• Non ci sono risultati.

2. QUADRO ISTITUZIONALE INTERNAZIONALE PER PROTEGGERE E PROMUOVERE I DIRITTI UMANI:

2.1 L'Organizzazione Internazionale del Lavoro

- 2.2.1 La dichiarazione dell’ILO sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro del 1998 e i Core Labour Standards - 2.2.2 Il Decent Work - 2.2.3 Le convenzioni riguardanti il divieto di schiavitù e di lavoro forzato - 2.2.4 Le fonti normative più recenti: il Protocollo n. 29/2014 e la Raccomandazione n. 203/2014 - 2.2.5 Le altre fonti in tema di lavoro forzato - 2.3 L’intervento dell'ILO in Myanmar - 2.3.1 I cambiamenti nella legislazione nazionale birmana

“Working for social justice is our assessment of the past and our mandate for the future.” 116 - Juan Somavia, Director-General

2.1 L'Organizzazione Internazionale del Lavoro

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro venne istituita nel 1919 con il Trattato di Versailles , “al termine di una profonda riflessione etica e civile” . In quanto 117 118

organizzazione a carattere universale, trovò le sue origini nella matrice sociale europea e nord-americana del XIX secolo, nelle regioni in cui la rivoluzione industriale ebbe inizio. L'idea di una legislazione internazionale del lavoro nacque in quel periodo, in

ILO, “Origins and history”, http://www.ilo.org/global/about-the-ilo/history/lang--en/index.htm

116

E’ un trattato di pace che pose fine ufficialmente alla Prima Guerra Mondiale, stipulato alla

117

Conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e firmato da 44 Stati il 28 giugno 1919 a Versailles, in Francia.

Conferenza celebrativa del 90° anniversario dell’ILO, “ILO: 90 anni al servizio della giustizia

118

seguito alle preoccupazioni etiche ed economiche conseguenti alla rivoluzione industriale. Quest’ultima condusse alla crescita e allo sviluppo economico, senza preoccuparsi della sofferenza dei lavoratori: sempre più numerosi e sfruttati, senza alcuna tutela per la loro salute, la loro sicurezza e la loro condizione familiare. Tale preoccupazione appare chiaramente nel Preambolo della Costituzione dell’ILO, il quale dichiara:

“…vi sono condizioni di lavoro che implicano per un gran numero di persone ingiustizia, miseria e privazioni, generando tale malcontento da mettere in pericolo la pace e l’armonia del mondo, e che urge prendere provvedimenti per migliorare simili condizioni…”. 119

Di conseguenza, i cittadini cominciarono a chiedere diritti democratici e condizioni di vita dignitose per i lavoratori e le loro famiglie. Oltre ai movimenti associativi di quest’ultimi, anche alcuni industriali e imprenditori illuminati del periodo supportavano l’introduzione di nuove legislazioni sociali e lavorative: Robert Owen e Daniel le Grand, tra il 1840 e il 1855, invocarono i governi europei affinché introducessero delle norme minime di tutela del lavoro. Fondamentale fu, inoltre, l’influenza del primo 120

conflitto mondiale e della rivoluzione russa e le conseguenti ripercussioni sociali: i leader politici auspicavano dei cambiamenti funzionali nella politica, nell'economia e nella società, oltre che alla costruzione di istituzioni internazionali che facessero convergere tutti i Paesi verso un fine comune. Le crescenti contraddizioni del capitalismo contribuirono non solo alla rivoluzione bolscevica, ma anche agli innumerevoli movimenti rivoluzionari e alle successive linee di frattura del sistema politico mondiale. Condizionarono lo sviluppo, in tutti i Paesi, di una varietà di flussi di pensiero socialista e liberale strettamente connessi al ruolo fondamentale svolto dal lavoro nella società. Senza un miglioramento delle condizioni auspicate dai lavoratori, con molta probabilità si sarebbero sviluppate nuove tensioni sociali. Il preambolo fa

ILO, “Costituzione dell’organizzazione internazionale del lavoro”, cit.

