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LA FASE CICLICA

Nel documento aprile 2022 Bollettino Economico (pagine 24-34)

2 L’ECONOMIA ITALIANA

2.1 LA FASE CICLICA

Alla fine del 2021 la crescita dell’economia italiana ha perso slancio, frenata dal ristagno dei consumi delle famiglie e dal contributo negativo della domanda estera netta. Secondo gli indicatori disponibili, nel primo trimestre dell’anno in corso il PIL è diminuito, risentendo del rialzo dei contagi e degli ulteriori forti rincari energetici in un quadro congiunturale di elevata incertezza per gli sviluppi dell’invasione dell’Ucraina.

Nel quarto trimestre del 2021 il prodotto è aumentato dello 0,6 per cento rispetto al periodo precedente (da 2,5 nel terzo; fig. 20 e tav. 5). Il rallentamento ha riflesso l’arresto della crescita dei consumi e il forte incremento delle importazioni a fronte della stabilità delle esportazioni. Gli investimenti fissi e

la variazione delle scorte hanno fornito invece un contributo positivo. Il valore aggiunto è cresciuto

Il PIL ha rallentato marcatamente nel quarto trimestre del 2021…

Figura 20 PIL e principali componenti della domanda (1)

(dati trimestrali; indici: 2011=100)

2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 60 70 80 90 100 110 120 130

80 85 90 95 100 105 110 115

PIL consumi e investimenti esportazioni (2) Fonte: elaborazioni su dati Istat.

(1) Valori concatenati; dati destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi. – (2) Scala di destra.

Tavola 5 PIL e principali componenti (1)

(variazioni percentuali sul periodo precedente e punti percentuali)

VOCI 2021 2021

1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim.

PIL 0,3 2,7 2,5 0,6 6,6

Importazioni totali 3,8 2,8 2,1 3,6 14,2

Domanda nazionale (2) 1,2 2,4 1,9 1,7 6,6

Consumi nazionali -0,8 3,8 2,1 0,1 4,0

spesa delle famiglie (3) -1,1 5,3 2,8 -0,1 5,2

spesa delle Amministrazioni pubbliche 0,0 -0,4 -0,1 0,5 0,6

Investimenti fissi lordi 4,4 3,1 1,8 2,8 17,0

costruzioni 5,5 4,0 2,4 3,8 22,3

beni strumentali (4) 3,5 2,4 1,2 1,9 12,6

Variazione delle scorte (5) 0,9 -1,2 -0,2 1,0 0,2

Esportazioni di beni e servizi 0,5 3,8 4,1 -0,2 13,3

Esportazioni nette (6) -0,9 0,4 0,7 -1,0 0,2

Fonte: Istat.

(1) Valori concatenati; i dati trimestrali sono destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi. – (2) Include la voce “variazione delle scorte e oggetti di valore”. – (3) Include le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Includono, oltre alla componente degli investimenti in impianti, macchinari e armamenti (di cui fanno parte anche i mezzi di trasporto), le risorse biologiche coltivate e i prodotti di proprietà intellettuale. – (5) Include gli oggetti di valore;

contributi alla crescita del PIL sul periodo precedente; punti percentuali. – (6) Differenza tra esportazioni e importazioni; contributi alla crescita del PIL sul periodo precedente; punti percentuali.

moderatamente nei servizi e nell’industria in senso stretto, mentre ha continuato ad aumentare in misura marcata nelle costruzioni.

Sulla base degli indicatori più recenti, stimiamo che nel primo trimestre del 2022 il PIL abbia registrato una riduzione di poco più di mezzo punto percentuale sul periodo precedente (cfr. il riquadro: L’attività economica nel primo trimestre del 2022). Le informazioni congiunturali finora disponibili segnalano una flessione sia dell’attività manifatturiera sia di quella nei servizi; in quest’ultimo comparto il calo sarebbe connesso soprattutto con l’indebolimento della spesa delle famiglie. Gli indici dei responsabili degli acquisti delle imprese della manifattura e dei servizi sono scesi rispetto alla fine del 2021, pur rimanendo in marzo su livelli elevati. Le rilevazioni di marzo dei climi di

fiducia, le prime successive all’invasione dell’Ucraina, mostrano un marcato peggioramento per le famiglie, soprattutto della componente prospettica, a fronte di una tenuta della fiducia delle imprese.

