4 Applicazione del BIM al caso studio 1 Premesse
4.4 Il caso studio
4.4.2 La modellazione architettonica
Il primo software utilizzato per la simulazione del workflow è ArchiCAD 16 prodotto dalla Graphisoft, con esso è stato implementato il progetto archi‐ tettonico del fabbricato oggetto di studio. Riconosciuto come il primo ‘soft‐ ware verticale’, fu commercializzato per la prima volta nel 1982 dalla software house Graphisoft®40. Oggi conta circa 150.000 utilizzatori in tutto il mondo gra‐
zie all’introduzione di oggetti parametrici che ne rendono immediato e di sem‐ plice apprendimento l’utilizzo.
Per poter procedere alla modellazione tridimensionale del fabbricato oggetto di studio, è stato necessario reperire gli elaborati grafici progettuali in formato CAD. Solo successivamente, a partire da essi è stato possibile procede‐ re con il lavoro di modellazione direttamente in ambiente bim.
Prima ancora di modellare il fabbricato, si è proceduto con la creazione delle stratigrafie di materiali che compongono gli elementi opachi verticali e orizzontali e quindi gli elementi trasparenti verticali secondo le caratteristiche riscontrate in loco.
Sono stati perciò inseriti tutti i materiali che compongono ad esempio l’elemento ‘muro perimetrale’ e di pari passo definite le stratigrafie di materia‐ li che compongono, ad esempio, il pacchetto murario, stabilendo per ciascuno di esso lo stile di rappresentazione nel rispetto delle normative grafiche. 40 AA.VV., Fatti su Archicad, Retrieved March 25, 2014, URL: http://fatti‐su.it/archicad.
Fig. 21 Creazione del pacchetto murario perimetrale Allo stesso modo, si è proceduto con i divisori interni, i solai e gli infissi sia interni che esterni: prima la definizione dei materiali e poi la corrisponden‐ te rappresentazione bidimensionale degli stessi. Il programma è perfettamente attrezzato per lavorare in collaborazione con utenti di altri sistemi CAD, particolarmente quelli che supportano il forma‐ to DWG, nativo di AutoCAD, e lo standard industriale DXF. Inoltre, la presenza di un add‐on DXF/DWG, rende totalmente interoperabili i due programmi con‐ sentendo di effettuare tutte le operazioni necessarie alla sovrapposizione del modello bidimensionale realizzato in AutoCAD e importato in ArchiCAD.
Ultima operazione da effettuare prima di cominciare a modellare, ri‐ guarda la creazione dei piani (o livelli) di appartenenza definendo, per ciascuno di essi la quota (assoluta o relativa); in tal modo, nell’interscambio tra i vari software si avrà maggior controllo dell’edificio in progettazione e – aspetto di maggiore importanza – il computo delle quantità dei materiali utilizzato sarà riferibile a ciascuno di esso.
Fig. 22 Interfaccia grafica di ArchiCAD e import del file CAD Fig. 23 Settaggio dei diversi livelli di lavoro A questo punto, caricato il file DWG e con il database dei principali ele‐ menti da inserire già creati, l’operatore può procedere sovrapponendo alle li‐ nee 2D del file CAD gli elementi tridimensionali del modello parametrico, gene‐ rando in automatico anche i prospetti. Come in tutti i processi edilizi, è oppor‐
tuno procedere anzitutto alla modellazione degli elementi caratteristici di un progetto architettonico: partendo dalla definizione dei vuoti e dei pieni, si mo‐ dellano i tamponamenti, i solai piani, i divisori interni, le falde di copertura, quindi le aperture e gli infissi e infine tutte quelle parti accessorie che comple‐ tano l’opera dal punto di vista architettonico‐formale.
I principali vantaggi nell’utilizzare tale software sono evidenti già dai primi click: librerie di oggetti parametrici – modificabili a seconda delle proprie esigenze – e successive creazioni di viste fotorealistiche o concettuali che for‐ niscono una lettura chiara dei materiali, degli ambienti, dell’organizzazione spaziale e delle possibili interferenze, sono solo alcuni dei punti di forza del software utilizzato. Più complessa, ed è forse questa la pecca maggiore di alcu‐ ni software bim, è la modellazione delle superfici complesse e di tutti quei vo‐ lumi ottenibili mediante operazioni multiple e quindi non contenuti nel seppur ricco data base del programma. In altre parole, ArchiCAD (ma vale lo stesso per altri prodotti BIM) sup‐ porta bene la modifica di elementi già presenti nella propria libreria, ma si pre‐ senta poco flessibile alla creazione di nuovi, richiedendo tempi maggiori per la loro modellazione. Lavorando nell’ottica di una progettazione collaborativa, è indispensabi‐ le provvedere anche alla definizione degli elementi portanti, quindi, nel caso specifico, travi, pilastri e solai, definendo per gli stessi la ‘funzione strutturale’ (Fig. 24). La selezione di una delle tre funzioni possibili (portante, non portante, o non definita) consentirà, in fase di interscambio dati, il riconoscimento del comportamento che avrà ciascuna elemento importato. Infatti, esportando il file in formato .IFC, la funzione strutturale, precedentemente assegnata, ag‐ giungerà in automatico agli stessi elementi la proprietà portante, rendendone più agevole l’identificazione. Con queste prime operazioni, quello che inizial‐ mente era un semplice modello tridimensionale, viene, implementazione dopo implementazione, trasformato in un bim, connotando ogni elemento costi‐ tuente il progetto di una sua caratteristica intrinseca.
Fig. 25 Visualizzazione del modello infografico
Il modello infografico generato è stato completato in ogni sua parte: è infatti facilmente leggibile la tipologia dei materiali utilizzati, il loro differente utilizzo in funzione delle prestazioni richieste e anche l’occhio inesperto ha la capacità di interpretare quel gioco di vuoti e di pieni che contraddistingue qualsiasi progetto edilizio.
Attraverso l’applicazione di ‘filtri’ è possibile selezionare e quindi visua‐ lizzare le diverse discipline che caratterizzano il progetto realizzato, nonché tutti gli elaborati grafici bidimensionali che contraddistinguono un progetto de‐ finitivo.
A questo punto, a seconda delle esigenze progettuali, si può procedere con l’inserimento di luci, camere fotografiche e caratterizzazione dei materiali per l’ottenimento di render fotorealistici, viste tridimensionali o, più sempli‐ cemente, elaborati bidimensionali quali piante, prospetti e sezioni.
Fig. 26 Visualizzazione dei soli elementi con caratteristiche ‘portanti’