Anche nell’anno appena trascorso la Procura generale, attraverso il suo ufficio per gli affari internazionali, ha avuto parte attiva in tutte le istanze consultive del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea nelle quali si dibattono, con la partecipazione dei magistrati del pubblico ministero, le tematiche relative alla giustizia.
In particolare: a) la Procura generale partecipa attivamente alla Rete dei procuratori generali delle Corti supreme, che ha tenuto a Cracovia, nel maggio del 2013, la sua sesta assemblea annuale e della quale un sostituto procuratore è segretario generale; b) interviene con un ruolo propulsivo e propositivo alle riunioni semestrali del Forum consultivo dei Procuratori generali dell’Unione europea, creato nel dicembre del 2010; luogo di dibattito che ha assunto un notevole peso presso le istituzioni dell’Unione nella elaborazione di motivati pareri sulle proposte legislative riguardanti lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia; c) un sostituto procuratore generale è stato confermato nella prestigiosa carica di presidente del Consiglio consultivo dei procuratori europei, organismo deputato ad esprimere pareri a richiesta del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa su temi concernenti il pubblico ministero; d) un altro sostituto dell’Ufficio prende parte, quale componente, ai lavori del Gruppo di esperti indipendenti della Commissione europea in materia di politiche penali dell’Unione; e) un altro sostituto ancora è il corrispondente nazionale per il terrorismo nell’ambito di Eurojust.
Inoltre, sono attivi presso la Procura generale i “Punti di contatto” delle Reti giudiziarie europee in materia civile e commerciale ed in materia penale: la prima istituita in attuazione della decisione 2001/470/CE e la seconda con Azione comune dell’Unione europea 98/428/GAI, poi sostituita con la Decisione 2008/976/GAI del Consiglio europeo al fine di “rafforzare la cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri” anche con il coinvolgimento attivo di Eurojust. L’efficace opera di assistenza nelle procedure di competenza della Rete penale si è esplicata con la
definizione da parte del Punto di contatto – nell’anno 2013 – di 25 procedure (tra rogatorie e c.d. “varie”).
I temi oggi al centro del dibattito istituzionale europeo concernono principalmente l’attuazione delle novità contenute nei trattati come riformati dal Trattato di Lisbona, relative alle accresciute competenze penali dell’Unione; tra esse, principalmente quelle rivolte alla protezione degli interessi finanziari dalle frodi attraverso la nuova direttiva (che si trova ancora in fase di codecisione) che andrà a sostituire la Convenzione del 1995 relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee e, da ultimo, la proposta della Commissione europea, pubblicata nel luglio del 2013, relativa alla istituzione del Procuratore europeo antifrode, secondo l’art. 86 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’Ufficio partecipa attivamente, anche con interventi scritti, all’ampio dibattito apertosi tra i giuristi su questa importantissima proposta legislativa, rispetto alla quale ha da ultimo assunto anche una posizione comune concordata con i Procuratori generali di Bulgaria, Portogallo e Spagna; sempre nel rigoroso rispetto delle prerogative e delle scelte politiche di altri organi dello Stato.
Temi non secondari del dibattito sono stati anche la proposta di direttiva sul congelamento e la confisca dei beni delle organizzazioni criminali (COM(2012)85) – tema quest’ultimo particolarmente sensibile per il nostro paese – e il completamento del quadro di direttive sui diritti minimi della difesa degli imputati e delle vittime nel processo penale.
L’elaborazione nell’ambito del Consiglio d’Europa, a sua volta, oltre che all’applicazione della Raccomandazione n. 19 adottata dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa il 6 ottobre 2000 e dedicata al ruolo del pubblico ministero nel sistema di giustizia penale, ha avuto ad oggetto nel 2013 l’elaborazione di un parere sul tema (di grande attualità nel nostro paese) dei rapporti tra pubblico ministero e mezzi d’informazione. La traduzione italiana del testo – approvato a Yerevan (Armenia) il 9 ottobre 2013 – è stata curata dalla Procura generale della Corte di cassazione, che l’ha resa pubblicamente disponibile, in adempimento dell’auspicio
formulato dal Consiglio d’Europa.
L’Ufficio è consapevole della particolare configurazione del pubblico ministero nel sistema italiano e, per tale ragione, sta portando avanti nelle diverse sedi le proprie posizioni in collegamento sempre più stretto con il Consiglio superiore della magistratura (alla cui Sesta Commissione vengono sistematicamente inviati atti e documenti), con l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), col cui direttore sono intercorsi contatti diretti assai frequenti, con la Rappresentanza italiana in Eurojust, anche attraverso la diretta partecipazione di propri magistrati ai seminari strategici della Agenzia europea di cooperazione giudiziaria.
Sempre più intensi sono inoltre i necessari collegamenti interni, con la Direzione nazionale antimafia, le procure generali delle corti di appello e le procure distrettuali antimafia ed antiterrorismo, al fine di consentire un sempre maggior coinvolgimento di tali uffici nella elaborazione delle posizioni espresse in sede internazionale.
Non sono stati infine trascurati i più tradizionali contatti bilaterali diretti con altri uffici del pubblico ministero, in Europa e non solo. Assai frequenti hanno continuato ad essere le visite di delegazioni straniere presso la Procura generale e da ultimo si vanno sviluppando programmi bilaterali di stabile cooperazione e scambio di opinioni ed esperienze con le procure generali di alcuni paesi membri dell’Unione.
Tutte queste attività verranno ulteriormente sviluppate nel 2014, anno che vedrà, nel secondo semestre, la presidenza italiana di turno del Consiglio dell’Unione europea.
Ovviamente le linee guida della presidenza italiana, anche nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, verranno dettate dal Governo; compito dei giuristi, e dei magistrati in particolare, sarà quello di verificare quanto è stato sino ad oggi costruito e quanto resta da costruire, anche nel nostro paese, per l’Europa del diritto e dei diritti. La Procura generale sarà, nell’ambito delle sue competenze e delle sue professionalità, impegnata su questo terreno, promuovendo la più ampia e leale collaborazione su questi temi.