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16 - LA CLASSIFICAZIONE DELLE UNITA’ EDILIZIE (U.M.I.)

Nel documento COMUNE DI USINI (SS) (pagine 37-41)

Il metodo di classificazione su cui fondano le ipotesi del P.P. è riferito alle unità edilizie, considerate sempre come partecipi di un insieme costruito; il metodo di classificazione si basa sull’idea di edificio come concrezione storica, percepibile attraverso le trasformazioni avvenute e in divenire (fondiarie e funzionali).

I parametri utilizzati riguardano:

- la tipologia;

- la stratificazione degli interventi che hanno prodotto la configurazione attuale;

- il grado di protezione in relazione ai caratteri architettonici e al ruolo congruente/incongruente rispetto all’insieme degli organismi edilizi circostanti.

L’incrocio e la combinazione logica di questi parametri (insieme alla stima relativa alle condizioni di conservazione, statiche, igieniche, alle vocazioni d’uso) conduce alla classificazione in funzione delle diverse possibilità operative.

Il lavoro di classificazione svolto, rispetto ad ogni isolato e per ogni unità edilizia, ha indirizzato le ipotesi progettuali.

E’ risultato necessario, preliminarmente:

- tendere alla conservazione del tessuto urbanistico, inteso come complessità di valori ambientali consolidati e come patrimonio identitario di storia e tradizioni;

- individuare elementi e parti non più suscettibili di trasformazioni, con caratteri ormai definiti (edifici a più piani e/o comunque identificabili per una loro specifica compiutezza);

- individuare elementi e parti suscettibili di trasformazione sui quali intervenire mediante operazioni coordinate e, in ogni caso, non lesive nei confronti dell’insieme.

Attraverso il lavoro di classificazione sono stati individuati:

1) Edifici caratterizzati dal grado di compiutezza, risolto in origine secondo intenzioni progettuali, coerenti e accurati nella composizione e nella definizione dei rapporti pieni-vuoti; con prospetti anteriori sono qualificati dalla presenza di elementi di finitura congrui, il cui stato di conservazione è generalmente buono. Questi edifici possono essere a piano terra o 2 piani.

2) Edifici “indifferenti” che presentano i caratteri ordinari dell’edilizia di serie, risultato di stratificazioni e tempi di edificazione diversi. Compiuti per configurazione volumetrica;

stato di conservazione buono o discreto.

3) Edifici “indifferenti”, ma caratterizzati dalla condizione di incompiutezza formale e dimensionale; suscettibili di trasformazione per integrazione volumetrica ed organizzazione interna.

4) Edifici con caratteristiche intermedie tra quelle precedenti; connotati da intenzioni compositive incerte, talvolta con elementi decorativi e di finitura.

5) Edifici caratterizzati da condizioni di abbandono e/o di evidente fatiscenza e/o ruderi veri e propri, indifferenti e con i caratteri dell’edilizia di serie, costituiti da materiali scadenti senza la presenza di elementi decorativi e di finitura; le cui sostituzioni sono possibili senza che ciò produca incidenze negative sull’insieme di cui sono parte.

6) Edifici recenti di forma e materiali disgiunti dal contesto antico.

17 – INTEGRAZIONE TRA P.P. E P.P.R.

Benché il Piano Paesaggistico Regionale comprenda un attento riconoscimento delle principali risorse storico culturali, è al livello della pianificazione comunale che è prevista la ricognizione locale di queste risorse e l’individuazione dello specifico progetto di tutela. Il P.P.R.

orienta la regolamentazione comunale nel senso di un prevalente contenuto conservativo ed, in ogni caso, impone di argomentare le modificazioni sulla base di rigorosi criteri di compatibilità.

Inoltre, il P.P.R. riconosce le matrici urbane degli insediamenti storici, con una nozione ampia e comprensiva della dimensione storico culturale che include, a pieno titolo, anche il moderno ed il contemporaneo di qualità.

Tra le grandi classi di insediamenti storici rilevati a livello regionale, è stata riconosciuta l’importanza della trama dei centri rurali, ai quali apparteneva Usini nel passato.

Il P.P.R. prevede che i Comuni, nell’adeguamento e nella nuova formazione degli strumenti urbanistici, si conformino ai seguenti indirizzi:

a. conservazione della stratificazione storica, da mantenere leggibile nelle sue fasi eventualmente diversificate;

b. conservazione e valorizzazione delle tracce che testimoniano l’origine storica dell’insediamento;

c. riconoscimento e valorizzazione dei margini, sia che venga riconosciuta una cinta murata, sia che tali margini si identifichino con recinti, percorsi;

d. esigenza di evitare saldature tra nuclei contermini, salvaguardando identità e differenze specifiche;

e. intervento integrato tra pubblico e privato, con il recupero e riuso finalizzato a mantenere o consolidare il necessario mix di funzioni residenziali e produttive;

f. riqualificazione dell’aspetto ambientale e del paesaggio urbano, con l’eliminazione delle superfetazioni ed il recupero e la riqualificazione degli spazi pubblici;

g. individuazione delle misure per riqualificare i tessuti di antica formazione anche attraverso interventi di ristrutturazione urbanistica, per sostituire parti incongrue ed incompatibili, nella ricerca del disegno e della trama originari del tessuto;

h. predisposizione dell’analisi dei seguenti fattori:

- quadro geografico: orografia, idrografia, rapporto con gli elementi naturali, giaciture, - funzioni e ruoli nelle reti insediative territoriali,

- margini,

- assi e poli urbani,

- caratteri dell’edificato, tessuti e tipologie edilizie,

- presenza di complessi e manufatti di carattere emergente e monumentale, - presenza di verde, slarghi e piazze,

- caratteri, significatività, rappresentatività e fruibilità dello spazio pubblico, delle sue superfici e dell’arredo urbano,

- stato di conservazione del patrimonio storico,

- criticità in atto, problemi di recupero e riuso emergenti.

Nella relazione del PPR si evidenzia che quasi nessun aspetto del paesaggio regionale è rimasto esente dalla “perdita di qualità”: non i centri storici e le aree urbane che non hanno ordinato le loro crescite; non l’insediamento rurale antico o recente, non gli ambiti costieri né le forme più suggestive del paesaggio naturale.

Il Piano Particolareggiato viene aggiornato, quindi, recependo le linee guida, le norme e la

“filosofia” del P.P.R..

Fa riferimento alle ultime direttive R.A.S., quali:

a) Circolare esplicativa del Piano Paesaggistico Regionale (prot. n° 550/Gab del 23.11.2006);

b) Delibera G.R. n° 11/17 del 20.03.2007: “Indirizzi applicativi del P.P.R.” nonché al documento: “Orientamento per la predisposizione o l’aggiornamento dei Piani Particolareggiati degli insediamenti storici in Sardegna”;

c) Delibera G.R. n° 16/3 del 24.04.2007: “Indirizzi applicativi del P.P.R. Integrazione”;

d) Protocollo d’intesa tra la Direzione Regionale per la Sardegna del MIBAC e la D.G. della Pianificazione Urbanistica Territoriale e della V.E., concernente la “VERIFICA DI CONFORMITA’” dei Piani Particolareggiati dei centri storici ex art. 52, comma 1, lettera a del P.P.R., sottoscritto in data 12.11.2007;

e) Delibera G.R. n° 4/28 del 22.01.2008: “Indirizzi applicativi del P.P.R. Integrazione”;

f) Delibera G.R. n° 12/14 del 26.02.2008, ulteriore integrazione;

g) Delibera G.R. n° 23/14 del 16.04.2008: “PPR, art. 49 N.T.A., Repertorio del Mosaico dei beni paesaggistici identitari”;

h) L.R. 04.08.2008, n° 13: “Norme urgenti in materia di beni paesaggistici e delimitazione dei centri storici e dei perimetri cautelari dei beni paesaggistici e identitari”;

i) Linee guida per l’adeguamento dei piani urbanistici comunali al P.P.R. e al PAI – Riordino delle conoscenze. Riconoscimento dell’assetto insediativo dalla scala al PPR alla scala comunale (agg. 2008);

j) Proposta di L.R. per la “Disciplina di governo del territorio regionale” con particolare riguardo agli articoli relativi ai Piani Urbanistici Attuativi (PUA) e alla incentivazione e promozione della bioedilizia, del rendimento energetico nell’edilizia e dell’utilizzo di materiali tipici della tradizione locale (luglio 2008).

Come indicato dalla R.A.S.:

I beni paesaggistici sono costituiti da quegli elementi territoriali di valore ambientale, storico-culturale ed insediativo, a carattere permanente e connotati da una specifica identità, la cui tutela e salvaguardia è ritenuta indispensabile per il mantenimento dei valori fondamentali e delle risorse essenziali del territorio.

I beni identitari sono, invece, quelle categorie di immobili, aree e/o valori immateriali, che consentono il riconoscimento del senso di appartenenza delle comunità locali alla specificità della cultura sarda. (Normativa di riferimento: artt. 6 e 8 N.T.A. del PPR).

A tale proposito, poiché il PPR prescrive che venga definita l’area di rispetto dei beni paesaggistici e identitari, sulla base della L.R. 4 agosto 2008, n. 13 il Comune definisce l’area di rispetto elaborando un’analisi di impatto visivo del bene congiuntamente ad un’analisi storica di interferenza.

Lo studio degli impatti visivi si pone l’obiettivo di valutare, in termini prevalentemente grafici, percettivi e qualitativi, l’area di rispetto del bene paesaggistico o identitario.

Tali analisi permettono, peraltro, di graduare l’entità dei futuri interventi per una corretta gestione dell’area.

18 – IL CENTRO MATRICE DI USINI

Nel documento COMUNE DI USINI (SS) (pagine 37-41)