Nello stesso mese l’indicatore Ita-coin è lievemente aumentato, rimanendo pressoché stabile nella media del primo trimestre nel confronto con il quarto del 2021 (fig. 21). In prospettiva il conflitto in Ucraina potrebbe gravare sul PIL dell’Italia tramite diversi canali (cfr. il riquadro: L’impatto della guerra in Ucraina sull’economia italiana: scenari illustrativi).

…e sarebbe diminuito nel primo di quest’anno

L’ATTIVITÀ ECONOMICA NEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2022

All’inizio dell’anno l’attività ha risentito della risalita dei contagi connessa con la diffusione della variante Omicron, dell’incremento dei costi energetici e, dalla fine di febbraio, degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina. Sulla base dell’insieme dei modelli utilizzati dalla Banca d’Italia, si stima che nel primo trimestre il PIL sia diminuito dello 0,7 per cento sul periodo precedente, con un’incertezza quantificabile in mezzo punto percentuale al di sopra e al di sotto della proiezione centrale. Il valore aggiunto è valutato in discesa nell’industria in senso stretto e nei servizi, in rialzo nelle costruzioni.

Nel complesso del primo trimestre l’indicatore settimanale dell’attività economica (Italian weekly economic index, Itwei; figura A)1 segnala una riduzione del prodotto nell’ordine dei 2 punti percentuali sui tre mesi precedenti, risentendo soprattutto della marcata flessione dei consumi di gas a uso industriale, il cui contenuto informativo in questa fase va tuttavia interpretato con particolare cautela (figura B). Più in generale, nell’attuale contesto di forte incertezza congiunturale le bande di confidenza attorno al valore centrale dell’indicatore sono particolarmente ampie, anche a causa dell’elevata volatilità dei dati settimanali.

1 L’indicatore permette di monitorare l’andamento del PIL, incorporando un’ampia varietà di informazioni tra cui quelle ad alta frequenza sui flussi di pagamento e di trasporto autostradale e sui consumi elettrici e di gas a uso industriale. Per maggiori dettagli, cfr. D. Delle Monache, S. Emiliozzi e A. Nobili, Tracking economic growth during the Covid-19: a weekly indicator for Italy, Banca d’Italia, “Note Covid-19”, 27 gennaio 2021.

Figura 21 Indicatore ciclico coincidente (Ita-coin)

e PIL dell’Italia

(dati mensili e trimestrali; variazioni percentuali)

2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 '22-7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3

-7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3

PIL (2) Ita-coin (1)

-12,6 16,0

Fonte: Banca d’Italia e Istat.

(1) Stime mensili della variazione del PIL sul trimestre precedente, depurata dalle componenti più erratiche. Dettagli sull’indicatore sono disponibili sul sito della Banca d’Italia: Indicatore ciclico coincidente (Ita-coin). Da novembre del 2019 il campione di dati utilizzato per la stima di Ita-coin è stato ampliato con nuove informazioni relative ai servizi, che hanno comportato la revisione del profilo dell’indicatore. – (2) Dati trimestrali; variazioni sul trimestre precedente.

Tenendo conto delle informazioni disponibili fino a gennaio e delle nostre stime per febbraio e marzo, nel primo trimestre la produzione industriale sarebbe diminuita di circa il 2 per cento sul periodo precedente, registrando la prima sostanziale flessione dalla primavera del 2020. Secondo le imprese la diminuzione dell’attività rispecchia la maggiore incertezza, le tensioni sugli scambi internazionali e l’aumento dei prezzi degli input energetici (cfr. il riquadro: Le opinioni delle imprese italiane nell’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita).

Dallo scorso dicembre il comparto dei servizi ha risentito dell’intensificarsi dei contagi, che si è tradotto in un peggioramento del clima di fiducia, specialmente nei settori del turismo e dei trasporti, e in un calo dell’indice PMI. Nonostante questo indicatore si sia collocato nel bimestre febbraio-marzo su livelli superiori a quello di gennaio, nella media del primo trimestre l’attività nel terziario sarebbe diminuita rispetto al quarto del 2021.

Nello stesso periodo si confermano per contro molto positive le indicazioni relative al comparto delle costruzioni, che continua a beneficiare degli incentivi governativi: la produzione, valutata nelle medie mobili, è aumentata del 4,0 per cento in gennaio. La fiducia delle imprese operanti nel settore si è collocata in marzo sul valore più elevato dall’inizio della serie nel 2000.

