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l o stUdIo geo morfologIco

Nel documento Concludendo? (pagine 39-43)

Marco Benvenuti Inquadramento generale

I manufatti in roccia del sito archeologico di Pietralba sono localizzati, come già accen- nato, sul versante relativamente acclive e morfologicamente articolato che si sviluppa sulla destra idrografica del basso-medio corso del torrente Tignana (tav. IV-A). Quest’ultimo, nelle ultime centinaia di migliaia di anni, ha inciso, entro il substrato più antico, una profonda valle lasciando traccia del modellamento in forme e depositi caratteristici. Il torrente Tignana, affluente di sinistra del fiume Tevere, si snoda per circa 11 km drenando un sotto-bacino idro- grafico del Tevere esteso circa 23 km2 sul fianco meridionale dell’Alpe della Luna (tav. IV-A). Questa dorsale rappresenta l’attuale spartiacque appenninico e, in senso geologico, identifica la zona assiale di una catena orogenica ancora in sollevamento attivo a causa di intensi pro- cessi endogeni. La collisione tra le placche litosferiche africana ed europea in atto da circa 50 milioni di anni ha deformato intensamente rocce originariamente accumulate come grandi spessori di sabbie e fanghi in bacini marini relativamente profondi, e che attualmente si os- servano nelle successioni arenaceo-pelitiche (Unità Toscane e Umbro-Marchigiane) piegate e fratturate dell’Alpe della Luna (tav. IV-B).

Nel suo tratto a monte il torrente Tignana incide queste rocce mentre, poco prima di confluire nel fiume Tevere, la valle attraversa rocce calcareo-argillose e magmatiche (ofioliti o “rocce verdi” - Unità Liguridi) (tavv. IV-B, V-A), quest’ultime caratteristiche della stretta di Montedoglio. A prescindere dalla loro diversa natura litologica, queste rocce documentano

68 Cazzella 1972, fig. 2.

69 Anzidei et Alii 1995, p. 104, fig. 64.

70 Desideriamo ringraziare il dott. Cristiano Iaia per i proficui suggerimenti relativi al materiale di Molino del Magni. 71 Cfr. Giardino in questo volume.

Tav. IV – Pietralba. A) Vista 3D della confluenza, verso NE, Singerna-Tevere-Tignana sommersa dal lago artificiale di Montedoglio (da Google Earth modificato); B) inquadramento geologico dell’Alta Valtiberina con ubicazione del sito archeologico di Pietralba.

Tav. V – Pietralba. A) Carta geologica della confluenza Tevere-Tignana, attualmente allagata dall’invaso di Montedoglio; B) foto aerea dell’area che include i manufatti lapidei di Pietralba (da Google Earth modificata); C) stessa area con la topografia dei principali corpi di frana inattiva, dei ripiani T1-4 e delle alluvioni terrazzate; le porzioni non colorate si riferiscono alla presenza del substrato arenaceo-pelitico; la freccia rossa tratteggiata indica la direzione del paleocorso del T.Tignana prima della cattura e deviazione verso il fiume Tevere.

la drammatica deformazione crostale prodotta dalla collisione continentale, appartenendo ad un antico dominio oceanico posto alcune centinaia di km più a ovest, che aveva separato per molti milioni di anni, l’Africa e l’Europa. La stretta di Montedoglio, sulla quale è stata costru- ita una diga che origina a monte l’omonimo invaso artificiale, scopre verso SE un paesaggio geo-morfologico significativamente diverso dagli acclivi rilievi della catena. La depressione altotiberina (tav. IV-B) è l’espressione di processi geo-morfologici avvenuti in tempi più re- centi riferibili agli ultimi 2 milioni di anni72. In questo periodo il sollevamento relativo della catena veniva accomodato da faglie ad andamento parallelo alla catena lungo le quali si aveva scorrimento verticale e sprofondamento differenziale dei blocchi crosta.

