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L’iconografia del grifone: dal Cristo al re normanno.

Nel documento Issue 23, “Porphyra XXIII” (pagine 63-65)

NELLA CATTEDRALE DI TRANI.

9- L’iconografia del grifone: dal Cristo al re normanno.

Forse fu basandosi sull’associazione simbolica con l’immagine imperiale che l’elefante tranese venne composto, a minute tessere, nel mosaico della cattedrale pugliese quasi un cinquantennio prima del trionfo di Federico II a Cremona. ,

Chiarita l’interpretazione ‘imperiale’ del pachiderma, l’immagine del grifone che lo ghermisce a Trani può forse avere anch’essa più livelli di interpretazione. Animale cristologico, come precedentemente dimostrato, il grifo potrebbe rappresentare, a un livello di lettura più immediato, l’immagine del Cristo che punisce un peccatore o un peccato (la superbia o l’orgoglio?), perfettamente in linea con la lettura comparata del volo di re Alessandro e del Peccato dei Progenitori, presenti nel mosaico tranese, entrambi esempi dell’ambizione umana punita.

Tuttavia anche il grifo a una interpretazione più profonda potrebbe alludere, come l’elefante, a un preciso simbolo profano, politico e dinastico. Se osservassimo la sua capillare presenza nell’abito della Sicilia normanna, esso risulterebbe perfettamente integrato tra gli emblemi usati dai sovrani d’Altavilla. Accanto al leone, insegna regia sin dai tempi della conquista del

                                                                                                                         

218 A.MARINI CERALDI, La basilica di S. Maria in Foro Claudio (IV-V sec. d.C. XI sec.), Marina di Minturno 1990; IDEM, La basilica di S. Maria in Foro Claudio, Civiltà Aurunca, 12-13/1990, pp. 39-46.  

219 R.ELZE, La simbologia del potere nell’età di Federico II, in Politica e cultura nell’Italia di Federico II, a cura di S. Gensini, Pisa 1986, p. 208; IDEM, Le insegne del potere…, cit., p 128; P.CORSI, Le celebrazioni laiche, in Strumenti,

tempi…, cit., p. 215; D. ABULAFIA, Federico II. Un imperatore medievale, Torino 1990, p. 101; S.TRAMONTANA,

Vestirsi e travestirsi in Sicilia, Palermo 1993, pp. 185-191; F.MENANT, Cremona al tempo di Federico II, in Cremona

città imperiale. Nell’VIII centenario della nascita di Federico II, Atti del convegno internazionale di studi (Cremona

27-28 ottobre 1994), Cremona 1999, p. 22.  

220 S.TRAMONTANA, Giochi, feste, spettacoli, in Uomo e ambiente nel Mezzogiorno normanno svevo, Atti delle ottave giornate normanno-sveve (Bari 20-23 ottobre 1987), a cura di G. Musca, Bari 1989, p. 329 e ss.; IDEM, Vestirsi e

Porphyra n. 23, anno XII, ISSN 2240-5240

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Meridione221, i colti ambienti di corte affiancarono ben presto anche l’immagine di altri animali che potessero indicare la potenza normanna e la scelta del grifone, a tal fine, non fu assolutamente casuale. L’uso di un animale fortemente cristologico come il grifo per fini ‘politici’, non stupisce alla luce dell’uso propagandistico che veniva fatto dell’elefante dagli imperatori d’Oriente e d’Occidente ma, nel caso del sovrano siciliano, l’assimilazione regia del grifone andava a inserirsi in quel processo di mimesi con il Cristo attuato dai re normanni già con Ruggero II.

Per fare un esempio di tale politica si può citare Ernst Kitzinger che, in un saggio del 1950, interpretava il mosaico raffigurante Ruggero II incoronato da Cristo, all’interno della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (detta della Martorana) a Palermo, come un’esplicita sovrapposizione delle due figure regali, il sovrano celeste e quello terrestre. Tale fine era stato pienamente raggiunto nel pannello, secondo lo studioso, anche attraverso una quasi blasfema somiglianza fisiologica nei due volti rappresentati: quelli del Cristo e del normanno, attraverso il motivo, tipicamente bizantino e ottoniano, della Christomimesis222. L’uso del grifone, simbolo al contempo teologico e immagine del potere sovrano del Cristo da parte dei re normanni, non poteva che essere una diretta conseguenza di tale politica e fu soprattutto la propaganda regia, legata alla corte palermitana, a legare indissolubilmente l’animale ai sovrani d’Altavilla.