Figura B Indicatori congiunturali

ad alta frequenza (1) (dati settimanali; variazioni percentuali)

elettricità (Terna) volume di traffico autostradale

(Aspi) (2) gas

(uso industriale, Snam)

2020 2021 2022 -90

-60 -30 0 30 60 90

-45 -30 -15 0 15 30 45

Fonte: elaborazioni su dati Autostrade per l’Italia (Aspi), Snam e Terna.

(1) Variazioni rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente. A partire dalla 9a settimana del 2021 le variazioni sono calcolate usando come anno base il 2019, a causa degli andamenti anomali generati dalla pandemia nelle corrispondenti settimane del 2020. Le variazioni relative alla settimana del 20 aprile 2020 e a quella del 4 aprile 2021 risentono della ricorrenza delle festività di Pasqua; quelle relative all’ultima settimana del 2021 riflettono un maggior numero di giornate lavorative nel 2021 rispetto all’anno di riferimento (2019) in corrispondenza delle festività natalizie. – (2) Scala di destra.

L’IMPATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA SULL’ECONOMIA ITALIANA: SCENARI ILLUSTRATIVI

La valutazione delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina è soggetta a un elevato grado di incertezza. Con l’ausilio del modello econometrico della Banca d’Italia1 si possono valutare

1 G. Bulligan, F. Busetti, M. Caivano, P. Cova, D. Fantino, A. Locarno e L. Rodano, The Bank of Italy econometric model: an update of the main equations and model elasticities, Banca d’Italia, Temi di discussione, 1130, 2017.

Figura A Indicatore settimanale

dell’attività economica (Itwei) (dati settimanali e trimestrali; variazioni percentuali)

2020 2021 2022 -20

-10 0 10 20

-20 -10 0 10 20

Itwei (1) PIL (2)

Fonte: Banca d’Italia per Itwei; Istat per il PIL.

(1) L’indicatore riporta la variazione della media delle ultime 13 settimane (corrispondenti a circa un trimestre) rispetto alla media delle 13 settimane precedenti. – (2) Dati trimestrali; variazioni sul trimestre precedente.

scenari macroeconomici connessi con evoluzioni possibili del conflitto e delle relative conseguenze sui prezzi delle materie prime, sugli scambi con l’estero, sull’incertezza e sulla fiducia di famiglie e imprese, nonché sulla disponibilità di input energetici per il sistema produttivo2. Questi scenari illustrano le potenziali ripercussioni della crisi in corso, ma non esprimono una valutazione circa l’andamento ritenuto più probabile per l’economia italiana negli anni a venire; essi pertanto non sono interpretabili come un aggiornamento delle proiezioni per l’Italia.

Tutti gli scenari tengono conto delle informazioni più recenti relative alla dinamica dei prezzi al consumo e all’attività economica, e in particolare delle stime sul PIL nel primo trimestre dell’anno (cfr. il riquadro: L’attività economica nel primo trimestre del 2022). Essi incorporano inoltre gli effetti delle misure di politica di bilancio già adottate per contrastare i rincari delle materie prime e quelli dell’evoluzione futura dei tassi di interesse desunti all’andamento recente dei mercati finanziari.

Non includono possibili ulteriori risposte delle politiche economiche.

In un primo scenario, più favorevole (scenario A), si ipotizza che una rapida risoluzione del conflitto possa comportare un significativo ridimensionamento delle tensioni che attualmente sostengono i prezzi delle materie prime, contribuendo a dissipare l’incertezza e a sostenere la fiducia. Dalla metà del 2022 i prezzi del gas e del petrolio tornerebbero sui livelli attesi all’inizio di gennaio, annullando gli incrementi impliciti nelle attuali quotazioni dei futures e pari a circa 40 punti percentuali nel 2022 e a 50 punti nel 2023 per il gas, e a circa il 30 e il 20 per cento rispettivamente per il petrolio. L’evoluzione del commercio internazionale si assume in linea con la dinamica alla base delle proiezioni per l’area dell’euro formulate in marzo dagli esperti della BCE3. In questo scenario il PIL si espanderebbe del 3,0 per cento quest’anno e del 3,1 nel 2023 (figura). L’inflazione sarebbe pari al 4,0 per cento nel 2022 e scenderebbe all’1,8 nel 2023. Rispetto alle proiezioni formulate nel Bollettino economico dello scorso gennaio, l’aumento del prodotto sarebbe inferiore di quasi un punto percentuale quest’anno, a causa soprattutto dell’andamento peggiore delle attese nel primo trimestre, che riflette solo in parte gli sviluppi seguiti allo scoppio del conflitto; la crescita risulterebbe invece superiore di oltre mezzo punto nel 2023. L’inflazione sarebbe più elevata di 0,5 punti nel 2022 e di 0,2 punti nel 2023.

