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2.5 Indirizzi e normativa di settore

2.5.3 La principale normativa europea ed internazionale

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La GOAA, invece, descrive un sistema completo di metodologie di calcolo e di misura della molestia olfattiva di impianti esistenti, di procedure di stima degli effetti incrementali e cumulativi dovuti all’istallazione di nuovi impianti e indica i valori limite utilizzati per la valutazione degli impatti odorigeni (Both e Koch, 2004; RWDI-AIR Inc., 2005).

Nella TA Luft si trovano prescrizioni in merito a:

• distanze minime dalle aree residenziali e dalle foreste delle sorgenti;

• obbligo di confinamento delle fasi odorigene;

• adeguate modalità di stoccaggio per i materiali grezzi, i prodotti e i rifiuti;

• avvio delle emissioni fortemente odorigene a sistemi di abbattimento.

La stessa legge rimanda poi in merito a specifici argomenti alle linee guida prodotte dalla VDI (The Association Engineers, Germany). Nella Tabella 2.5 sono riportate le principali norme VDI in materia di odori.

Tabella 2.5 Norme VDI in materia di odori

Norma Campo di applicazione

VDI 3475 Controllo delle emissioni nel trattamento degli scarti biologici; compostaggio e digestione anaerobica.

VDI 3477 Depurazione biologica dei gas Bioscrubber e trickle bed..

VDI 3478 Effetti e distribuzione degli odori.

VDI 3881-3882 Effetti e distribuzione degli odori.

VDI 3883 Determinazione dei parametri di fastidio con questionari VDI 3940 Modalità di misura delle immissioni.

Norma VDI 3475.

La linea guida contempla il controllo delle emissioni nel trattamento dei residui biologici (compostaggio e digestione anaerobica) e fornisce le istruzioni per la misura delle emissioni di inquinati in aria. La VDI 3475 descrive quelle che devono essere le condizioni di processo per il trattamento degli scarti biologici ponendo attenzione sia sulla caratteristiche tecniche delle varie fasi, che sulla produzione di sostanze inquinanti come, per esempio, composti odorigeni, composti gassosi nocivi, polveri e micro-organismi stabilendo, inoltre, una metodologia di campionamento per le varie sorgenti. Il numero di punti da campionare dipende dalla tipologia, dalla forma e dalle dimensioni della sorgente; nel caso di sorgenti areali, sia passive che attive, la superficie campionata non

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deve essere inferiore all’1% di quella totale. La frequenza dei campionamenti è stabilita nella TA Luft.

Norma VDI 3940.

È introdotta la possibilità di valutare l’impatto odorigeno attraverso la determinazione delle immissioni. Viene regolamentato il metodo delle ispezioni in campo con un gruppo di valutatori (10 persone tra i 18 e i 50 anni di età, testate con n-butanolo e acido solfidrico) che si esprimono sulla percezione o meno dell’odore in diversi punti di indagine. La definizione dell’area di studio è subordinata all’individuazione delle sorgenti odorigene; all’interno di questa area viene disegnata una griglia a maglie quadrate che possono avere misure variabili (maglia consigliata di 1000, 500 250 o 100 metri) (VDI 3940, 2006).

Il periodo di indagine per le misure in campo varia in relazione del risultato auspicato. Sono considerate le seguenti possibilità (VDI 3940, 2006):

- 52 analisi in campo per 6 mesi con 2 o 3 ispezioni settimanali;

- 104 analisi in campo per 6 mesi con 4 o 5 ispezioni settimanali;

- 104 analisi in campo per un intero anno con 2 o 3 ispezioni settimanali.

Le misure devono essere rappresentative di tutto il periodo di studio, pertanto alcune misure devono essere effettuate di notte, nei giorni festivi e durante le quattro stagioni dell’anno. In figura 2.9 viene schematizzata la procedura contenuta nella linea guida VDI 3940 per il controllo delle molestie olfattive sia esistenti che previste (VDI 3940, 2006).

Tale metodo è molto oneroso perché necessita di numerose persone esperte e lunghi periodi di analisi (Koster, 1985) e molto spesso viene utilizzato anche come metodo di validazione dei risultati ottenuti attraverso l’applicazione dei modelli di dispersione (Zarra, 2007). Un recente studio su tale tecnica (Zarra et al., 2010) ha mostrato la possibilità di ridurre i costi di analisi ottimizzando la frequenza di investigazione.

Figura 2.9 Procedura per le ispezioni in campo

Olanda

In Olanda il limite di immissione per gli impianti esistenti è di 1 OU/m³ da non superarsi per più del 2% del tempo in prossimità delle più vicine zone residenziali, e dello 0.5% del tempo per i nuovi impianti. Questo limite può essere innalzato a 5 OU/m³ per grandi sorgenti areali. La prescrizione viene verificata sulla base della misura delle emissioni alla sorgente per via olfattometrica, in combinazione con i modelli dispersivi.

