• Non ci sono risultati.

La tradizione inglese dei romanzi a puntate

3. Lo spazio della letteratura nei quotidiani

3.1 Quando la letteratura si fa merce: il romanzo d’appendice

3.1.1 La tradizione inglese dei romanzi a puntate

Mentre i giornalisti francesi progettano il feuilleton, in Inghilterra, quasi contemporaneamente, Charles Dickens pubblica i primi romanzi a puntate con strutture e intenti molto simili ai romanzi d’oltremanica. L’autore inglese viene ricordato come «l’inventore di una formula di romanzo nazional-popolare di intrattenimento, che con lui acquisì leggi e convenzioni editoriali»132 e con le

pubblicazioni in rivista delle sue opere, sostiene l’utilità di concedere degli spazi giornalistici alla letteratura.

D’altronde la storia del giornalismo inglese testimonia uno stretto rapporto tra il mondo dei giornali e quelle delle lettere già a partire dagli inizi del Settecento. Nel 1712 dalla collaborazione tra Richard Steele e Joseph Addison nasce «The Spectator», una testata che si colloca a metà tra il giornalismo e la letteratura. Nonostante venga pubblicato solo per pochissimi anni, incontra fin da subito i gusti del pubblico e gode di un successo che lo porta ad essere il periodico più imitato non solo entro i confini nazionali ma anche all’estero. L’intuizione di

131 A. Bianchini, Il romanzo d’appendice, op. cit., p. 11

affrontare problematiche attuali attraverso formule letterarie è geniale e riesce ad eludere problematiche di censura legate alla polemica politica.

Ogni fascicolo è infatti tendenzialmente monografico e ruota attorno alla finzione di un dialogo sulle vicende dell’attualità artistica, letteraria, politica che si svolge in un club con scenario e personaggi fissi: un membro dell’aristocrazia terriera di provincia, un uomo di legge, un commerciante, un militare in pensione e il muto “spettatore” che li mette tutti in soggezione obbligandoli a una riflessione meno concitata e salottiera.133

L’attualità viene commentata attraverso conversazioni informali, che assumono un valore antiaccademico e il discorso diretto permette di fare una satira di costume più sottile ma allo stesso tempo vivace e astuta. Il lettore viene conquistato da una linea editoriale che preferisce l’analisi di questioni pubbliche alle dispute politiche e che sostiene la necessità di un dialogo sociale stimolato e guidato dal giornalismo. Il periodico di Addison e Steele è stato sintomo e promotore di un clima culturale che diventa gradualmente pronto ad accogliere, senza più pregiudizi, lo sviluppo imminente del romanzo e i suoi padri fondatori, Defoe, Richardson e Fielding.

Percorrendo una linea immaginaria, con un salto temporale di più di un secolo, quel processo di diffusione della cultura iniziato con «The Spectetor» trova un valido continuatore in Charles Dickens e nelle sue rivoluzionarie pubblicazioni dei romanzi a puntate. Inizialmente l’autore frequenta le redazioni giornalistiche come collaboratore e cronista ma è diventando romanziere che ottiene soddisfazioni economiche e riconoscimenti di abilità letterarie, continuando comunque a far parte del mondo giornalistico. Nel 1836 mentre in Francia compare il feuilleton, Dickens inizia a pubblicare Pickwick Papers, il suo primo romanzo in fascicoli illustrati. Commentando la scelta di questo tipo di pubblicazione, qualche anno dopo l’autore scrive:

[…] non si può pretendere che molti lettori, costretti a seguire un racconto a puntate per diciannove lunghi mesi, ne scorgano le relazioni sottili e il piano completo che l’autore ha sempre davanti agli occhi come un tessitore il telaio. Tuttavia, che io giudichi i vantaggi di questo sistema superiori agli svantaggi non vi è dubbio, dal momento che l’ho rimesso in uso con Pickwick, dopo che da tempo era caduto in disuso, e da allora l’ho sempre seguito.134

Il successo riscosso è straordinario e la pubblicazione a puntate diventa il metodo di lavoro dell’autore che seppe trovare in questo procedimento il miglior modo di espressione del suo genio; la maggior parte dei suoi grandi capolavori, The Adventures of Oliver Twist, Dombey and Son, Hard Times, David

Copperfield, vengono pubblicati prima nei periodici e il pubblico li scopre

puntata dopo puntata.

Lo scrittore inglese, quando si consolida come autore di romanzi, non dimentica la sua precedente esperienza nel campo della composizione di bozzetti e applica la maturata inclinazione verso l’episodio separato anche alle lunghe narrazioni. Questa modalità di diffusione gli permette di elaborare l’opera in fieri; non stende mai tutto il romanzo in anticipo ma lavora su uno schema di base che gli concede la libertà di comporre l’opera di volta in volta, rispettando le scadenze imposte dall’editore.

Di solito quando iniziava la pubblicazione d’un romanzo non aveva pronto che il contenuto di quattro o cinque puntate, e verso la metà della pubblicazione di rado aveva pronto più della prossima puntata. Soleva scrivere, con inchiostri di varia densità, una sorta di partita doppia: da un lato brevi riassunti di puntate precedenti per non perdere il filo, dall’altro il piano dello svolgimento futuro.135

Come si è già visto per i romanzi d’appendice, tanti sono i fattori per cui si preferisce modificare l’opera in corso soprattutto quando, come in questi casi, lo scrittore può confrontarsi spesso con il suo pubblico, del quale impara a distinguere aspettative e volontà, che devono essere soddisfatte per avere un

134 C. Dickens, Il nostro comune amico, traduzione di Filippo Donini, Garzanti, Milano 2003.

riscontro positivo. Dickens è sempre pronto a modificare le sorti di questo o quel personaggio per compiacere il lettore, a tagliare le parti inutili che ottengono poco consenso, ad ironizzare su alcuni aspetti sociali ma anche ad evitare alcuni argomenti se questi possono urtare la sensibilità del suo pubblico. Riesce sempre a dosare la suspence e a mantenere vivo quello stato d’attesa che affascina così tanto i suoi lettori i quali, alla fine di ogni romanzo, reclamano a gran voce l’inizio di uno nuovo; la sua produzione letteraria è inarrestabile e non conosce periodi di silenzio ma, anzi, procede secondo ritmi abbastanza serrati.