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La rivoluzione espressionista in Germania dall'impero guglielmino agli anni di Weimar

5. L'avvento del nazionalsocialismo e la fine delle avanguardie

In generale dunque si può affermare che uno dei punti tematici che accomunano il mondo della grafica caricaturale a quello dell'arte espressionista è il quasi costante rapporto conflittuale con la censura. In un certo senso inoltre caricatura ed espressionismo utilizzano gli stessi strumenti tecnici per esprimere un differente kunstwollen: se infatti la caricatura si serve della deformazione della realtà per mettere in evidenza i suoi aspetti più nascosti e nefandi, per il mondo espressionista la scomposizione della realtà era il loro mezzo per esprimere al meglio la loro piena libertà artistica. Allo stesso modo però queste due forme grafiche furono osteggiate (il discorso è ancora valido per i caricaturisti contemporanei), tanto che addirittura il regime nazista espose a Monaco di Baviera, nel 1937, parte delle migliaia di opere della corrente espressionista e post-espressionista sequestrate in Germania a partire dall'avvento del regime di Hitler. L'intento dei nazisti non era però quello di esaltare tale pittura, bensì quello di mostrare la depravazione e la degenerazione che aveva investito la pittura tedesca nei temi affrontati e nei mezzi tecnici. Non a caso la mostra, che era itinerante ed ebbe tuttavia uno straordinario successo, prese il nome di “Arte Degenerata”.

Proprio mentre scrivo alla Neue Galerie di New York, che si occupa di arte tedesca e austriaca, l'esposizione “Arte Degenerata” in mostra in questi mesi cerca di andare a fondo nel dibattito sulla “degenerazione” e “decadenza” della società, che si rifletteva fatalmente sull'arte. Queste idee, che presto si sarebbero

combinate con quelle razziste e anti-semite, venivano promulgate sulla base dell'evoluzionismo e del positivismo, che avevano fatto del mito del progresso il pilastro della società di fine '800. Uno dei primi teorici della degenerazione è stato l'ungherese Max Nordau158, che a cavallo tra XIX e XX secolo, sulla base

degli studi coevi che iniziavano a delineare il concetto di razzismo (su tutti gli studi anatomici di Cesare Lombroso, che da Torino avevano fatto scuola in tutta Europa) espresse la sua idea di “degenerazione” della società contemporanea applicandola però alla produzione artistica del tempo. Nordau bollava come menti instabili tutte le personalità il cui pensiero si discostava dal mito del progresso, non a caso egli vedeva Nietzsche, il grande modello morale dell'arte espressionista, come un pazzo sadico affetto da un esasperato egocentrismo159.

Alcuni concetti possono risultare addirittura grotteschi e insensati per le conoscenze da noi acquisite in campo medico, come il fatto che per Nordau la degenerazione fosse una malattia mentale e fisica che portava alla deformazione dell'individuo a causa delle sue dubbie qualità morali. In questo decadimento senza speranza della società contemporanea, a causa del quale Nordau si pone la fatidica domanda del “dove andremo a finire?”, l'arte da lui ritenuta degenerata va combattuta in maniera rigorosa e inflessibile:

«The artist who compiacently represents what is reprehensible, vicious, criminal, approves of it, perhaps glorifies it, differs not in kind, but only in degree, from the criminal who actually commits it.»160

I nazisti decisero dunque di sequestrare tutte le opere d'arte eseguite a partire dal 1910 e ritenute di cattivo gusto. Questa data simbolica coincide anzitutto con la nascita delle avanguardie espressioniste e cubo-futuriste che avrebbero rivoluzionato il discorso sulla pittura; contestualmente a questa rivoluzione artistica le idee di degenerazione e decadimento del gusto artistico tedesco

158 O. PETERS, Op. cit., p. Degenerate art: the attack on modern art in nazi Germany, 1937, Munich, Neue Galerie / Prester 2014, p. 16

159 O. PETERS, Op. cit., p. 19 160 Cit. in Ivi, p. 18

avevano ormai preso piede tra la massa, tanto che in alcune esposizioni negli anni precedenti la Grande Guerra, come per la prima mostra del movimento del Cavaliere Azzurro, vi furono forti momenti di tensione, tanto che alcune opere d'arte rischiarono addirittura di essere distrutte dalla gente inferocita. Joseph Goebbels, che oltre a essere Ministro della Propaganda era presidente del Gabinetto del Reich per le Belle Arti, fece propri i principi di Nordau per legittimare il trionfo dell'anti-modernismo e del conservatorismo peculiari della filosofia nazional-socialista. Se per Nordau il bersaglio era l'arte del suo tempo, Goebbels identificò la depravazione e la decadenza morale nelle opere dalla prima guerra mondiale fino alla repubblica di Weimar; inoltre, al contrario del teorico ungherese, il nazismo riabilitò la figura di Nietszche in chiave anti- modernista a differenza di Nordau che lo aveva fortemente criticato. Ad ogni modo il regime non poteva in alcun modo tollerare un'arte i cui soggetti erano prostitute o derelitti della società, in quanto avrebbe dovuto mostrare la potenza e l'efficienza del Reich. I valori culturali della nuova Germania possono essere riassunti nel manifesto del Kampfbund für Deutsche Kultur (Lega militante per la cultura tedesca), fondato da Alfred Rosenberg insieme ad altri membri del movimento nazionalsocialista nel 1928, che afferma come «la società si è prefissata il traguardo di illuminare il popolo Tedesco sulle connessioni tra razza, arte, scienza, con la morale e i valori militari»161. Un altro caposaldo del

