2.3 IL NUDO FOTOGRAFICO COME RIFLESSO DELLA SOCIETÀ
2.3.4 LA NUDITÀ OMOSESSUALE: indagine nella fotografia d
Per indagare la sfera sessuale omofila, estremamente osteggiata dalla società del Ventunesimo secolo, si prendono in considerazione le fotografie di nudo di Robert Mapplethorpe. L’affermazione delle diverse identità sessuali è un argomento che anima tutta la cultura occidentale americana degli anni Settanta, la stessa che Mapplethorpe ritrae con i suoi scatti. L’autore dichiara:
Ho cominciato a fare fotografia perché mi sembrava un veicolo perfetto per commentare la follia dell’esistenza odierna. Cerco di registrare il momento in cui vivo e il luogo in cui vivo, che si dà il caso essere New York. Cerco di cogliere qualcosa della follia e di impartirvi un ordine. Come una dichiarazione sui tempi non è male, in termini di accuratezza. Queste foto non potrebbero essere state fatte in un’altra epoca371.
Servendosi del nudo fotografico come mezzo provocatore, Mapplethorpe denuncia un ostracismo culturale rivolto ad una sessualità considerata deviante: quella omosessuale. Il fotografo propone una rappresentazione di quella che è stata anche la sua sessualità attraverso un dualismo che caratterizza tutta la sua produzione: Mapplethorpe concretizza fotograficamente l’omosessualità sia nella nudità dei fisici nerboruti di afroamericani, sia nella simulazione di tecniche sadomasochiste che, secondo l’America degli anni Settanta ed Ottanta, era propria dell’omofila.
In entrambe le rappresentazioni ciò che prevale è un’attenzione compositiva e stilistica ottenuta in seguito ad una modulazione delle luci che scavano letteralmente nella carne dei modelli e rendono la loro pelle lucida e palpabile. Dai suoi scatti in bianco e nero, che quasi oltrepassano la bidimensionalità della fotografia, si evince quindi un’ambivalenza di tale sessualità illustrata sia come poetica sia come scandalosa.
Il primo aspetto definito “poetico” può essere spiegato attraverso la serie fotografica che ha come soggetto Jimmy Freeman: analizzando lo scatto omonimo del 1981 (FOTOGRAFIA A PAGINA N. 166) è possibile osservare un uomo nudo accovacciato che, incrociando le braccia, trova equilibrio mentre si stringe le caviglie. Da questa innaturale posizione il viso è nascosto, ma visibile è il suo membro fallico che, pendendo, traccia una perfetta verticale tra l’inguine e le caviglie.
371 Celant, 2014, cit. p. 16.
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Fotografando il modello in questa particolare posa, Mapplethorpe vuole orientare l’attenzione dello spettatore proprio sull’organo maschile e sulla sua grandezza: l’inquadratura ravvicinata che si concentra analiticamente sugli attributi sessuali maschili è tipica dell’autore. Greg Cauley (1980), Christopher Holly (1981), Ajitto (1981), Lowell Smith (1981), Derrick Cross (1983) sono solo alcuni esempi che dimostrano come l’occhio del fotografo si soffermi sui simboli erotici definiti: «Organi espliciti, solari, atletici, salubri372».
Ma ciò che caratterizza questa resa dell’omosessualità è l’attenzione che l’autore orienta verso la forma e la materialità del corpo umano nudo, qui non c’è volgarità o ostentata sessualità ma solo una manifestazione di quella che può essere la bellezza espressa dal nudo maschile. In questo senso è come se Mapplethorpe volesse trasmettere un’idea di omosessualità nobile ed ammirevole che si distacca da quella pornografica, che generalmente riproduce questa tendenza sessuale in modo estremamente trasgressivo e violento.
Dallo scatto Jimmy Freeman precedentemente descritto, si deduce come il fotografo fosse attratto dalla nudità maschile perfettamente delineata nella muscolatura che richiama quella scultorea di Rodin: numerosi sono i parallelismi possibili tra i due artisti, ma il più significativo in questa sede è la resa che entrambi attuano del nudo attraverso il quale esprimono, e violano, alcune convenzioni della loro epoca. Tutti e due si basano sulla rappresentazione del nudo neoclassico di Michelangelo:
Siccome è stato il Rinascimento a rendere possibile una completa raffigurazione nuda e senza veli del corpo, sia Rodin che Mapplethorpe partono dalla sua rappresentazione classica, quella di Michelangelo, per conseguire una spogliazione che trovi giustificazione nella storia e acquisti un valore non solo artistico, ma linguistico e sessuale373.
Dalla plasticità dell’artista rinascimentale, Mapplethorpe trae ispirazione per la sua fotografia ed attraverso questo richiamo classico legittima un argomento altrimenti censurato dal giudizio sociale. Tuttavia ciò non gli evita le frequenti accuse di pornografia che macchiano la sua carriera374; Roland Barhes sostiene che: «Mapplethorpe fa passare i
372 Serenellini, 1985, cit. p. 110. 373 Celant, 2014, cit. p. 16.
374 La Corcoran Gallery of Art di Washington, nel 1989 ha revocato una mostra dedicata al fotografo in
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suoi primi piani di sessi dal pornografico all’erotico fotografando da molto vicino le maglie dello slip375».
