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5. I Bisogni Linguistici Specifici della Letto-Scrittura

5.2 Bisogni Linguistici Specifici e abilità di letto-scrittura

5.2.1.2 L’importanza della consapevolezza fonologica

La consapevolezza fonologica corrisponde alle riflessioni sulla fonologia del linguaggio che cominciano a svilupparsi spontaneamente dai tre-quattro anni (Martini, 1995), e costituisce, pertanto, il collegamento essenziale che congiunge la lingua orale e il sistema di segni convenzionalmente usato per designarla. Solo con lo sviluppo completo della competenza fonologica si può arrivare alla rappresentazione sonora dei grafemi (Stella, 2009).

La teoria più conosciuta sulla dislessia evolutiva è proprio la teoria del deficit fonologico elaborata da Snowling (1987), il quale sostiene che alla base della dislessia vi sia una specifica difficoltà nell’elaborazione fonologica del linguaggio. Questa teoria presuppone che ciò che è danneggiato negli individui dislessici sia la rappresentazione, l’immagazzinamento e/o il recupero dei suoni del parlato (Ramus et al., 2003). Una disfunzione fonologica può esistere quindi fin dalla nascita nei bambini dislessici, che presentano difficoltà a riconoscere e discriminare i suoni.

Come dicono le Linee Guida “il linguaggio è il miglior predittore delle difficoltà di lettura, per questo è bene proporre ai bambini esercizi linguistici, ovvero “operazioni meta fonologiche” sotto forma di giochi. Le operazioni meta-fonologiche richieste per scandire e manipolare le parole a livello sillabico, sono accessibili a bambini che non hanno ancora avuto un’istruzione formale ed esplicita del codice scritto”.

L’apprendimento dei prerequisiti alla lettura deve quindi cominciare con un’esplicita focalizzazione sui suoni della lingua orale per cui gli esercizi di segmentazione fonemica sono un’importante preparazione per sviluppare competenze di consapevolezza fonologica. Anche per quanto riguarda l’accostamento alla scrittura risulta per il bambino importante essere consapevole che si possono manipolare i suoni della lingua a vari livelli. La scrittura, infatti, dipende da un apprendimento che comporta il trasformare i codici vocali (i fonemi) in codici scritti (i grafemi): perché questo processo di transizione possa avvenire, i bambini devono rendersi conto che la scrittura corrisponde alla fonologia (Oliverio, Oliverio Ferraris, 2004).

La maggior parte dei bambini, tra l’età di quattro e sei anni, diviene consapevole della struttura fonologica delle parole parlate, cioè comprende a quale lettera corrisponde un determinato suono all’interno di una parola. Riescono ad esempio a svolgere quelli che le Linee Guida MIUR 2011 (legge 170) chiamano i “processi di consapevolezza fonologica”, che vengono acquisiti in modo sequenziale e si strutturano nei seguenti livelli gerarchici di competenza43:

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- Livello della parola: indica la capacità del soggetto di identificare singole parole all’interno della frase;

- Livello della struttura delle sillabe: indica la capacità del soggetto di identificare parti della parola, le sillabe e la loro struttura;

- Livello dei suoni iniziali e finali della parola: indica la capacità, ad esempio, di riconoscere la rima;

- Livello del riconoscimento preciso del suono iniziale e finale della parola;

- Livello del riconoscimento di tutti i singoli fonemi della parola.

Sebbene esista una forte variabile individuale nei ritmi di sviluppo del linguaggio (D’Orrico, 2005), in una certa percentuale di bambini (in Italia circa il 3-4%) questa consapevolezza non si riscontra: non tanto perché non sono intelligenti (anzi, possono anche essere iperdotati) ma in quanto nel loro cervello non funziona il modulo fonologico, la struttura gerarchicamente più bassa del linguaggio.

A livello di lessico alcuni bambini faticano ad imparare parole nuove, anche quando sono presenti disturbi fonologici perché la memorizzazione di una parola passa anche attraverso l’analisi della sua forma fonetica. L’ampiezza del bagaglio lessicale può incidere sullo sviluppo della letto-scrittura nella fase iniziale poiché il bambino faticherà maggiormente a decodificare le parole scritte, dovendo impararne anche il significato (De Beni, Cisotto, 2004). Nel contesto montessoriano le pervasive occasioni di segmentazione fonologica, che vengono proposte in ogni momento della giornata a ciascun bambino sotto forma ludica, hanno un effetto particolarmente importante sullo sviluppo e sui risultati delle competenze di lettura nei bambini a rischio di sviluppare difficoltà (cfr. appendice).

