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La duplice iscrizione latina e greca di Terracina

E DEL CATEPANATO D’ITALIA (VII-XI SEC.)

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5. La duplice iscrizione latina e greca di Terracina

1. Analisi del supporto

Le due iscrizioni sono incise su una delle colonne del portico della cattedrale di S. Cesareo a Terracina (Figg. 50-51 e 53-56), pre- cisamente sulla prima colonna nella parte sinistra partendo dall’area di accesso alla chiesa. Alcune colonne, fra cui quella in questione, presentano dei solchi nella parte inferiore (Fig. 52 a/b) che confer- mano si tratti di materiale di reimpiego; sicuramente provenivano da qualche struttura architettonica dell’antico foro di età repubblicana. L’iscrizione greca è scolpita ad un’altezza compresa fra i 2,90 m ed i 3,07 m, mentre quella latina si trova fra i 2,20 m ed i 2,60 m321; le colonne superano abbondantemente i 3 m ed hanno un diametro di 1,77 m. La fisionomia attuale della cattedrale, fondata nel VII-VIII sec. sulle vestigia del tempio di Giove e consacrata nel 1074, è quella del XVIII secolo322.

La duplice iscrizione si riferisce ad un avvenimento collegato al viaggio che Costante II avrebbe compiuto dalla Sicilia a Roma, cioè l’adventus dell’imperatore e dei suoi figli a Terracina il 29 giugno 663323. Costante II, dopo essere sbarcato a Taranto nella primavera- estate del 663, «seguendo la Traiana e l’Appia attraverso i territori longobardi»324 giunge a Napoli e successivamente a Roma il 5 luglio

321

A. GUILLOU, Inscriptions du duché de Rome, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge, Temps modernes», 83 (1971), pp. 149-150; rist. in ID., Culture et Société en Italie Byzantine (VIe-XIe s.), London 1978 e ripreso in ID.,

Recueil, cit., pp. 130-131; P. LONGO, Il Duomo di Terracina, Roma 1991, p. 22.

322

Per un approfondimento sulla storia della cattedrale e le varie ipotesi ricostruttive cfr. E. DI GIOIA,La Cattedrale di Terracina, Roma 1982, pp. 69-85 e

111-148; LONGO, Il Duomo, cit., pp. 11-24.

323

CARILE, Immagine e realtà, cit., p. 234. Cfr., inoltre, CORSI, La spedizione

italiana, cit., p. 148; FERLUGA,L’Esarcato, cit., pp. 364-365.

324

663325. La visita dell’imperatore a Terracina avrebbe comportato un restauro o un abbellimento del foro per ordine del consul et dux

Giorgio, duca di Roma e non di Napoli come sostiene invece il

Brown326. L’avvenimento sarebbe stato celebrato da questa duplice iscrizione scolpita su una colonna trionfale appositamente eretta al centro del forum oppure utilizzando una di quelle del portico della piazza327.

Terracina rivestiva senza dubbio una posizione di importanza strategica dal momento che sorgeva a sud-est di Roma coprendo, con Fondi e Gaeta, la frontiera meridionale del ducato romano328. L’esistenza di mura nel periodo bizantino, che vanno ad aggiungersi a quelle di epoca romana e che la tradizione vuole edificate per or- dine di Belisario, è testimoniata dalla sopravvivenza di «una bella torre, di fattura patentemente bizantina»329; la loro importanza è ricordata anche in una lettera che Gregorio Magno, alla fine del VI sec., invia ad Agnello, vescovo di Fondi, dove esprime la propria preoccupazione riguardo al servizio di guardia della suddetta cinta muraria.

325

Sull’episodio cfr. CORSI, La spedizione italiana, cit., pp. 147-148: lo studioso riporta le ipotesi del Diehl, del Gay e del Bertolini;FERLUGA,L’Esarcato, cit., pp.

