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Civile asburgico a confronto con quello napoleonico

2. L’autorità civile e i registri parrocchial

La conoscenza dettagliata di certi eventi della vita dei sudditi cominciò alla fine del medioevo a divenire sempre più importante anche per le autorità civili, soprattutto in concomitanza con l’emersione, dal XIV secolo, di nuove forme di statualità (“stato giurisdizionale”)22, che portarono con sé anche una nuova e più unitaria percezione del territorio amministrato. In particolare divenne (o meglio, pensando alle rilevazioni statistiche dell’antichità, 20 Rituale, p. 383.

21 Rituale, p. 384.

22 M. Fioravanti, Stato e costituzione, in Lo stato moderno in Europa. Istituzioni e diritto, a cura di M. Fioravanti, Roma-Bari 2002, pp. 3-36, specialmente pp. 7-9.

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ridivenne) rilevante per il detentore di quella che cominciava a configurarsi come la sovranità avere dati affidabili in particolare sull’esistenza in vita (e quindi dati sulle nascita e sulle morti, o piuttosto sul fatto che la morte non fosse ancora avvenuta) nonché sull’età delle persone soggette al loro potere (essere minorenne anziché maggiorenne ha sempre costituito una differenza rilevante dal punto di vista giuridico; senza contare che l’età, oltre alle condizioni di salute, permetteva di distinguere tra uomini validi e inutili).

Inoltre il matrimonio, o l’assenza di esso, generava effetti rilevanti per lo status giuridico dei figli che nascevano anche dal punto di vista dell’autorità civile (anzi, in certi casi, per essa più ancora che per quella religiosa, più di manica larga nell’ammettere la legittimazione di figli naturali in forza del matrimonio dei genitori, anche se avvenuto successivamente alla loro nascita23).

Per questi motivi alcuni centri dominanti più determinati di altri, come la monarchia francese, emanarono norme per disciplinare la tenuta di libri - dapprima delle nascite/battesimi, poi anche dei matrimoni e delle morti - fin dalla prima metà del XVI secolo e cioè fin da prima che la Chiesa stessa li rendesse obbligatori, incaricando però di questo compito proprio le strutture ecclesiastiche, che si

23 Anzi, per la sola forza del matrimonio: “Tanta est vis matrimonii ut qui sunt geniti, post contractum matrimonium legitimi habeantur”, X 4.17.6; in Corpus iuris canonici, pars II (a cura di E. L. Richter), Lipsia 1839, col. 686.

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presentavano come le sole dotate delle caratteristiche necessarie per provvedere efficacemente a compiti di questo tipo, e che, come si è visto, stavano iniziando autonomamente a tenere registri di questo tipo, sia pure solo in alcune regioni e senza che fosse imposto alcun obbligo.

In un contesto in cui il battesimo veniva impartito il più presto possibile dopo la nascita24, la registrazione del primo poteva di fatto ben valere anche come documentazione della seconda; un registro dei battesimi normalmente riporta in una maniera o nell’altra anche le coordinate temporali della nascita stessa25. In caso di necessità, peraltro, l’autorità civile francese giunse addirittura a imporre l’obbligo di includere anche queste ultime, con il grado di precisione desiderata: il primo esempio di norme di questo tipo è contenuto nell’Ordonnance di Villers- Cotterêts, promulgata da Francesco I nell’agosto del 1539. Essa, all’articolo LI, impone la tenuta di libri battesimali, prescrivendo di registrare in essi addirittura l’ora della nascita, allo scopo di dare una soluzione definitiva al problema cui si trovavano di fronte i tribunali che dovevano decidere se un individuo avesse raggiunto o no la maggiore età26.

De faire registre de baptesmes. 24 E in caso di necessità anche prima di essa!

25 E’ il caso, per esempio, del formulario prescritto nel Rituale Romanum, cfr. supra.

26 La volontà di voler documentare anche l’ora della nascita risulta quasi stupefacente considerando l’enorme incertezza con cui invece, di fatto, era conosciuta all’epoca l’età delle persone.

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Aussi sera faict registre en forme de preuve des baptesmes, qui contiendront le temps et l’heure de la nativitè, et par l’extraict du dit registre se purra prouver le temps de maioritè ou minoritè, et fera plaine foy a ceste fin27.