119

Brino V., Perulli A., “Manuale di Diritto Internazionale del Lavoro”, Giappichelli Editore, Torino,

120

notare che l'ingiustizia produce disordini così grandi “da mettere in pericolo la pace e

l’armonia del mondo”. 121

Il nuovo sistema sociale del XX secolo si strutturò attorno al nuovo concetto di lavoro organizzato, dovuto all’esodo dalle campagne verso le città industriali. Con esso comparve la necessità di dialogo, opportunità, reddito proporzionale e giusto, oltre che di dignità. Crebbe la consapevolezza che i mercati del lavoro fossero collegati tra loro oltre i confini nazionali, e che fosse divenuta necessaria un'azione comune per raggiungere standard condivisi. Tuttavia, qualsiasi settore o Paese che avesse adottato riforme sociali e lavorative si sarebbe ritrovata in svantaggio nei confronti dei suoi concorrenti, a causa dell’effetto inevitabile sul costo della produzione. In risposta a tale affermazione la Costituzione dell’ILO afferma che “la mancata adozione, da parte di

uno Stato qualsiasi, di un regime di lavoro veramente umano ostacola gli sforzi degli altri, che desiderano migliorare la sorte dei lavoratori nei propri Paesi”. 122

L’organizzazione venne quindi costruita con la convinzione che pace e giustizia andassero di pari passo, e che quest’ultima fosse un fondamento essenziale per la prima. Il suo duplice fine era di introdurre condizioni di lavoro umane e contrastare la 123

povertà, le ingiustizie e le discriminazioni; la realizzazione di questo obiettivo si basa sulla promozione del progresso sociale e il superamento dei conflitti sociali ed economici attraverso il dialogo e la cooperazione. Tale intento è riuscito ad essere attuale nei 90 anni di storia dell’organizzazione, e risulta esserlo anche oggi in risposta alla crisi che stiamo vivendo e alle ingiustizie create dalla globalizzazione.

La Costituzione dell'ILO venne scritta tra Gennaio e Aprile del 1919 dalla “Commissione per la legislazione internazionale del lavoro” istituita con il Trattato di Versailles. La Commissione era composta da rappresentanti provenienti da Belgio, Cuba, Cecoslovacchia, Francia, Italia, Giappone, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti, sotto la presidenza di Samuel Gompers, capo della Federazione Americana del Lavoro (AFL). La difficoltà dell’immediata applicazione in ogni Paese aderente di tutte le novità contenute nella Carta divenne subito lampante, a causa delle diversità tra le nazioni. Inoltre, durante la Conferenza di pace si evidenziò la complessità, se non

Brino V., Perulli A., “Manuale di Diritto Internazionale del Lavoro”, cit.

121

Ibidem.

122

ILO, “Costituzione dell’organizzazione internazionale del lavoro”, Ginevra, 20 Aprile 1948.

addirittura l’impossibilità, di ipotizzare come i principi e le linee guida dell’organizzazione si sarebbero evolute. A conferma di ciò, si decise di scrivere l’articolo numero 427, nel quale si illustrava come i contenuti della Costituzione erano da considerarsi incompleti e non definitivi, poiché erano stati redatti in condizioni di necessità e urgenza.

Il risultato fu un’organizzazione tripartita, unica nel suo genere ed ancora attuale. In tutti gli organi collegiali vi è la rappresentanza dei governi degli Stati membri, delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori. L’ILO difatti, è l'unica istituzione internazionale intergovernativa in cui i governi dei Paesi non possiedono potere di voto esclusivo nella definizione di norme e politiche internazionali. I rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori infatti, hanno pari rilievo rispetto ai governi all’interno dei processi decisionali. E’ il concetto noto come "tripartitismo", il quale si basa sull'articolo 3 della Costituzione dell'ILO, che con grande semplicità afferma che: “La

Conferenza generale (…) È composta di quattro rappresentanti per ciascuno dei Membri; due saranno delegati del governo e gli altri due rappresenteranno, rispettivamente, i datori di lavoro e i lavoratori che appartengono a ciascuno dei Membri.” Tale forma di governo attribuisce dei limiti agli Stati, e riconosce che i 124

lavoratori e datori di lavoro condividano i medesimi interessi a livello globale, trascendendo i confini nazionali. L'adozione di un approccio trilaterale nel 1919 voleva dire aver riconosciuto la necessità di una normativa sociale e del lavoro e l’importanza del ruolo delle organizzazioni internazionali come soggetti atti alla sua protezione e promozione. I diretti interessati sono chiamati ad assumersi la responsabilità congiunta per le decisioni prese e la loro conseguente attuazione. L’azione dell’organizzazione diviene un mezzo di risoluzione dei conflitti attraverso la negoziazione piuttosto che con lo scontro.