Ma la critica attuata da Mapplethorpe è diretta anche contro il razzismo ancora presente nella cultura americana: infatti i principali soggetti maschili da lui fotografati sono uomini dalla pelle nera. L’autore giustifica la sua predilezione poiché: «La forma rende bene sul nero, dà l’effetto del bronzo376», e perché la loro struttura fisica è maggiormente robusta e massiccia, qualità che insieme alla pienezza e grandezza della forme identificano la sua concezione di bellezza.
Nei lavori del fotografo americano esiste un’altra rappresentazione dell’omosessualità più incline a mettere in scena un aspetto trasgressivo attraverso tendenze erotiche estreme come il sadomasochismo, come si riscontra nella serie The X portfolio (1975).
Con questi scatti, la critica di Mapplethorpe diventa più accesa e palese: se con le fotografie precedentemente analizzate il suo scopo era quello di descrivere un’omosessualità nobile, dal 1975 il suo intento è quello di sconvolgere il perbenismo sociale offrendo una fotografia che mette in scena ciò che il pensiero comune ha sempre collegato all’omosessualità. Autoritratto (1978), Dominick e Elliot (1979), Helmut (1979), sono scatti con cui l’artista:
Cancella il confine tra foto d’arte e foto commerciale destinata al mercato pornografico adottando soggetti e temi tipici del porno inserendoli in un contesto d’immagine d’arte. Con il suo sguardo è riuscito a creare una vera e propria rottura nel mondo della fotografia, a quei tempi da poco riconosciuta come reale forma d’arte377.
In Autoritratto (1978) si osserva il fotografo seminudo, in posa quasi animalesca, mentre impugna una frusta inserita nel retto; un’immagine estremamente sfrontata che rende reale la considerazione sociale dell’omosessuale come un mostro. Questa dimensione “mostruosa” è rappresentata anche in Autoritratto del 1985 in cui l’autore si ritrae con delle corna che ricordano sia quelle del diavolo sia quelle di un satiro,
pornografici e privi di valenza artistica. Queste proteste sono state avviate anche contro l’assegnazione di fondi monetari devoluti dal National Endowment for the Arts all’artista.
Armstrong, Weinberg, 2006, pp. 411–432.
375 Barthes, 1980, cit. p. 42. 376 Celant, 2014, cit. p. 21.
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richiamando quindi l’atmosfera mitica dei baccanali in cui si consumavano piaceri lussuriosi.
Anche riguardo alla presenza delle corna ritorna la dualità di significati in Mapplethorpe:
Le corna del demone caprino possiedono un doppio significato: con la loro forza di penetrazione sottendono il principio attivo e mascolino, mentre con la loro apertura a firma di lira e di ricettacolo simboleggiano il principio passivo e femminino, la cui unione esprime l’essere completo378.
È interessante osservare come la figura del satiro sia stata accostata all’omosessualità anche da fotografi di inizio Novecento: da Wilhelm von Gloeden che nel 1900 realizza Satiro, a F.Holland Day, Frank M.Sutcliff, George Platt Lynes fino a Minor White379.
Una sessualità ed una razza umana ritenute inferiori dalla società occidentale trovano espressione nella poetica fotografica di Mapplethorpe, ma l’autore, oltre ad indagare questi aspetti che la comunità ha cercato di nascondere, aspira a superare le distinzioni tra i generi e sfumarne i limiti.
Così nell’ultima fase della sua carriera fotografica, i soggetti dei suoi scatti sono corpi estremamente muscolosi in cui il femminile si fonde con il maschile: quello di Lisa Lyon (1981) o Lydia Cheng (1985) è un nudo eccessivamente atletico in cui la morbidezza delle forme femminili è sostituita da una muscolatura marcata, generalmente propria degli uomini. Mapplethorpe anche in questo propone una diversa visione rispetto a quella tradizionale poiché, fino ad allora, sia la fotografia che l’arte in generale hanno sempre proclamato come ideale una corporeità femminile morbida e fragile che il fotografo ha superato proponendo invece un corpo femminile estremamente muscoloso.
Mapplethorpe trova la corrispondenza del proprio canone di bellezza nelle nudità dei body builder, infatti dalla fine degli anni Settanta fotografa Arnold Schwarzenegger, Lisa Lyon, Vibert, Bob Paris, Joe Morris, Terry Long, Lydia Cheng, tutte personalità che simboleggiano questa pratica.
La fotografia di Mapplethorpe mostra una realtà emarginata, e nella nudità che lui esprime si racchiudono le diverse tematiche condannate dalla società: dall’ambivalenza
378 Celant, 2014, p. 67. 379 Ibidem
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dell’omosessualità, alla manifestazione di un interessamento quasi ossessivo verso la razza afroamericana, fino alla combinazione dei due sessi in fisicità quasi indistinguibili.
2.3.5 LA NUDITÀ TRANSESSUALE: INDAGINE NELLA FOTOGRAFIA DI NAN