364-365; BURGARELLA,Bisanzio in Sicilia,cit., p. 177, n. 2 e p. 178, n.2;GUILLOU,

Recueil, cit., p. 132 (= Inscriptions, pp. 156-158). 326

GUILLOU, Recueil, cit., p. 132 (= Inscriptions, p. 157); COSENTINO,

Prosopografia, II (G-O), cit., p. 40. Per uno studio approfondito sulla formazione,

sulla società e sui ceti dirigenti del ducato romano cfr.: O. BERTOLINI, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi, Bologna 1941 (Storia di Roma, Ist. Studi

Romani, 9); MARAZZI, Aristocrazia e società, cit., pp. 41-69; L. GATTO, Storia di

Roma nel Medioevo, Roma 2000, pp. 143 ss. e, inoltre, i contributi in Roma nell’Alto Medioevo, XLVIII Settimana del CISAM (Spoleto, 27 aprile-1 maggio 2000),

Spoleto 2001 e in Roma tra Oriente e Occidente, XLIX Settimana del CISAM (Spoleto, 19-24 aprile 2001), Spoleto 2002.

327

GUILLOU, Recueil, cit., p. 132 (= Inscriptions, p. 157).

328

Ibid., p. 132;F.M. APOLLONJ GHETTI, Terracina tra Lazio e Campania.

Posizione strategica, viabilità, fortificazioni, Roma 1982 (Quaderni dell’Urbe, 1),

pp. 5-52.

329

2. Analisi grafica

Il solco di incisione delle lettere è abbastanza profondo, le sca- nalature sono regolari330 ed i caratteri risultano ben visibili anche ad una certa distanza. Le lettere greche hanno un’altezza massima com- presa fra i 6 ed i 9 cm e quelle latine fra gli 8 e i 9 cm. L’interlinea stabilita nell’iscrizione greca è di 5 cm, mentre quella della parte la- tina varia dai 4 ai 7 cm. Non vi sono tracce di linee-guida, ma è pro- babile che siano state tracciate e poi cancellate dal momento che le lettere sembrano apparentemente inserite in un sistema di linee ideali parallele. La spaziatura è abbastanza irregolare e l’intervallo fra una lettera e l’altra risulta in generale largo, con pochi esempi di assenza e un solo caso di sovrapposizione dello spazio (Tabella 18). I valori del rapporto medio altezza/base sono alquanto variabili ma abba- stanza simili in entrambe le iscrizioni dal momento che oscillano nella parte greca fra 0,87 e 2,42 e nella parte latina fra 0, 88 e 2 (Ta- belle 19-20).

Nei due testi si mescolano lettere capitali e minuscole come la

theta e, nella parte latina, la D, la U e la M (Tabelle 21-22). La beta,

con le pance di diversa grandezza e la base che sporge leggermente oltre il punto d’impatto con i tratti verticali, ricorda la tipologia pre- sente nell’epigrafe di Turris Libisonis (Fig. 12) e in quella di Vicenza (Tabella 17), mentre la theta con il tratto mediano che si estende ol- tre il corpo della lettera è riscontrabile nell’iscrizione sarda (Fig. 17). Le caratteristiche stilistiche di alcune lettere sono comuni ad en- trambe le lingue, per cui è possibile affermare che si tratti della stessa mano331. Nonostante il tratto non sia sempre preciso siamo di fronte ad una esecuzione abbastanza accurata. L’uso delle abbrevia- zioni è corretto ed è presente un solo errore di grafia fonetica. Se-

330 Cfr. C

AVALLO, Le tipologie, cit., p. 493.

331

condo il Guilllou «le grand module des lettres, l’amplitude des signes d’abréviation de la première ligne, celle des apices, le nombre de ceux-ci» conferiscono all’iscrizione un aspetto solenne332, un giudi- zio condiviso in parte da Guglielmo Cavallo333.

3. Analisi del testo TRASCRIZIONE A

1. ORQODO(XWN) K(AI) NHK(H)T(WN)