PARTE SPERIMENTALE 5.1 PARTE CHIMICA
6.3. LA PREVENZIONE TRAMITE SEMPLICI TEST DI SCREENING
Sulla base di quanto illustrato finora è evidente come la possibilità di contrarre il cancro esista e sia concreta per ogni individuo, pertanto è importante disporre di un vasto range di test di
screening che permettano di individuare la presenza di sospette crescite anomale e di successivi
esami mirati a determinare se si tratti di tumori di tipo benigno o maligno.
Nella lotta contro questa patologia, la tempistica riveste una primaria importanza in quanto, se la diagnosi viene effettuata nel momento in cui il cancro è in uno stadio iniziale, vi sono maggiori
chance di curarlo o di mantenerlo sotto controllo, evitando la formazione di metastasi.
Il singolo individuo può controllare regolarmente specifiche aree del corpo, mentre checkup di
routine più approfonditi possono essere condotti da personale specializzato, includendo l’utilizzo
di strumentazioni in grado di monitorare gli organi interni e test di laboratorio per esaminare campioni di materiale biologico.
Nella maggior parte dei casi le persone sottoposte ai controlli sono asintomatiche, ma com’è stato ampiamente illustrato nel paragrafo precedente, presentano un elevato rischio di sviluppo di una o più forme di neoplasia a causa di molteplici fattori.
Alcuni test invece sono usati per confermare una diagnosi elaborata sulla base di specifiche avvisaglie riscontrate dal paziente o per monitorare lo stadio della malattia e l’efficacia delle cure.
La qualità e l’affidabilità di tali test sono valutate in base a sensibilità, specificità e ricorrenza di esiti falsi positivi e negativi, caratteristiche sulle quali incidono il tempo intercorso tra la raccolta dei campioni e la loro analisi, la temperatura alla quale gli stessi vengono conservati, la qualità dei kit d’analisi impiegati e l’esperienza del personale che effettua le procedure ed interpreta i risultati.
Nella maggior parte dei casi, per ottenere una conferma definitiva della presenza di neoplasia viene effettuata una biopsia ovvero si procede alla rimozione di un campione di tessuto che viene posto in un contenitore e spedito al laboratorio patologico per essere sottoposto ad ulteriori accertamenti specifici.
Ad esempio, data l’alta frequenza di tumore alla mammella, a partire dal ventesimo anno d’età, è auspicabile che le donne inizino a prendere familiarità col monitoraggio del seno, mettendo abitualmente in pratica semplici tecniche di automanipolazione e sottoponendosi regolarmente ad esami clinici [1].
In Italia, lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e si esegue con una mammografia ogni 2 anni.
In caso di sospetto, al primo esame seguono ulteriori accertamenti diagnostici che, all’interno dei programmi organizzati di screening, consistono in una seconda mammografia, in un’ecografia e in una visita clinica. A questi esami può far seguito una biopsia per valutare le caratteristiche delle eventuali cellule tumorali. Soltanto al completamento di questo percorso si ottiene la conferma della diagnosi e, se necessario, si avvia un preciso iter terapeutico [70].
Sempre in un’ottica di grande attenzione alla prevenzione, secondo le linee guida nazionali, tutte le donne tra i 25 e i 64 anni devono effettuare un pap-test ogni 3 anni.
L’esame consiste in un prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero che vengono analizzate al microscopio e, in caso di anomalie, la donna viene convocata direttamente dal centro di riferimento per eseguire una colposcopia di approfondimento ed anche una biopsia per confermare definitivamente le caratteristiche esatte della sospetta lesione [70].
Lo screening per la diagnosi precoce del cancro al colon-retto comprende invece il test del sangue occulto nelle feci, effettuato in persone tra i 50 ed i 69 anni. Tale procedura consiste nella semplice raccolta, da parte del singolo individuo, di un campione all’interno del quale vengono poi ricercate tracce di sangue non visibili ad occhio nudo, la cui presenza è indice di forme tumorali o di polipi, i quali possono in futuro degenerare.
In caso di esito positivo, il protocollo standard prevede di procedere con una colonscopia (esame diagnostico di approfondimento dell’intero tratto del colon-retto) che, oltre a confermare l’eventuale presenza di polipi, ne consente l’asportazione all’interno della stessa seduta. Gli
stessi vengono successivamente analizzati e, in base al loro numero, alle loro dimensioni e alle caratteristiche delle loro cellule, vengono avviati percorsi terapeutici e di controllo ad hoc [70]. Similmente alle donne, dopo la pubertà, anche agli uomini viene consigliato di prendere confidenza col monitoraggio del proprio corpo al fine di individuare precocemente eventuali caratteristiche anomale. In particolare, le linee guida suggeriscono di effettuare in modo regolare un’autoesaminazione dei testicoli alla ricerca di bozzoli e noduli o di evidenti cambiamenti in dimensioni, forma e consistenza.
Le analisi del sangue e delle urine sono esami non invasivi che costituiscono un importante strumento diagnostico in quanto sono in grado di fornire informazioni sulle modalità con cui il cancro o i trattamenti terapeutici affliggono il resto del corpo.
In particolare, la conta totale del sangue consente di determinare il numero di globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leucociti) e piastrine (trombociti) in esso contenuti e valori anomali di questi parametri, se confrontati con quelli di una persona sana, possono rivelare la presenza di patologie tra cui rispettivamente anemia, infezioni in corso o sanguinamento anormale.
Dall’analisi delle urine si possono ottenere informazioni sullo stato di salute di reni, vescica, vie urinarie e di altre parti del corpo in grado di produrre molecole che poi vengono espulse proprio attraverso l’apparato urinario [1].