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Il processo liberale di riforme per ogni ramo dell’amministrazio- ne pubblica, e quindi anche per l’istruzione, iniziato negli anni Qua- ranta, culminò con lo Statuto albertino (1848) e con decreti e regola- menti che permisero una minore ingerenza del potere ecclesiastico, e in particolare dei gesuiti, sull’educazione scolastica e sull’organizzazio- ne universitaria. I gesuiti furono espulsi dalla capitale nel marzo del 1848 e dal Regno sabaudo nell’agosto, e furono ammessi a frequenta- re l’Università i valdesi e gli ebrei, che prima erano esclusi80. Licen- ziato Clemente Solaro della Margherita e aboliti il Magistrato della Riforma e i Consigli della riforma degli studi, fu istituito un apposito Ministero di pubblica istruzione, diretto dal liberale Cesare Alfieri di Sostegno, e un Consiglio superiore di pubblica istruzione, con grandi poteri di indirizzo e di controllo.

Libertà, meritocrazia, abolizione dei privilegi e confronto con gli ordinamenti di altre nazioni furono alcuni dei punti cardine da cui prese l’avvio il rinnovamento dell’istruzione.

Fra le strutture riordinate nel 1849, su proposta di Vincenzo Gioberti, troviamo il Regio Collegio Carlo Alberto per gli studenti delle Provincie, la cui direzione passò al Ministero di pubblica istru- zione, ponendo fine agli arbitrii legati al municipalismo, agli interessi localistici e al malcostume delle raccomandazioni. L’apertura ai giova- ni di modeste condizioni sociali, con posti gratuiti cui si accedeva per concorso, giovani che dovevano poi mantenere livelli di eccellenza ne- gli studi, consentì la formazione di “uomini ragguardevoli” chiamati a ricoprire posizioni di responsabilità negli organi di governo e nell’am- ministrazione statale, come scrisse Luigi Schiaparelli nella prolusione all’Università di Torino nel 187681.

80 Sui contributi delle comunità ebraiche piemontesi al Risorgimento e all’Unità d’I- talia si veda il saggio di Erika Luciano in questo volume.

81 Cfr. L. SCHIAPARELLI, Degli ultimi progressi sulla Storia dell’Oriente Antico e delle

relazioni che hanno coll’avvenire della Regia Università di Torino il Municipio, la Pro- vincia, gli insegnanti e i discepoli, Annuario RUST, Torino, 1876, pp. 43-44, 64-69.

Un’analisi critica puntuale dei difetti presenti nelle scuole e nei collegi relativamente all’istruzione pubblica e privata fu compiuta da L. Schiaparelli nella Società d’Istruzione e d’Educazione82, che si costi- tuì a Torino il 29 gennaio 1849. Ecco alcuni passi significativi sulle miserevoli condizioni dell’istruzione superiore e universitaria nel Re- gno sabaudo, prima della legge Boncompagni del 4 ottobre 1848, nel- le parole dello stesso Schiaparelli sul primo volume del Giornale della

Società e nei ricordi personali del rettore Michele Lessona nel 1880:

Il male stava in questo, che i riformatori nelle misure da prendere riferivansi quasi intieramente al consiglio dei così detti prefetti del-

le scuole, il cui uffizio pieno d’arbitrio e di odiosità riguardo agli

scuolari, immorale ed ingiurioso rispetto ai professori, merita d’es- sere conosciuto con qualche particolarità; tanto più che già torna- si vagamente a buccinare, che si vogliano rimettere in vigore. L’u- nica qualità indispensabile per questo impiego era d’essere sacer- dote, dotto od ignorante non importava: una delle principali sue attribuzioni era di esercitare direttamente su tutto il corpo inse- gnante una specie di polizia; notare l’ora ed il minuto in cui il professore entra ed esce dalla scuola; spiarne la condotta morale e civile fuori del collegio, indagarne i rapporti sociali; assistere di quando in quando alle loro lezioni, colla facoltà di portarne giudi- zio, tuttoché spesso ignorantissimi d’ogni buona disciplina, e di tutto ciò informare il Magistrato della Riforma con private relazio- ni (...) che ogni anno mandavano al prefato Magistrato, il quale provvide quasi sempre in conseguenza di questi segreti rapporti nelle traslocazioni dei professori, senza neppure volerli sentire, co- me era di strettissimo uso fino al 4 ottobre del 184883.