E’ da notare che fin da subito queste prescrizioni non riguardano veri e propri registri canonici, che ancora non erano obbligatori. Si tratta di registri propri dello Stato, sebbene compilati dai parroci, o meglio compilati presso le sedi parrocchiali o di altre istituzioni religiose, come è specificato dai seguenti articoli LII e LIII, che prescrivono che l’ecclesiastico responsabile dell’istituzione sia affiancato da un notaio nella redazione dei registri, e che questi ultimi siano poi destinati ad essere conservati presso gli archivi di istituzioni (giurisdizionali) statali:

Forme des ditz registres.

Et a celle fin qui’l n’y ayt faultè aus ditz registres, il est ordonnè qui’lz seront signez d’ung notaire, avec celluy des ditz chapitres et convents, et avec le curè, ou son vicaire general respectivement, et chascun en son regard, qui seront tenus de ce faire sur peine des dommagres et interestz des parties et de grosses amendes envers nous.

Quel es ditz registres seront portez dan en an et gardez es greffes des plus prochains iuges royaulx.

27 Ordonnances Royaulx sur le faict de la justice […] publiees […] l’an mil cinqcens xxxix, Paris, Jehan Andre libraire, 1539, s. n. p.

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Et les quelz chapitres, conventz et curez seront tenuz mettre les ditz registres par chascun an par devers le greffe du prochain siege du bailly ou seneschal royal, pour y estre fidellement garde, et y avoir recours quant mestier et besoing sera.28

Quindi si può dire che in Francia registrazioni di stato civile volute dalla monarchia furono introdotte (almeno in teoria) prima che la Chiesa prescrivesse l’obbligo della tenuta dei registri canonici. La scelta di chiudere i registri alla fine di ogni anno fu funzionale alla volontà che questi registri uscissero dalle istituzioni religiose che li avevano prodotti e venissero conservati presso archivi statali; essa sarebbe divenuta una caratteristica permanente del sistema francese e di quelli ad esso ispirati29.

Un’altra Ordonnance di pochi anni successiva, quella detta di Moulins del 1566 nono contiene disposizioni relative allo Stato Civile, ma mostra, in un altro ambito, l’evoluzione che stava subendo il sistema delle

28 Ordonnances, s. n. p.

29 Compresi quello prussiano introdotto alla fine del XVIII secolo e quello italiano dopo l’Unità. I registri civili affidati ai parroci durante il regno lombardo-veneto, invece, coprivano un intervallo temporale molto maggiore di un anno, in dipendenza dalle dimensioni della parrocchia: e precisamente il numero di anni necessario a riempire completamente le 99 tavole contenute in ogni registro. Poiché anche in questo contesto era stato prescritto di tenere le registrazioni in due copie, delle quali la seconda avrebbe dovuto essere conservata in un ufficio diverso da quello dove era stata prodotta, si decise per motivi pratici che questa seconda copia fosse redatta su fogli volanti (scartando anche in questo caso la possibilità della redazione di registri annuali).

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prove nell’ambito del diritto civile: con essa venne stabilita la necessità della scrittura per ogni convenzione di valore superiore alle cento lire, “in tal modo determinando la superiorità della prova scritta rispetto alla prova testimoniale (“lettres passent témoins”)30.

Dopo che la Chiesa ebbe ordinato la tenuta di propri registri di battesimi e di matrimoni, lo stato francese sembrò da principio rinunciare a delle registrazioni proprie, ritenendo sufficiente utilizzare per i propri scopi quelle canoniche. Si cercò tuttavia, da parte della monarchia, di sottoporre la tenuta di queste ultime alla propria attività normativa, addirittura imponendo di utilizzare (e di ricordare obbligatoriamente nelle registrazioni stesse) certe formalità in opposizione alle finalità perseguite dalla Chiesa: è il caso dell’articolo XL dell’Ordonnance reale di Blois del 157931, intitolato Des formalités requises

pour la validité des mariages. Esso ordina che nel registro dei matrimoni celebrati sia trascritta anche l’indicazione dell’espletamento delle formalità volute dalla monarchia per accettare la validità delle nozze. Si voleva imporre l’obbligo dell’ottenimento del permesso dei genitori dei nubendi, in contrasto con l’insistenza della Chiesa sul libero consenso degli sposi, appena ribadita dal Concilio di Trento; per questo motivo si 30 Padoa Schioppa, Storia, p. 322.