Fin dai suoi primi giorni l'organizzazione sviluppò una personalità ben distinta dal resto della Società delle Nazioni, precursore delle Nazioni Unite. L’ILO, con Albert Thomas come primo eccezionale direttore, nel primo anno di vita (1919-1920) vide promulgate nove Convenzioni e dieci Raccomandazioni. Durante i suoi primi quarant'anni, l'ILO dedicò la maggior parte delle sue energie allo sviluppo di norme internazionali del lavoro e a garantirne l’applicazione. Nel 1926, la Conferenza Internazionale del Lavoro

ILO, “Origins and history”, www.ilo.org

istituì un sistema di vigilanza sull'applicazione delle norme che viene applicata ancora oggi. Venne creato un Comitato di Esperti composto da giuristi indipendenti per esaminare le relazioni prodotte dai governi sull'applicazione delle Convenzioni che avevano ratificato. Inoltre, il Comitato doveva presentare la propria relazione alla Conferenza ogni anno. Successivamente il suo mandato venne poi ampliato per coprire i rapporti sulle Convenzioni non ratificate e sulle Raccomandazioni.

Nel 1932, Albert Thomas morì. Harold Butler divenne suo successore e dovette subito affrontare i problemi della disoccupazione di massa causati dalla Grande Depressione. Nel 1934, sotto la presidenza di Franklin D. Roosevelt, gli Stati Uniti, che non appartenevano alla Società delle Nazioni, divenivano membri dell’ILO. Durante i primi venti anni (1919-1939), vennero adottate 67 Convenzioni e 66 Raccomandazioni. 125

Nel 1940, a causa della guerra in Europa, il nuovo direttore John Winant decise di spostare temporaneamente la sede da Ginevra a Montreal, in Canada. Al termine della seconda guerra mondiale l’ILO, oltre a divenire agenzia specializzata dell’ONU, nel 1944 adottò la Dichiarazione di Filadelfia. Annessa alla Costituzione, essa riafferma ed amplia le finalità e gli obiettivi dell’ILO, ed enunciava questi principi:

• la pace duratura non può essere ottenuta a meno che non sia fondata sulla giustizia sociale, sulla libertà, sulla dignità, e sulla sicurezza economica e pari opportunità. • devono essere garantite la libertà di associazione, sia la libertà di espressione e il

diritto alla contrattazione collettiva per i lavoratori e datori di lavoro.

• tali principi sono pienamente applicabili a tutti gli esseri umani, senza distinzione di razza, religione o sesso.

• la povertà costituisce un pericolo per la prosperità in tutto il mondo, e deve essere affrontata sia attraverso l'azione nazionale che internazionale. 126

Essa inoltre dichiara come il lavoro “… is not a commodity” , ossia non debba essere 127

considerato come una mera merce di scambio. Tale principio rimane più che mai valido anche tuttora, dal momento che stiamo assistendo nuovamente ad una mercificazione dell’attività lavorativa ed a una perdita del potere contrattuale del lavoratore a causa

ILO, “Origins and history”, www.ilo.org

125

ILO, “The International Labour Organization and the quest for social justice, 1919–2009”, Ginevra,

126

2009.

Secondo la Dichiarazione di Filadelfia, l’ILO si fonda su alcuni principi fondamentali, tra cui quello

127

della crisi e della globalizzazione. La Dichiarazione divenne il modello su cui venne 128

impostata la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.

Con il concludersi della seconda guerra mondiale, nel 1948 l'elezione del nuovo direttore generale, l’americano David Morse, coincise con il rinnovato impegno da parte dell’organizzazione di elaborare una nuova legislazione in tema di lavoro. Essa riguardava soprattutto la libertà di associazione e l'eliminazione del lavoro forzato e delle discriminazioni. Nello stesso anno venne adottata l’importantissima Convenzione

numero 87 sulla libertà di associazione, la quale dava pieno riconoscimento al diritto

dei lavoratori e dei datori di lavoro di organizzarsi liberamente e in modo indipendente. Nel corso degli ultimi cinque decenni, il Comitato tripartito speciale per la libertà di associazione ha trattato più di 2000 casi per promuovere la piena applicazione di questo diritto democratico fondamentale.

