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La classificazione dei font

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 51-54)

2.3 Il Logo Design

2.4.1. La classificazione dei font

Come si può constatare, in entrambe le ricerche, i colori freddi, in parti-colare il blu, sono quelli che risultano maggiormente utilizzati rispetto a quelli caldi, poichè infondono maggiore fiducia e sicurezza nel brand.

Possiamo quindi asserire che, la scelta del colore rappresenta un aspet-to cruciale e fondamentale per progettare un logo coerente e funzionale dal momento che è in grado di determinare il successo del brand.

2.4 Il Font Design

I caratteri sono nella grafica, nella tipografia e nell’editoria, come i mat-toni nell’architettura, gli atomi nella fisica o i numeri nella matematica:

sono la base della materia grafica.

Il carattere è quindi individuato in una lettera, un segno di interpunzio-ne o un simbolo e può essere composto da diversi glifi.

L’insieme di tutti i caratteri e glifi dell’alfabeto latino progettati secon-do la stessa coerenza visiva e di significato, prende il nome di carattere tipografico.

Il font è il mezzo che permette di applicare un carattere, ovvero è il file contenente l’intero carattere tipografico.

La parola font deriva dal francese e originariamente significava “fuso”

con riferimento diretto alla macchina dei caratteri mobili di Gutenberg, il quale generava i caratteri fondendo il metallo.

In seguito la parola font venne importata in Inghilterra da cui poi si diffuse in tutto il mondo.

Generalmente i font sono raggruppati in famiglie, in cui si trovano le varianti del carattere tipografico originario. Le principali varianti di un font sono: le versioni normali, solitamente chiamate Roman o Regular, le varianti di peso, ovvero lo spessore di un carattere (Light, Thin, Bold, Black...), il corsivo o italic, che è una variante progettata con scelte ot-tiche ed esteot-tiche diverse dall’originale, l’obliquo o oblique, che invece non presenta alcuna modifica estetica ma è semplicemente la variante inclinata del font normale, le versioni compresse, Condensed, e allar-gate, Extended, anche in questo caso font appositamente studiati per essere più larghi o più stretti.

rendendo ulteriormente difficile l’elaborazione di un efficace metodo di raccolta.

Il primo a concepire una modalità di catalogazione fu François Thibau-deau, un tipografo parigino vissuto tra il XIX e il XX secolo, che prevede-va la suddivisione dei font rispetto a quattro grandi famiglie: con le gra-zie con raccordo arrotondato, con le gragra-zie sottili, con le gragra-zie spesse e quadrate e senza grazie.

Le grazie sono degli abbellimenti, dei piccoli prolungamenti ortogonali all’estremità di ciascuna lettera. I font graziati sono generalmente usati per libri, giornali o riviste, poiché più adatti alla lettura di pagine dense di testo. Queste tipologie di font sono quindi maggiormente leggibili e conferiscono al testo un’aria di importanza e serietà. Tra i più famosi ricordiamo il Times New Roman o il Bodoni.

I font senza grazie, o Sans Serif, trasmettono un’idea di modernità ed innovazione e sono oggi principalmente impiegati nel web.

Le famiglie individuate da Thibaudeau diventarono undici negli anni ’60, quando Maximilien Vox, studioso di caratteri francese, propose la classi-ficazione DIN 16518, una metodologia più dettagliata ed estesa rispetto alla precedente.

I caratteri veneziani derivano dalla minuscola umanistica del XV secolo scritta con penna larga e sono i primi font non gotici impiegati nell’ar-te tipografica. Essi sono riconoscibili dalla scarsa differenza tra asnell’ar-te verticali e orizzontali, dalle grazie tendenzialmente concave e dall’asse obliquo della “o” e della “c”, così come l’asse orizzontale della “e”.

I romani antichi derivano dal tardo Rinascimento, hanno differenze più marcate tra aste verticali e orizzontali e sono dotati di grazie concave o piatte con terminali rotondi. L’asse della “o” e della “c” è obliquo, mentre l’asta della “e” è più orizzontale. Il carattere più antico di questa categoria è il Bembo, stampato da Aldo Manuzio nel 1495, mentre il più completo è stato disegnato da Claude Garamond.

Garamond

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz1234567890

Baskerville

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz1234567890

I caratteri transizionali, che risalgono al XIIX secolo, rappresentano la fase di transizione tra i romani antichi e quelli moderni. Essi sono caratterizzati da un contrasto più evidente tra aste verticali e orizzontali, l’asse della “o” è quasi verticale e le grazie sono piatte. Il font più noto di questa categoria fu realizzato da John Baskerville.

I bodoniani, o romani moderni, hanno un tracciato austero, il passaggio tra le aste verticali e orizzontali è molto marcato e le grazie, molto fini, formano un angolo retto con l’asta verticale. La parte superiore della “e”

è molto aperta e l’asse è verticale, così come quello della “o”. Il maggio-re successo lo ottenne il Bodoni nel 1789.

I font egiziani nacquero in Inghilterra all’inizio del XIX secolo e derivano dall’inspessimento delle aste e delle grazie dei bodoniani. Oggi sono impiegati per titoli, lavori pubblicitari e commerciali.

I caratteri lineari sono privi di grazie e sono tra i font più usati e richiesti perché si adattano bene alla tipografia contemporanea. Tra i più noti ricordiamo il Futura, l’Helvetica e l’Univers.

I lapidari raccolgono tutti i font che non rientrano in nessuna delle prece-denti categorie perché non posseggono le caratteristiche necessarie. Sono di solito costituiti da alfabeti maiuscoli utili per impieghi decorativi e titoli.

Rockwell

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz1234567890

Helvetica

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ abcdefghijklmnopqrstuvwxyz1234567890

Palace Script

ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ

abcdefghijklmnopqrstuvwxyz1234567890

Le scritture sono font decorativi che esprimono grazia, eleganza e fantasia.

In questa categoria troviamo tutte le scritture correnti a mano alzata il cui utilizzo è molto limitato perché di scarsa leggibilità.

I manuali imitano la scrittura lenta con mano appoggiata e sono princi-palmente impiegati per i titoli.

I caratteri medievali comprendono i font gotici, caratterizzati da lettere pesanti con un notevole contrasto tra aste e congiunzioni.

I font stranieri sono costituiti da tutte le scritture non latine o di origine romana, tra cui i geroglifici, il cinese, l’arabo..

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 51-54)

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