Alcuni esempi potranno spiegare meglio tale assimilazione. Nel Palazzo reale di Palermo, teatro privilegiato dell’esibizione del potere regio, nella cosiddetta ‘sala di re Ruggero’, la volta ostenta i simboli stessi della maestà normanna: il leone e il grifone223; inoltre, gli inventari della Cappella Palatina descrivono abbondantemente la presenza dell’animale su cappe, piviali e sete pregiate224 ostentate durante le cerimonie, senza contare le stoffe proveniente dal ‘regio ergasterio’ palermitano e donate a ‘famigliari’ e vescovi, che recano variamente l’animale, affrontato o in rotae. Le vesti stesse dei sovrani, esibendo il grifone ricamato sugli indumenti, dovevano rendere ancora più immediata l’identificazione con il re normanno; basti ricordare i grifi dorati che onorano le scarpe, gli scapolari, i polsini e l’orlo delle “vesti dell’incoronazione” di Guglielmo II, conservate a Vienna225.

Infine a ulteriore suggello dell’uso del grifone quale emblema regio normanno, si può osservare il monumento simbolo della munificenza del

                                                                                                                         

221 Il leone era l’animale araldico degli Altavilla, non solo è rappresentato mentre schiaccia il cammello arabo, nel noto mantello delle incoronazioni, ma i cronisti, più volte, hanno paragonato lo stesso Ruggero II a un leone: A.CILENTO,A. VORNOLI, Arabi e Normanni in Sicilia e nel Sud dell’Italia, Udine 2008, p. 267.  

222 E.KITZINGER, On the Portrait of Roger II in the Martorana in Palermo, Proporzioni. Studi di Storia dell’Arte, 3 /1950, pp. 30-35. L’autore è tornato su tali argomenti all’interno della monografia dedicata ai mosaici della Martorana: IDEM, I mosaici di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo, Palermo 1990, pp. 197-198; non concorda con questa teoria: M.VANNONI, Rex et sacerdos e christomimetes. Alcune considerazioni sulla sacralità dei re normanni di Sicilia, Mediaeval Sophia, 12/2012 (luglio-dicembre), pp. 268-284.  

223 W. Tronzo, Il palazzo dei Normanni di Palermo come esibizione, in Nobiles Officinae…, cit., p. 26, fig. 5.   224 M.ANDALORO, La cappella Palatina di Palermo e l’inventario…, cit., pp. 91-115.  

225 B. ROTRAUD, Il Manto di Ruggero II e le vesti regie, in Nobiles officinae…, cit., pp. 171-181; IDEM, Alba di

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sovrano: il complesso di Monreale226. Qui la sua ostentazione diventa quasi ossessiva. Nel susseguirsi di capitelli del chiostro benedettino, fondato da Guglielmo II, si affollano le immagini di zodia aventi il grifone quale protagonista (figg. 33a-b), o esso è semplicemente posto a decoro degli stessi (fig. 34). A questi esempi vanno aggiunti gli elementi ormai perduti ma a noi noti attraverso la descrizione di un viaggiatore del Quattrocento, Nompar de Caumont, il quale ci informa che il chiostro era decorato su: «ciascuno dei lati da un grifone dal quale si versa l’acqua fresca notte e giorno»227. Il cortile era abbellito dunque da ben quattro fontane con l’emblema del sovrano, forse semplicemente il capo dell’animale fantastico, dal cui becco veniva versata limpida acqua nel giardino del monastero.

Nella basilica adiacente, mausoleo del sovrano, la rappresentazione dell’animale resta costante. Se la grande porta bronzea d’ingresso alla chiesa, realizzata da Bonanno Pisano228, reca negli ultimi quattro riquadri in basso, due per ogni imposta, l’immagine di due grifoni rampanti e altrettanti leoni, simboli del re (fig. 35), è nella basilica, a mio parere, dove si esprime con forza l’identificazione dell’immagine dell’animale fantastico con il sovrano normanno. Il trono di Guglielmo II, posto nel presbiterio, è infatti decorato con due lastre marmoree a traforo in cui si fronteggiano, speculari tra loro, superbi grifoni (fig. 36), prossime alla placchetta in avorio con il medesimo soggetto, oggi conservate al Bargello e datate al XII secolo, proveniente dalle officine arabo-normanne di Palermo229.

Se ne deduce dunque che allo stesso modo dell’elefante, che per tutto il mondo antico e il Medioevo venne visto come l’immagine simbolo degli imperatori, nel regno normanno di Sicilia accanto al leone, il grifone indicò ben presto l’emblema del sovrano ideale a imitazione del Cristo.

Nel documento Issue 23, “Porphyra XXIII” (pagine 63-65)