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l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico: il loro contributo a una

2. L’evoluzione interpretativa dello sviluppo sostenibile

E’ opinione largamente condivisa che il principale punto di riferimen- to per l’analisi dello sviluppo sostenibile sia costituito dal Rapporto Brund- tland del 1987 e dalla sua nota definizione del concetto2. In realtà, la no-

zione di sviluppo sostenibile ha origini ben più risalenti e forse meno cono- sciute, per la cui analisi è necessario rifarsi alla genesi culturale e storica della matrice dello sviluppo sostenibile, vale a dire il concetto di sostenibili- tà.

L’accurata ricostruzione storica contenuta nel lavoro di Grober dedi- cato all’evoluzione della sostenibilità, mostra come l’origine istituzionale del termine si trovi nei primi anni del 1700 nell’opera dello scienziato tedesco Von Carlowitz3. Questi usò per primo il termine “sostenibile” (“Nachhaltig”,

nell’originale tedesco) con riferimento alla corretta gestione forestale, nell’ambito della sua opera del 1713 dedicata alla Sylvicoltura Oeconomica4.

Von Carlowitz criticava le politiche forestali del tempo poichè incentrate sul perseguimento del profitto a breve termine invece che su obiettivi di man- tenimento del patrimonio boschivo nel lungo periodo. L’autore rilevava co- me nelle politiche di gestione forestale il legname fosse considerato alla stregua di risorsa inesauribile e si chiedeva come la conservazione e colti- vazione del legno potesse essere invece organizzata in maniera da garan-

2 Brundtland Report, Our Common Future, Oxford University Press, 1987, §3.27.

3 U. Grober, Sustainability. A cultural history, Green Books, Cambridge, 2010 e U. Grober,

Deep roots. A conceptual history of “sustainable development” (Nachhaltigkeit), Discussion

paper Best-Nr. P2007-002, Wissenschaftszentrum Berlin für Sozialforschung, 2007.

4 H. C. Von Carlowitz, Sylvicoltura Oeconomica oder Naturmaessige Anweisung zur Wilden

tirne un uso continuato, stabile e sostenibile5. La proposta avanzata da Von

Carlowitz consisteva nella regola secondo cui il legno doveva essere usato con cura (“pfleglich”)6 e tale regola veniva declinata in termini pratici in

modo tale da permetterne un uso continuato, stabile e sostenibile (“nach-

haltende Nutzung”)7.

La terminologia legata alla sostenibilità comparve così sulla scena politica ed istituzionale con riferimento alla gestione delle foreste in Ger- mania, benchè esperienze simili fossero rinvenibili già tra il XVI e il XVII se- colo nella Repubblica di Venezia, in Inghilterra ed in Francia, come ben do- cumentato dallo stesso Grober8. Ne consegue che il concetto di sostenibili-

tà era originariamente connotato in senso ecologico e finalizzato a mante- nere il buono stato degli ecosistemi che consentono il fiorire della vita sul pianeta. La sostenibilità ecologica era quindi considerata come un prere- quisito dal quale tutte le possibili altre dimensioni della sostenibilità dove- vano necessariamente discendere. La necessità di riconoscere l’opportuna centralità e prevalenza alla dimensione ecologica è valida ancora oggi. In- fatti, come autorevolemente sostenuto in dottrina da Bosselmann, se non si riconosce in modo adeguato l’esistenza di tale nucleo ecologico del concet- to di sostenibilità, non è possibile neppure promuovere l’obiettivo dello svi- luppo sostenibile9.

L’evoluzione interpretativa a cui è andato incontro il concetto dello sviluppo sostenibile, ci mostra invece una realtà diversa. Nel corso degli anni, in particolare degli ultimi decenni, ha infatti prevalso una più com- promissoria concezione dello sviluppo sostenibile. Se un trattato sullo svi- luppo sostenibile negoziato nei primi anni ’80 avrebbe ancora probabil- mente fatto propria una definizione di sviluppo basata sulla sostenibilità ecologica10, con il Rappporto Brundtland l’intrinseca essenza del concetto

di sviluppo sostenibile è stata alterata e sono sfumate le connessioni con la dimensione naturale. Infatti, nonostante nel Rapporto Brundtland vi siano riferimenti alla necessità di adottare uno stile di vita mantenuto entro le possibilità ecologiche del pianeta (“Sustainable global development requires

5 H. C. Von Carlowitz, Sylvicoltura Oeconomica oder Naturmaessige Anweisung zur Wilden

Baum-Zucht, Leipzig, cit., p. 105, citato in U. Grober, Sustainability, cit., p. 83.

6 U. Grober, Sustainability. A cultural history, cit., p. 82. 7 U. Grober, Sustainability. A cultural history, cit., p. 83. 8 U. Grober, Sustainability. A cultural history, cit., p. 59-75.

9 K. Bosselmann, The Principle of Sustainability. Transforming Law and Governance, Ashgate,

2008, pp. 52-53.

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that those who are more affluent adopt lifestyles within the planet’s ecological means - in their use of energy, for example”)11, lo sviluppo sostenibile viene

inteso come lo sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti (equità intragenerazionale) senza compromettere la possibilità per le gene- razioni future (equità intergenerazionale) di soddisfare i propri. Tale acce- zione omette, con le parole di Callicott e Mumford, ogni riferimento alla qualità dell’ambiente, all’integrità ecologica, alla salute degli ecosistemi o alla biodiversità12. Secondo Bosselmann, sarebbe proprio la nebulosità del

concetto di sviluppo sostenibile così come definito dalla Commissione Brundtland ad aver aperto la strada a uno svilimento del concetto di soste- nibilità, intesa come etica del rispetto e del mantenimento dell’integrità del- la Terra, a favore di una visione sviluppista che mette al centro dell’attenzione il dogma della crescita13. Lo sviluppo sostenibile ha così

progressivamente perso la sua connotazione prettamente ecologica ed è stato traghettato nella cosiddetta struttura a tre pilastri - ambientale, eco- nomico e sociale - adottata dalle Parti durante la Conferenza di Johanne- sburg del 200214. Secondo quanto previsto dalla Dichiarazione di Johanne-

sburg, i tre pilastri si sostengono e si rafforzano reciprocamente15. Più re-

centemente, tale definizione tripartita è stata riaffermata dalla Dichiarazio- ne “The Future We Want” adottata dalle Parti in occasione della Conferenza Rio + 20 del 201216. La realtà però ha mostrato, e sta mostrando, una pro-

gressiva marginalizzazione del pilastro ambientale, divenuto l’anello debole della catena a vantaggio essenzialmente di quello economico17.

3. Lo sviluppo sostenibile nei Sustainable Development Goals e