Un secondo scenario, intermedio (scenario B), è formulato assumendo un protrarsi della guerra. Le ipotesi tecniche relative ai prezzi delle materie prime sono desunte dai contratti futures nelle dieci giornate lavorative precedenti il 1° aprile4. Si assume poi che le ripercussioni della prosecuzione della guerra sugli scambi con la Russia e l’Ucraina comprimano nei prossimi due anni la domanda estera di beni e servizi italiani di circa l’1 per cento. Si incorporano inoltre un deterioramento della fiducia e un aumento dell’incertezza, che si ipotizza abbiano tuttavia durata relativamente breve e si esauriscano all’inizio del prossimo anno. In questo scenario la crescita del PIL in Italia sarebbe pari al 2,2 per cento nel 2022 e all’1,8 nel 2023. L’inflazione si porterebbe al 5,6 per cento quest’anno e al 2,2 nel successivo.

Rispetto alle proiezioni formulate lo scorso gennaio, la crescita sarebbe quindi inferiore di 1,6 punti percentuali nel 2022 e di 0,7 nel 2023. Oltre all’andamento peggiore delle attese nel primo trimestre di quest’anno, la riduzione della crescita è ascrivibile in larga misura agli effetti dei rincari delle materie prime; la più elevata inflazione rispecchierebbe pressoché per intero il profilo dei prezzi di queste ultime.

2 Non si considerano qui le eventuali tensioni sui mercati finanziari, in quanto di difficile quantificazione in base alle informazioni disponibili, anche a causa della forte volatilità dei principali indicatori nelle ultime settimane (cfr. i parr. 1.3 e 2.8).

3 Per maggiori dettagli, cfr. sul sito della BCE: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dallo staff della BCE, marzo 2022.

4 Esse prefigurano un ritorno delle quotazioni su livelli prossimi a quelli medi registrati all’inizio di gennaio non prima della seconda metà del 2023. Nel confronto con quanto ipotizzabile dagli andamenti dell’inizio di quest’anno, i prezzi del gas naturale incorporati in questo scenario sono più elevati di circa il 40 e il 50 per cento nel 2022 e nel 2023, rispettivamente;

quelli del petrolio di circa il 30 e il 20 per cento.

Un terzo scenario, più severo (scenario C), è formulato ipotizzando che le ostilità, oltre a prolungarsi – come nello scenario B – si aggravino comportando una minore disponibilità di gas per l’Italia, a seguito di un arresto delle forniture dalla Russia della durata di un anno a partire da maggio.

A titolo illustrativo, si considera l’ipotesi che la sospensione, in parte compensata mediante il ricorso ad altri fornitori, si traduca in una riduzione di circa il 10 per cento della produzione del settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata5; si ipotizza inoltre che ciò generi strozzature per le sole attività manifatturiere caratterizzate da un’elevata intensità energetica6. I vincoli alla produzione che ne deriverebbero ridurrebbero il valore aggiunto complessivo dell’economia di circa 1,5 punti percentuali. Oltre a questa perdita diretta di produzione, si verificherebbero effetti indiretti legati alla minore offerta da parte dei settori a valle e a una diminuzione di occupazione, redditi e domanda aggregata. La più bassa disponibilità di gas determinerebbe verosimilmente anche una forte accentuazione degli effetti riconducibili agli altri canali di trasmissione. Si ipotizza in particolare che i prezzi del gas naturale si portino su livelli superiori a quelli dell’inizio di gennaio di 130 punti percentuali nel 2022 e di circa 90 nel 2023; il rialzo dei prezzi del petrolio sarebbe di circa 40 e 30 punti, rispettivamente7. Si ipotizza inoltre che alla prosecuzione del conflitto siano associati più forti aumenti dell’incertezza e perdite di fiducia di consumatori e imprese, simili a quelli registrati nei maggiori episodi recessivi recenti. Ulteriori effetti negativi deriverebbero dalle ricadute del conflitto sugli scambi con l’estero (cfr. il riquadro: Invasione dell’Ucraina, sanzioni alla Russia ed effetti su mercati finanziari globali e commercio internazionale del capitolo 1). Si incorpora in

5 Questa ipotesi è compatibile con un’interruzione totale delle importazioni di gas dalla Russia, cui si faccia fronte nel breve termine con il ricorso ad altri fornitori e all’estrazione nazionale in misura tale da compensare, in media nell’anno considerato, circa due quinti delle mancate importazioni dalla Russia (cfr. il riquadro: Le relazioni commerciali e finanziarie tra Italia e Russia).

