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approccio progettuale

4.1 La regione Campania: proposte metodologiche

Alla luce di quanto descritto nei capitoli precedenti quali sono, dunque, le effettive necessità della collettività? Le strutture presenti sul territorio sono realmente accessibili? In che modo è possibile intervenire sul territorio per “rimettere in rete” tutte le strutture esistenti, anche quelle abbandonate? Certamente restano validi i principi delineati dalle sperimentazioni progettuali contemporanee, ma le rispose a questi interrogativi non sono d’immediata individuazione. Questo perché nella maggior parte dei casi non viene effettuata un’adeguata analisi sulle ricadute che determinate scelte progettuali genererebbero sull’edificio e sul territorio. In virtù di quanto appena detto occorre quindi “TOcCare la Sanità”, non entrando semplicemente in contatto con la parte materiale che la caratterizza (toccare) ma, nell’accezione inglese del termine (to care) “prendendosene cura”. È opportuno, infatti, valutare anche gli aspetti che non sono immediatamente riconducibili a condizioni di qualità dei manufatti ed esprimibili con indicatori oggettivi, ma riguardano condizioni di qualità non meno importanti e riconducibili essenzialmente a indicatori soggettivi.

Analizzando la realtà della regione Campania troviamo molte strutture ospedaliere che in seguito a diverse vicissitudini, soprattutto di ordine economico e tecnico-funzionale, giacciono in stato di abbandono. Queste strutture sono oggi chiamate a una sorta di riesame in seguito all’odierno dibattito incentrato su alcuni aspetti di fondamentale importanza per disegnare un adeguato servizio sanitario. Nella figura 44 sono identificate alcune di queste strutture che attualmente sono totalmente o in alcuni casi, parzialmente abbandonate. Tra queste vi sono alcuni ospedali realizzati e mai entrati in funzione, come l’ospedale San Michele di Pogerola, l’ospedale di Episcopio (Sarno) e l’ex sanatorio di Montecorvino Pugliano. In altri casi, invece, come accaduto per l’ospedale Maffucci (AV), l’edificio è stato chiuso per motivi riconducibili alla politica di gestione del patrimonio edilizio dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati, proprietaria dell’edificio e nonostante la struttura versi in buone condizione il plesso non è mai stato riaperto. Anche l’ex sanatorio Villa Eleonora, localizzato a Castel San Giorgio, è stato chiuso e oggi versa in uno stato di degrado tale per cui è auspicabile una demolizione e ricostruzione dell’immobile (fig.45).

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Figura 43 Mappa degli ospedali abbandonati censiti nella Regione Campania

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La possibilità di effettuare interventi di recupero e riqualificazione per queste parti, spesso significative, del tessuto urbano genera una riflessione non solo sulle esigenze sanitarie che cambiano e che potrebbero trovare spazio in questi edifici, ma anche su nuovi possibili metodi da adottare per la progettazione. I casi descritti mostrano una varietà di situazioni per cui non è possibile tracciare una regola fissa di intervento, ma è certamente possibile delineare una metodologia. Lo spazio della cura è un concetto che va ripensato e ridisegnato certamente in relazione alle evoluzioni dei servizi sanitari e dei nuovi concetti di “malattia” e di “paziente” ma anche in base ai casi specifici presenti sul territorio. Il bisogno di una visione complessiva del processo progettuale e la necessità di modelli “dinamici” rende estremamente vantaggioso l’approccio alla metodologia BIM.

Uno degli aspetti più importanti di questa metodologia è l’archiviazione e la gestione delle informazioni che caratterizzano il ciclo di vita di un manufatto: dalla fase ideativa fino alla gestione dell’opera. In questo senso il BIM ben si presta alla questione della riqualificazione del patrimonio costruito. La possibilità di archiviare mediante un modello virtuale informazioni relative ad un manufatto, creando una sorta di “cartella clinica” del “paziente”, rende molto più facili le operazioni riqualificazione. L’impostazione di un processo integrato rappresenta un operazione articolata, ma che offre notevoli opportunità per la riqualificazione del patrimonio ospedaliero. L’idea è quella di realizzare per ogni edificio presente sul territorio regionale un modello parametrico che consenta di mettere in relazione le informazioni utili non solo per il processo di riqualificazione, ma anche per le successive fasi di gestione. Questo permetterebbe di tenere in conto, già in fase di progettazione, molti aspetti - spesso tralasciati quando si usano i tradizionali approcci di rappresentazione - tra cui per esempio la questione energetica e della sostenibilità. Così facendo si “costruisce” un “data-base” che, se continuamente aggiornato, consente di avere un quadro complessivo della situazione patrimoniale sanitaria. La piattaforma che si viene a creare, se condivisa e aggiornata, assume notevole importanza nel tempo perché rappresenta un valido strumento per promuovere azioni efficaci sul patrimonio ospedaliero. La complessità di un progetto di recupero e riqualificazione, infatti, va sviluppata passo dopo passo, individuando accuratamente gli obiettivi e le finalità da raggiungere e verificando continuamente le scelte progettuali da compiere. In quest’ottica, uno strumento informativo unico, condiviso e aggiornato per il Building Lifecycle Management (BLM) se opportunamente utilizzato e consultato, permette di configurare possibili e più

