• Non ci sono risultati.

La storia di un’opera complessa

Nel documento Ex voto: icone della fede (pagine 34-38)

3. L’ex voto

3.1 La storia di un’opera complessa

Volendo dare una definizione di ex voto possiamo affermare che «sia un oggetto offerto a un’Entità soprannaturale in esecuzione di un voto in riconoscimento di un favore ottenuto100». Tra gli oggetti che possono essere trasformati in voti si possono riconoscere

99 P. Pazzi, “Gli ex-voto d'argento del Santuario della Madonna dello Scarpello nelle Bocche di Cattaro”, Venezia,

2007, p. 23.

100 Definizione tratta da M. Mollat “Les ex-voto maritimes” in Bulletin de la Société Archeologique de Finistére,

34

tavolette dipinte, cuori d'argento, stampelle, ricami, catene, riproduzione di parti anatomiche, modellini di navi, armi di ogni tipo: tutto può diventare un ex voto. Fra le varie tipologie le tavolette dipinte sono sicuramente quelle maggiormente capaci di narrare una storia e a trasmettere un'emozione profonda.

Come abbiamo accennato, precedenti di ex voto sono riscontrabili in tutta l'antichità - compresa quella pre-cristiana -, alcuni esempi furono trovati in Egitto, luogo in cui tra l'altro si ritrovarono le prime raffigurazioni di un soggetto orante, ma anche in Grecia, a Roma e in Gallia101. Per quanto riguarda, nello specifico, le tavolette dipinte le prime attestazioni si hanno nell’Italia centrale intorno al XV secolo, ma la pratica si diffonderà nei secoli successivi in tutto il mondo cattolico, anche extra europeo102.

Al fine di poter dare una descrizione del background dell’argomento che sia quanto più esaustiva possibile, non si può escludere dalla trattazione la presa in considerazione di una grossa differenziazione fra i primi esempi di ex voto e le tavole votive dei secoli successivi. Si trattava infatti di opere vere e proprie, realizzate da pittori di una certa caratura artistica e commissionati da esponenti ti rango sociale elevato tanto quanto l'artista, se non superiore103. Ma, se sono così differenti, qual è la loro importanza? Il loro grande valore, per quanto riguarda specificatamente la storia degli ex voto, è quello di aver creato uno specifico modello iconografico, cioè quella che ormai viene definita tradizionalmente come ‘la richiesta di un’azione di grazia’, la quale – nonostante lo sviluppo di ulteriori modelli – continuerà ad essere praticata sino ai giorni nostri. L'iconografia di cui stiamo parlando rappresenta gli ‘oranti’, o per meglio dire uno più soggetti in preghiera104. La diversificazione iconografica, accennata poco prima, avverrà soprattutto in seguito all’espansione del panorama committente, non più limitato alla sola aristocrazia ma ormai ampliato ad altre classi sociali - compresa la piccola borghesia e, come nel caso di Chioggia, lo strato più basso della popolazione.

101 Ricordiamo espressioni quali: i tammata e anathemata dell'antica Grecia, i milagros di Spagna, gli alminhas

del Portogallo e perfino alcuni esemplari in Polonia.

102 In riferimento all’Italia cfr. E. Antoine, “L’ex voto, don symbolique. Rechereches sur la naissance des tablettes

votives en Italie centrale”, in Recherches sur l’economie ecclésiale à la fin du Moyen Age, Annecy, Académie

salésienne, 1991, pp. 169-179; E. Antoine, “Images de miracles. Le témoignane des ex-voto peints en Italie

Centrale (XIVe – XVIe siécles)”, in Miracle et karama – Hagiographies médiévales comparées, a cura di D. Aigle,

Turnhot, Brepols, 2000, pp. 353-374; per l’Europa cfr. A.-M. Bautier, “Typologie des ex-voto mentionnés dans

des textes antérieurs à 1200”, in Actes 99e Congr. Nat. Soc. Savantes, Paris, I, 1977, pp. 237-282.

103 Cousin segnala come possibili ‘fonti’ dell’ex voto anche le scene di miracoli raffigurati sulle predelle delle pale

d’altare, cfr. B. Cousin, “Le miracle et le quotidien – Les ex-voto provecaux images d’une société”, Aix-en- Provence, Sociétés Mentalités, Cultures, 1983, pp. 23-26; per quanto riguarda, invece, i modelli presenti all’interno della pittura colta si faccia presente il testo del 1954 di Kriss-Rettenbeck “Heilige Gestalten im Votivbild”.

35

Analizzando nel dettaglio la produzione di tavolette nei vari secoli, possiamo notare come, già alla fine del Seicento, un quarto del totale degli ex voto lignei fosse stato commissionato da esponenti delle classi più umili; nel Settecento, invece, emerge prepotentemente la classe borghese, mentre gli ex voto popolari e contadini ricoprono ancora un quarto del totale; solo nell’Ottocento supereranno il 60% della produzione (va tenuto presente che in questo specifico periodo storico la nobiltà è una classe sociale ‘in estinzione’, che rappresenta meno dell' 1% della popolazione); nel Novecento, infine, possiamo dire che un ex voto su dieci è di provenienza bassa105. In Italia più che in altri paesi la pratica dell’ex voto continuò fino agli ultimi decenni del XX secolo, momento al quale si fanno risalire le prime battute d’arresto nella produzione di ex voto tradizionali; in altri paesi, come ad esempio la Francia, il declino di questa pratica cominciò già alla seconda metà dell'Ottocento. È infatti francese la prima e prematura dichiarazione di morte dell'ex voto, che fu redatta all'interno del volume VI dell'Encyclopédie.