Ma oltre il prefetto vi era ancora di peggio, ed era l’obbligo umi- liantissimo per ogni professore e maestro (fosse pure sacerdote, teologo ed anche canonico) di presentarsi alla fine d’ogni anno scolastico al Vescovo od all’ordinario, per ottenere un certificato di moralità e di cattolicismo, valevole per un anno. Senza cotesto certificato prima sospendevasi al professore la paga dello stipen- dio, e poi si passava a misure più severe (...) Egli è col rossore sul volto e colla indegnazione nel cuore, che io, pubblico insegnatore da molti anni, rivelo queste miserie e queste turpitudini, acciocchè apparendo quanto gravi e ormai inciprignite siano le piaghe del

82 Cfr. L. SCHIAPARELLI, Considerazioni critiche e statistiche sull’istruzione secondaria

pubblica e privata del Piemonte, GSIE, 1, 1850, pp. 465-522.

corpo insegnante nelle scuole secondarie, vi si ponga una volta il ferro ed il fuoco per sanarle radicalmente: perciocchè altrimenti è impossibile che un pubblico insegnatore, avvilito e sbaragliato per simil modo dal Governo istesso, che esser ne dovrebbe il sostegno ed il difensore; e distratto da molte e diverse occupazioni, possa riuscire tale nell’opera sua, quale essere dovrebbe e quale la na- zione ha diritto di pretendere che sia84.

La pressione sugli studenti e sui professori si fece sentire più gra- ve dopo il 1821; pei professori era condizione necessaria una de- vozione piena, o almeno le apparenze di essa, ad un Governo in cui dominava coll’elemento aristocratico militare il clericale, que- st’ultimo onnipotente ed operosissimo; per gli studenti la discipli- na era di ferro. La città, dal punto di vista universitario, era divi- sa in quattro scompartimenti governati da quattro preti tiranni che col nome di Prefetti avevano autorità piena e dispotica sugli stu- denti. Non poteva lo studente che veniva dalla provincie (ed era- no la maggior parte) allogarsi dove a lui piacesse; c’erano certe pensioni autorizzate dal Governo ed in quelle sole lo studente po- teva andare; il capo della pensione era uomo tutto del Prefetto, il quale da un momento all’altro lo poteva rovinare, come lo poteva sostenere; il Prefetto aveva il diritto di entrare nelle pensioni e in ogni camera degli studenti a qualunque ora del giorno e della not- te, imporre loro le ore nelle quali si dovessero ritirare la sera e ve- rificare se stessero agli ordini; apriva i bauli e i cassetti degli stu- denti; guardava quali libri leggessero, ficcava il naso nei mano- scritti, andava in cucina a scoperchiare le casseruole nei giorni di venerdì e sabato e delle 4 tempore, e somiglianti. I piccoli colli torti, i gesuitini, le spie, ben veduti dai Prefetti, tenevano in sog- gezione, anzi in continuo terrore, i capi delle pensioni; questi, per acquistare benemerenza, riferivano ai Prefetti intorno al carattere dei giovani, inventavano discorsi sovversivi sovratutto contro quel- li che si lagnavano di più degli intingoli infami che loro si faceva- no ingoiare; le delazioni, le falsità, gli spionaggi, tutto quello che deprime, tutto quello che umilia, tutto quello che avvilisce costi- tuivano il sistema col quale si governavano gli studenti. C’era l’ob- bligo della congregazione: al piano superiore dell’Università una porta vicino alla statua del Collini che rappresenta il Tempo inca- tenato dalla Fama menava alla cappella, abbastanza spaziosa per accogliere tutti gli studenti, ora conversa in sala della biblioteca.

Tutte le domeniche e le altre feste comandate gli studenti erano obbligati ad andare alla congregazione, ed un prete sulla porta prendeva da ognuno che entrava un biglietto su cui ciascuno ave- va scritto il proprio nome, cognome e l’anno del corso, e il Pre- fetto faceva poi la rassegna dei biglietti, e guai a chi avesse man- cato; poteva essere cacciato dall’Università su due piedi. Alla con- gregazione si sentiva la messa e la predica, si cantavano salmi. Lungo la settimana santa l’affare si complicava; si facevano gli esercizi spirituali, tutti i giorni congregazione mattina e sera, due prediche alla mattina, due prediche alla sera, messa, benedizione, salmi cantati e via dicendo. Durante le vacanze autunnali gli stu- denti avevano ordine espresso di assistere alle funzioni domenicali nella parrocchia del loro paese, e al fine delle vacanze dovevano farsi dare dal parroco un’attestazione d’avere ciò fatto, e la dove- vano presentare all’Università per essere iscritti, e senza di essa non avevano l’iscrizione. Tutto questo durò fino al 184885.

Alla Società d’Istruzione e d’Educazione aderirono, fin dalla sua costituzione, molti docenti universitari. Fra questi si possono citare, nella Facoltà di Scienze, i matematici Carlo Ignazio Giulio e Ignazio Pollone, il geologo Eugenio Sismonda, il botanico Giovanni Battista Delponte, e gli assistenti e professori di Geometria, e di Chimica nel- le Scuole di applicazione, Camillo Ferrati e Francesco Selmi; nella Fa- coltà di Belle lettere e Filosofia gli storici, filosofi, pedagogisti e uma- nisti Luigi Schiaparelli, Domenico Berti, Giovanni Antonio Rayneri, Giovanni Maria Bertini, Giuseppe Buniva e Domenico Capellina86; nella Facoltà di Giurisprudenza Pietro Luigi Albini e Carlo Boncom- pagni87. Vi erano anche statisti e ministri, come Cesare Alfieri di So- stegno, Carlo Cadorna e Giovanni Lanza, numerosi professori e mae- stri, ispettori e presidi, e pure tipografi, come G.B. Paravia, interessa- ti ai libri di testo. Vincenzo Gioberti fu eletto presidente e Carlo I. Giulio fu nominato presidente onorario88.