cambiamento culturale in atto è il testo «Arte e Razza» di Paul Schultze- Namburg del 1928, nel quale veniva spiegato come quella contemporanea fosse la prima epoca nel corso della storia dell'arte nella quale si era cominciato a disegnare e dipingere in maniera degenerata. A supporto delle sue affermazioni, nelle pagine del suo libro vi sono macabri confronti tra le opere del post- impressionismo e dell'espressionismo con fotografie di persone dai corpi deformati o mutilati.162

Un primo esempio di mostre dedicate all'arte proibita nel Reich si verificò già un paio di mesi dopo l'arrivo al potere dei nazisti: Nell'aprile 1933, a Mannheim, fu rimosso il responsabile della galleria d'arte Hartlaub per essere rimpiazzato dal

161 O. PETERS, Op. cit., p. 22 162 Ivi, p. 24

gerarca Otto Gebele, al quale fu dato mandato di sequestrare e nascondere tutte quelle opere che facevano riferimento al “bolscevismo” e alla razza ebraica; in seguito fu deciso di esporre le opere in una Schandausstellung (esposizione della vergogna). I dipinti, accompagnati da didascalie nelle quali si indicava, oltre ai dati del dipinto, il prezzo di vendita e talvolta la razza del pittore, erano stati privati della cornice, un po' per presentarli come “denudati”, privi del loro rassicurante involucro.

Ad ogni modo, un motivo di grande ispirazione per il ministro della propaganda Goebbels fu il testo del pittore e critico Wolfgang Willrich Sauberung der

kunsttempels (purificando il Tempio dell'Arte) al quale il politico volle ispirarsi,

sebbene già da qualche anno lo stesso Hitler, nei suoi comizi pubblici, si fosse aspramente scagliato contro il modernismo dell'arte contemporanea. Inoltre, fu proprio nel contesto della fondazione della nuova Casa dell'Arte a Monaco di Baviera, nel 1933, che Goebbels immaginò una mostra sull'arte degenerata, da tenersi proprio nella città bavarese, mostra che si sarebbe effettivamente tenuta a partire dal luglio 1937.

Uno degli artisti maggiormente vessati dal regime nazista fu senz'altro Emil Nolde, al quale dal 1933 vennero sequestrate oltre un migliaio di dipinti. Il suo ciclo sulla Vita di Cristo (fig. 54) faceva bella mostra di sé (si fa per dire) al centro dell'esposizione sull'arte degenerata di Monaco, e lo stesso Nolde subì una completa messa al bando nel 1941: non essendo la sua opera gradita al cancelliere Hitler, gli fu impedito di lavorare e partecipare a qualsiasi sodalizio artistico o attività culturale163. Nolde si mantenne in allenamento dipingendo

acquerelli che sperava di trasportare su tela una volta terminato il suo periodo di confino artistico. A dire il vero l'artista accolse con un certo favore l'arrivo dei nazionalsocialisti al potere. La sua visione dell'arte lo portava ad auspicare la nascita di una pittura completamente tedesca, finalmente libera da tutte le influenze dell'impressionismo francese e di tutte le avanguardie pittoriche contemporanee o di poco successive al periodo Brucke. Basti pensare che uno dei suoi più grandi ammiratori era il ministro della propaganda Goebbels, oltre ad

avere diverse amicizie altolocate che gli permisero di conoscere Hitler di persona, e in un primo momento di non essere perseguitato dalla censura nazista164. L'ammirazione di Goebbels per l'opera di Nolde contrastava tuttavia

con il pensiero radicale della Lega Militante per la Cultura di Alfred Rosenberg, che gareggiava con il Ministero della Propaganda per ottenere il primato sulla gestione della cultura e dell'arte in Germania, e che osteggiava apertamente qualsiasi forma di modernismo nell'arte contemporanea, concetto ribadito anche da Hitler nei suoi discorsi subito dopo la salita al potere. Il modernismo di Nolde, le sue forme originate dai principi dell'Espressionismo ma scevre dalle contaminazioni francesi furono quindi messe al bando: la carta stampata diffamò il pittore affermando come nel corso della sua carriera fosse stato aiutato da commercianti d'arte e artisti ebrei, se non spingendosi a dire che Nolde stesso era ebreo, e i suoi lavori furono in gran parte requisiti ed esposti nelle mostre itineranti organizzate dal Reich.

La furbizia e l'ipocrisia dei nazisti fu capace di osteggiare aspramente l'arte delle avanguardie del primo '900, ma nel frattempo fu istituito un gabinetto che si sarebbe occupato esclusivamente della vendita di tali opere, e in questo senso è emblematica l'asta che si svolse a Lucerna nel 1939, nella quale vennero venduti oltre cento pezzi, tra i quali un autoritratto di Van Gogh per circa centocinquanta mila franchi svizzeri.165

164 Ivi, p. 190

CAPITOLO III

Confronto tra i modelli di deformazione fisica e “psicologica”