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1. INTRODUZIONE

1.5 La valutazione delle funzioni esecutive

1.5.1 La criticità nella valutazione delle funzioni esecutive

Le funzioni esecutive sono un insieme di processi mentali non del tutto definiti, di alto livello, continuamente interagenti e in reciproco supporto. Tale interazione è mutevole, si modifica e si adatta in base al tipo di evento da affrontare e viene a formare durante lo sviluppo un sistema multicomponenziale, in parte libero, modulato e distribuito sulle richieste del compito e in parte circoscritto in determinati circuiti cerebrali che probabilmente forniscono e spostano le risorse (Duncan, 2001). Tale sistema che ingloba le diverse funzioni esecutive si caratterizza sia per l’unitarietà sia per la separabilità. Le FE sono funzioni di tipo trasversale, in quanto sono solo in parte isolabili e identificabili come funzioni studiabili singolarmente; esse non sono infatti dominio-specifiche e sono “invisibili” in quanto indissolubilmente legate al compito e al dominio in cui viene esercitata l’attività e con essa vengono identificate. La loro natura trasversale e il loro lento processo di sviluppo spiegano perché molteplici disturbi del neurosviluppo mostrano un deficit o una debolezza delle FE con diversi gradi di severità sintomatica. La loro trasversalità spiega anche perché un loro deficit si manifesta con segni esintomi clinici spesso sfumati, aspecifici

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e di non immediato inquadramento diagnostico, quali instabilità (del comportamento, del piano d’azione, dei movimenti, degli stati emotivi e degli impulsi), distraibilità, difficoltà nel passare da un’attività all’altra, difficoltà nell’eseguire più compiti contemporaneamente, andamento fluttuante delle prestazioni, atipie comunicative. È da questa riflessione che deriva la consapevolezza di quanto possa essere difficile misurare singolarmente le funzioni esecutive. I test utilizzati per misurare le FE, infatti, risultano spesso “impuri”, cioè coinvolgono più componenti delle FE e spesso funzioni legate ad altri domini. È chiaro, quanto sia necessario approfondire e studiare le modalità migliori per le procedure di valutazione e misura delle FE. I confini di ciò che costituisce una misura di una funzione esecutiva sono spesso indistinti, poiché praticamente ogni comportamento o attività finalizzata ad un obiettivo comporta una componente esecutiva. Inoltre, le misure delle FE sia di laboratorio e sia ricavate ecologicamente sono coerenti nella loro incoerenza (Anderson, Anderson, Northam, Jacobs e Miziewicz, 2002; Vriezen e Pigott, 2002; Waber, Gerder, Turcios, Wagner e Forbes, 2006). Ad esempio, Roger e Monsell hanno dimostrato che il tempo impiegato per passare da un compito all'altro aumenta in modo sproporzionato quando sono presenti informazioni interferenti, suggerendo che i processi di commutazione dell'attenzione e della risoluzione delle interferenze interagiscono tra loro e non sono indipendenti (Sylvester et al., 2003). Un test non può essere puro, nel senso che non può valutare in modo diretto e completo la funzione che si sostiene misuri. L’impurità (e quindi l’errore) è data da diversi fattori dei sistemi di input e output che non sono funzioni esecutive e dall’insorgenza degli automatismi dovuti alla pratica mentre si svolge il test. Rabbit (1997) afferma che pensare di valutare un unico e ipotetico processo funzionale non altri potrebbe essere una strategia del tutto inappropriata per analizzare una funzione esecutiva, perché una proprietà essenziale di tutto il comportamento esecutivo è che, per sua natura, coinvolge la gestione simultanea di una varietà di diversi processi funzionali come le comunalità, trovate

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da Miyake e Friedman (2012), confermano. McCabe et al. (2010) sostengono che affrontare gli studi e le ricerche scientifiche con due diversi modelli (unitari vs frazionari) è comunque una preziosa fonte di informazione. Nel primo approccio (quello che sostiene il frazionamento) si valutano compiti distinti, inseriti in specifici costrutti che vorrebbero descrivere una singola funzione esecutiva; nel secondo (quello che sostiene l’unitarietà) si somministrano diversi compiti per generare un singolo fattore, che riassume la simultaneità delle varie funzioni che intervengono in percentuale diversa su test diversi. Questi autori fanno notare che nel primo approccio si ha il vantaggio di esaminare la relazione tra distinte FE e particolari compiti, ma lo svantaggio di poter osservare la varianza in comune a tutte le FE. Mentre nel secondo approccio si ha il vantaggio di consentire ai ricercatori di esaminare la varianza comune a più compiti esecutivo-attentivi, catturando in tal modo l’unità delle FE, ma c’è il limite di considerare la varianza specifica ai compiti delle singole FE come errore di misura. McCabe et al. (2010) sostengono che ci sia un consenso crescente negli ultimi anni nel suggerire che una comprensione globale del funzionamento esecutivo necessiti di prendere in considerazione sia la diversità che l’unità delle FE. Inoltre, i ricercatori sostengono che gli attuali metodi di misurazione delle FE mancano dell'applicabilità nella vita quotidiana o, in altre parole, di validità ecologica (Burgess, Alderman, Evans, Emslie e Wilson, 1998; Kenworthy et al., 2008). Quest’ultima si riferisce alla misura in cui una valutazione produce dati logicamente validi che rappresentano le interazioni degli individui con l'ambiente circostante. In particolare, Chaytor e Schmitter- Edgecombe (2003) hanno definito il concetto come il grado in cui i risultati ottenuti attraverso esperimenti e valutazioni sono correlati a quelli ottenuti in contesti autentici. Inoltre, la definizione comprende le componenti di "rappresentatività" (la misura in cui una valutazione corrisponde a situazioni esterne al laboratorio o alla clinica) e di "generalizzabilità" (il grado in cui le preoccupazioni sulla valutazione sono preoccupazioni

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nella vita quotidiana) (Burgess et al., 2006). La validità ecologica è correlata al modo in cui una valutazione fornisce un'utilità clinica al di là dell'utilità diagnostica. Pertanto, le funzioni esecutive sono costrutti difficili da misurare e si dovrebbe continuare a sviluppare metodi innovativi per descrivere meglio la vita di tutti i giorni.

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