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2.4 Le misure di rischio entropiche

2.4.1 La bioeconomia

Per comprendere i concetti appena introdotti è prima di tutto necessario illustrare il contesto economico ma anche sociale e culturale in cui questa nuova classe di misure di rischio ha cominciato ad imporsi. Ezra Pound27 sosteneva,

infatti, che non si può comprendere un’epoca se non si approfondisce il sapere che più la caratterizza ovvero se non se ne intende appieno la specifica “cifra”

culturale.

La storia contemporanea, in particolare nell’ultimo secolo, è stata caratterizzata

da un grande impiego della Tecnica, intesa come il “saper fare” che mira al raggiungimento di un obiettivo o alla costruzione di un prodotto. Economia e tecnica economica e finanziaria sono diventati oramai degli strumenti

fondamentali per l’umanità, ma allo stesso tempo essi si sono rivelati vincolanti in maniera alquanto rigorosa, poiché permeano ogni aspetto della realtà in cui

viviamo. In un contesto sociale caratterizzato da discipline rigorose e da vincoli decisamente consolidati risulta utile riscoprire il pensiero di coloro che si sono

collocati in un filone alternativo a quella che era la tecnica e la scienza dell’epoca.

27 È stato un poeta, saggista e traduttore statunitense, che trascorse la maggior parte

della sua vita in Italia. Fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo.

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Una delle più celebri menti che ha abbracciato in quegli anni idee economiche nettamente contrastanti con quelle classiche è Nicholas Georgescu-Roegen.

Nato in Romania, egli emigrò in America quando la sua Patria divenne comunista e divenne celebre per avere iniziato ad approcciarsi all’economia in

un modo decisamente nuovo ed originale. Georgescu fu innanzitutto economista, ma anche matematico, ecologo, scienziato e filosofo della scienza.

Fu un grande innovatore e teorizzatore dell’incontro tra diverse discipline quali l’economia, la biologia e la fisica e soprattutto fu il fondatore di una nuova

disciplina, la bioeconomia.

La bioeconomia è una teoria economica che è stata formulata negli anni ’60 e

che ha comportato un ripensamento dei fondamenti dell’economia neoclassica, basandosi sul linguaggio delle scienze fisiche e naturali. Il nucleo principale del

pensiero di Georgescu è infatti la scoperta, in termini epistemologici e pratici, che nessuna scienza può evitare di tenere in considerazione l’ineluttabilità delle

leggi della fisica, ed in particolare il secondo principio della termodinamica28. I concetti che verranno descritti nelle seguenti pagine sono, dunque, strettamente legati al mondo della fisica e sono poi stati applicati a differenti ambiti, come

quello economico. Come verrà illustrato di seguito, l’unione tra due discipline così apparentemente differenti tra loro, come la fisica e l’economia, ha portato

alla costruzione di misure di rischio coerenti ed innovative che coniugano i pregi di misure quali il Value-at-Risk con i vantaggi derivanti dall’applicazione

delle leggi naturali all’ottimizzazione di portafoglio.

Esistono varie formulazioni equivalenti del secondo principio della termodinamica, tutte volte ad enunciare l’irreversibilità degli eventi termodinamici. Se il primo principio della termodinamica si può formulare in

28 La termodinamica è il settore della fisica che studia le trasformazioni dell'energia

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maniera generale dicendo che l’energia totale dell’Universo è costante, per il secondo principio questa energia non può trasformarsi liberamente da una

forma ad un’altra, ma esistono delle limitazioni. Ad esempio l’energia termica non può passare da un corpo più freddo ad uno più caldo, o più precisamente

la probabilità che questo accada è tendente allo zero. Inoltre la produzione di lavoro è sempre accompagnata da un riscaldamento e questo significa che

nell’Universo vi è una tendenza spontanea al passaggio verso una forma di energia cosiddetta termica - dunque, il calore - che non è mai completamente

ritrasformabile in un’altra forma di energia. In altre parole vi è la tendenza verso una forma “degradata” di energia, non più utilizzabile e così si intuisce il significato dell’irreversibilità degli eventi termodinamici di cui si è parlato poco

sopra. In accordo con il secondo principio, quindi, si può affermare che nei sistemi fisici esiste una tendenza alla degradazione dell’energia e alla sua

dispersione nell’ambiente. Questo concetto è strettamente collegato al fatto che ogni trasformazione fisica spontanea avviene soltanto in un verso determinato.

Tornando al pensiero economico di Georgescu, bisogna sottolineare che, mentre l’impostazione neoclassica si occupava dello sfruttamento delle risorse

ambientali in un’ottica funzionale al benessere dei consumatori, la bioeconomia invece affronta la questione ecologica partendo dalla termodinamica.

Il secondo principio, brevemente descritto poco sopra, viene così esteso in ambito economico e si giunge inevitabilmente alla regola in base a cui in ogni

processo produttivo si determina una diminuzione del potenziale d’uso dell’energia. Si arriva anche a definire inevitabile la dissipazione della materia

nelle trasformazioni industriali e manifatturiere, data l’impossibilità del riciclo totale degli scarti e dei rifiuti.

La bioeconomia, partendo da queste basi, fornisce un utile apparato teorico per

consentire una profonda comprensione della rilevante problematica che vede in opposizione il concetto di crescita economica con quello di sviluppo sostenibile.

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Georgescu intuì i limiti delle teorie economiche precedenti, limiti che consistevano nella scarsità delle risorse e nell’impossibilità di eludere le leggi

della fisica. Egli sostenne che “la scienza economica ha eliminato la dimensione ecologica dal suo orizzonte” e che questo l’ha ridotta ad un sapere astratto,

virtuale, disgiunto dalla realtà della biosfera: era perciò necessario recuperare la dimensione “biologica” dell’economia.

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