L’effetto risultante fu la creazione della conca intermontana alto-tiberina che riceveva i sedimenti erosi dai versanti e trasportati dai corsi d’acqua. Tali condizioni determinarono, in particolari intervalli, lo sviluppo di ambienti lacustri e palustri all’interno della conca. Le ul- time centinaia di migliaia di anni sono state caratterizzate dal trasporto e accumulo dei detriti erosi dai versanti entro le pianure alluvionali del fiume Tevere e dei suoi principali tributari. Questa fase ha lasciato chiari segni nel paesaggio sotto forma dei terrazzamenti alluvionali rappresentati in dettaglio nella carta geologica di tavola V-A. In quest’ultima, sono riportati in toni più tenui anche i terrazzi alluvionali del Tevere e del Tignana nell’area attualmente allagata dall’invaso di Montedoglio, ricostruiti grazie ad osservazioni effettuate prima dell’al- lagamento e alla consultazione di carte topografiche precedenti all’invaso. Un elemento di interesse geomorfologico è rappresentato dalla morfologia a cono del versante poco a est della località S. Pietro in Villa (tav. V-A). Non sono presenti affioramenti rocciosi ma il detrito di superficie su questa morfologia è rappresentato da ciottoli sub-arrotondati che suggeriscono una natura alluvionale. Questa specifica forma viene interpretata come una conoide alluvio- nale che apparentemente sembra non avere oggi alcun corso d’acqua alimentatore. L’allinea- mento tra la conoide ed il tratto più a monte del torrente Tignana sembra indicare una rela- zione di alimentazione interrotta dalla cattura del torrente Tignana da parte del fiume Tevere che avrebbe, in tempi successivi, deviato l’originario corso ad andamento NNE-SSO (tav. V-A) e definendo il tratto terminale, ad andamento ENE-OSO. Un altro elemento che espri- me l’evoluzione più recente del paesaggio è rappresentato dalla franosità che si concentra in alcune zone come ad esempio quella dei manufatti lapidei di Pietralba, in virtù dell’acclività dei versanti e delle caratteristiche litologiche e strutturali delle rocce presenti. Nello stesso in- tervallo di tempo l’Uomo faceva la sua comparsa sul territorio, inizialmente con popolamenti preistorici stagionali e migratori, poi, in epoche protostoriche e storiche, con popolamenti sempre più stanziali, sfruttando le pianure ed i versanti per varie attività agro-forestali73. Nella

72 Cattuto et Alii 1995.

porzione esaminata di territorio altotiberino (tav. V-A) sono noti da ricognizioni di superficie e da scavi archeologici alcuni siti che registrano la presenza umana nell’intervallo compreso tra il Paleolitico superiore finale e l’Età del Bronzo.

Dettaglio geo-morfologico sul sito di Pietralba

Il versante sul quale si trovano i quattro manufatti realizzati da blocchi arenacei (tav. V-B), si sviluppa interamente nella successione arenaceo-pelitica, nota come Arenarie del Monte Falterona (Unità Toscane) (tav. V-C). Queste rocce sono caratterizzate da stratificazione ta- bulare e ritmica di banchi di arenarie medio-fini di spessore plurimetrico e banchi più sottili di siltiti e argilliti. Tale substrato è in larga parte coperto da una coltre detritica che viene in- terpretata come il risultato di ripetuti franamenti superficiali riferibili a scivolamenti planari e crolli.

Ad un esame di dettaglio, infatti, le rocce osservabili in superficie risultano frammentate (tav. VI-A) o localmente disperse in blocchi angolari di diametro plurimetrico (tav. VI-B). Il versante è localmente interrotto da ripiani morfologici poco estesi lateralmente come si può vedere in tavola V-C dove sono rappresentati 4 ordini di ripiani (T1-4) (tav. VI-C, D); grazie all’escavazione di una trincea sul ripiano più alto (T4) (tav. VI-C), poco a monte dei primi due manufatti, è stato possibile osservare i sedimenti sottesi da tale superficie. Lo scavo è stato approfondito tramite pala meccanica fino a circa 2 metri sotto il piano di campagna attraver- sando una successione di suolo e terreno relativamente fine fino ad incontrare alla base detrito arenaceo angoloso molto alterato.

Nello specifico (tav. VII-A) la stratigrafia si caratterizza dal basso per la sovrapposizione dei seguenti corpi sedimentari:

a) 80 cm circa di clasti arenacei di diametro da centimetrico a decimetrico di forma ango- losa, alterati, in matrice siltoso-sabbiosa con screziature scure;

b) 45 cm circa di silt sabbiosi contenenti clasti arenacei di diametro millimetrico-centi- metrico angolosi e molto alterati; il sedimento è diffusamente interessato da screziature scure;

c) 40 cm circa di silt argillosi abbondantemente screziati;

d) 38 cm circa di sabbia siltosa poco alterata. Nell’insieme la sezione registra:

1) l’accumulo caotico di pezzame arenaceo e matrice più sottile (deposito a) compatibile

Nel documento Concludendo? (pagine 39-43)

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