Circa all’età di tre anni e mezzo i bambini nelle scuole montessoriane cominciano ad imparare la fonetica attraverso l’utilizzo delle “lettere smerigliate” e poi scrivendole sulla sabbia mentre pronunciano ad alta voce il suono corrispondente: questa esercitazione multisensoriale combina l’apprendimento visivo, con quello uditivo e quello cinestetico ed aiuta il bambino a memorizzare l’associazione suono-simbolo.

Gli studenti sono inoltre chiamati a realizzare le lettere dell’alfabeto con altri materiali come la plastilina, la carta pesta o a scriverle su supporti di diverso materiale, per rendere l’approccio ancora più coinvolgente.

Questo processo multisensoriale di comprensione di come le lettere rappresentano i suoni della lingua, risulta essenziale per il processo di apprendimento della lettura del bambino. L’integrazione di più linguaggi rappresenta una compensazione fondamentale per uno

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studente con disturbo del linguaggio perché gli consente di rafforzare i canali più deboli facendo leva su quelli più forti (Daloiso, 2105a).

Il bambino a rischio necessita di un lavoro più mirato con i suoni della lingua e con le “lettere smerigliate” prima che possa applicare la consapevolezza fonologica alla costruzione di parole. Specialmente per loro potrebbe essere utile lavorare a piccoli gruppi sulla consapevolezza fonologica, piuttosto che individualmente o a grandi gruppi perché apprendono ascoltando i loro compagni e grazie ai feedback dell’insegnante.

Attorno ai quattro anni di età i bambini nelle scuole dell’infanzia montessoriane cominciano ad utilizzare le competenze fonologiche acquisite precedentemente per creare parole con l’alfabetiere, fornite prima dall’insegnante e poi quelle che scelgono loro stessi. L’alfabetiere è anche usato per mostrare come i morfemi creano le parole.

La lezione a tre tempi inoltre, in cui il bambino subisce svariare e ripetute repliche della parola che deve imparare, stabilisce e rinforza il processo di codifica che lo studente attua per memorizzare nuove parole. Ogni preparazione è fatta lentamente, cercando di mantenere la concentrazione del bambino e cercando di focalizzarla sui dettagli.

All’età di cinque anni vengono introdotti gli esercizi dei cartellini e quelli dei comandi, sempre accompagnati da un immediato feedback dell’insegnante che corregge la pronuncia e migliora la comprensione, introducono e rafforzano la sintassi della lingua e aiutano a costruire in maniera attiva il vocabolario.

Daloiso (2015a) sottolinea che l’insegnamento esplicito del lessico per gli studenti a rischio richiede un percorso chiaro e graduale che proceda dalla presentazione alla sistematizzazione, evitando un sovraccarico. Questo graduale e sistematico apprendimento del lessico in ambito montessoriano avviene attraverso l’utilizzo delle nomencalture (cfr. appendice).

Tutte le attività linguistiche descritte, e altri materiali del repertorio montessoriano, offrono agli studenti diverse strategie e pratiche di assimilazione attraverso la ripetizione per la codifica, la decodifica, il riconoscimento delle parole, la fluidità nell’eloquio, e la comprensione orale già a livello prescolastico. Offrono altresì costanti opportunità per lavorare a livello fonologico, che risulta essenziale per i bambini a rischio.

Se ne deduce che questi bambini traggono benefici dall’ambiente delle scuole dell’infanzia montessoriane perché ricco di stimoli multisensoriali ed esperienze esplicite con i suoni e le forme della lingua: attività di consapevolezza fonologica come “il gioco della margherita”, o quello del “ricercatore”(cfr. appendice) e di costruzione del vocabolario come quello delle nomenclature, aiutano il bambino a sviluppare consapevolezza e abilità fonetica per manipolare i suoni della lingua e aumentare il bagaglio lessicale.

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