Austria

L’Austria ha introdotto a livello normativo limiti alle emissioni di odori, promulgando una disposizione (ONORM S2205-1, 1997), relativa a impianti di compostaggio, nella quale si fissano limiti alle emissioni, a valle degli impianti di abbattimento, pari a 300 OU/m³. Vengono inoltre

Stato attuale Programmazione

Modifica dello stato

attuale

Nuova istallazione

Situazioni confrontabili

Misura con

griglia Misura del pennacchio

Determinazione della potenza emissiva (Mou/H)

Previsione di impatto odorigeno Olfattometria

Ispezioni in campo

Valori di letteratura

Risultate riferito allo stato attuale. Pianificazione del risultato

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fissati limiti di emissione di 5000 OU/s per gli impianti con portate fino a 60000 m³/h. Per impianti con portate superiori a 60000 m³/h i limiti alle emissioni di odore dovranno essere determinati caso per caso. La metodica indicata per la misura delle sostanze osmogene è quella dell’olfattometria dinamica (Piccinini, 2002).

Regno Unito

I criteri indicativi di valutazione di accettabilità di esposizione agli odori sono espressi nella linea guida UK-EA IPPC-H4, in termini di 98° della concentrazione di picco di odore a livello del suolo. Tali limiti dipendono dal tono edonico, ossia dalla gradevolezza/sgradevolezza degli odori emessi dall’impianto in esame. Nel caso di odori considerati sgradevoli, i limiti sono più restrittivi, mentre il valore limite di concentrazione di odore si alza per emissioni di qualità più gradevole. Nello specifico sono stati stabiliti i seguenti valori limite (Figura 2.10):

• 1,5 OU/m3 per odori classificati come sgradevoli;

• 3 OU/m3 per odori classificati come medi;

• 6 OU/m3 per odori classificati come gradevoli.

Figura 2.10 Criteri di valutazione di accettabilità di esposizione agli odori secondo la linea guida UK-EA

Giappone

In Giappone sin dal 1972 è in vigore la legge sul controllo degli odori molesti che ha fatto gradualmente diminuire il numero di lamentele provocate soprattutto da impianti industriali e allevamenti di bestiame; di contro, è cresciuto il numero di reclami per cattivi odori provocati da attività di servizio come ristoranti.

La più importante novità introdotta dalla legge del 1972 è stata l’adozione di un innovativo metodo di analisi degli odori, meglio noto come “Triangle Odor Bag Method”, che sostituì il vecchio “American Society for Testing Materials syringe method” che era stato adottato nel 1960.

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Tale metodo prevede l’uso di una sacca di plastica (nello specifico film di poliestere) con capacità di 3 litri e adozione di un test triangolare, in maniera tale da rimuovere ogni preconcetto dei valutatori. Per quanto riguarda l’operazione di campionamento, viene introdotta invece una differenziazione tra campionamenti di flussi di gas convogliati e campionamenti di aria proveniente da un ambiente esterno.

Nel primo caso il tempo di campionamento è compreso tra 1 e 3 minuti e, nel caso in cui il tenore di umidità del flusso gassoso sia elevato, è meglio avere un canale drenante tra la sonda e la sacca con il proposito di evitare in quest’ultima la condensazione.

Nel caso di campionamento ambientale, invece, il tempo varia tra 6 e 30 secondi ed il campionamento è effettuato in una sacca dopo uno o due scambi di odore tra l’aria esterna e l’interno della sacca.

Corea del sud

In Corea del Sud esistono tre diverse metodologie di analisi: test sensoriale diretto (“direct sensory test”), metodo della diluizione dell’aria (“air dilution method”) e l’analisi dei composti chimici (“chemical compound analysis”).

Il test sensoriale diretto è quello sicuramente più utilizzato anche se il metodo della diluizione dell’aria ha avuto un incremento significativo dovuto soprattutto alla maggiore precisione dei risultati (Park, 2001). In particolare, nel caso del test sensoriale diretto, l’intensità di odore è definita sulla base di una scala di giudizio espressa tramite valore numerico (Tabella 2.6).

Tabella 2.6 Scala di giudizio per la definizione dell’intensità di odore (Park, 2001)

Grado Intensità

0 Nulla

1 Appena percettibile (valore soglia)

2 Moderato

3 Forte

4 Molto forte

5 Eccessivamente forte

Per quanto riguarda, invece, il metodo della diluizione dell’aria, il campionamento deve essere fatto con una sacca di teflon prelevando per almeno 5 minuti una quantità di gas che va da 3 a 20 litri. I rinoanalisti

devono essere sottoposti ad uno “screening test” in cui si utilizzano quattro odori standard per valutare la loro sensibilità olfattoria. Il panel deve essere composto da un minimo di cinque membri. Per il test vero e proprio si preparano dei campioni diluiti di gas odoroso utilizzando aria pura (con rapporto di diluizione di 3, 10, 30, 100, 300 volte e così via) con il metodo della serie discendente. Ai membri del panel vengono proposte tre sacche alla stregua del “triangle odor bag method” utilizzato in Giappone, cioè una sacca contenente il gas diluito da analizzare e due sacche contenenti aria pura. Infine la concentrazione di odore è valutata con metodi statistici eliminando i dati estranei (Park, 2004).