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convincenti scenari d’intervento sul patrimonio esistente. La situazione stagnante in cui versa la regione Campania deriva dalla mancanza di “un quadro generale” dell’edilizia ospedaliera esistente. Questo implicherebbe per ogni progetto un rilievo del generale stato di fatto, mediante il reperimento della documentazione di archivio con un investimento iniziale che pur se oneroso, rappresenta una base di conoscenza di fondamentale importanza. Prima della fase di modellazione parametrica dell’edificio è opportuno infatti, analizzare lo stato di fatto mediante il reperimento della documentazione necessaria.

Come accennato nel capitolo precedente, ogni qual volta si pensa di ricorrere all’uso del BIM, occorre interrogarsi su quali sono gli obiettivi che s’intende perseguire. Questo perché si corre il rischio di reperire una grande quantità d’informazioni, magari irrilevante per i nostri scopi. Occorre a tal proposito definire delle priorità in relazioni alle quali si aggiornano i dati all’interno del data base. Per esempio nel caso dell’Ospedale di Pagani78 sarebbe

necessario sviluppare un modello tridimensionale che punti fondamentalmente a 3 aspetti: migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio, catalogare gli spazi di cui è caratterizzato per il Facility Management e infine simulare possibili interventi di risistemazione degli spazi interni ed esterni. Per questo lavoro di tesi è stata affrontata la risistemazione dello spazio esterno (fig.46), ma a causa della mancanza di dati non è stato possibile affrontare gli altri aspetti. A fronte dell’impegno, in termini di risorse, che sono necessarie per l’acquisizione dei dati, vi sono tuttavia ingenti vantaggi (fig.47), tra cui la possibilità di avere uno strumento integrato, in grado di identificare le priorità d’intervento e la pianificazione di tutte la attività necessarie79.

La metodologia di lavoro che si attesta in questo studio di tesi si compone di tre fasi principali: una prima fase di acquisizione di tutte le informazioni utili a definire lo stato dell’edificio. Una seconda fase di realizzazione del modello tridimensionale parametrico, il cui - Livello di Sviluppo (LOD) dipenderà da obiettivi prefissati, e infine una terza fase che consiste nella condivisione dei dati su una specifica piattaforma.

78 L’ospedale di Pagani è un altro esempio di spreco ospedaliero. Realizzato alla fine degli ’80

entrò in funzione solo parzialmente. Nel 2010 uno dei 4 volumi di cui era composto è stato demolito. Oggi restano solo 3 padiglioni parzialmente utilizzati.

79 La realizzazione di tale strumento informativo consentirebbe anche il process reengineering

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Figura 45 Proposta di risistemazione spazi esterni, Ospedale A.Tortora – Pagan

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Con riferimento alle criticità presenti nella regione Campania, sono state messe a punto una serie di sperimentazioni progettuali condotte su due edifici ospedalieri abbandonati: l’Ospedale Maffucci ad Avellino e l’Ospedale San Michele a Pogerola (Sa). Per ogni edificio sono state analizzate le caratteristiche storiche e strutturali e successivamente sono state ipotizzate possibili soluzioni di riqualificazione sostenibile con la metodologia BIM. In particolare nei paragrafi che seguono sono riportati i due casi studi, in cui si illustrano i passaggi relativi ai primi due step di questa metodologia (analisi della situazione di partenza e realizzazione del modello BIM) e nell’ultimo paragrafo le modalità di condivisione mediante la realizzazione di una piattaforma informativa.

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