David Morse fu Direttore Generale dal 1948 al 1970 e in questo lasso di tempo l'organizzazione assunse carattere globale: il numero degli Stati membri raddoppiò, i Paesi in via di sviluppo superarono i Paesi industrializzati, il bilancio crebbe di cinque volte e il numero di funzionari quadruplicò. Durante gli anni ’60, l’ILO creò l'Istituto internazionale di studi sociali a Ginevra e il Centro internazionale di formazione a Torino. Inoltre l'organizzazione nel 1969 vinse il premio Nobel per la pace in onore del suo 50° anniversario di attività.

Con il britannico Wilfred Jenks, direttore generale dal 1970 al 1973, l'ILO sviluppò ulteriormente i meccanismi di vigilanza sull’applicazione degli standard per la promozione della libertà di associazione e il diritto di organizzazione collettiva. Il suo successore, il francese Francesco Blanchard, ampliò la cooperazione tecnica dell'ILO con i Paesi in via di sviluppo. L’organizzazione ha inoltre svolto un ruolo importante nella liberazione della Polonia dalla dittatura, dando il suo pieno sostegno alla legittimità del Sindacato Solidarnosc ́ basata sul rispetto della Convenzione numero 87

sulla libertà di associazione, che il Paese ratificò nel 1957. Il belga Michel Hansenne 129

successe a Jenks nel 1989, e guidò l'ILO nel periodo della Guerra Fredda, sottolineando l'importanza di porre la giustizia sociale al centro delle politiche economiche e sociali

Piotto I., “Il diritto allo sguardo”, Franco Angeli, Milano, 2010.

128

ILO, “L’ILO: Cos’è e cosa fa”, 2005, www.ilo.org

internazionali. Nel 1999, il cileno Juan Somavia divenne nuovo direttore generale: indicò il lavoro dignitoso come obiettivo strategico internazionale e di promuovere una globalizzazione equa. Inoltre evidenziò come il lavoro costituisca il principale strumento di lotta alla povertà.

Nel maggio 2012 Guy Ryder (UK) venne eletto decimo direttore generale dell’ILO, e il suo mandato, cominciato da cinque anni, è ancora in corso.

L’obiettivo primario dell’organizzazione è quindi quello di “...garantire che tutti gli

uomini e le donne abbiano accesso ad un lavoro dignitoso e produttivo, in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana” . Tale fine è suddivisibile a sua volta 130

in quattro punti: promuovere i diritti sociali fondamentali dei lavoratori, favorire l’occupazione in condizioni dignitose, potenziare la protezione sociale all’interno degli Stati membri e rafforzare il dialogo sociale. 131

Riflettendo su queste idee, le aree di miglioramento specifiche indicate nel preambolo dell’ILO rimangono rilevanti ancora oggi:

• La regolamentazione degli orari di lavoro, oltre che la fissazione di una durata massima della giornata e della settimana di lavoro;

• La lotta alla disoccupazione e la garanzia di un salario sufficiente ad assicurare convenienti condizioni di vita;

• La protezione dei lavoratori contro le malattie generali o professionali e contro gli infortuni del lavoro,

• La protezione dei bambini, degli adolescenti e delle donne;

• L’istituzione e la protezione delle pensioni di vecchiaia e d’invalidità, • La difesa degli interessi dei lavoratori occupati all’estero,

• Il riconoscimento del principio della parità di retribuzione per lavoro di pari valore; • Il riconoscimento del principio della libertà di associazione;

• L’organizzazione dell’insegnamento professionale e tecnico, e altri provvedimenti analoghi. 132

ILO, “L’ILO: Cos’è e cosa fa”, 2005, www.ilo.org

130

ILO, “Uno sguardo sull’ILO, 2007, www.ilo.org

131

ILO, “About the ILO: Origins and history”, www.ilo.org