31 Ordonnance du roi Henri III, roi de France et de Pologne, sur les plaintes et doléances faite par les Députés des Etats de son Royaume, convoqués et assemblés en la ville de Blois, donnée à Paris, au mois de mai 1579, Parigi 1588, pp. 64-5.

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volle imporre la presenza di un numero più elevato di testimoni (almeno 4 anzichè 2; e i nomi di tutti costoro dovevano comparire nella registrazione del matrimonio). Questa prescrizione, imponendo una maggiore pubblicità, avrebbe dovuto evidentemente rendere più difficile la celebrazione segreta di matrimoni “irregolari”:

Et pour pouvoir témoigner de la forme qui aura été observée des dits mariages, y assisteront quatre personnes dignes de foi, pour le moins, dont sera fait

Registre […]

[…] et s’ils sont enfant de famille, ou étant en la puissance d’autrui, nous leur défendons trés étroitement de passer outre à la célébration des dits mariages, s’il ne leur apparoît du consentement de leur péres, méres, tuteurs ou curateurs sous peine d’être punis comme fauteurs du crime de rapt.32

Contemporaneamente si prescriveva anche l’obbligo della tenuta dei registri delle sepolture, con più di un trentennio di anticipo sulla normativa della Chiesa (contenuta, come si è visto, nel Rituale Romanum del 1614).

Dal punto di vista strettamente “amministrativo- archivistico” di particolare importanza è poi l’Ordonnance civile di Saint-Germain-en-Laye, del 1667, che è parte, assieme a quella criminale del 1670, di un ambizioso progetto di riforma della giustizia messo in atto durante il regno di Luigi XIV

32 Ordonnance du roi Henri III, pp. 64-5. 187

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(Code Louis)33. L’ordonnance civile si occupa dei registri parrocchiali all’interno del Titolo XX, dedicato alle modalità di prova dei fatti, e precisamente negli articoli VII-XIV. In questa sede cominciano a definirsi le principali caratteristiche che differenzieranno le modalità francesi di tenuta dei registri da quelle adottate nell’Impero Asburgico: viene introdotto il principio della tenuta da parte dei parroci di due serie identiche di registri, una delle quali destinata ad essere completamente sottratta alla giurisdizione ecclesiastica e a divenire di stretta pertinenza statale. Questi registri, infatti, avrebbe dovuto uscire dalle “cancellerie” delle parrocchie per essere conservati presso organi giurisdizionali statali, ossia gli uffici dei balivi e dei siniscalchi, ossia degli organi giurisdizionali dipendenti dal sovrano34; oggi essi si trovano ancora presso uffici dello stato francese, le cui raccolte talvolta iniziano proprio dall’anno 1667.

Si può quindi parlare di una precoce tradizione francese o magari “gallicana” nel campo della “statalizzazione” delle registrazioni – di per sé di natura puramente ecclesiastica - di nascite (battesimi), morti e matrimoni, anche se questa documentazione continuava a essere formata all’interno degli uffici parrocchiali.

L’appropriazione parziale della giurisdizione su questi libri da parte delle autorità civili non mancò peraltro di

33 Van Caenegem, Introduzione, p. 118; Padoa-Schioppa, Storia, p. 323.

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suscitare resistenze da parte dei sacerdoti curati; anche in seguito a queste difficoltà, la creazione effettiva di archivi “secolari” dello stato civile - questa volta autonomi da altre istituzioni- avvenne soltanto più di vent’anni dopo, in seguito all’editto reale dell’ottobre 169135. Nelle prime righe sono riportate le difficoltà incontrate nell’esecuzione dell’Ordonnance del 1667:

[…] la neglicence de la plupart desdits curez 6 vicaires, la dépence des registres, & les frais qu’il convient faire pour les porter tant aux juges pour les cotter & paragrapher, qu’aux greffes pour les y déposer, en ont empesché l’execution en plusiers endroits, & particulierement dans les paroisses éloignées […]36

