necessario raggiungere un comune obiettivo, ovvero prevenire la nascita di una potenza nucleare in Iran.

Tutti i materiali fissili sono equamente in grado di sostenere una reazione a catena in cui dominano o i neutroni termici o i neutroni veloci. Cioè possono essere usati come carburante: un reattore termico con moderatore di neutroni, un reattore veloce, senza moderatore , un esplosivo nucleare

Wikipedia Italia, Materiale fissile, http://it.wikipedia.org/wiki/Materiale_fissile, data di aggiornamento 6 dicembre 2012, data di consultazione 27 dicembre 2012

209 Alam, Iran and Post-9/11 world order, Cit.,p.26 210

Gli “Hawks”211 supportano direttamente un’azione militare contro le installazioni

nucleari in Iran. Non hanno fiducia nel risultato positivo di una negoziazione con l’attuale regime di Tehran. Sono convinti che l’utilizzo di sanzioni non migliorerebbe la situazione a causa di una mancata unità tra gli alleati americani e l’opposizione politica di Pechino. Gli Europei, in questo contesto, vengono considerati come dei bravi oratori e infatti sono molto apprezzati i discorsi a favore dell’imposizione di sanzioni anche laddove la giurisdizione delle Nazioni Unite non possa giungere. Sfortunatamente i risultati pratici risultano essere piuttosto scarsi. Ma allo stesso tempo l’Iran212

viene percepito come un paese che persegue una tattica che gli permette di svolgere le sue attività di proliferazione nucleare e di eludere le sanzioni. Non vi è così una fiducia nelle dirette negoziazioni tra i due paesi in quanto dopo decenni di isolamento e la mancanza di contatti ufficiali si è generata una sfiducia reciproca.

I “Doves” supportano la proposta volta ad agevolare negoziazioni diplomatiche e risoluzioni pacifiche. Si dimostrano contrari alle ambizioni nucleari iraniane e considerano un possibile Iran nucleare come un fattore destabilizzante in una regiona vitalmente fragile del mondo. Si esprimono213 contro ogni tipo di azione militare per risolvere il problema e asseriscono che l’Iran provvederà a colpire in risposta a qualsiasi attacco militare avvenuto contro i propri impianti nucleari. Sono inoltre contrari a proposte di rovesciamento del regime iraniano e ad altre forme di pressione offensive e indesiderabili su Tehran, dato che tali misure favorirebbero ulteriormente l’unità dell’élite iraniana incoraggiandola a perseguire l’obiettivo della costruzione di una bomba. La migliore strategia per gli USA è di aprire un dialogo diretto con il governo iraniano, che possa aiutarli a meglio comprendere la posizione dell’Iran. Una miglior comprensione può consentire agli Stati Uniti di essere interlocutori più convincenti o di essere più influenti. Sono convinti che la promozione di una diretta negoziazione in se

211 Fu durante la crisi missilistica di Cuba che la spartizione all’interno della Casa Bianca tra gli Hawls, che volevano

bombardare subito Cuba, e i Doves, che preferirono una soluzione negoziata della crisi, nacque. Tra gli Hawls vennero guidati dal Consigliere della sicurezza Nazionale Max Bundy insieme ai capi di Stato Maggiore. I Doves erano formati dal Segretario della difesa Robert MacNamara e il Segretario di Stato Dean Rusk. In altri termini i diplomatici favorirono l’opzione più morbita di un blocco volto a consentire trattative diplomatiche mentre i l’uniforme corpo militare preferivano la posizione dei falchi.

A.Graham, A.Carnesale, J.Nye, Hawks, Doves &Owls : an Agenda for avoiding nuclear war, Norton, 1986, p.57

212 Alam, Iran and Post-9/11 world order,Cit., p.24 213

stessa sarà più gratificante, permettendo all’’Iran di assicurarsi la disponibilità USA a riconoscere le realtà regionali e tener conto delle loro sensibilità.

Gli “Owls” sono invece consapevoli delle conseguenze negative che porterebbe un intervento militare e allo stesso tempo dell’inefficacia di negoziazioni. Sono quindi a favore di una giudiziosa combinazione di minacce militari, sanzioni economiche e contrattazioni dure. Non sono né autentici pacifisti né falchi combattenti214. Si prefissano un obiettivo e cercano di raggiungerlo attraverso accorte manovre. Si sforzano di scoprire la debolezza dell’avversario e ricercano modeste concessioni piuttosto che gettarsi in avventure rischiose. Sono coscienti dell’inefficacia storica delle sanzioni economiche in ambito internazionale. Tali sanzioni sono efficaci solo quando sono a carattere multilaterale. Sono altrettanto coscienti della potenza distruttiva di un possibile confronto militare e della futilità delle tiepide misure punitive non militari. Sono anche certi del successo finale se gli sforzi multilaterali concentrati comprenderanno molte concessioni e anche molte credibili imposizioni.

Nonostante le diverse opinioni all’interno dell’establishment americano gli Stati Uniti non modificano il loro atteggiamento verso il governo di Tehran mantenendo la stessa linea dura di confronto diplomatico.

Volendo favorire un cambio di regime, sono allo stesso tempo consapevoli dell’impossibilità di un intervento forzato esterno nella regione. La loro strategia politica si basa su tre fondamentali elementi: un sostegno esplicito delle forze dell’opposizione, un’avversione a negoziare relativamente al tema dell’arricchimento dell’uranio e una velata minaccia di intervento militare nei siti nucleari iraniani.

La strategia di Washington è in sostanza volta a mantenere una costante pressione sul governo di Tehran, ma stando attenti a non modificare il sostegno di Russia e Cina all’Iran.

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