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La produzione forestale e la filiera bosco-legno regionale

Grafico 4: distribuzione dei boschi campani per categoria di proprietà

3.1.3 La produzione forestale e la filiera bosco-legno regionale

Nella Campania la produzione totale media per anno di legno è di 507.339 m3 pari al 6 % dell’intera produzione nazionale. Il numero di interventi annuali di taglio sono di 34.337 con una superficie tagliata di 49.184 ha (ISTAT), pari a 1,43 ha ad intervento.

In tutta la Regione l’assortimento prevalente risulta essere la legna da ardere, ma in molte realtà soprattutto dove il castagno rappresenta la specie predominante, vi è una discreta produzione di paleria (di varie dimensioni) e altri assortimenti tra cui legname da opera. La produzione di paleria dai cedui castanili risulta molto diffusa, in quanto i cedui castanili sono la formazione arborea campana più estesa, insieme ai cedui quercini. Tale particolare e ampia diffusione su tutto il territorio regionale è il risultato della costante azione dell’uomo, tesa a indirizzare le produzioni legnose verso sistemi che fornissero prodotti utili, a soddisfare le esigenze sia delle attività agricole che quelle delle costruzioni in genere. Questo particolare areale di distribuzione, oltre che dalle esigenze proprie delle specie in relazione ai suoli ed al clima, è stato anche determinato dalle necessità che avevano le aziende agricole di disporre in grande quantità di dispositivi di sostegno, per le coltivazioni sia ortive che frutticole (Grassi G., 2006).

Nell’Italia insulare e meridionale la Campania risulta la Regione con la maggiore presenza di imprese di utilizzazioni, in cui predomina la conduzione familiare e il ricorso ad operai a tempo determinato. La maggior parte delle ditte boschive campane risulta dotata di macchinari e attrezzature non sempre adeguate, alle particolari esigenze delle utilizzazioni forestali, e soprattutto alle norme di sicurezza.

L’attività è svolta generalmente nei periodi più favorevoli dell’anno, perché gli addetti nei rimanenti periodi, vengono generalmente impiegati in altri settori o lavorano in terreni agricoli di loro proprietà. La loro formazione professionale è frutto generalmente di esperienza acquisita in bosco o tramandata fra le generazioni, in rarissimi casi gli operatori forestali hanno seguito corsi di formazione professionale.

Questa situazione si ritiene, che sia frutto non solo di poca informazione specializzata, ma anche dovuta al fatto che la Campania, ha istituito solo l’Albo delle ditte boschive e non

50 anche quello degli operatori forestali. Nelle Regioni in cui quest'ultimo è stato applicato, viene reso obbligatorio frequentare corsi altamente professionali, tesi all’apprendimento sia dei complessi ecosistemi forestali e sia delle tecniche di lavoro in bosco, mediante l’impiego di attrezzature e macchine oltre che all'uso dei dispositivi di sicurezza individuale. Questa stato di cose fa si che, in molti cantieri forestali, le tecniche di abbattimento delle piante vengono eseguite con poche precauzioni, senza l’impiego di accessori che facilitano la caduta delle piante tagliate e molto spesso senza neanche la tacca di direzione, indispensabile per una razionale caduta delle piante dopo il taglio. L’impiego sia dei DPI nelle operazioni di taglio, che dei DPM nelle operazioni di esbosco risulta molto scarso, così come almeno l’uso di pantaloni anti-taglio, guanti da lavoro, scarponi antinfortunistici e casco completo.

I rischi generici per tutti gli operatori forestali che lavorano in bosco sono molteplici e determinati dalla natura stessa del cantiere-bosco (Hippoliti G., Piegai F., 2000). Ad essi si aggiungono tutta una serie di rischi che derivano dall'uso di attrezzature e macchine nelle operazioni di taglio ed esbosco, pertanto, in bosco si rende necessario sia l'uso dei DPI che di comportamenti corretti, in modo da limitare al minimo il rischio d'infortunio. Nonostante tutto questo e disposizioni legislative precise, risulta altamente diffuso un non rispetto di queste regole.

I motivi sono molteplici anche se molto spesso un po' l'incoscienza dell'operatore o l'eccessiva sicurezza data dall'esperienza acquisita negli anni, sono fra le cause principali di comportamenti non corretti degli operai durante i lavori in bosco. Negli ultimi anni l'aumento di manodopera non locale, spesso irregolare, assunta da molte imprese forestali, ha fortemente innalzato il livello di inesperienza e diminuito le condizioni di sicurezza nei cantieri forestali a volte del tutto nulle, generando un forte aumento dei rischi d'infortunio. L'impiego di manodopera irregolare, inoltre, ha delle ricadute molto negative, nei riguardi dei costi per tutte quelle imprese forestali che vogliono lavorare in maniera regolare. Nelle operazioni di esbosco viene usato in modo diffuso il trattore agricolo gommato di media potenza, munito o di rimorchio o di gabbie, ma in molte utilizzazioni boschive vengono impiegati anche gli animali (Sperandio G., Verani S., 2003). L’impiego di risine in polietilene è molto scarso, invece in qualche caso, vengono usate canalette in plastica o alluminio. L’intera filiera regionale è fortemente caratterizzata, al suo interno, da una elevata discontinuità tra la grande potenzialità della massa in piedi disponibile e i successivi passaggi di trasformazione, secondo un schema fondamentalmente comune anche all’intera filiera nazionale. Questa situazione è uno dei motivi principali del forte abbandono colturale dei boschi, soprattutto da parte dei privati.

51 Nonostante tutto però l’intera filiera riesce ad attivare, almeno nei primi segmenti, una notevole occupazione, in quanto, è sempre più in crescita la domanda sia di paleria di qualità, per l’impiego in viticoltura, e sia di legname da opera soprattutto di castagno, che trova largo impiego, oltre che nell’industria del mobile anche nell’arredo rustico e nelle travature.

Solitamente le ditte di utilizzazione che acquistano i tagli boschivi effettuano l’abbattimento in proprio, affidando altre parti (esbosco e trasporto) ad altre ditte. La maggior parte degli assortimenti ottenuti, vengono commercializzati direttamente dalla ditta utilizzatrice, solo in zona ed in qualche caso in mercati extraregionali, ma in questi ultimi casi si commercia solo la pezzatura ottenuta in bosco o all’imposto.

Cercare di dare un’immagine esaustiva del sistema forestale regionale è un lavoro molto arduo e complesso, sia per le numerosissime differenziazioni e peculiarità che lo contraddistinguono e sia per una diffusa diffidenza molto presente nel settore, così come emerso anche in altri studi effettuati (Verani S., Spernadio G., 2005).