6 L’intensità energetica è calcolata, per ciascuna branca – coerentemente con la contabilità ambientale dell’Istat – come rapporto tra consumi totali di energia e valore aggiunto. Nel 2019 alle attività manifatturiere con intensità energetica superiore a quella media del comparto era attribuibile una quota del valore aggiunto totale nazionale di circa il 2,5 per cento (4,5 tenendo conto del comparto energetico e dell’industria estrattiva). Nella manifattura vi rientrano le attività metallurgiche, di lavorazione dei minerali non metalliferi e la chimica.

7 Questi andamenti sono coerenti con le quotazioni dei contratti futures rilevate nelle giornate in cui i prezzi hanno toccato un massimo dallo scoppio del conflitto (il 7 marzo 2022 per il gas e l’8 marzo per il petrolio).

Figura Crescita del PIL e inflazione: scenari illustrativi

(punti percentuali)

(a) crescita del PIL (b) inflazione

2021 2022 2023

scenario B scenario C scenario A

1 2 3 4 5 6 7 8 9

-1 0 1 2 3 4 5 6 7

-1 0 1 2 3 4 5 6 7

1 2 3 4 5 6 7 8 9

2021 2022

per memoria: Bollettino economico 1/2022

2023

2.2 LE IMPRESE

L’attività industriale è diminuita nel complesso del primo trimestre, tornando su livelli di poco inferiori a quelli precedenti lo scoppio della pandemia. Dopo il rialzo alla fine dello scorso anno, secondo le imprese la crescita degli investimenti continuerà durante il 2022, anche se in attenuazione. Restano positive le condizioni del mercato immobiliare.

In gennaio la produzione industriale si è notevolmente ridotta (-3,4 per cento sul mese precedente, da -1,1 in dicembre), ben oltre le attese dei principali previsori;

vi hanno influito effetti di calendario legati alle festività di inizio anno più intensi del previsto, in un contesto nel quale i forti rincari degli input hanno spinto parte delle imprese a prolungare più del solito la sospensione dell’attività. Il calo della produzione è stato diffuso fra tutti i principali comparti; vi si associa un netto deterioramento delle prospettive nei settori più esposti all’incremento dei costi energetici, tra cui le attività metallurgiche, quelle chimiche e le lavorazioni dei minerali non metalliferi. Incidono inoltre anche le difficoltà di approvvigionamento delle altre materie prime e dei prodotti intermedi. Sulla base di nostre stime (cfr. il riquadro: L’attività economica nel primo trimestre del 2022), nel complesso del primo trimestre la produzione industriale ha segnato una flessione di circa 2 punti percentuali (era cresciuta dello 0,2 negli ultimi tre mesi dello scorso anno; fig. 22).

La spesa per investimenti ha accelerato nel quarto trimestre del 2021 (al 2,8 per cento sul periodo precedente, dall’1,8), sospinta sia dalla componente relativa alle costruzioni sia dalla spesa in impianti e macchinari. Gli indicatori più recenti segnalano tuttavia un indebolimento dell’accumulazione di capitale nei primi mesi dell’anno in corso. Secondo le elaborazioni sui dati dell’Associazione italiana leasing (Assilea), nel bimestre gennaio-febbraio il valore dei contratti di leasing per il finanziamento dei veicoli industriali è diminuito, a fronte di un lieve incremento nel comparto dei beni strumentali. Nelle valutazioni delle imprese le condizioni per investire sono fortemente peggiorate in tutti i settori, ma le aziende continuano a prefigurare per quest’anno un’espansione della spesa per investimenti fissi, sebbene a un ritmo più moderato di quanto previsto nella scorsa rilevazione (cfr. il riquadro: Le opinioni delle imprese italiane nell’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita).