Ma il mutamento segnalato precedentemente come meramente quantitativo non si limita solo a tale ambito, nascono infatti nuove forme di ex voto – come quello fotografico – che subentrano agli schemi precedenti. Questi, quindi, non risultano più analizzabili in un approccio di confronto paratattico con i precedenti storici e necessitano di studi indipendenti106.

Ai giorni nostri la pratica dell’ex voto è quasi del tutto scomparsa, rimane però un polo attrattivo, sia culturale che di studi, molto vivo. Infatti, sono tuttora numerose le pubblicazioni con illustrazioni annesse e le esposizioni (siano esse temporanee o permanenti), vengono spesso posti al centro di iniziative di turismo religioso, oltre ad essere utilizzati come mezzo di recupero e di valorizzazione del patrimonio culturale di specifici enti locali – che vista la loro piccola espansione potrebbero passare inosservati -, inoltre, a livello di impegno scientifico l'Italia è tuttora il paese più all'avanguardia107.

Dalla seconda metà del Novecento, poi, numerosi ex voto divennero oggetto di collezione, vennero acquisiti da collezionisti privati ed entrarono all’interno di un percorso completamente diverso da quello pubblico, che ha cambiato il modo di fruire l’ex voto, sia da

105 I dati forniti sono stati raccolti da R. Grimaldi, Il tempo e lo spazio dell’azione sociale: sciogliere il voto, a cura

di D. Porporato, Archiviare la tradizione – Beni culturali e sistemi multimediali, Torino, Omega, 2001, pp. 97- 127.

106 Per approfondire tale modalità è tutt’ora fondamentale il saggio di E. Spera del 1991 Fotografia ed ex voto. 107 Ricordiamo che la prima esposizione di ex voto è avvenuta proprio in Italia, a Palermo nel 1892, in occasione

della Mostra etnografica Siciliana, a cura di G. Pitrè. È stato fondamentale anche l’apporto della Mostra alla Esposizione di Etnografia Italiana, svoltasi a Roma nel 1911.

36

parte di appassionati che di studiosi, Tale pratica non deve, però, essere considerata in un’ottica completamente negativa e svilente per l'ex voto in sé, poiché l'inserimento di tali opere nel circuito collezionistico, in più casi, ha permesso la salvaguardia del materiale, diminuendo le probabilità di perdita o di furto108.

Ma non furono di certo i furti il problema principale per la conservazione di questo immenso patrimonio artistico e culturale, la vera minaccia per la salvaguardia degli ex voto è insita nella storia dell'oggetto stesso, una storia fatta di distruzioni. Fino agli anni '60 del 1900 si stimava che in Italia ci fossero circa 60.000 esemplari di ex voto sopravvissuti ai secoli precedenti, ma studi recentissimi, in particolare quello svolto da Grimaldi nel 2015109, decuplicano tale cifra e, sempre secondo le opinioni dello studioso, la nuova cifra ottenuta rimane comunque una piccola frazione di quello che era il macrocosmo degli ex voto lignei effettivamente realizzati e collocati nei santuari italiani dal Cinquecento in poi.

Ma perché affermiamo che la ‘distruzione’ faccia parte della genesi stessa dell'ex voto? Perché possiamo dire che tale operazione sia obbligata dall’incessante creazione di nuovi ex voto «tanti ognor ne sopravvengono che, sei vecchi luogo non cedessero ai nuovi, impossibil fora a quel tempio il contenerli110».

Ciò non significa che non sia possibile rintracciare in alcuni casi i responsabili primari di queste distruzioni, poiché non tutte dipendevano dal costante afflusso di nuovi oggetti votivi. In talune circostanze, anche se in percentuale minore, i responsabili di tale dispersione furono proprio i parroci dei santuari e di chiese presso cui gli ex voto erano depositati. Le ragioni che si possono riscontrare dietro a tali azioni riguardano più che altro il campo economico, tali pratiche, infatti, erano considerate fastidiose e poco remunerative per la chiesa; in altri casi, invece, vennero bruciate per necessità di combustibile, per riscaldare gli ambienti parrocchiali111.

108 G. A. Gilli, Manuale di ex voto, Cuneo, 2016, pp. 13.

109 R. Grimaldi, S. M. Cavagnero e M. A. Gallina, Gli ex voto: arte popolare e comportamento devozionale,

Torino, Consiglio Regionale del Piemonte, 2015, p. 25.

110 Affermazione di un canonico biellese, del 1824, in riferimento a Oropa, cfr, A.S Bessone, S Trivero, I quadri

votivo del Santuario di Oropa II, del secolo XIX, Bielle, Centro studio Biellesi, 1996, pp. 17.

111 Come abbiamo detto non era un atteggiamento RIPETIZIONE generalizzato, in molti casi l’atteggiamento del

clero nei confronti degli ex voto se non benevole, risulta comunque di sopportazione, cfr. E. Casalini, I. Dina, Ex

voto all’Annunziata, Firenze, Convento della SS. Annunziata, 2005; A.S Bessone, S Trivero, I quadri votivo del Santuario di Oropa II, del secolo XIX, Bielle, Centro studio Biellesi, 1996; A.S Bessone, S Trivero, I quadri votivo del Santuario di Oropa III, del secolo X, Bielle, Centro studio Biellesi, 1997.

37

Nel documento Ex voto: icone della fede (pagine 34-38)