Si tratta di difficoltà con cui i vari sistemi di tenuta dei registri statali dello Stato Civile avrebbero dovuto fare i conti ancora a lungo; lo scopo dell’editto del 1691 era appunto quello di fare in modo che l’Ordonnance del 1667 fosse ”executée avec toute l’exactitude necessaire”37. Vennero dunque istituiti degli archivi (come office hereditaire) in ogni città sede di un tribunale regio, e i responsabili di essi furono anche autorizzati a produrre copie delle singole

35 Edit du Roy donné à Fontaine-bleau au mois d’Octobre 1691 portant création en titre d’office formé & hereditaire des offices de greffiers gardes &conservateurs des registre des baptesmes, mariages & sepultures dans toutes les villes du Royaume. Publié en audiance publique le 14. Fevrier 1691, Grenoble 1692.

36 Edit du Roy, p. 1. 37 Ibidem, p. 2.

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registrazioni. Fu inoltre stabilito che i singoli registri avrebbero dovuto essere chiusi al termine di ogni anno; coll’anno nuovo si sarebbe dovuto aprire un nuovo registro. Tutti i fascicoli (tanto gli esemplari destinati a finire negli archivi giudiziari quanto quelli che sarebbero dovuti rimanere nelle parrocchie) sarebbero stati forniti preliminarmente ai curati dalle autorità secolari, e avrebbero dovuto essere contrassegnati dal giudice locale; ai nuovi archivi dello stato civile avrebbero dovuto essere consegnati anche quei registri che, a partire dal 1667, erano stati conservati presso varie autorità giudiziarie.

E tuttavia, perché la tenuta dei registri in doppia serie fosse davvero generalizzata in tutte le parrocchie, bisognò attendere ancora altri 45 anni, fino alla dichiarazione regia (Declaration du Roi) del 9 aprile 173638, che prescrisse anche l’obbligo (per i sacerdoti officianti, le persone interessate e i testimoni) della firma (o del segno di croce, nel caso degli analfabeti) in calce ad ogni singolo atto.

Sono anche interessanti altre prescrizioni contenute nello stesso documento, con cui venne imposto ai parroci il comportamento da tenere in particolari situazioni in cui le autorità civili, per varie ragioni (per esempio l’utilizzo giudiziario o statistico delle 38 Déclaration du Roy, concernant la forme de tenir les registres de Batêmes, Mariages, Sepultures, Vestures, Noviciats & Professions ; Et des Extraits qui en doivent être delivrez. Donnée à Versailles le 9 Avril 1736. Registrée en Parlement.

https://fr.wikisource.org/wiki/D

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registrazioni), avevano necessità aggiuntive rispetto a quelle proprie della Chiesa: i sacerdoti dovevano allora, nel caso di morti violente, attendere l’autorizzazione di un giudice prima di procedere alla sepoltura e porre particolare attenzione nell’indicare la causa del decesso; inoltre dovevano essere registrati obbligatoriamente anche gli infanti nati morti, a cui prima, in pericolo di vita, era stato impartito – generalmente dalle levatrici - il battesimo secondo il rito semplificato (visto che il battesimo era ritenuto indispensabile quest’obbligo permetteva di documentare la gran parte dei parti di bambini nati morti)39. Con questa dichiarazione lo stato interveniva anche per disciplinare il comportamento da tenere in una delle rare situazioni in cui la sorte del suddito – o meglio della sua salma - non era determinata dalla normativa ecclesiastica. Si trattava precisamente delle persone a cui veniva rifiutata una sepoltura religiosa: la nuova autocoscienza del potere, improntata a forme di intervento molto più generalizzate e incisive, imponeva che esse dovessero comunque essere sottoposte ad una norma, e quindi si stabilì che la

sepoltura dovesse avvenire in seguito

all’autorizzazione dell’organo giudiziario più vicino.

39 Da notare che, nel caso degli infanti battezzati secondo queste modalità ma sopravvissuti abbastanza a lungo, veniva officiata in seguito dal sacerdote una cerimonia suppletiva (che integrava ma non sostituiva il battesimo ricevuto, considerato comunque pienamente valido). In questi casi le registrazioni erano sempre state fatte in occasione di queste cerimonie successive (pur ricordando ovviamente il vero battesimo.

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