Nel primo trimestre la produzione industriale è diminuita…

…e si è indebolita la dinamica degli investimenti

particolare una riduzione della domanda estera dell’Italia di circa 2,5 punti percentuali nel biennio 2022-238. In questo scenario il PIL diminuirebbe di quasi mezzo punto percentuale sia quest’anno sia il prossimo. A fronte di quanto prefigurato nel Bollettino economico dello scorso gennaio, il prodotto risulterebbe quindi ridimensionato per più di 7 punti percentuali complessivamente nel biennio 2022-23. L’inflazione si avvicinerebbe all’8,0 per cento nel 2022 e scenderebbe al 2,3 nel 2023.

Nell’attuale contesto di fortissima incertezza non si possono escludere scenari ancora più sfavorevoli.

Le conseguenze del conflitto sull’economia italiana dipenderanno anche in misura rilevante dalle politiche economiche che potranno essere adottate per contrastare le spinte recessive e frenare le pressioni sui prezzi evidenziate negli scenari qui presentati.

8 La riduzione riflette sia l’impatto diretto di una contrazione della domanda proveniente dalla Russia e dall’Ucraina, che si ipotizza pari al 50 per cento, sia un più generale rallentamento del prodotto globale e del commercio mondiale, conseguente agli eccezionali rincari delle materie prime e agli effetti che il conflitto potrebbe comportare sull’attività economica e sulla domanda di beni e servizi italiani da parte degli altri paesi dell’area dell’euro; questi effetti sono commisurati all’impatto che la guerra avrebbe sul PIL dell’area desumibile dagli scenari alternativi elaborati dagli esperti della BCE, ipotizzando un’elasticità delle importazioni dell’area al PIL pari a 2.

LE OPINIONI DELLE IMPRESE ITALIANE NELL’INDAGINE TRIMESTRALE SULLE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE E CRESCITA

Tra il 23 febbraio e il 16 marzo la Banca d’Italia ha condotto la consueta indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita presso un campione di circa 1.500 imprese con almeno 50 addetti attive nell’industria in senso stretto, nei servizi e nelle costruzioni (cfr. Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, Banca d’Italia, Statistiche, 7 aprile 2022).

I giudizi delle aziende sulla situazione economica generale sono molto peggiorati rispetto a tre mesi prima, soprattutto in connessione con l’avvio del conflitto in Ucraina. Riguardo alle proprie condizioni operative, il saldo fra le attese di miglioramento e di peggioramento nei tre mesi successivi alla rilevazione è diventato negativo (a -33 punti percentuali da +10 nel trimestre precedente). Secondo le imprese, sulla propria attività gravano, in misura molto più acuta rispetto all’inchiesta dello scorso dicembre, l’incertezza associata a fattori economici e politici, l’aumento del prezzo del petrolio e le tensioni sugli scambi internazionali, nonché un indebolimento della richiesta di propri prodotti o servizi. In linea con la precedente indagine, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e input intermedi sono riportate da circa due terzi delle aziende nella manifattura e da un terzo di quelle nel terziario; per oltre la metà di esse (dal 14 per cento) queste restrizioni si prolungherebbero oltre il 2022. La quasi totalità delle imprese è inoltre colpita dai rincari energetici (86 per cento, dal 70 nel trimestre precedente); poco meno dei tre quarti delle aziende interessate ritiene che l’incremento di tali costi si rifletterà almeno in

I giudizi delle aziende sulla situazione economica generale sono molto peggiorati rispetto a tre mesi prima, soprattutto in connessione con l’avvio del conflitto in Ucraina. Riguardo alle proprie condizioni operative, il saldo fra le attese di miglioramento e di peggioramento nei tre mesi successivi alla rilevazione è diventato negativo (a -33 punti percentuali da +10 nel trimestre precedente). Secondo le imprese, sulla propria attività gravano, in misura molto più acuta rispetto all’inchiesta dello scorso dicembre, l’incertezza associata a fattori economici e politici, l’aumento del prezzo del petrolio e le tensioni sugli scambi internazionali, nonché un indebolimento della richiesta di propri prodotti o servizi. In linea con la precedente indagine, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e input intermedi sono riportate da circa due terzi delle aziende nella manifattura e da un terzo di quelle nel terziario; per oltre la metà di esse (dal 14 per cento) queste restrizioni si prolungherebbero oltre il 2022. La quasi totalità delle imprese è inoltre colpita dai rincari energetici (86 per cento, dal 70 nel trimestre precedente); poco meno dei tre quarti delle aziende interessate ritiene che l’incremento di tali costi si rifletterà almeno in

Nel documento aprile 2022 Bollettino Economico (pagine 24-34)

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