Si formarono quattro Commissioni, rispettivamente dedite all’i- struzione elementare, secondaria, professionale e universitaria, con il

85 M. LESSONA, Istituti scientifici e scuole, in Torino 1880, ristampa anastatica, vol. 2, Torino, Bottega d’Erasmo, 1978, pp. 351-353.

86 Sull’operato di questi docenti filosofi e pedagogisti si vedano i contributi di Enrico Pasini, Ester De Fort e Giorgio Chiosso in questo volume.

87 Sull’attività di Boncompagni nel campo dell’insegnamento pubblico si veda il sag- gio di Paola Casana in questo volume.

compito di eseguire indagini accurate su tutto ciò che riguardava un ramo specifico di insegnamento.

L’anelito dei soci era compartecipare ai destini della nazione rile- vando pregi e difetti dell’educazione impartita nel Regno, proponendo miglioramenti parziali o generali da discutere nelle riunioni plenarie e nei congressi annuali, al fine di presentare proposte concrete di leggi e provvedimenti al Ministero di pubblica istruzione.

I congressi della Società si tennero a Torino (ottobre 1849, con 266 partecipanti e circa 500 uditori), a Genova (ottobre 1850), ad Alessandria (1851, con oltre mille partecipanti), ad Asti (ottobre 1852), a Casale (settembre 1853) e ancora a Torino (ottobre 1854).

I relativi Atti furono pubblicati nel suo organo di stampa, il Gior-

nale della Società d’Istruzione e d’Educazione, edito in quattro tomi dal

1850 al 1852. Successivamente il Giornale si scisse nei periodici La Ri-

vista delle Università e dei Collegii e L’Istitutore, dedicati rispettiva-

mente all’istruzione universitaria e secondaria, il primo, e a quella tec- nica e primaria, il secondo.

Nelle centinaia di pagine del Giornale si coglie sia il fermento di dibattiti interni e di notizie e iniziative su temi specifici dell’educazio- ne, sia soprattutto i confronti fra l’istruzione, le strutture, i regola- menti, i finanziamenti e le riforme degli studi e degli esami nel Regno di Sardegna e in altri Stati esteri, come la Prussia, la Francia, l’Inghil- terra, il Belgio, la Svizzera e la Russia89. Tutto ciò costituì una solida

89 Per la Prussia e la Francia cfr. SCHIAPARELLI, Considerazioni critiche e statistiche ..., GSIE, 1, 1850 cit., pp. 502-522; [A.] Progetto di legge sull’insegnamento primario, pre-

sentato all’Assemblea francese il 10 aprile 1849, GSIE, 1, 1850, pp. 147-152, 355-370;

P. CALDERA, Della pretesa superiorità delle scuole tedesche sulle francesi, GSIE, 2,

1851, pp. 100-107; [A.] Dell’istruzione primaria e delle scuole normali in Prussia, GSIE, 2, 1851, pp. 117-122; [A.] Legge sulla pubblica istruzione in Francia, GSIE, 2, 1851, pp. 175-185, 332-341; [A.] Cronichetta dell’istruzione e dell’educazione, Estero,

Francia Università di Parigi, GSIE, 2, 1851, pp. 550, 580; G. VEGEZZIRUSCALLA, Pe- riodici tedeschi destinati all’istruzione ed all’educazione, GSIE, 3, 1851, pp. 510-512;

[A.], Il partito clericale ed il laicato nel pubblico insegnamento della Francia, GSIE, 4, 1852, pp. 14-15; [A.], Statistica dell’Università di Prussia nel 1851, GSIE, 4, 1852, p. 265. Per la Francia e l’Inghilterra cfr. F. RE, Lettere del cav. Felice Re sull’istruzione pubblica di Francia e Inghilterra, GSIE, 3, 1851, pp. 449-458; P. CALDERA, Osservazio- ni sui programmi delle materie d’insegnamento per le scuole normali primarie di Fran- cia pubblicati dal ministro Crouseibes, GSIE, 3, 1851, pp. 597-608; [A.] Programma d’insegnamento per le scuole normali primarie in Francia, GSIE, 3, 1851, pp. 487-498;

[A.] Le scuole di Aberdeen, GSIE, 3, 1851, p. 61; [A.] Riforma delle scuole pubbliche

base per la realizzazione della legge Casati varata il 13 novembre 1859 ed estesa al Regno d’Italia nel luglio del 187790.

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