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La virtù intellettuale dell’ingegno naturale

I. L’IMMAGINAZIONE E LE SUE PECULIARITÀ

9. La virtù intellettuale dell’ingegno naturale

Dopo aver trattato delle passioni sia negli Elements che nel Leviatano, Hobbes si appresta a parlare delle virtù comunemente definite intellettuali per indicare “quelle capacità mentali che le persone stimano, apprezzano e desidererebbero possedere”181

e che vanno sotto il nome di buon ingegno. Il fatto che l’ingegno venga discusso dopo l’analisi delle passioni si capisce appena Hobbes afferma che la differenza degli ingegni trae la sua origine dalle

differenti passioni, e dai fini ai quali il loro appetito li guida, infatti, gli uomini

amano o avversano, chi una cosa, chi un’altra e perciò i pensieri di alcuni seguono una strada e quelli di altri ne seguono una diversa; considerano poi e osservano in modo diverso ciò che passa attraverso la loro immaginazione182.

180

Susan James, Passion and action, Clarendon Press, Oxford-New York 1997, pag. 128. 181 Thomas Hobbes, Leviatano, cit., cap.VIII, pag. 56.

Proprio l’immaginazione costituisce, infatti, una delle componenti essenziali dell’ingegno naturale, naturale perché si ottiene soltanto attraverso l’uso e l’esperienza,

senza metodo, né cultura, né istruzione e si differenzia dall’altro tipo di virtù intellettuale

dell’ingegno acquisito con il metodo e l’istruzione che abbiamo visto coincidere con la ragione fondata sul retto uso del linguaggio e produttrice di scienze.

Rispetto all’ingegno acquisito con l’industria e duro lavoro, quello naturale si basa

semplicemente sull’esperienza prudenziale e ha dalla sua parte sia una buona e rapida immaginazione che permette “il pronto succedersi di un pensiero ad un altro”183 ed è in grado di osservare un’inaspettata somiglianza in cose per altri versi dissimili, sia una buona

capacità di giudizio che distingue, discerne, e giudica le differenze rare e inusuali tra le cose

pensate, e guida l’immaginazione fermamente verso un fine prescelto.

L’equilibrio tra le due componenti è essenziale tanto quanto il fermo orientamento dei pensieri al fine ossia l’uso che si deve fare di tali pensieri che coincide con la virtù della gravità o costanza per cui tutti i pensieri seguono lo scopo preposto in maniera piacevole per

l’uomo. Se ciò non accade, incorriamo nel difetto della leggerezza che deriva dalla mancanza di esperienza della vera natura delle cose, dalla pusillanimità ma soprattutto da un’eccessiva curiosità che ci fa appassionare a qualsiasi argomento. Capita così che “nel bel mezzo di un discorso serio, si svia la mente ad ogni piccolo gesto o osservazione arguta”184 e si causano tante e lunghe digressioni e parentesi che portano a perdersi completamente e a far perdere il filo del discorso anche al proprio interlocutore.

Senza una sicura guida per l’immaginazione, oltre alla leggerezza, potremmo incorrere addirittura nel principale difetto della mente, definito pazzia o follia e tale per cui l’immaginazione prende il sopravvento su tutto il resto spinta dalla vanagloria e dall’orgoglio che “nel modo di fare e nel comportamento, ha fatto impazzire diversi uomini”185

o persino da un vano abbattimento tipico delle persone ipocondriache che si immaginano “fragili come un

183

Op. cit., cap. VIII, pag. 56.

184 Idem, Elementi di legge naturale e politica, cit., Parte I, cap. X, sez. 5, pag. 80. 185 Op. cit., Parte I, cap. X, sez. 9, pag. 82.

vetro”186. Da questi difetti d’ingegno salta in evidenza quanto l’immaginazione da se sola e

senza l’aiuto del giudizio non sia apprezzata come virtù poiché può benissimo capitare che

in momenti di dichiarata distensione mentale e in una compagnia familiare, una persona può giocare coi suoni e coi significati equivoci delle parole, accompagnandoli spesso ad una straordinaria immaginazione.187

Invece in un contesto pubblico o davanti a sconosciuti l’immaginazione non può andare oltre i limiti imposti dalla capacità di giudizio, dalla discrezione, la stessa capacità di giudizio considerata in contesti istituzionali, che valuta il momento, il luogo e le persone, ed è apprezzata di per sé a differenza dell’immaginazione che ha sempre bisogno di un guida.

Hobbes ritiene anche di poter, perciò, definire ingegno soltanto il giudizio senza

immaginazione188 che risulta apprezzabile nel “metodo, nella verità e nella scelta delle

azioni”189

all’interno di una buona storia, in cui l’immaginazione ha solo il compito di abbellimento. Anche nelle dimostrazioni, nei consigli e in qualsiasi ricerca rigorosa della

verità, la capacità di giudizio è essenziale, nonostante a volte il là del discorso venga dato da

similitudini immaginative.

L’immaginazione ha comunque ancora le proprie soddisfazioni in quanto, pur sempre accompagnata dal giudizio, prevale nella buona poesia che viene apprezzata per un’eccentricità discretamente ostentata. Anche i panegirici e le invettive vedono un grande contributo della facoltà immaginativa che attua “comparazioni nobili o volgari”190

miranti a denunciare l’onore o il disonore dell’interessato. Qui il giudizio è comunque presente per indicare semplicemente le circostanze in cui giudicare lodevole o ripugnante un’azione. Infine, nelle esortazioni e nelle difese prevale alle volte l’immaginazione e alle volte la discrezione a seconda che l’obiettivo sia rispettivamente la dissimulazione o la verità.

186 Op. cit., Parte I, cap. X, sez. 9, pag. 83. 187 Idem, Leviatano. cit., cap. VIII, pp. 58-59. 188

Se adesso sembra che Hobbes privilegi il giudizio all’immaginazione nella sintesi ingegnosa, in realtà vedremo subito nel capitolo seguente come il filosofo inglese abbia un atteggiamento ambivalente nel definire l’ingegno che viene a coincidere ora unicamente col giudizio, ora solamente con l’immaginazione. E ci accorgeremo inoltre di come, in realtà, il rapporto giudizio-immaginazione si articoli tutto in favore della facoltà creativa e originale, l’immaginazione appunto.

189 Idem, Leviatano, cit., cap. VIII, pag. 59. 190 Op. cit., cap. VIII, pag. 58.

Al fine di approfondire meglio il tema dell’ingegno naturale e soprattutto inquadrare in maniera più approfondita il complicato rapporto tra immaginazione ricca e giudizio

discreto, conviene partire da qui, dagli Elements e dal Leviatano, per approdare alle varie altre

opere di Hobbes, nelle quali l’autore fa maggiori concessioni al tema estetico dell’immaginazione.

II. LA CONCEZIONE ESTETICA DELL’IMMAGINAZIONE NELLE OPERE